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Cuore a razzo farfalle nello stomaco

20 Nov

Il romanzo è godibilissimo, scritto col giusto ritmo, con un’ironia non da poco e a tratti ti sentiranno ridere di cuore mentre leggi. Del resto non si può rimanere impassibili di fronte al ritratto, ad esempio, che Rob fa dei propri genitori. Lui è un tredicenne timidissimo, che ama citare Shakesperare, non nuovo agli attacchi di panico, con una vita sociale prossima allo zero: ha un grande amico che usa mille abbreviazioni quanto messaggia, un bullo che lo ha preso di mira e un nonno caustico che vive in una residenza per anziani e scommette su chi sarà il prossimo ospite a tirare le cuoia. Rob sta studiando l’amore: è stato trafitto dalle frecce di Cupido la prima volta che ha visto Destry Camberwick, cerca di incrociarla casualmente, tenta di capire cosa sia l’amore vero osservando le persone intorno a lui. E così parla della vita, mette a nudo gli adulti, scopre la figura della nonna paterna di cui non sa assolutamente nulla. Poi comincia a ricevere strani messaggi sul cellulare che lo spingono a sfidarsi, ad avere il coraggio di essere davvero se stesso.

Ad un certo punto, il libro svolta: siamo verso la fine, c’è una sorta di colpo di scena e le ultime pagine rivelano al lettore molto sulle pagine che ha letto in  precedenza, su cosa significa rielaborare la realtà, raccontarla, prenderne atto. Sarebbe stato un ottimo romanzo comunque, anche senza quello scarto, quella rivelazione: è il modo in cui è scritto a renderlo fresco, divertente e non banale. Di più non si può dire altrimenti si rivelerebbe troppo, ma sicuramente è da proporre ai ragazzi , sperando che qualche altro libro di quest’autore australiano trovi la via della traduzione in italiano.

Barry Jonsberg, Cuore a  razzo farfalle nello stomaco, Piemme 2019, 317 p., euro 16, ebook euro 6,99

Lucas

9 Set

Ecco un nuovo romanzo di Kevin Brooks e vien da dire che è il Brooks migliore, quello apprezzato in Naked e ne L’estate del coniglio nero. Un romanzo duro, dove sai fin dall’inizio che la vicenda non avrà certo quel che si definisce lieto fine, anzi, ma che ha un profondo significato innanzitutto per la scelta di far raccontare in prima persona dalla protagonista e di mettere sulla pagina il suo sguardo, i suoi sentimenti, il deflagare degli avvenimenti sul suo corpo e sul suo animo.

Caitlin vive sulla minuscola isola di Hale, collegata da un ponte alla terraferma, insieme al padre che scrive romanzi per ragazzi e cerca di sopravvivere alla morte della moglie avvenuta quando i figli erano piccoli. La conosciamo sulle soglie dell’estate, quando il fratello torna a casa dall’università e comincia a frequentare la cattiva compagnia di un gruppo di ragazzi del luogo, intorno a cui bazzica anche Bill, la vicina di casa e amica da sempre di Caitlin. Ma è un’amica che lei non riconosce più, che passa il tempo a vestirsi in modo provocante, a cercare l’attenzione dei più grandi, a bere al pub per finire a vomitare sul ciglio della strada. Lo sguardo di Caitlin invece è catturato dalla figura di un ragazzo biondo, con lo zaino in spalla che vede sul ponte. Scoprirà poi che il giovane è sull’isola da qualche tempo, fa lavoretti nelle fattorie, vive in una radura quasi magica nascosta nel bosco. Lo conosce sulla spiaggia e il sentimento magnetico che la travolge non ha pari. Ma il candido e misterioso Lucas è al centro dell’attenzione degli abitanti dell’isola che lo additano come vagabondo, rom, insomma il diverso da allontanare. Un incidente durante l’annuale regata diventa il pretesto per scatenare contro di lui l’odio, accresciuto dai ragazzi della banda che vogliono montare ad arte delle accuse e incolparlo di reati che non ha commesso. Nel tentativo di difenderlo, Caitlin proverà tutta la forza della violenza, del pregiudizio e della facilità con cui le persone fanno massa credendo a fatti assolutamenti inventanti ed illogici.

Molto bella la figura del padre di Caitlin, descritto nella sua umana debolezza, nella fatica del vivere, ma anche nella capacità di crescere la figlia con uno sguardo aperto e attento a ciò che è giusto, alle scelte necessarie. E un applauso per la riga finale 😉

Kevin Brooks, Lucas. Una storia di amore e di odio (trad. di Giorgio Salvi), Piemme 2019, 334 p., euro 17, ebook euro 7,99

Flamingo Boy

3 Giu

La grande passione di Morpurgo per la storia e la sua capacità narrativa ne fanno un grande trasmettitore di fatti storici che riesce spesso a mettere sotto gli occhi del lettore dei momenti poco conosciuti, ma molto interessanti. Lo scrittore utilizza di libro in libro degli escamotages diversi che spesso però puntano sul racconto da un adulto a un ragazzo, da un testimone del tempo a un giovane (un nipote sovente) tramite narrazioni o diari o lettere. In questo caso la cornice narrativa è data da un giovane inglese di nome Vincent che intraprende un viaggio nel Sud della Francia, sui luoghi vissuti da Van Gogh la riproduzione di un cui quadro campeggia sul suo letto fin da quando è bambino. Complice un colpo di calore o un malore mentre si ritrova nei dintorni di Aigues-Mortes viene soccorso da un uomo e si risveglia in una casa dove quest’uomo di poche parole vive con un cane e una donna: sarà lei a vegliare sulla convalescenza di Vincent e a riempire le ore di immobilità con il racconto della sua vita: Kezia è di origine nomade; i suoi genitori erano giostrai la cui giostra di legno intagliato e il cui organetto allietavano chi passava sulla piazza del paese della Camargue. Proprio grazie alla giostra la sua famiglia ha stretto amicizia con quella Lorenzo, un bambino capace di comunicare con gli animali e di curarli, affascinato dai fenicotteri, ma molto meno a suo agio con gli umani e considerato diverso. L’intreccio delle loro storie, il legame forte che i due bambini stringono ha come sfondo la Seconda Guerra Mondiale, l’arrivo dei tedeschi nella Francia di Vichy, la distruzione della giostra, le delazioni. Morpurgo mette tra le righe il clima di quegli anni, le leggi razziali e le deportazioni, il destino dei rom (citando qui il campo di Saliers in cui erano internati appunto i rom nella Francia del Sud), ritraendo la forza dei genitori di Lorenzo e kenzia e la figura di un tedesco amico. Su tutto – e non poteva essere diversamente visto il luogo pieno di fascino in cui è ambientato il libro – c’è la natura: le saline, i voli dei fenicotteri, il prfilo di quella terra così bella che è la Camargue. E la musica di “Sur le pont d’Avignon”. Non so se conoscete i posti, ma per me un po’ sono casa e allora vale in questo romanzo sapere che – prima ancora dell’ambientazione storica – Morpurgo è riuscito a rendere sulla pagina perfettamente i toni, i colori, i suoni della Camargue, il senso delle tradizioni, le Saintes-Maries-de-la-Mer, Arles e Aigues-Mortes. Insieme racconta il senso del viaggio come destino, la forza che viene dall’avere una storia e delle radici che non per forza ancorano alla terra, ma che sicuramente offrono una dimensione del sé che dà sicurezza, che permette di andare nel mondo e scegliere, seguendo le curve della strada, come si dice nel libro fin dalla prima pagina.

Michael Morpurgo, Flamingo Boy (trad. di Marina Rullo), Piemme 2019, 237 p., euro 16, ebook euro 6,99

La città dei topi

21 Set

Eccovi servito un altro libro da leggere ad alta voce, perfetto nel suo richiamo al ritmo e all’andamento della fiaba e tanto vario nel suo intreccio filante da incuriosire il lettore e tenerlo lì sulla pagina, o appeso alla vostra voce se lo condividerete in questa modalità. Guido Quarzo riesce benissimo nell’impresa di scrivere una fiaba originale, rifacendosi ai canoni, ai personaggi e ai topoi; è sempre una bella scoperta, come lo fu La zuppa dell’orco di Cuvellier, trovare autori di oggi che sanno perfettamente muoversi nel filo senza tempo della tradizione fiabesca.

Qui inoltre c’è una narrazione di cornice – tre rappresentanti dei cittadini di Malaerba, paese sul lago di Garda dove tutti portano il cognome Malerba, che partono alla ricerca della soluzione all’invasione dei topi che tocca il villaggio – che racchiude almeno altre nove storie, dette in forma di leggenda, di richiamo al tempo passato, grazie all’idea che, durante il viaggio, i tre e i loro compari di strada raccontano gli uni per gli altri. Ecco allora un uomo selvatico, una donna faina, una gigantessa, un brigante. Non si sa davvero chi manca, visto che ci sono osti, preti, principi, maiali, fughe, disgrazie, astuzie e furbizie.

E che meraviglia gli elenchi che questo libro contiene: i formaggi catalogati dal Principe di Torre di Benaco, i profumi che popolano i sogni di Vezzoso di Bardolino, il catalogo di richiami per bestie di Mastro Leone e quello di fischi, ocarine e quant’altro di Berto Piumino. Gli ingredienti per una buona storia, una storia che durerà nel tempo, ci sono tutti; come si dice nel testo, del resto, in ogni storia ci sono  cose di legno e di ferro, di pietra e di cuoio, di terra e di pane: la realtà che si accompagna all’immaginazione (le cose d’aria, di odori e suono e buio e parole), ed entrambe sono vere.

La storia è accompagnata dalle immagini di Marco Paschetta, che disegna nasi puntuti, occhi sgranati e sguardi che puntano lontano. Qualcuno di voi conserverà sugli scaffali, magari quelli della biblioteca, questa storia nell’edizione Fatatrac del 1998 con le illustrazioni di Cecco Mariniello e il titolo “Viaggio col maiale”.

Guido Quarzo – ill. Marco Paschetta, La città dei topi, Piemme 2017, 168 p., euro 9,50

Il mistero di Vera C.

12 Giu

Il romanzo che ha vinto l’edizione più recente del Premio “Il Battello a vapore” mi stupisce piacevolmente con una facilità di scrittura e di intreccio che mi fa ben sperare alle prossime uscite della stessa autrice. Stefania Gatti obiettivamente raccoglie tra le pagine molti riferimenti a letture, luoghi e personaggi ben conosciuti: ci trovate Londra, Roma, un’autrice famosa di fantasy, Emily Dickinson e anche la Stargirl di Jerry Spinelli, recentemente tornata in libreria per Mondadori.

La trama dice di una storia di crescita e trasformazione: la ragazzina dai capelli scarmigliati e dai vestiti troppo larghi, che vive al Serpentone del Corviale con la mamma portinaia, che si ritrova inevitabilmente ultima nella classifica delle ragazze della classe, sogna di scrivere e il lettore ritrova alcune delle sue pagine nel testo. Forse ci sono qua e là troppi argomenti al fuoco e qualche “tema facile” (l’incontro con l’autrice del cuore, subito diventata intima; la comparsa del padre mai conosciuto; l’hikikomori che non esce mai di casa), ma la cornice narrativa è affascinante: per mesi Vivian ha fantasticato sulla donna la cui casa e il cui terrazzo vede dalla finestra della classe: Vera C. è morta assassinata, il colpevole non è ancora stato identificato e la ragazzina pensa e ripensa a quella donna a cui, da pochi indizi, ha cucito addosso una vita. Forse questa parte della storia avrebbe meritato un respiro più ampio; la bella notizia è quella di un romanzo italiano fresco e davvero di piacevole lettura. Aspettiamo conferme.

Stefania Gatti, Il mistero di Vera C., Piemme 2017, 183 p., euro 15, ebook euro 6,99

Il coraggio di un campione

17 Ago

4431-Sovra.inddIl piccolo Arcady è un talento del calcio, per lui riuscire a fare gol non significa soltanto il piacere del bel gioco e della sfida, ma la possibilità di sopravvivere: nell’orfanotrofio in cui cresce, diviso dai suoi genitori considerati nemici del popolo, vincere la sfida con un compagno vuol dire avere una razione di più di pane. Quando il temibile direttore gli ingiunge di esibirsi durante la visita degli ispettori, Arcady vede il suo destino cambiare: poco tempo dopo, l’uomo che lo ha colpito in quell’occasione per i suoi modi così distanti dalla brutalità degli altri, lo viene a cercare per adottarlo e portarlo a vivere in una linda casa ai confini con la campagna. Arcady è convinto che sia un allenatore colpito dal suo talento e che possa aiutarlo a coronare il sogno di giocare nella Società sportiva della casa dell’Armata Rossa. Il loro duplice percorso sarà alla scoperta del momento storico che vivono, del valore della libertà e del significato dell’amicizia, in un reciproco addomesticarsi a vicenda.

Pur essendo ispirato ad una storia vera, il romanzo si distingue dai tanti che vengono in questi mesi pubblicati (a sfondo storico; con al centro della narrazione un personaggio realmente esistito) perché non è didascalico, ma cattura l’attenzione del lettore con una prosa fluida e soprattutto con le illustrazioni dello stesso Yelchin che accompagnano tutto il testo, impreziosendo il volume fin dalla copertina.

Il sito dell’autore.

Eugene Yelchin, Il coraggio di un campione (trad. di Giorgio Salvi), Piemme 2016, 187 p., euro 16

Il ragazzo che non uccise Hitler

7 Giu

5245-Sovra.inddLa capacità di Morpurgo di costruire una narrativa avvincente intorno a fatti storici che sempre incuriosiscono i ragazzi è senza dubbio rara. A questo giro regala ai lettori un racconto lungo che dice ancora una volta, come già ha fatto in altri romanzi, come ha fatto anche John Boyne, della quotidianità della guerra, degli anni dei conflitti visti da chi rimane a casa, da chi fatica in città.

Barney ha dieci anni e ha appena perso la casa nei bombardamenti di Coventry: la sua casa non esiste più, l’intera via non esiste più e, mentre il nonno sceglie di rimanere per mantenere attiva la rivendita di carbone, lui e la mamma partono in treno a raggiungere i parenti che vivono in Cornovaglia. Condividono il vagone con un uomo che entra in confidenza e comincia a raccontare: la narrazione come arma contro il buio, di cui Barney ha paura, e come arma contro i pensieri che l’attesa e il silenzio generano, specie se si sta in una galleria ad aspettare che gli aerei tedeschi che hanno tentato di colpire il treno si allontanino. Il racconto che lo sconosciuto propone è quello del suo amico di sempre, Billy, valoroso soldato plurimedagliato durante la Prima Guerra Mondiale che richiama – come racconta la nota finale – la vicenda reale di Henry Tandey, il soldato britannico che ha risparmiato un tedesco al termine di uno scontro sul fronte occidentale e che – secondo quel che si riporta – sarebbe stato il giovane Hitler.

Il romanzo di Morpurgo non racconta solo questo episodio, ma attraverso le vicende di Barney e della sua famiglia e attraverso la vita di Billy, dice di come la guerra possa cambiare le vite, m anche di come si possa scegliere di rimanere fedeli a se stessi e soldati semplici nonostante tutte le proposte di carriere e le medaglie prestigiose: Billy non cerca riconoscimenti, non si sente migliore di altri soldati; è spinto a combattere l’ingiustizia e il dolore che vede intorno a sé. Eppure quel titolo che viene attribuito alla traduzione italiana (l’originale è “An eagle in the snow” e fa riferimento comunque all’ultima parte del romanzo) in qualche modo distorce il tutto, ponendo l’attenzione sulla singola vicenda, quando invece l’autore punta sulla testimonianza di un momento storico e delle vite delle persone che si trovano coinvolte.

Il rinnovato sito di Michael Morpurgo.

Michael Morpurgo, Il ragazzo che non uccise Hitler (trad. di Marina Rullo), 140 p., euro 16, ebook euro 4,99

Fragile come noi

9 Mag

5257-Sovra.inddUn romanzo che descrive come ci si sente da sedicenni senza nulla di particolare, ma soprattutto che ha la capacità di dire della gelosia che nasce nell’amicizia più consolidata, quando tra due amiche del cuore ne spunta una terza, l’equilibrio che dura da anni cambia fino a rompersi.

Cad ha appena compiuto sedici anni, frequenta una scuola femminile molto prestigiosa, ha buoni voti e, direbbe lei, nessuna caratteristica particolare che la faccia notare. I suoi genitori si aspettano molto, mentre lei vive in negativo la scuola in cui è stata ammessa e che l’ha separata da Rose, l’amica inseparabile da più di dieci anni, che va alla scuola pubblica, mista, e ha un buon giro di amici. Quindi Cad promette a se stessa nel giorno del suo compleanno un grande cambiamento per l’anno successivo: vuole arrivare a festeggiare i diciassette anni con tre obiettivi raggiunti: avere un ragazzo, perdere la verginità, vivere un “evento significativo”, ovvero qualcosa che ti rende interessante, che ti permette di raccontare la tua storia ponendoti al centro dell’attenzione degli altri. Non ha fatto il conto con Suzanne, una nuova compagna di classe di Rose, che presto ne diventa grande amica: Cad si sente esclusa, è gelosa e insieme affascinata da questa ragazza bella, spigliata, che parla poco del suo passato. E inaspettatamente amica: perché Suzanne si interessa a Cad, si appoggia a lei, si confida e allora tutto si ribalta: è Rose a diventare gelosa, a sentirsi messa da parte.

Nel sottile gioco dell’amicizia nuove che si scontra con un rapporto consolidato da tempo, il tutto incastrato nella crescita adolescente, nella scoperta di sé, nel necessario e doloroso confronto con gli adulti e coi coetanei, ecco inserirsi prepotentemente anche il passato di Suzanne, le violenze familiari, il non risolto che mina qualunque cosa. Un romanzo che regala un finale non scontato, ma profondamente onesto che dice del rispetto dell’autrice verso i suoi lettori (o meglio, le sue lettrici probabilmente vista la trama) e verso la descrizione della vita, così com’è.

Il sito dell’autrice.

Sara Barnard, Fragile come noi forte come l’amicizia (trad. di Valentina Zaffagnini), Piemme 2016, 319 p., euro 16, ebook euro 7,99

Naked

11 Apr

5258-Sovra.inddKevin Brooks è riuscito a scrivere un libro magistrale a proposito degli anni Settanta, della musica e dell’ambiente musicale londinese di quel momento, sul terrorismo legato all’Ira  e parimenti su cosa significhi crescere, trovare una propria forma e innamorarsi profondamente. La voce della diciassettenne Lili ruota intorno all’estate del 1976 che cambia improvvisamente la sua vita e dei mesi che la anticipano e che la seguirono e che segnano la sua formazione e il suo destino; è un racconto per voce solista che, in prima persona, accompagna il lettore sulla scena musicale ed artistica di Londra a metà degli anni Settanta: sta nascendo il punk, i Sex Pistols hanno appena fatto il loro esordio, i Clash non sono ancora arrivati sulla scena; è appena uscito il primo album dei Ramones e il Sex, il negozio al 430 di King’s Road, di proprietà di Malcolm McLaren e Vivienne Westwood, è il luogo da frequentare per farsi notare.

Sicuramente le accurate descrizioni della scena musicale e delle atmosfere londinesi del momento faranno felici molti adulti appassionati e insieme daranno la possibilità ai ragazzi di ricevere dei riferimenti musicale che sovente non hanno e di andare ad approfondire. Per i giovani lettori, tutta la parte storica che fa parte integrante della narrazione (sia la questione musicale-artistica, sia quella sociale, sia il terrorismo e la questione irlandese) viene mediata dalla storia di Lili, ragazza ricca cresciuta con una madre fuori di testa e scelta dall’idolo della scuola per far parte di una nuova band che sta nascendo, i Naked. Fino a quel momento Lili suona il pianoforte e si prepara con scrupolo per gli esami i fine anno, non bada a quel che si mette addosso, ha pochi amici e la tendenza a rimanere da sola, ma Curtis Ray cambia la sua vita: non appena prova a suonare il basso e ad accompagnare le note degli altri musicisti, Lili prova senso di appartenenza e insieme euforia. L’ascesa della band è rapida tanto quanto la sregolatezza di Curtis: le canzoni che compone e canta sono dure, ipnotiche e a tratti bellissime, la sua vita è fatta di desiderio di fama e soldi, droghe, alcol e una stanza vuota in uno squat e Lili non è sempre fiera della loro storia e del loro rapporto. Fino a quando per caso, durante un’audizione per sostituire un membro della band, compare William Bonney. Che è l’esatto contrario di Curtis, che pare muoversi con una calma olimpica, mantenere sempre le promesse, scomparire per poi tornare al momento giusto e portarsi addosso un segreto che vela di mistero tutta la sua esistenza.

La capacità di Brooks è quella di rendere in modo vivido e decisamente reale sulla pagina ogni diversa sensazione, ogni tono diverso, ogni scena come un quadro che dice di quanto puoi fonderti con la musica; di quanto duri possano essere un tono di voce, una situazione famigliare, la vita; di quanto pieno possa essere un rapporto d’amore, quando ti fa felice al di là d ogni altra cosa.

L’incipit, quella pagina ritmata a incisi e frasi brevi e contrassegnata come primo capitolo, è perfetto per un’introduzione al romanzo, per essere letta ad alta voce e far venir voglia di entrare dritti e veloci nella storia.

Un’intervista all’autore. Un podcast in cui l’autore parla di questo libro.

Kevin Brooks, Naked (trad. di Giorgio Salvi), Piemme 2016, 383 p., euro 18,5, ebook euro 6,99

Drangon Boy

3 Nov

4834-Sovra.inddVita mica facile per Max Stanghelli alle scuole medie. E manco prima a dir la verità: per i problemi che ha dalla nascita, Max porta ha un impianto cocleare con annesso apparecchio acustico, si appoggia ad una stampella e la sua colonna vertebrale pare avere un andamento da montagne russe. Se alla scuola primaria tutti lo conoscevano e in qualche modo lui si sentiva accettato e anche protetto (col senno di poi), alle medie cambia la musica: prese in giro, nessun amico e desiderio folle di essere invisibile. Più semplice chattare on line senza mettere nessuna immagine personale sul profilo e rimpiangere gli amici della vecchia scuola.

Un giorno però Max raccoglie per caso, nel cestino della carta della sala professori, un foglio accartocciato dove un fumetto racconta le imprese di Dragon Boy, supereroe antiprepotenze che non può essere sconfitto da nessuno. E nelle settimane seguenti, altre avventure del supereroe lo aspettano in un buco del muro che costeggia la strada che percorre per andare e tornare da scuola. Chi è l’autore del fumetto? E come mai le sue avventure assomigliano a situazioni che lo stesso Max si è trovato a vivere?

Quello che il lettore sfoglia è il diario di Max, comprensivo di segreti, cancellature, osservazione sul mondo, siparietti di vita familiare e quotidiana. Ovviamente sono inserite tra le pagine anche le varie puntate delle avventure di Dragon Boy (sì, lo ammetto, ho iniziato a leggere questo libro per i fumetti di Macchiavello. Capita… 😉 ). Suona stonata, almeno alle mie orecchie quell’esortazione su quanto siano  superpotere la diversità, l’immaginazione, l’amicizia ecc. di Jovanotti in quarta di copertina che compare anche nella fascetta sul libro; la narrazione di Max  è sufficiente, senza che nessuno gridi che “diversità è bello”…  sì, però ogni tanto dillo a Max, che conosce benissimo  la sua condizione. Mi ricorda un po’ quanto già notato per Wishgirl: se una narrazione è valida, è sincera e sentita da parte dell’autore e narra dei personaggi per quel che sono (e quindi anche le loro condizioni di diversità, di malattia, di condizione sociale in quel momento, e chi più ne ha più ne metta) non c’è bisogno di sottolinearlo. Si rischia l’effetto contrario, di testo costruito intorno a uno specifico argomento quando poi invece lo leggi e non è così, ma “suona” bene a prescindere.

Il sito di Sgardoli. Il sito di Macchiavello.

Guido Sgardoli con i fumetti di Enrico Macchiavello, Dragon Boy, Piemme 2015, 232 p., euro 16, ebook euro … (ebook disponibile, dice la quarta di copertina, ma a oggi non pervenuto)