L’isola del nonno

14 Ott

isola-del-nonnoUn viaggio che diventa per sempre, un albo che dice in modo delicato della morte, del salutarsi, ma anche del rapporto speciale che rimane comunque. Il nonno di Syd abita in una casetta in fondo al giardino e i particolari che Benji Davies regala all’abitazione e alle varie stanze sono indizi della sua personalità e delle sue passioni tra cui il lettore si divertirà a curiosare: è un marinaio, ha viaggiato molto, ama dipingere e occuparsi di piante e fiori; insomma, tutto dice che questo nonno è una persona che sa prendersi cura: di se stesso, della natura intorno, dei ricordi e degli altri. Sa prendersene così cura che è capace di abbassarsi, di farsi piccolo fino all’altezza del nipote per prenderlo per mano e portarlo in un viaggio che comincia dalla soffitta dove Syd non è mai salito e che conserva tutto quello che il nonno ha portato a casa dai suoi viaggi: sono pronti zaini e valigie, un cappello con piuma colorata da mettersi in testa e via, la grande porta di metallo rivela una nave pronta a salpare verso un’isola da scoprire insieme, ricca di meraviglie, un posto quasi perfetto dove non serve manco il bastone a cui appoggiarsi. Lì il nonno rimane per sempre, rimandando a casa Syd: non è una rotta dolce sotto un cielo terso, come all’andata; è un ritorno burrascoso sotto nuvoloni cupi, tra onde grandi e minacciose che dicono perfettamente del dolore, della rabbia e anche di quel che non si capisce quando muore qualcuno. La tempesta che Syd affronta è la tempesta interiore e la casa silenziosa è il vuoto che si sente dentro: eppure c’è una busta, c’è un’immagine di quell’isola che dà di nuovo colore a tutto.

Del resto poi bisogna sempre fare attenzione ai particolari: se confrontate le pagine in cui compare la soffitta, quella prima della partenza e quella un po’ desolata in cui Syd è solo senza nonno e senza porta metallica, vedrete che il nonno non si è portato via tutto, ma ha lasciato al nipote un oggetto preciso. A ricordargli il tempo passato insieme e – mi piace pensare – a tenergli a mente che possiamo sempre portare la nave a casa, sana e salva, anche se le onde la fanno sobbalzare, anche se il cappello che portiamo in testa sembra ancora troppo grande per la nostra piccola esperienza.

Il sito di Davies. Sulla pagina Fb di Giralangolo trovate il booktrailer del libro.

Benji Davies, L’isola del nonno (trad. di Anselmo Roveda), Edt Giralangolo 2016, 36 p., euro 15

Una Risposta a “L’isola del nonno”

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  1. Ferma così | Le letture di Biblioragazzi - mercoledì, 19 ottobre 2016

    […] Concentrata su se stessa e sul proprio dolore, Caitlin racconta in realtà il dolore di tutti quelli che le stanno intorno e che conoscevano Ingrid, i loro diversi modi di reagire e di tentare di uscire dall’ottundimento che li fa opachi; racconta modi di reagire, necessità di tempi e di gesti, misure che sono necessarie a ciascuno e per ciascuno diverse. Racconta attraverso lo sguardo sugli adulti, in particolare su Miss Delani, prima così perfetta e ammirata, ora improvvisamente assente, distante, che quasi non vuole vedere l’allieva. Racconta attraverso metafore a dir poco perfette: la fotografia, innanzitutto, materia in cui le due amiche sempre si sono applicate insieme, in cui Ingrid eccelleva: la capacità di vedere, quello che si può intuire quando si guarda una fotografia, l’occhio di un altro che riesce a svelare quello che tu non riesci o forse non vuoi notare. E poi la costruzione e la demolizione: c’è un vecchio cinema abbandonato che è stato il posto preferito di Ingrid e Caitlin e che diventa per quest’ultima un luogo simbolo in cui entrare, in cui cercare bellezza e riparo, fino al giorno in cui mezza città assiste alla demolizione e di certo per la protagonista non solo reale, ma fortemente simbolica. Lasciar spazio al nuovo che si può costruire, esattamente come la casa sull’albero che Caitlin mette insieme con tenacia, prima liberando la rabbia che porta dentro, e poi dando un senso allo spazio e a se stessa, bozzolo di ragazza che non è solo più l’amica di Ingrid, ma che riesce a essere se stessa proprio condividendo con gli altri i pensieri che l’amica le ha nascosto sotto il letto. Lasciar andare, costruire, dare tempo: proprio come il tempo delle stagioni, nelle quali è divisa la narrazione. Da “estate” a “estate, di nuovo”: possiamo sempre portare a casa la nave, sana e salva. […]

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