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Il segreto di Ella

15 Ott

C’è sempre una certa soddisfazione nel leggere i libri ben scritti, che filano dritti alla meta senza fronzoli e ti portano nel cuore della storia, fianco a fianco con la protagonista; anzi, in questo caso tu lettore ti senti davvero un po’ Ella e il suo senso di colpa diventa anche il tuo, come anche la sua voglia di essere accettata, di avere nuove amiche, di non essere sempre ai margini, come lei stessa dice.

Con una preziosa delicatezza, ma anche con estrema onestà, Cath Howe racconta di questa decenne trasferitasi in una nuova città che non perde l’occasione di diventare amica della più popolare (e antipatica) della classe, pur rendendosi conto che questa la sfrutta per il proprio perverso gioco di prendere in giro e colpire negli affetti più cari un’altra compagna. Ella si trova così a spiare Molly, triste, grigia, silenziosa e misteriosa ma che di lei si fida come si fa con gli amici veri. Dall’errore, dal riconoscerlo e dal chiederne scusa passa il mettersi a nudo di Ella che tormenta le sue mani e la sua pelle tanto quanto la vicenda da poco toccata alla sua famiglia tormenta il suo animo: il padre ha commesso un illecito sul lavoro ed è in carcere. Anche in questo romanzo, come è successo recentemente nei libri per ragazzi tradotti in italiano, ha grande spazio la fotografia, attività a cui Ella quasi letteralmente “si appende” per tentare di uscire dai pensieri di ogni giorno e in cui eccelle: la capacità di vedere va oltre un’obiettivo, un’inquadratura e ha a che fare col comprendere, col mettersi alla stessa altezza.

Ogni capitolo si apre con una lettera che Ella scrive al papà, cercando di raccontargli il quotidiano per dire anche quanto lui le manchi e quanto sia difficile non parlare di lui: la mamma lo ha vietato, mentre per la ragazzina sarebbe normale pensare al papà mangiando il suo cibo preferito

o facendo qualche gioco, riprendendo qualche abitudine comune. E ci sono alcune righe finali del papà, luminose per la storia; una storia proprio onesta che dice di come sia la vita. Ho letto questo libro di getto, nelle ore che precedevano la sentenza spagnola sui politici catalani in carcere da due anni: non ho potuto non pensare alle lettere che Oriol Junqueras, il vicepresidente della Generalitat de Catalunya, ha scritto ai suoi bambini Lluc e Joana e che sono state raccolte in un libro, pubblicato a inzio anno dopo il successo dell’uscita allegata a una rivista di storia lo scorso dicembre. Nei mesi scorsi un albo, questa volta italiano, ha provato a raccontare la distanza fisica quanto emotiva tra un padre lontano (non necessariamente legata a una condizione di carcerazione, ma immaginabile anche per questa situazione) e un figlio: si intitola Dimmi, col testo di Anselmo Roveda e le illustrazioni di Chiara Bongiovanni, che dicono di una scelta precisa di non connotare, ma di evocare quel dialogo fragile e delicato attraverso la presenza di un pesce un uccello che si girano intorno e che provano a sottendere anche quello che rimane sospeso, quello per cui è difficile trovare parole o per cui, forse, ne bastano, quando servono, poche davvero. Perché si sa.

Cat Howe, Il segreto di Ella (trad. di Gioia Sartori), Terre di Mezzo 2019, p. 250, euro 10

Anselmo Roveda – Chiara Bongiovanni, Dimmi, Pulci volanti 2019, 48 p., euro 15

Il giardino curioso / Un giardino straordinario

14 Giu

Due albi che parlano di giardini, di come il verde possa prendere piede e trasformare un paesaggio anonimo quando non degradato, con due protagonisti curiosi e pazienti.

Il primo, Il giardino curioso edito da Giralangolo, prende spunto dalla vera storia della ferrovia sopraelevata High Line di New York, chiusa e abbandonata dal 1980, sui cui binari nel corso degli anni sono cresciuti alberi e fiori selvatici. Peter Brown immagina Liam, bambino curioso che scopre tra le traversine delle piante che necessitano di un giardiniere: si ingegna allora a prendersene cura nel modo migliore, potendo, annaffiando, cantando. Le stagioni passano, arrivano le prime fioriture, l’inverno porta invece il tempo dello studio per poter fare meglio la primavera successiva: spuntano nuove piante e nuovi giardinieri, in un’opera che diventa collettiva nella condivisione degli spazi verdi e nel lavoro per crearne di nuovi. Un invito insomma anche al Guerriglia Gardening, allo spargere semi e speranza di bellezza fiorita negli angoli più impensati per stupire passanti e cittadini abituati al solito paesaggio.

In Un giardino straordinario, da poco uscito per Terre di Mezzo, c’è un altro bambino dalla fantasia strabordante, sempre pronto ad andare in mondi straordinari, che dalla lettura di un libro e delle sue immagini, lascia germogliare un’idea: ecco allora la ricerca di un seme, la cura, l’attesa e il via ad una sorta di attacco infettivo di voglia di piantare e veder spuntare alberi e fiori. Qui il tratto di Sam Boughton, l’uso dei pastelli e del collage, danno materia a un mondo fiorito e affascinante che ben rappresenta il prendere corpo e colore nella realtà dell’idea che il protagonista ha avuto.

I due albi sono accomunati non solo dal tema e dal suo svolgimento, ma soprattutto dalle caratteristiche dei loro protagonisti: entrambi infatti possiedono la pazienza del giardiniere, quella che fa covare la speranza anche quando non si vede nulla, anche quando i bulbi dormono sotto la coltre di neve o nel tempo in cui i semi accumulano sotto terra la forza per spuntare e crescere. La pazienza del giardiniere è un’arte che va di pari passo alla capacità di prendersi cura, di notare i piccoli cambiamenti, di essere attenti alla necessità e di lasciarsi stupire da quel che viene, a lungo atteso e magari ancora più bello di quel che ci si aspettava. E che ovviamente dice anche dei sogni, della loro forza e della meraviglia di quando si fanno veri e tangibili.

Peter Brown, Il giardino curioso (trad. di Anselmo Roveda), Edt Giralangolo 2018, 36 p., euro 15

Sam Boughton, Un giardino straordinario (trad. di Sara Ragusa), Terre di Mezzo 2018,34 p., euro 15

Il Grotlyn

8 Apr

Davies si misura a questo giro con una storia della notte, giocando con il lettore e preparandogli un piatto ricco perché in realtà il libro si presta a essere letto e riletto, tornando indietro a scovare gli indizi che sono disseminati qua e là, come indizi rivelatori del mistero.

Si sentono infatti strani rumori, fruscii improvvisi che spaventano i piccoli Rubi e Sam e poi furti che fanno pensare a un famigerato Grotlyn che si aggira nel quartiere, i cui abitanti si confrontano e si lamentano: persino al poliziotto rubano il bucato! A quel punto si intuisce chi sia il ladro e poi si scopre il suo progetto di libertà e di fuga. Ecco allora che si può ripercorrere l’albo per scovare gli indizi, i particolari e… le zampe.

La traduzione italiana segue la struttura a rime baciate dell’originale e permette quindi una lettura ad alta voce coinvolgente a affascinante: vi conviene rodarle con un buon esercizio, per non incagliarvi laddove le frasi sono più lunghe e neppure nelle allitterazioni dell’ “annoda nodi e allaccia lacci” e parimenti provare i toni. Sussurrati, bassi, improvvisi daranno corpo al testo e accompagneranno il lettore nel paesaggio notturno illuminato dalla luna e dai lampioni, tra comignoli e piccioni e tetti degni di un tempo dickensiano.

Il booktrailer dell’edizione Harper Collins.

Benji Davies, Il Grotlyn (testo italiano di Anselmo Roveda), Edt Giralangolo 2018, 36 p., euro 15

Bambini nel mondo

9 Mar

Si intitola “Bambini nel mondo” la nuova collana di Giralangolo e ci sembra di buon auspicio, perché sono libri per i bambini che vanno e andranno nel mondo, per i bambini (e i loro adulti) che si guardano intorno e si fanno domande. I quattro albi illustrati parlano di temi grandi come l’immigrazione, la povertà, il razzismo, i conflitti globali: parole “grosse” e scenari complicati che vengono resi a misura di una lettura da fare da soli oppure insieme, resi più vicini dal testo che si rivolge direttamente a chi legge e cerca di interloquire anche con i suggerimenti di approfondimenti on line e altrove (altri testi, altre informazioni da cercare in libreria, in biblioteca) che si trovano a fine volume.

I libri hanno il pregio di aiutare i bambini, e prima di loro sicuramente i grandi a cui si rivolgono chiedendo spiegazioni, a trovare le parole per dire, per riflettere su quel che si coglie in tv, sui media, nelle conversazioni. Si spiega allora la situazione dei rifugiati e l’iter che seguono per essere riconosciuti; si parla di conflitti grandi e piccoli, di forme di razzismo quotidiane, di cosa può determinare la povertà di una famiglia. Si invita a fare: a pensarci su, a farsi un’idea, a essere cittadini attivi nel proprio intorno.

In cosa a questa settimana dove molti si sono interrogati – probabilmente più del solito – su come la pensano le persone intorno e su cosa – paura, rabbia, modo di guardarsi intorno – porti a certi scenari politici, questi libri ci sembrano validi strumenti per provare a guardare insieme ai bambini cosa succede nel mondo, per parlarne e per confrontarsi e così continuare a crescere insieme, nel rispetto, nel confronto.

Tutti e quattro sono illustrati da Hanane Kai.

Ceri Roberts – Hanane Kai, Il razzismo e l’intolleranza (trad. di Anselmo Roveda), EDT Giralangolo 2018, 32 p., euro 13,50

Louise Salisbury – Hanane Kai, I conflitti globali, (trad. di Anselmo Roveda), EDT Giralangolo 2018, 32 p., euro 13,50

Louise Salisbury – Hanane Kai, I rifugiati e i migranti, (trad. di Anselmo Roveda), EDT Giralangolo 2018, 32 p., euro 13,50

Louise Salisbury – Hanane Kai, La povertà e la fame, (trad. di Anselmo Roveda), EDT Giralangolo 2018, 32 p., euro 13,50

La balena nella tempesta in inverno

8 Ott

Per chi ha amato il precedente albo, ecco tornare Nico, il suo papà e anche la balena che – salvata dalla tempesta – era stata riaccompagnata in mare. Nico ne ha nostalgia, sente quella mancanza forte e insieme tenera che a furia di durare ti fa immaginare di vedere la sagoma di chi ti manca ad ogni dove, e ogni volta invece ti sbagli. Ma l’amica balena sa tornare, proprio quando il bambino ha bisogno d’aiuto, uscito di notte tra i ghiacci dell’inverno a cercare il babbo partito per l’ultima pesca della stagione.

Benji Davies ripropone i suoi personaggi e la sua grazia, quella lieve con cui dice dei legami forti, del quotidiano di un padre e di un figlio, delle piccole cose di ogni giorno che si fanno imprese di una notte e che poi rimangono nei ricordi, nei discorsi come momenti condivisi che fondano i fili che non si possono scindere, anche quando si è lontani.

E si può giocare con i due albi per scoprire gli stessi paesaggi in stagioni diverse, per riconoscere forme sotto la coltre di neve.

Benji Davies, La balena nella tempesta (trad. di Anselmo Roveda), EDT Giralangolo 2017, 32 p., euro 15

 

L’isola del nonno

14 Ott

isola-del-nonnoUn viaggio che diventa per sempre, un albo che dice in modo delicato della morte, del salutarsi, ma anche del rapporto speciale che rimane comunque. Il nonno di Syd abita in una casetta in fondo al giardino e i particolari che Benji Davies regala all’abitazione e alle varie stanze sono indizi della sua personalità e delle sue passioni tra cui il lettore si divertirà a curiosare: è un marinaio, ha viaggiato molto, ama dipingere e occuparsi di piante e fiori; insomma, tutto dice che questo nonno è una persona che sa prendersi cura: di se stesso, della natura intorno, dei ricordi e degli altri. Sa prendersene così cura che è capace di abbassarsi, di farsi piccolo fino all’altezza del nipote per prenderlo per mano e portarlo in un viaggio che comincia dalla soffitta dove Syd non è mai salito e che conserva tutto quello che il nonno ha portato a casa dai suoi viaggi: sono pronti zaini e valigie, un cappello con piuma colorata da mettersi in testa e via, la grande porta di metallo rivela una nave pronta a salpare verso un’isola da scoprire insieme, ricca di meraviglie, un posto quasi perfetto dove non serve manco il bastone a cui appoggiarsi. Lì il nonno rimane per sempre, rimandando a casa Syd: non è una rotta dolce sotto un cielo terso, come all’andata; è un ritorno burrascoso sotto nuvoloni cupi, tra onde grandi e minacciose che dicono perfettamente del dolore, della rabbia e anche di quel che non si capisce quando muore qualcuno. La tempesta che Syd affronta è la tempesta interiore e la casa silenziosa è il vuoto che si sente dentro: eppure c’è una busta, c’è un’immagine di quell’isola che dà di nuovo colore a tutto.

Del resto poi bisogna sempre fare attenzione ai particolari: se confrontate le pagine in cui compare la soffitta, quella prima della partenza e quella un po’ desolata in cui Syd è solo senza nonno e senza porta metallica, vedrete che il nonno non si è portato via tutto, ma ha lasciato al nipote un oggetto preciso. A ricordargli il tempo passato insieme e – mi piace pensare – a tenergli a mente che possiamo sempre portare la nave a casa, sana e salva, anche se le onde la fanno sobbalzare, anche se il cappello che portiamo in testa sembra ancora troppo grande per la nostra piccola esperienza.

Il sito di Davies. Sulla pagina Fb di Giralangolo trovate il booktrailer del libro.

Benji Davies, L’isola del nonno (trad. di Anselmo Roveda), Edt Giralangolo 2016, 36 p., euro 15

Ricker Racker Club

27 Giu

ricker racker clubFare parte di un club segreto può essere meraviglioso: permette di condividere mille avventure, danze e parole d’ordine  e di sentirsi coraggiosi accanto agli altri, quando magari da soli si ha fifa. Ogni club però ha le sue regole, in questo caso si richede di essere maschi e di fare una cosa incredibilmente coraggiosa o gentile almeno una volta alla settimana. Il club è stato fondato dai fratelli Max e Ollie, che imbarcano un nuovo membro – ovviamente maschio – ogni settimana, mentre alla loro amica Poppy è concesso farne parte solo al martedì.

L’albo segue le settimane di attività nel club, con un ritmo cadenzato, incalzante e in crescendo che vede arrivare nuovi protagonisti, apparire il temibile Lupo Sonnacchioso e fioccare azioni gentili da parte di Poppy, che ovviamente gli altri danno quasi per scontate. ma quando serve un intervento decisivo per salvare la tartaruga Albert, mascotte del club,  dalle grinfie del lupo, ecco che Poppy entra in azione e non importa se non è martedì. Così non solo viene ammessa nel club, ma nominata sua regina, per sempre.

L’albo, che dice di quanto siano sciocche certe posizioni contrapposte maschi-femmine e quanto lo siano altrettanto certe regole, si presta particolarmente per la lettura condivisa ad alta voce , coinvolgendo chi ascolta nel crescendo delle azioni, ma anche nell’atmosfera, grazie ai luoghi citati: il Fiume Spaccaossa, la Collina degli Ululati, , la Roccia del Coraggio, il Ponte Buccia di Banana e via così. Poi alla fine, mi raccomando, tutti a scatenarsi nell’allegra strampalata danza del Ricker Racker Club!

Il sito dell’illustratore.

Patrick Guest – Nathaniel Eckstrom,Ricker Racker Club (trad. di Anselmo Roveda), Edt Giralangolo, 42 p., euro 15

L’albo ha una copertina morbida, come anche l’altra nuova uscita Giralangolo illustrata da Benji Davies, con testo di Pamela Duncan Edwards: Povero Winston! segue le vicende di un cane che si sente sfortunatissimo e che ha una spina nella zampa, sicuramente la cosa peggiore che possa capitare. Lamentandosi in continuazione, non si accorge che tutti gli altri cani che incontra e a cui lo racconta sono messi molto peggio di lui.

Con la testa tra le nuvole

8 Dic

con la testa fra le nuvoleDa qualche anno questo grande albo Gautier-Languereau abita la casa in montagna, arrivato da un qualche viaggio oltralpe non solo per il fascino delle sue illustrazioni, ma colpo di fulmine per il titolo, per quei trampoli rossi che veste il protagonista, per la bellezza elegante di quel legno di pioppo rosso che lo distingue da tutti gli altri e che nel contempo lo rende capace di abbassarsi al momento giusto.

Nella traduzione italiana, la città di Maraicume diventa una Maranabò dal suono evocativo: è costruita sull’acqua, le case sono poggiate su palafitte e gli abitanti si spostano su trampoli per non bagnarsi. Quelli più alti e più belli appartengono a Leopoldo, che si libra più in alto di tutti, interessandosi più alle cose del cielo che non alla sua città e sentendosi a suo agio nell’amicizia con una gazza, visto che a loro due basta uno sguardo per capirsi. Sordo ai richiami dei propri concittadini, un po’ sognatore un po’ malinconico nelle sue altezze, Leopoldo scopre dalla gazza della Grande Festa d’Inverno e, nella notte in cui vorticano lievi fiocchi di neve, prova a scendere fino a riconoscere l’importanza di quel momento di festa e a sacrificare il legno che lo sostiene perché possa aver luogo il falò che contraddistingue l’evento.

La narrazione volta all’imperfetto dà al testo il tono del racconto evocativo, quasi della leggenda, rendendolo particolarmente adatto – e qui anche il grande formato del libro aiuta – alla lettura condivisa ad alta voce. Peccato solo la traduzione del titolo, che perde gli originali trampoli rossi per puntare sulla presunta “testa tra le nuvole” del protagonista, a costo di travisarne un poco il senso. Le immagini di Puybaret però, le sue evocative gradazioni del blu che dall’azzurro chiaro vira nei toni dei verdi oppure si fa scuro per declinare tutte le sfumature della notte, sono tanto affascinanti da sorprendere, tanto più che ad un certo punto il libro regala un’uscita a sorpresa dallo sfogliare orizzontale consueto e raggiunge anche nella fisicità della pagina le altezze consone a Leopoldo.

Éric Puybaret, Con la testa tra le nuvole (trad. di Anselmo Roveda), EDT Giralangolo, 28 p., euro 15.

Sulla collina

25 Giu

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La collina del titolo è il luogo dove si svolgono le avventure dei protagonisti di quest’albo, bambini abituati a giocare in libertà selvatica, a disporre del loro tempo e ad accordarlo con la propria inventiva trasformando la scatola di cartone che ciascuno si porta dietro in una nave di pirati, un destriero, un’astronave. Uto e Leo sono grandi amici da sempre e sanno stare bene in baldoria ed in silenzio. Un giorno però sulla collina arriva Samu: li ha osservati da lontano e per parecchio tempo, ha capito che per entrare a far parte della banda serve uno scatolone che si è prontamente procurato e probabilmente si è armato di tutto il coraggio che ha per chiedere ai due di poter giocare con loro. Ma mentre Leo è gentile e disponibile, Uto patisce il nuovo arrivato, un po’ si sente escluso, un po’ si esclude da sé e la gelosia vince su tutto.

Gelosia, ma anche nostalgia dei giochi con Leo, fino a quando gli viene offerta un’opportunità tutta nuova: gli amici lo solleticano non con uno scatolone, ma con una sorta di mega macchina speciale e dotata di ruote su cui si può giocare a lanciarsi nello spazio, a proiettarsi verso il cielo e persino bere limonata. Insomma, gioco nuovo e modo nuovo: il ritmo a due diventa ritmo a tre e Uto ben si accorda a ciò che è – appunto – cosa nuova, amicizia diversa rispetto alla precedente, senza necessità di confronti, ma pronta a essere vissuta per quel che è, piena di nuove avventure.

Il sito dell’illustratore, autore dell’albo La balena della tempesta, sempre Edt Giralangolo, il cui tratto ritrovate anche in una recente uscita Emme Edizioni: “Orazio Maisazio” col testo di Elli Woollard, storia di un gigante deciso a mangiarsi qualche bambino che dovrà ripiegare su una succulenta torta.

Linda Sarah e Benji Davies, Sulla collina (trad. di Anselmo Roveda), EDT Giralangolo 2015, 34 p., euro 13,50

La balena nella tempesta

23 Mag

9788859207351_balena nella tempestaSulla copertina di questo albo ci sono una balena arenata e un bambino che si guardano un po’ persi, dopo la tempesta che ha lasciato sulla spiaggia quell’insolito regalo; la solitudine del cetaceo e quella di Nico, che passa le giornate a casa mentre il papà è al largo sulla sua barca da pesca, diventa avventura in cui il piccolo si getta a capofitto: trasportare in casa la balena, sistemarla nella vasca da bagno, darsi da fare perché si senta bene, raccontarle lunghe storie, farle carezze. E poi mantenere l’eccitazione del segreto anche a cena, camminare in punta di piedi per portarle cibo per … essere scoperto dal babbo che insieme si rende conto di essere tanto assente e si china verso il figlio per spiegare che è il mare il posto adatto alla balena. Il papà rimane accanto in silenzio mentre la barca scivola nella notte, mentre la balena scivola tra le onde, mentre la tristezza del separarsi scivola addosso stemperandosi nella certezza del pensiero che mantiene il legame. Perché la balena rimane nei disegni di Nico, nei suoi pensieri, nel tenere ben alto lo sguardo verso l’orizzonte per cercarla e trovarla ancora, rimane con lui anche quando è lontana dalla costa perché Nico sa che lei c’è e questo basta: anche pensarla forte, pensarla ogni giorno è avere cura di lei.

Benji Davies regala poesia lieve, illustrazioni quasi materiche (maglioni di lana che vien voglia di accarezzare, vento che si intuisce nell’incresparsi dell’erba e del mare, musi di gatti che spuntano qua e là), particolari preziosi. Il suo tratto susciterà sicuramente passioni improvvise: per fare scorpacciata di bellezza, l’editore italiano si è prodotto in una doppia uscita che affianca a questo albo anche Sulla collina, col testo di Linda Sarah, di cui parleremo tra qualche giorno.

Il sito dell’autore. Guarda le sue animazioni su vimeo. Questo albo ha vinto l’Oscar’s First Book Prize.

Benji Davies, La balena nella tempesta (trad. di Anselmo Roveda), EDT Giralangolo 2015, 28 p., euro 13,50

P.s.: a proposito di balene, non mancate Barriga da baleia, un albo di António Jorge Gonçalves legato a uno spettacolo teatrale.