
Stuart Horten ha un problema di altezza: è decisamente basso per la sua età e le prese in giro da parte di amici e compagni sono facili, visto che i suoi genitori gli hanno affibbiato un nome di battesimo la cui iniziale, unita al cognome, lo bolla come “shorten”. Per di più – causa nuovo lavoro della mamma – la famiglia si trasferisce all’inizio dell’estate nella cittadina in cui è nato il papà. Pessima idea, pensa Stuart, visto che ha un’estate davanti, manco un amico e lo spauracchio della nuova scuola che lo attende; non ha fatto i conti con l’imprevisto: si ritrova come vicine di casa tre gemelle identiche che rispondono ai nomi di April, May e June e lo spiano per scrivere di lui sul giornale che distribuiscono nel quartiere e poi scopre il segreto della scatola in cui il babbo da sempre tiene le graffette. Una scatola che Stuart ha visto più o meno tutti i giorni della sua vita, ma che assume un significato nuovo quando scopre la storia di famiglia: gli Horten possedevano una fabbrica che costruiva serrature, casseforti e macchinari a moneta, bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale, e la scatola è stata regalata al padre bambino da uno zio fuori dal comune, prestigiatore di fama scomparso in circostanze misteriose come la sua fidanzata e assistente. In uno scomparto segreto della scatola sono contenute delle vecchie monete da tre penny, che danno il via all’avventura insieme a un fatto incredibile per il protagonista: mentre si nasconde in una cabina telefonica, ecco lo squillo del telefono: un’impiegato della biblioteca cerca il signor Horten per avvisarlo che è disponibile il libro che ha richiesto. Stuart scopre allora le immagini della cittadina negli anni Trenta e in ciascuna fotografia vede un ragazzo decisamente basso di statura: è suo zio, che ha seminato indizi in luoghi vari perché il nipote possa trovare il suo laboratorio di magia, grazie alle monete contenute nella scatola. Il nipote che riesce nell’impresa non è il papà del protagonista, a cui tutto era destinato, ma Stuart che si rivela proprio un bambino del “tipo giusto”, curioso e intraprendente. Inutile dire che non è il solo alla ricerca del laboratorio e che l’aiuto di April, che sogna di fare la cronista investigativa sarà fondamentale.
Il libro è divertente, a tratti esilarante e della “misura giusta” per dei lettori della scuola secondaria di primo grado; leggendolo ho provato la medesima sensazione avuta nella lettura, a inizio anno, de L’incredibile caso dell’uovo e del Raffaello perduto: una bella avventura, che non ha bisogno di mettere in piazza chissà quali temi, ma che fila semplicemente perché è una buona storia, proprio come quelle che servono per conquistare i lettori. Funziona da leggere insieme ad alta voce, se per caso vi imbarcate nel progetto di leggere periodicamente insieme ai ragazzi. E inoltre, bisogna sottolinearlo perché non sempre è scontato, va rimarcato l’ottimo lavoro di Sara Marconi nella traduzione: il papà di Stuart, che per mestiere inventa schemi difficili di parole crociate, parla con termini ricercati e di uso non comune; non era semplice mantenere il meccanismo originale, ottenendo un risultato che fila e che diverte.
Il sito dell’autrice. Il sito dell’illustratore, su cui potete scoprire anche filmati e documentari. Lissa Evans ha scritto una seconda avventura di Stuart, inutile dire che l’aspettiamo!
Lissa Evans – ill. di Temujin Doran, Pochi spicci per Stuart (trad. di Sara Marconi), Salani 2015, 238 p., euro 12,90, ebook euro 8,99
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