Sgombriamo il campo subito: in questo libro la voce narrante è del diciassettenne Alex che, nove anni dopo aver scoperto il cadevere della sua fantastica mamma suicida, ha cominciato a elaborare il lutto e ha provato a fermare il suo cuore. Finisce in una clinica di lusso, nel gruppetto dei Suicidanti, a confrontarsi con altre quattro persone – due ragazzi e due adulti – che ci han provato, ma non ci son riuscite: le prime pagine, in cui ciascuno racconta di sé, paiono un’infilata di imprese fantozziane su cui si ride. Ecco qualcuno dirà “si riderebbe, se non ci fosse da piangere”, ma io, davanti a questo romanzo, dico “si piangerebbe, ma per fortuna ce n’è da ridere”. Merito dell’autrice che, con la sua andatura di cartavetro, mescola l’ironia pungente alla malinconia che prende, talvolta o taluni, nella vita. Per la clinica, le attività di gruppo, gli scimmiottamenti e le posture del personale ha uno sguardo impietoso di presa in giro; per i suoi protagonisti, come per gli altri personaggi che si incontrano lungo le pagine, uno sguardo che smaschera altrettanto, facendo affezionare il lettore.
Se un luogo ti sta stretto, scappi. Insieme, meditando un suicidio collettivo, per poi scoprire che non tutti i destini sono uguali, che è inutile provare a preservare il proprio cuore dall’amore, che la poesia è un’ancora di salvezza e le frasi fatte e gli aforismi uno splendido modo per giocare con le parole quando non sai come dire quel che provi.
Non so dire il piacere che mi fa vedere finalmente un romanzo di Axl Cendres in italiano, dopo averne tanto atteso la traduzione e chiedendomi quale editore ci avrebbe messo faccia e coraggio per portare anche al di qua della Alpi questa voce ruvida e profondamente vera, tagliente come le cose dette per quel che sono, come le persone quando si mettono a nudo di fronte a gente mai vista “e sono talmente pure che fanno tremare” scriveva Umberto Fiori in una sua poesia. Punto di riferimento della letteratura francese per giovani adulti in questi ultimi dieci anni, pilastro della collana Exprim’ di Sarbacane che anche grazie a questi romanzi ha costruito un percorso prezioso per i lettori più grandi, Axl Cendres attraversava la letteratura e la vita (e pure certi corridoi di saloni del libro e certi incontri) scagliando – prendo a prestito le parole di Alex – un raggio di sole nell’inverno. Questo romanzo arriva in libreria all’inizio della primavera; “Enfin le printemps” è la canzone di Edith Piaf che chiude la colonna sonora che lo accompagna; sarà ancora un po’ inverno però sicuramente, perché ci sarà chi lo troverà ostico nei suoi temi, o sfacciato nel suo modo di dire. Del resto, come diceva quel grande umorista di Pierre Desproges “Si può ridere di tutto, ma non con chiunque”: beati noi che ridiamo con Cendres, anche quando ci manca.
Stasera, giovedì 25 marzo alle 17, il libro viene presentato on line nell’ambito della rassegna di incontri a cura di ALIR–Associazione Librerie Indipendenti per Ragazzi dedicati alla letteratura francese, in collaborazione con Fédération des Alliances Francaises Italie e Institut Français Italia. Sarà presente tra gli altri Tibo Bérard, che di quella collana Exprim’ di cui vi ho detto è l’abile editor e maestro.
Axl Cendres, La compagnia degli addii (trad. di Rosa Vanina Pavone), Il Castoro Hot Spot, 191 p., euro 15,50, ebook euro 10,99
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