Tag Archives: sorelle

Un’estate da morire

23 Mag

un-estate-da-morireNon bado affatto a questo blog negli ultimi mesi; succede altro, mescolo letture in francese e in spagnolo, le novità italiane che leggo le ho raccontate nei corsi a bibliotecari e insegnanti. Ma ci sono rare volte in cui leggo d’un fiato un libro e, quando rialzo la testa e i merli ricominciano a cantare, il sole a scaldare, il vento a far ondeggiare le tenere piante dell’orto, quando insomma mi tiro fuori dalla storia, so che non posso far altro che parlarne. 

Questo libro è un piccolo gioiello, di quelli che se ne stanno senza clamore nel quotidiano dei giorni, come una peonia bianca che si apre maestosa e silente, come il rosa che imporpora le guance dei cespugli di ribes. La casa editrice 21lettere già aveva proposto in traduzione a inizio anno All’orizzonte, lieve racconto autobiografico in versi di Lois Lowry, e ora mette in catalogo un alto libro in cui l’autrice narra ispirandosi ai propri ricordi e al proprio vissuto. In realtà è il primo libro della Lowry ad esser stato pubblicato, nel 1977, poi rivisto nel 2005; mette in scena una famiglia, il legame degli affetti, due sorelle coi loro battibecchi e il trasferimento in campagna perché il padre possa terminare in pace il libro che sta scrivendo. Meg è insieme determinata e insicura, vorrebbe talvolta essere socievole e bella come Molly, sicura e allegra. Molly vuole sei figli, Meg fare in modo che la gente pronunci con fierezza il suo nome per qualcosa di grandioso. Molly colleziona amici e ragazzi nella nuova scuola, Meg si appassiona di fotografia e costruisce ua camera oscura. Molly si ammala e Meg stringe amicizia con l’anziano vicino. Il papà scrive, la mamma cuce una trapunta, i due giovani vicini piantano l’orto e programmano di far nascere il loro bambino in casa. Una storia luminosa e terribile come a volte può esserlo la luce d’estate, ma bilanciata esattamente com’è la vita: la morte e la nascita, i fiori d’autunno che sostituiscono quelli del’estate, la risata che prende il posto della assurda follia. E la delicatezza con cui i sentimenti e le emozioni si dicono sulla pagina, oltre ai legami tra le persone.

Un altro libro, come in altri casi ci è successo di sottolineare, che descrive il rapporto di un’adolescente con altre persone adulte che contano nella sua vita e che non fanno parte della sua famiglia; persone che la ascoltano, la trattano da pari, non scimmiottano atteggiamenti bambineschi, ma sono oneste e franche.

Copertina perfetta con illustrazione di Jacopo Starace.

Lois Lowry, Un’estate da morire (trad. di Enrico Santachiara), 21lettere 2021, 140 p., euro 12

Hai la mia parola

15 Apr

HAI-LA-MIA-PAROLANon è mai semplice scrivere di un libro che ti cattura, ti avvolge e ti lascia senza parole perché bastano quelle delle sue pagine. Comincio allora col dire che, in questo nuovo romanzo per Sinnos, Patrizia Rinaldi tesse una trama di storia e un ordito di riferimenti, più o meno velati, che agli occhi di alcuni lettori saranno preziosi: è diviso in tre parti (tre cantiche?!), ciascuna delle quali ha ventuno capitoli contrassegnati dalle ventun lettere dell’alfabeto italiano e da una parola che inizia con esse; ci sono dentro le fiabe, quelle popolari, quelle che ciascuno conosce, quelle di Basile, dei Grimm; ci sono rimandi, citazioni ed inserti.

Ai più basterà comunque la trama, che ficca i piedi in un tempo lontano – la Sardegna di visconti,briganti e abati – e parla del sempre: del cammino che ciascuno deve fare per trovare se stesso,  del coraggio, dell’intraprendenza e della solidarietà che servono, del dolore e delle difficoltà che talvolta occorre attraversare per posarsi liberi su un’altra riva, a godere di una quotidiana felicità.

Come in ogni fiaba che si rispetti c’è una matrigna che odia le malefiglie, un padre che vede la possibilità di riscatto sociale nella bellezza di una delle due, un magico gatto selvatico, un potente terribile che pensa di poter avere tutto ciò che desidera, una donna forte e indipendente (la monaca di un vicino monastero), un destino che condanna, una fuga, una serie di incontri imprevisti che sospingono verso il finale a suo modo salvifico. 

Ci sono innanzitutto due sorelle legatissime, la bella Mariagabriela e Nera la zoppa che pascolano le capre del padre fino al giorno in cui il visconte che domina il borgo in cui vivono si accorge della bellezza di MariaGabriela e la vuole come serva perché gli dia i figli che non riesce ad avere dalle mogli che muoiono in successione: la ragazza, venduta dal padre come una merce, si piega al destino e alle punizioni che le toccano, ma la sorella – indomita e ribelle – sceglie di ritrovarla quando le viene detto che è fuggita da palazzo. Nera è forgiata dal disprezzo di molti verso la malformazione del suo piede e dalla fiducia che una monaca a riposto in lei insegnandole a leggere; ha la testa piena di storie e possiede l’arte del narrare: tutto ciò l’ha assolta dai limiti e le ha dato la libertà di essere. Accompagnata da una capretta e da un amico altrettanto fedeli, parte alla ricerca della sorella, tessendo una storia piena di speranza che tenere viva la possibilità di tornare davvero a essere – da due – una.

Come ogni fiaba, il romanzo porta in sé la capacità di parlare di molto: innanzitutto il potere delle parole, delle storie, dell’arte di narrare;  la forza che viene dalla lettura; poi l’importanza dei maestri, quelli che ti insegnano cose e quelli che ti mostrano cammini, e ancora il rapporto genitori-figli, siano essi veri o adottivi o scelti, che la vita ti pone accanto e che riconosci in un legame forte.

L’illustrazione di copertina è di Paolo Domeniconi.

Patrizia Rinaldi, Hai la mia parola, Sinnos 2019, 217 p., euro 14

Run

6 Ago

Arriva in libreria il secondo romanzo della serie dedicata da Reynolds all’atletica e cominciata con Ghost, vincitore del Premio Andersen nella categoria Miglior libro oltre i 12 anni, e conferma le capacità dell’autore: nel far parlare in prima persona i suoi protagonisti, nell’immedesimarsi nella loro vita e nel loro sentire e permettere al lettore di fare lo stesso, nel costruire una narrazione fluida, forse meno del precedente, ma che scorre dritta e avvolgente.

La protagonista è Patina, che fa parte della squadra dei Defenders, ne è la ragazza più veloce: perché non corre solo per correre, non corre solo per se stessa, ha un saco di motivi per tagliare per prima il traguardo e nelle sue gambe filano rapide le gambe di altri che non possono provare il paicere di correre. Patina ha una storia famigliare diversa da quelle delle compagne della scuola esclusiva che frequenta: il papà è morto, la mamma diabetica ha un serrato piano ospedaliero e lei e la sorella minore abitano con gli zii. C’è un’organizzazione giornaliera ben stabilita, a cui la ragazza aggiunge il fatto di sentirsi in dovere di occuparsi della sorellina e gli allenamenti. La pressione è alta: si somma il non detto, il sentirsi a lato rispetto al gruppo di compagne, lo scotto di quando non si arriva primi. Ma Patina sa che deve correre a testa alta e i motivi in più che la spingono a correre possono davvero fare la differenza. Bello il finale che lascia aperto il risultato della gare più importante; belle le pagine che raccontano di come gli allenatori preparano le ragazze a correre la staffetta, a mettersi in sintonia, a sentirsi squadra davvero.

Jason Reynolds, Run (trad. di Francesco Gulizia),Rizzoli 2019, 252 p., euro 16, ebook euro 8,99

Zucchero filato

15 Nov

zucchero filatoIl tempo dell’estate, quello in cui crescere e cambiare forma e presentarsi a settembre in prima superiore. Per Ezra è anche il tempo in cui fare i conti con la sua famiglia in cui è appena scoppiata una bomba: il padre, veterano di guerra, è tornato, ma dopo poco tempo sono apparse le conseguenze delle tragedie che ha vissuto sul fronte; sono bastati i botti di Capodanno a farlo uscire di testa e a far esplodere la rabbia ingestibile che porta dentro. Non assomiglia più al papà conosciuto, non lavora, le grida sono alte e i balconi della piccola casa in un quartiere periferico sono pieni di spazzatura. Ezra cammina nelle giornate accanto alla sorellina di otto anni che invoca la possibilità di dipingere le pareti della sua camera di giallo come a voler che il sole torni nelle loro casa. Dopo una violenta lite, quando il padre alza le mani per la prima volta, la mamma si trasferisce in una casa di accoglienza per donne dove Ezra si rifiuta di seguirla. La capacità di accettare l’aiuto che serve porterà i membri della famiglia sui binari di un cammino nuovo, non felice, ma più sereno.

Il romanzo è costruito per lo più sul rapporto tra le due sorelle e sui loro dialoghi, molto spesso ironici, ma anche dalla complicità che si crea, nella paura e nel coraggio, e nei momenti insieme brutti e buffi, come quando Ezra viene ricattata da una giovane commessa che l’ha sorpresa a rubare un top nel negozio in cui lavora. Viene da pensare che ancora una volta un ruolo chiave in un romanzo è affidato ai fratelli minori (qui l’impareggiabile Zoe; tra i tanti altri citiamo il Funghetto di Louis e i suoi fantasmi) il cui sguardo innocente e ironico crea delle oasi di risate anche nelle situazioni più faticose.

Il libro è scritto coi caratteri ad alta leggibilità ed è disponibile anche in formato ebook, audiolibro e audio-ebook. Si può ascoltare un estratto sul sito dell’editore. La copertina è di Eleonora Antonioni.

Derk Visser, Zucchero filato (trad. di Olga Amagliani), Camelozampa 2018, 144 p., euro 11,50, ebook euro 6,90

Fantasmi

31 Ott

Raina Talgemeier ha la capacità di saper sempre prendere spunto da vicende familiari o comunque a lei vicine e di farne storie a fumetti universali che parlano di legami. In questo caso torna ancora una volta sul legame tra sorelle, sulla condivisione e sulla gelosia, sul desiderio di chi è grande di proteggere, ma anche di avere uno spazio tutto proprio, specie se si ha a che fare con una sorella la cui malattia prende tanto posto nelle decisioni e nel tempo famigliare. I genitori di Cat infatti decidono di trasferirsi nella nebbiosa Bahía de Luna perché è vicina al mare e ventosa: un clima ideale per i problemi respiratori di Maya, nata con la fibrosi cistica. La sorellina minore  però anche un vortice irrefrenabile di voglia di fare e di scoprire, si entusiasma facilmente e non perde l’occasione per gettarsi in nuove avventura, anche se potrebbero essere pericolose. Così non perde tempo a stringere amicizia con il figlio dei vicini di casa e a trascinare la sorella nel tour dei fantasmi e nella tradizionale festa notturna per il Día de los Muertos, che permette al lettore di ripercorrere la tradizione messicana con personaggi come la Catrina, di immergersi nell’atmosfera allegra che festeggia i defunti, in una notte magica dove vivi e fantasmi ballando e cantano insieme.

Questo fumetto raccoglie una sottile e profonda riflessione sulla morte, quella all’ordine del giorno, quella che persone come Maya citano normalmente e a cui pensano con una naturalezza quotidiana che imbarazza i più. Ed è una bella riflessione sull’arte del saper respirare: se Maya conosce il valore dell’inspirare ed espirare, se i fantasmi hanno bisogni di un po’ di respiro bambino per sentirsi in forze, Cat ha un sacco di paure che le bloccano l’aria nei polmoni e la fanno sentire insicura. Dovrà imparare invece a godersela un po’ e basta.

L’autrice sarà ospite d’onore al Lucca Comic & Games, dal 1° al 5 novembre, dove le sarà dedicata anche una mostra, la sua prima personale in Italia.

Raina Telgemeier, Fantasmi (trad. di Laura Bortoluzzi), Il Castoro 2017, 239 p., euro 15,50

L’isola dei bambini rapiti

8 Mag

Fida Nilsson si conferma una grande scrittrice, capace di coinvolgere i suoi lettori in avventure ricche di colpi di scena, dove il lato fantastico (inteso come quel che di originale, financo strambo, c’è rispetto alla realtà) aiuta a far emergere un sottile e delicato intreccio di sentimenti e di questioni sulla vita e su come funzionano il mondo e i suoi abitanti. Già apprezzata in Mia mamma è un gorilla, e allora? e in Dante, il ratto gigante, eccola alle prese ora con una storia di pirati, di una giusta misura per i lettori dai dieci anni, ma anche con il respiro giusto per essere letta insieme a quelli più piccoli.

L’autrice costruisce un mondo quasi mitico, un insieme di isole immerse nei Mari Ghiacciati, con baie dove si riposano le balene e inverni tanto freddi da congelare le vele delle barche. Ci sono L’Isola Grassona, quella di Malavoglia, l’Onda del Nord, l’Isola del Buio e così via, e c’è Blåvik, dove la protagonista Siri vive insieme alla sorellina Miki e al padre, un pescatore magro come uno stecchino e piegato dalle avversità della vita. Su tutto, spicca la terribile fama del pirata Testabianca, che lascia ai suoi marinai tutto il bottino e tiene per sé solo i bambini, costretti a scavare nella miniera della sua isola per trovare il pezzo di carbone giusto per permettergli di ottenere il diamante più puro e prezioso. Mentre raccolgono bacche su un isolotto di proprietà della loro famiglia, Miki viene rapita e Siri parte alla sua ricerca, rosa dal senso di colpa, con l’ultima nave che lascia il porto prima che l’inverno ghiacci il mare e intrappoli le barche. Il suo viaggio è fatto di incontri: il cuoco di bordo Fredrik che condivide il suo stesso rimorso; Nanni, donna che vive isolata dando la caccia ai lupi; un cucciolo di sirena; un coetaneo, Einar che sogna la ricchezza; qualche brutto ceffo. E poi Testabianca, sua figlia Colmba, la ciurma di pirati e il gruppo di bambini, neri di fuliggine e morti di fatica. Il suo viaggio è un’impresa e insieme la storia di una crescita, il tendere con forza verso un’obiettivo, scoprendo quell’attimo esatto  in cui sai esattamente chi sei, ma anche come sia facile fare scelte di ripiego. Ogni tanto però – le spiega Fredrik – salta fuori qualcuno capace di fare scelte coraggiose, ed è una bella fortuna per tutti gli altri.

Un narrazione fascinosa e lineare, dove un buon apporto è dovuto alla traduzione: godetevi la scelta dei nomi delle isole e di quelli dei pirati, così come i nomi che Siri affibbia alle persone che vede intorno.

Frida Nilsson, L’isola dei bambini rapiti (trad. di Anna Grazia Calabrese), Feltrinelli kids 2017, 286 p., euro 14, ebook euro 9,99

Apple e Rain

20 Giu

apple rainChe bello questo libro. Punto. Perché non è urlato; perché tiene dentro una scrittura che l’autrice sente urgente e tu lettore lo sai, lo senti e ti appassioni e allora ti viene voglia di recuperare tanti romanzi da offrire in lettura, che so “Agata e Pietra Nera” oppure “Ida B…” tra i tanti. Insomma un libro da non mancare e da tenere presente anche per il futuro, da non far uscire dalle bibliografie.

La storia è quella della tredicenne Apple, cresciuta con la nonna in Inghilterra, che da sempre vagheggia il ritorno della madre che l’ha abbandonata piccina per una (im)probabile carriera a Hollywood. Quando davvero la madre si presenta a scuola e le offre di andare a vivere nel nuovo appartamento che ha affittato in città, non le sembra vero: lei che sente pesante la presenza della nonna e le sue regole, che sta perdendo la sua migliore amica che le preferisce altre compagne, ignorata da tutti, con un padre risposato con bebè in arrivo, ecco, lei ha la possibilità di essere al centro del mondo della madre che da sempre aspetta. Ma non tutto si rivela come nelle attese, a partire dal fatto che la sua camera nella nuova casa ha un letto a castello, da cui spunta Rain, la sorella di dieci anni di cui non sapeva nulla, che per giunta si comporta come una bambina di cinque anni, trascinandosi dietro una bambola trattata come un neonato vero. Per amore della madre, per compiacerla, per piacere a qualcuno, Apple accetta di allontanarsi dalla nonna, di occuparsi di Rain perdendo giorni di scola, di costruire castelli di bugie tra le cui pieghe solo Del, lo scombinato vicino di casa caustico e folle che si innamora di lei, sa veramente vedere. A permettere a Apple di trasformarsi, di scegliere davvero quello che desidera e di essere se stessa sarà la poesia, proprio come ha detto nella prima lezione il professore di inglese, che invita i suoi ragazzi a leggere poesie e chiede loro di scriverne: per trovare conforto, per imparare qualcosa su di sé, per dare gioia, per dire quello che a voce non si riesce a dire. Così fa Apple, che per settimane fa un doppi compiti scrivendo quello che sente davvero ma vuole tenere nascosto, e qualcosa di più banale da consegnare all’insegnante; ma parimenti scrivendo sul quaderno che le è stato consegnato, trovando una via per quel che porta dentro, dando forma in versi alla propria necessità di gridare e di cantare.

Allora ecco tra le pagine le poesie di Emily Dickinson, di Rupert Brooke, di Lewis Carroll, di Alexander Pope: invito a scoprire altri versi, modo per parlare di poesia come lo è stato “Amo quel cane”di Sharon Creech (Mondadori) o come lo sono i libri di Polleke di Guus Kuijer. Perché questo è un libro che parla della forza della poesia, ma anche della forza che deriva dal fatto che qualcuno creda in te e ti dica, ti faccia comprendere che tu hai un talento. E insieme è un libro sulla verità, sull’importanza di dirla sempre, la verità che illumina, anche quando è difficile, e allora – scrive Dickinson – la puoi dire obliqua.

“La poesia è la capacità, e la responsabilità, di dire quello che succede” – Seamus Heaney.

Il sito dell’autrice.

Sarah Crossan, Apple e Rain (trad. di Luisa Agnese Della Fontana), Feltrinelli UP 2016, 269 p., euro 14, ebook euro 14 (sì, non è un errrore… l’epub costa come il cartaceo :-(((( )

L’anno che il mondo si è fermato

26 Feb

furnissIl mondo può rovesciarsi da un momento all’altro e mandare a gambe all’aria tutto quello che fino a quel momento pareva scontato e certo: può succedere mentre sei al cinema con la tua migliore amica e ti scocci anche all’uscita a trovare quindici chiamate di tuo padre sul cellulare, fino a quando non capisci che c’è un motivo e sai istintivamente cosa è successo. Pearl perde la madre a sedici anni, improvvisamente: la lascia in cucina a sfornare una torta e la trova morta in ospedale, con l’unico lascito frignante della sorellina Rose, venuta al mondo prematura. Per settimane il padre passa le giornate vicino alla bambina e Pearl si chiude nel guscio che la protegge da tutto: la scuola, gli amici, la vita quotidiana; l’unico pensiero è continuare in qualche modo a comunicare con la madre. Intanto cresce la rabbia: verso l’uomo che l’ha cresciuta come un padre pur non essendolo, verso la madre che l’ha lasciata e che non le ha raccontato cose del passato che ora sembrano tanto importanti; verso la scuola, l’amica che ha un nuovo ragazzo all’apparenza perfetto, la vita che si stravolge quando Rose torna a casa e al seguito una nonna esuberante.

In questo romanzo ci sono gli elementi giusti, giusti anche magari per farlo diventare un romanzone adolescenziale (tragedia in famiglia, un’amicizia spezzata, un senso che non si trova, un’anziana vicina che sa com’è la vita e da cui arriva un nipote prossimo alla partenza per il conservatorio, un padre mai conosciuto da ritrovare), ma l’autrice sceglie la misura dell’essenziale, la misura dell’asciugare e del sottrarre l’inutile, regalando una prosa esatta che segue lo scorrere dei mesi e non indugia in inutili particolari, frasi superflue o scandaglio di ogni situazione. Lascia un respiro giusto che fotografa i rovesci continui del mondo quotidiano dopo la tragedia, i piccoli cambiamenti, gli scarti che sommandosi fanno un nuovo mutamento, e non per forza negativo.

Il sito dell’autrice.

Clare Furniss, L’anno che il mondo si è fermato (trad. di Beatrice Masini), Bompiani 2015, 237 p., euro 18, ebook euro 9,99

Sorelle

23 Set

SorelleSmile, il primo fumetto di Raina Talgemeier pubblicato in Italia, è stato davvero apprezzato dai lettori che si sono riconosciuti nella descrizione che l’autrice fa di se stessa alle prese con l’adolescenza, gli anni difficili della scuola secondaria di primo grado e il passaggio alle superiori. La capacità di Talgemeier è proprio quella di descrivere situazioni abituali e quotidiane, cogliendo dei punti salienti che sono importanti per i ragazzi di quest’età e facendosi vicina a loro, ripercorrendo la propria vita. Autobiografia totale anche per questo secondo fumetto che parla di famiglia, sottolineando in particolare il rapporto di Raina con la sorella Amara, tanto desiderata e tanto diversa da come se la era immaginata.

Attraverso un lungo viaggio in auto attraverso gli Stati Uniti per andare a una riunione di famiglia durante le vacanze estive, Raina ripercorre alcuni episodi dell’infanzia e alcune scene della vita di famiglia che nel testo sono caratterizzate da pagine di colore seppiato, quasi fossero tirate fuori da un album dei ricordi. Da San Francisco al Colorado e ritorno per dire dei litigi, delle ripicche, delle incomprensioni, delle piccole vittorie che poi ti si ritorcono contro, delle somiglianze e delle diversità (Amara adora ogni tipo di animale, specie quelli che terrorizzano o schifano la sorella ovviamente!), del cambiamento nel rapporto tra i genitori. Un ritratto, insomma, in cui ancora una volta, i lettori potranno ritrovare similitudini, per rincuorarsi, per non sentirsi troppo soli, per sorridere a tratti anche di quel che è amaro.

Il sito dell’autrice. Dal sito dell’editore, è possibile sfogliare alcune pagine.

Raina Talgemeier, Sorelle (trad. di Laura Bortoluzzi), Il Castoro 2015, 224 p., euro 15,50

Raccontami di un giorno perfetto

4 Giu

niven“Ecco, è profondo”, dice una giovane lettrice di questo romanzo e io penso che la profondità che lei evoca non è soltanto quella dei concetti e dei sentimenti espressi dai protagonisti della storia scritta da Jennifer Niven, ma anche la profondità fisica di un sacco in cui ci possono stare tante cose, tante sfumature, tanti rimandi come quelli che si ritrovano tra queste pagine. Comincio col dirvi che da questo luminoso libro è impossibile staccarsi, te lo porti dietro anche quando volti l’ultima pagina ed è probabilmente dai tempi di “Cercando Alaska” di Green che non leggevo un condensato di temi forti, scritto in maniera così vera e lieve da far tremare e far sentire l’onestà di chi scrive, per di più regalando ironia e facilità di lettura alle voci narranti che si alternano capitolo dopo capitolo.

Comincia tutto su un cornicione: quello su cui si ritrovano Theodore Finch, il matto della scuola, e Violet Markey, una delle allieve più popolari. Violet è l’inaspettato: alzare gli occhi e trovarsela davanti cambia immediatamente ogni prospettiva per Finch, abituato ad essere lui quello che scompagina le situazioni e crea l’imprevisto. Un segreto li lega quando tornano coi piedi a terra: Theo ha salvato Violet dal buttarsi di sotto, ma tutti credono l’esatto opposto e il ragazzo finisce per l’ennesima volta dal consulente scolastico, osservato speciale per i suoi pensieri di morte, le sue tante assenze da scuola. Nulla però riesce a dissuaderlo dal serrare Violet in una morsa che la riveli per quella che è veramente, oltre i brutti occhiali che si costringe ad indossare, oltre le circostanze attenuanti di cui si fregia a distanza di un anno dall’incidente in cui la sorella ha perso la vita mentre lei si è salvata.  Finch incastra Violet con un progetto scolastico che prevede la ricerca di tre meraviglie dell’Indiana, lo stato in cui vivono; le peregrinazioni dei due ragazzi toccheranno ben più di tre luoghi strampalati e meravigliosi, in un percorso alla scoperta dell’altro, in cui intuirsi, svelarsi, innamorarsi, cercare di comprendere anche quello che è difficile accettare.

Questo libro mescola temi come il suicidio, la violenza tra le mura di casa, i rapporti familiari e quelli tra amici e compagni di scuola, la malattia mentale e i disturbi come il bipolarismo, la riflessione sull’apparenza e sulla facilità di etichettare, il silenzio che annienta, la fatica di superare un dolore e di vivere da sopravvissuti. Lo fa con una grazia particolare: quella del considerare i lettori per cui è scritto degli interlocutori reali e di consegnare loro uno spaccato di vita in tutte le sue sfaccettature, quelle più leggere e quelle più taglienti. Leggendo ho pensato alla mia classe di liceo, al Theodore Finch che ha illuminato i nostri giorni, al silenzio assurdo degli adulti quando abbiamo trovato il suo banco vuoto, quasi che “se non si dice e non si vede, non esiste”. Ho pensato a cosa avrebbe significato poter leggere e condividere una storia come questa, potersi sentire meno soli grazie alle pagine di un libro e magari poterlo offrire in lettura proprio a quegli adulti che non avevano parole – né giuste né sbagliate – per dire.

Non può mancare questo libro nello scaffale giovani adulti della biblioteca, non può mancare nei percorsi e nei suggerimenti di lettura. Poi arriverà il film, già in lavorazione, e i ragazzi correranno a cercarlo; voi portatevi avanti perché merita. Punto e basta.

Il sito dell’autrice che in marzo ha incontrato i suoi lettori alla Biblioteca dei Ragazzi di Rozzano. On line potete ritrovare i blog ispirati a quelli di cui si parla nel libro: eleanorandviolet, che le due sorelle scrivevano insieme, e Germ, ispirato alle categorie scelte da Violet quando ricomincia a postare coinvolgendo altri compagni di scuola. Ecco l’ideale muro pieno di post-it di Finch. Sulla pagina dedicata sul sito dell’autrice potete trovare altre risorse tra cui le playslist dei protagonisti e guardate com’era aderente alla storia la copertina dell’edizione originale…

Jennifer Niven, Raccontami di un giorno perfetto (trad. di Simona Mambrini), De Agostini 2015, 400 p., euro 14,90, ebook euro 6,99