
“Chi sa scrivere trova modi di comunicazione anche con sé stesso, chi sa scrivere prima o poi scrive una storia, chi sa scrivere prima o poi legge una storia e si crea una strana rete fatta di storie, e dove ci sono storie raccontate e ascoltate e scritte , aumenta la forza per resistere e risorgere quando le cose vanno storte e il dolore torna ad appropriarsi della vita.Chi sa raccontare storie e le sa ascoltare diminuisce la propria ferocia perché impara a capire cosa c’è nella mente degli altri. Chi sa raccontare storie e le sa ascoltare diminuisce la propria ferocia perchè stempera la collera e la vergogna nelle storie, e gli passa un po’ la voglia di riempire il prossimo di calci nei denti. Chi racconta storie tratta un po’ meglio gli schiavi, prima o poi li trasforma in servi e dopo un po’ anche in vicini di casa.
Chi non racconta storie avrà sempre bisogno di schiavi, non solo perché qualcuno faccia determinati lavori, ma per avere qualcuno cui sentirsi superiori, la sterile gioia dei possessori di schiavi.”
Si conclude il ciclo di romanzi iniziati con L’ Ultimo Elfo, che ha appassionato moltissimi lettori. Si conclude con un cambio di editore che non sto qui a spiegare, si conclude in modo splendido una saga che resterà con noi per molto e molto tempo.
“La storia del Capitano Rankstrail era cominciata in una notte di fuoco e di vento. Dal buio erano arrivati gli Orchi, e le urla delle donne erano salite fino al cielo. Rankstrail è uno dei tanti figli nati dalle violenze sulle frontiere. Sua madre aveva rifiutato di annegarlo e lui aveva portato il suo coraggio e il suo furore fin sul trono del re degli Uomini, dopo essere diventato l’invincibile Capitano, colui che aveva respinto gli Orchi. Lui è il loro nemico mortale, colui che li ha fermati, conservando sempre nel cuore la vergogna e l’odio di essere un loro figlio. Disperso senza insegne durante un’inondazione, catturato casualmente, venduto come schiavo, l’irriconosciuto re degli Uomini dovrà compiere un cammino nel mondo degli Orchi che lo condurrà a diventarne l’imperatore, perché anche loro sono il suo popolo. Sarà un cammino lungo, spesso compiuto sul confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti, attraverso luoghi all’ombra della sofferenza, dove Rankstrail potrà ritrovare i figli perduti, perché a sua volta sarà guidato da luci di tenerezza che non aveva sospettato avere nella sua vita.” Sinossi dal sito dell’autrice.
Questo romanzo è un romanzo sulla barbarie del novecento e del secolo attuale. Ci sono echi dei campi di sterminio, dei gulag, ci sono rimandi indiretti a Primo Levi, riferimenti non troppo velati agli estremismi religiosi contemporanei, ma soprattutto c’è una visione chiara e lucida di una possibile via di uscita da questo clima di violenza e di negazione dell’umanità. C’è il germe della speranza che non abbandona mai i protagonisti, nemmeno nei momenti più disperati, c’è una luce, una fiamma che tiene viva la fede (non religiosa). Sulla rete si trovano commenti duri sull’autrice, per quello che scrive sul suo blog, per le posizioni che prende, secondo me bisognerebbe fare lo sforzo di leggere il libro senza preconcetti perché ne vale assolutamente la pena e perché non è un libro che incita ad un odio razziale o religioso, ma il suo contrario. A vedere poi i recenti fatti di cronaca sembrerebbe anche parlare della società italiana contemporanea, e che gli orchi siano ben più vicini di quanto si pensi e non siano per forza mossi da motivazioni religiose.
“Gli Orchi sono i liberandi, coloro che devono essere liberati, perché ogni creatura umana possa essere l’unico padrone del suo corpo, della sua mente, della sua anima e del suo destino. E allora, finalmente, l’umanità avrà realizzato la sua ultima profezia.
Che tutti i morti giacciano come vincitori.
EDITH TERESA STEIN
(Breslavia 12 ottobre 1891 – Auschwitz 9 agosto 1942)
Ci arriveremo con il coraggio e con la compassione.
Ognuna della due virtù, senza l’altra, non vale nulla.”
Silvana De Mari, L’Ultima Profezia del mondo degli uomini, Fanucci 2010, 700 p., euro 20
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