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Non è colpa della pioggia

19 Giu

non è colpa della pioggiaFresca vincitrice del Premio Strega Ragazzi e Ragazze con Una per i Murphy, Lynda Mullaly Hunt torna ad affacciarsi nel catalogo Uovonero con un nuovo romanzo che ne conferma la bravura, la capacità di presentare storie credibili che suonano assolutamente vera, di portare sulla pagina i sentimenti e le sensazioni dei suoi ragazzi protagonisti e non solo, sempre con un’iniezione di poesia e bravura nel dire che le cose per cui sono tanti i passaggi del testo che si vorebbero sottolineare e condividere ad alta voce.

Delsie vive a Cape Cod tutto l’anno e vive quindi quello sdoppiamento stagionale di chi abita un luogo che per molti è di villeggiatura; la nonna con cui è cresciuta si occupa di pulizie in un complesso residenziale e lei le dà una mano e l’estate è il momento in cui rivede Brenda, la sua amica del cuore. Ma quest’estate qualcosa è cambiato: a Brenda non interessano più le loro attività e le condivisioni che ritiene da bambini piccoli e la nuova ragazza con cui passa il tempo fa di tutto per prendere in giro Delsie. Intanto c’è un nuovo strano ragazzo in giro, uno che sta coi piedi nell’acqua durante i temporali e sa tutto degli squali bianchi. Con lui Delsie stringerà una forte amicizia e affronterà il problema che si porta appresso: la mancanza della madre che l’ha abbandonata da piccola, lasciandola coi nonni che l’hanno allevata.

Il romanzo è una profonda riflessione sull’amicizia, ma soprattutto sulla famiglia, quella degli affetti e non del sangue, quella che ti costruisci o di cui magari ti trovi ricco senza nemmeno accorgerti; persone che ti vogliono bene a loro modo, che fanno parte del tuo orizzonte di vita anche quando ti incammini per la tua strada o loro se ne vanno. Molto bella l’immagine del piccolo quartiere in cui vive Delsie, quattro case in fondo a una strada chiusa che coi loro colori le ricordano un panino e le sue salse: si sta stretti insieme nella vita, cercando di porre attenzione per gli altri, lasciare a ciascuno propri spazi, tendere una mano quando ce n’è bisogno. E poi si dice di capacità, testardaggine, rabbia, talenti, spazi, tempeste che arrivano e che si possono affrontare.

Lynda Mullaly Hunt, Non  colpa della pioggia (trad. di Sante bandirali), Uovonero 2020, 232 p., euro 15

Il nostro albero

23 Lug

Per molto tempo nei percorsi di lettura mi ha accompagnato “Il campione”, un romanzo di Mal Peet edito da Piemme nel 2007 su un portiere imbattibile cresciuto ai bordi della foresta amazzonica. Mi fa molto piacere che la voce e la bravura descrittiva di questo autore torni in un racconto illustrato da Emma Shoard, secondo il formato che Uovonero ha già utilizzato per Il pavee e la ragazza: un racconto destinato ai grandi, breve ma denso, illustrato, grande respiro sulla pagina, copertina morbida, insomma tutto quel che serve per conquistare lettori quando si presenta un formato simile. Ancora una volta il contenuto è di peso: si parla di famiglia, di una famiglia che si trasferisce felice in una nuova casa e la cui armonia si spezza nel giro di un anno; del rapporto stretto tra un padre e un figlio, rinserrato dalla complicità del condividere un posto speciale – la casa sull’albero che il babbo ha costruito in giardino non a caso chiamata Il Nido – e il tempo: a sentire i rumori della notte, a osservare la natura, ad ammirare un panorama che sembra estendersi a vista d’occhio e poi, irrimediabilmente, silenzi, rabbie, declino.

Un uomo passa per caso davanti alla casa in cui hai vissuto bambino, l’anno tra i suoi nove e dieci anni: non ci torna dall’epoca del trasloco e si indigna perché la casa sull’albero è abbandonata, nessuno se n’è preso cura. Salgono i ricordi e la rabbia, i conti mai fatti con quella vicenda: l’allontanamento dei genitori, una nuova persona nella vita della madre, il padre che esilia in quel rifugio sospeso, lasciando il lavoro e perdendo ogni interesse, fino a diventare come appare la casa ora: desolato, abbandonato, piegato dagli eventi. Forse non è un caso se l’uomo si ritrova adulto davanti a un luogo importante, per quanto doloroso, dell’infanzia: deve mettere a fuoco, far emergere i ricordi, fare i conti. L’albero veglia, guarda, custodisce. Fa venire in mente un albo letto di recente in cui si parla di padri e figli e alberi; fa venire in mente un’altro romanzo di un bel po’ di tempo fa (lo trovate ancora tra gli scaffali in biblioteca) dove una casa sull’albero aveva una grande importanza nel rapporto padre-figlio e nella possibilità di ricordare, sentirsi vicin, riuscire a dire: è “Scotty e il bandito gitano” di David Winkler (Feltrinelli kids. Sbuk 2003) che sarebbe bello venisse ripubblicato.

Mal Peet – ill. Emma Shoard, Il nostro albero (trad. di Sante Bandirali), Uovonero 2019, 90 p., euro 15

 

Il pavee e la ragazza

5 Nov

Di Siobhan Dowd abbiamo imparato ad amare la scrittura, la sensibilità ma anche la capacità di dire grazie all’editore Uovonero e alla collana a lei dedicata, a cominciare da quel gioiello che è Il mistero del London Eye. Con questa pubblicazione l’editore offre un’ultima perla alla collana Dowd, consegnando al lettore un racconto lungo egregiamente illustrato dagli acquerelli di Emma Shoard. Nella non semplice misura del racconto, Dowd riesce ancora una volta a essere tremendamente efficace ed essenziale, andando dritta al punto con una poesia cruda e netta quanto il vento che immaginiamo soffiare sulla scogliera evocata. Alla richiesta di scrivere un racconto su un ragazzo rom, l’autrice immagina la condizione di Jim, accampato con la famiglia a Dundray, l’ostilità della città e della scuola, le prese di mira dei bulli, la difficoltà di frequentare una classe in cui non solo non ci si sente a proprio agio, ma dove bisogna anche nascondere che non si è mai imparato a leggere. Ci sono l’indifferenza degli altri, la violenza, ma anche la luminosità della mamma del protagonista, nel suo vestito giallo, che spera che il figlio impari parole per poi regalarle a lei, e quella di Kit, pura e meravigliosa come la sua voce, che imbastisce per Jim l’abc della lettura e dell’amore. E solo Siobhan Dowd poteva definire luminosi i codini alti di una ragazza, in una narrazione che procede secondo la realtà, in un finale amaro dove per sopravvivere bisogna andarsene, scappare, lasciare, addirittura attraversare il mare, portandosi dietro solo la luce dei momenti migliori.

Quando ho recensito Il riscatto di Dond, ho scritto: “C’è un’immagine, nelle prime pagine di questo libro, che assomiglia a quella della copertina e che ritrae la protagonista ferma sul bordo della scogliera, il mantello e la lunga treccia accarezzati dal vento e lo sguardo che intuiamo lontano: sa perfettamente qual è il destino che l’attende, ma è comunque lì, in piedi, vestita della sua dignità di fronte al vento e al precipizio. È così che mi immagino Siobhan Dowd quando ha scelto – negli ultimi giorni della sua vita – di fondare l’organizzazione che porta il suo nome, quando ci ha lasciato delle storie grandiose e potenti che la rendono, ogni volta che vengono lette, voce viva”. Sulla copertina di questo nuovo libro, come in alcune delle immagini interne, se ne stanno in piedi, a guardare l’orizzonte, Jim e Kit: sono due, e mi piace pensare che rappresentino noi lettori che apprezziamo Siobhan Dowd e che non rimaniamo soli, perché abbiamo sempre le sue storie a cui tornare.

Siobhan Dowd – ill. Emma Shoard, Il pavee e la ragazza (trad. di Sante Bandirali), Uovonero 2018, 116 p. euro 15

Una per i Murphy

18 Set

Lynda Mullaly Hunt aveva già ben stupito il lettore con Un pesce sull’albero; si ripete con questo romanzo nella capacità di non focalizzarsi eccessivamente sulla tematica intorno a cui pare ruotare il libro (l’affido, in questo caso), ma nell’abilità di costruirci intorno una trama punteggiata dall’ironia e dal sarcasmo che caratterizzano la protagonista e decisamente corale. La sedicenne Carley Connors infatti è finita in affido ai Murphy, ma al centro della scena non c’è solo la questione dell’affido, piuttosto il suo mondo (scuola, amicizie, fatica ad accettarsi per la persona bella che è) e quello di chi le sta accanto: i ritratti della madre affidataria e del marito, come dei fratelli, della nemica-amica Toni e del singolare insegnante di educazione civica fanno sì che il romanzo presenti sfaccettature multiple, ritraendo punti di forza e di debolezza di ciascuno.

Abituata a mangiare pastina in brodo dalla lattina, ad arrangiarsi da sola e a non ricevere coccole o complimenti, Carley è refrattaria agli abbracci, alla gentilezza, alla spontaneità degli affetti: è un riccio che non si lascia toccare, che sta sulle difensive e risponde male per poi pentirsene all’istante. Il suo addomesticamento all’affetto passa attraverso la consapevolezza di meritare i gesti e le attenzioni della signora Murphy e della sua famiglia e della possibilità di avere una vita come lei desidera. Il finale non è per nulla scontato, molto realistico e aperto; dice del coraggio, ma anche della fatica, di provare a essere eroi ogni giorno, nella quotidiana normalità.

Come già detto, le battue e l’ironia di Carley, come i giochi di parole, rendono ancora più piacevole la lettura di un romanzo che scorre comunque veloce.

Lynda Mullaly Hunt, Una per i Murphy (trad. di Sante Bandirali), Uovonero, 245 p., euro 14

Thornhill

9 Ott

Coinvolgente e nero, non solo nel colore delle illustrazioni e della copertina, ma nell’atmosfera che si crea in questo libro che riprende i meccanismi a cui Brian Selznick ha abituato i lettori con un andamento narrativo che mescola il racconto fatto attraverso le parole e quello attraverso le immagini, complementari e necessarie le une alle altre. Qui Pam Smy sceglie di connotare con ciascun registro narrativo una voce diversa e di aggiungere in più il diario e il muoversi tra due diversi momenti storici.

Il lettore infatti si trova di fronte a una parte illustrata che racconta di Ella: siamo nel 2017, la ragazzina si è appena trasferita in una nuova casa dopo la morte della mamma, il papà è spesso assente per lavoro e lei è presa dalla curiosità per la vecchia casa abbandonata che vede al di là della staccionata. Il testo invece è il diario di Mary, datato 1982, pagine inquietanti dove la ragazzina – che vive a Thornhill, istituto di orfani in attesa di adozione – parla delle sue giornate isolate dal resto del gruppo, vissute nel terrore di un’altra ospite della casa. Il mondo rassicurante di Mary sono i personaggi che costruisce, modellandoli con la creta e vestendoli di stoffa, ispirati anche alle sue letture, come nel caso de “Il Giardino segreto”. Sul suo resoconto lungo il filo dei mesi non incombe solo la chiusura dell’istituto, ma anche l’ombra di qualcosa di terribile, il senso di impotenza di fronte al terrore e agli adulti che fingono di non vedere, la cattiveria che si insinua in ogni gesto quotidiano, il tremendo senso di solitudine. Attraverso i pupazzi, attraverso vecchi ritagli di giornale si ricompone il puzzle degli evnti passati e si crea un legame tra la ragazzina dell ’82 e quella contemporanea che arrivano a far toccare le loro solitudini e a dare in qualche modo una forma di cupa luminosità all’atmosfera di graduale crescendo e svelamento che l’autrice – già conosciuta in Italia per le illustrazione de Il riscatto di Dond – sa costruire. Da 13-14 anni.

Pam Smy, Thornhill (trad. di Sante Bandirali), Uovonero 2017, 538 p., euro 18,50

Mio fratello è un custode

15 Lug

Autodafeurs1-coverLe ammissioni di concorso innanzitutto: ho letto la trilogia aperta da questo pluripremiato romanzo poco più di un anno fa, incuriosita dalle file di ragazzi lettori che la acquistavano al Salone di Montreuil 2014 e convinta dalle loro parole. Mi era bastato chiacchierare un po’ con loro per capire che garantiva un alto tasso di coinvolgimento e fin dalle prime pagine sono “caduta” nella storia e mi sono innamorata della protagonista. Mi chiedevo però se la sua descrizione, le sue trovate esilaranti e profonde, il suo modo semplice e caustico di guardare il mondo fossero del tutto compatibili con il suo essere autistica; non conoscendo a fondo la questione, ho chiesto a due esperti come Enza Crivelli e Sante Bandirali della casa editrice Uovonero. Risultato: Uovonero ha comprato i diritti della trilogia e voi potete cominciare a leggerla in italiano.

La vita del quattordicenne Augustus Mars, detto Gus, cambia irreparabilmente alla morte del padre in un incidente automobilistico; lui, la madre e la sorella minore si trasferiscono alla Commanderia, la casa di campagna dei nonni. Nuova scuola, nuovi amici e nuovi nemici, ma soprattutto l’inizio di una nuova pagina di vita: come infatti il lettore sa fin dall’inizio, il padre è stato ucciso da uomini che parlano tra loro in latino e fanno parte di una società segreta chiamata la Lega degli Autodafé; lui, come i membri della sua famiglia prima di lui, fa parte della Confraternita che si batte per mantenere libera la forma più antica di sapere depositato: i libri. Ora anche Gus ne è coinvolto, insieme alle nuove persone che incontra a scuola: gli è affidato il ruolo di Custode che deve trovare il tesoro, difendendolo dai nemici.

Nella battaglia tra le due fazioni, che dura da secoli, Gus deve cercare di capire i ruoli, scoprire i motivi dell’assassinio del padre, portare avanti il suo compito. Il tutto però avviene nel quotidiano e ha a che fare con la scuola, con la sua famiglia e con quelle che vivono nello stesso paese. La narrazione alterna il racconto del ragazzo, che viene fatto in prima persona, alle pagine di diario di Césarine, che descrive quel che capita a modo suo. Questa sorella adorata fin dall’inizio, geniale, che calcola come un computer ma non sopporta di essere toccata, che prende tutto alla lettera e che non sa sorridere, che viene definita “artistica” perché così ha capito Gus quando le hanno parlato della sua diversità, è il vero motore di tutto il romanzo. Non solo perché possiede una sorta di chiave per avanzare nella ricerca del tesoro, ma perché il suo modo di guardare alle cose e di dirle risulterà esilarante al lettore e insieme terribilmente veritiero; la sua descrizione, parallela a quella del fratello, è fatta apparentemente di piccole cose, ma è fondamentale per capire i meccanismi e gli ingranaggi non tanto della Confraternita e della Lega, ma della vita. Il tutto in un romanzo che, con la suspense dell’avventura, dice anche molto altro: dei rapporti tra le persone, dell’amicizia, del principio dello stampo (con cui Gus illustra il principio su cui si basa generalmente la scuola), di cosa sia veramente un libro.

Peccato però per la copertina che – a prima vista e dalle prime impressioni dei ragazzi a cui l’abbiamo mostrata – non funziona, sa in qualche modo di rouergue_doado_montreuildatato e allora è necessario (come per altri libri del resto) accettare la sfida e farsi promotori davvero di questo testo, raccontarlo così bene da far venire voglia di leggerlo al di là della confezione. Quello delle scelte grafiche di copertina è un tasto spinoso che abbiamo più volte toccato; sicuramente in giro si vedono esempi molto accattivanti, come succede nel caso della collana doado di cui fa parte la versione francese del romanzo di cui vi abbiamo parlato. La scelta dell’editore è stata di fare copertine fotografiche di sicuro impatto: vedere i due grandi tavoli che vengono dedicati alla collezione nello stand Rouergue al Salone di Montreuil è sempre una gioia per gli occhi!

Un’intervista all’autrice sulla trilogia, di cui per altro sta per uscire in Francia il primo volume di una nuova trilogia. La pagina FB dedicata alla trilogia.

Marine Carteron, Mio fratello è un custode (trad. di Sante Bandirali), Uovonero 2016, 302 p., euro 14

Un pesce sull’albero

4 Feb

un pesce sull'alberoAlly Nickerson adora il disegno, la matematica e “Alice nel Paese delle Meraviglie” che il suo nonno sempre le leggeva; odia invece andare a scuola, tanto che la domenica sera si sente pesante, molto più pesante del solito. Tutto dipende dalle difficoltà che incontra nel leggere e nello scrivere e che molti imputano alla sua bassa capacità di applicarsi o ai tanti traslochi che hanno implicato cambiamenti di classi. Siccome è intelligente nelle risposte e brava in alcune materie, gli insegnati credono che faccia apposta a comportarsi in modo sconsiderato e parecchi compagni la prendono in giro. L’arrivo di un supplente sarà la sua fortuna: il signor Daniels ha un approccio diverso alla classe, sfida i suoi studenti sottoponendo loro domande, richieste di definizioni e esperimenti, cambia i posti e consegna ad Ally le carte per giocarsi un cambiamento. A partire dalla possibilità di conoscere meglio alcuni compagni di classe e di diventare amica di Keisha e Albert, abbattendo quella solitudine che la ragazzina sa definire così bene.

Capita una mattina in cui scegli di dedicarti a romanzi appena usciti e ti ritrovi con l’imbarazzo addosso, deludenti letture di autrici che han saputo fare molto meglio; poi suona il campanello, il corriere consegna dei pacchi e uno contiene proprio questo libro, ti siedi e lo leggi tutto per riconciliarti con la buona narrativa. A dispetto del tema principale della dislessia che potrebbe far storcere il naso a qualcuno etichettandolo come l’ennesimo libro “ad argomento dato”, ecco invece un sapiente ritratto sulla scuola, sulle difficoltà, sulla famiglia, sui legami di amicizia e uno splendido ritratto di insegnante che sa vedere, sa coinvolgere, sa prendere parte; un ritratto che non nasconde realtà, aspetti positivi e negativi (ci sono anche insegnanti che non capiscono, che non hanno passione del proprio lavoro). Insomma, un libro divertente e saggio che – come si sarebbe detto nella famiglia di Ally – non è certo un gettone di legno, ma un prezioso dollaro d’argento.

Il sito dell’autrice.

Lynda Mullaly Hunt, Un pesce sull’albero (trad. di Sante Bandirali), Uovonero 2106, 264 p., euro 14

 

Breve storia di un lungo cane

25 Nov

Hankino 2 copertinaNon è già buffo il solo titolo con cui si presenta questa nuova avventura di Hank Zipzer? Fa parte della serie “Vi presento Hank”, in cui Uovonero traduce le avventure di Hank a sette anni, sorta di prequel della serie con cui abbiamo cominciato a conoscerlo in Italia, di formato più ampio e sempre con le caratteristiche dell’alta leggibilità.

Nel testo si racconta di come Cheerio, il lungo e basso cane che somiglia ad una salsiccia, sia arrivato in casa Zipzer. Siccome la sorella Emily ha un’iguana di nome Katherine che viene trattata alla stregua di animale molto domestico (può ingurgitare il cibo degli altri commensali e pare partecipare alle conversazioni con i suoi sibili), anche Hank chiede di poter avere un animale, un cane, di cui giura solennemente di occuparsi. Il padre stabilisce che a fare la differenza saranno i voti ottenuti in pagella: allora Hank, con le difficoltà che già conosciamo, si impegna al massimo, arrivando anche a vestirsi da squalo per presentare la ricerca di scienze. E così arriva il momento: andare al canile a farsi scegliere da un cane (perché questo succede), assistere ai primi danni prodotti dall’irruenza della salsiccia con le zampe e battersi perché – come dice Emily – “quel che è giusto è giusto”.

I bambini che tanto spesso desiderano un animale non potranno non identificarsi in Hank. Inoltre è uscito recentemente anche un altro titolo dell’altra serie che racconta degli stessi personaggi intitolato Hank Zipzer e il peperoncino killer, in cui Hank si fa un nuovo amico giapponese grazie agli scambi scolastici e decide di preparare delle enchiladas messicane insieme a Yoshi.

Henry Winkler – Lin Oliver, Breve storia di un lungo cane (trad. di Sante Bandirali), Uovonero 2015, 166 p., euro 12

Hank Zipzer. Una gita ingarbugliata

13 Ago

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Batte cinque, Hank, con questa nuova avventura: è infatti il quinto titolo della serie che racconta delle (dis)avventure di un ragazzino alle prese con dislessia e problemi di apprendimento, ritratto nelle sue paure, ma soprattutto nei lati brillanti della sua personalità. Ogni libro della serie racconta e diverte, mettendo l’accento di volta in volta su un tema particolare che non è al centro della narrazione ma che entra sottilmente tra le righe: l’amicizia, il confronto del protagonista con la sorella, i piccoli trucchi che ognuno mette in atto per rinfrancarsi e così via. In questa occasione vien fuori bene il parallelismo tra quanto Hank non riesce ad apprendere leggendo (un manuale che insegna a fare i nodi marinari) e quanto invece sia rapido e veloce facendo (se vede fare un nodo, lo sa riprodurre): non si negano quindi le difficoltà di lettura e di apprendimento del ragazzino, ma si sottolinea il diverso modo di arrivare allo stesso risultato richiesto. Hank non osa dire nulla delle sue difficoltà per paura che un nuovo amico lo ritenga uno stupido e così finisce per combinare un guaio a cui però pone rimedio con la velocità di reazione e la prontezza nell’organizzare i compagni: la sua classe partecipa – insieme ad un’altra quarta – a un’uscita notturna a bordo di un veliero ormeggiato nel porto di New York, vivendo per alcune ore proprio come i marinai d’un tempo. Peccato che la nave prenda il largo e i marinai a bordo si rivelino dei semplici attori ingaggiati per recitare una parte e assolutamente privi di ogni esperienza navale! Allora entra in gioco Hank, col lontano ma fondamentale aiuto del nonno.

Sul blog trovate anche le recensioni delle precedenti avventure: prima, seconda, terza e quarta! In questo video invece i due autori chiacchierano a proposito del personaggio che hanno creato.

Henry Winkler – Lin Oliver – ill. di Giulia Orecchia, Hank Zipzer. Una gita ingarbugliata (trad. di Sante Bandirali), Uovonero 2015, 208 p., euro 12

Un segnalibro in cerca di autore

3 Apr

un-segnalibro-in-cerca-dautoreEcco il primo volume di “Vi presento Hank” una nuova serie dedicata ad Hank Zipzer, l’irresistibile personaggio combinaguai che ha conquistato tanti lettori e che è arrivato anche in Italia a gennaio sugli schermi televisivi. Una sorta di prequel adatto ai lettori dagli otto con la possibilità di conoscere Hank negli anni precedenti all’ambientazione dei romanzi già usciti: frequenta la seconda classe della primaria, è già il miglior amico di Framkie e proprio in queste pagine conosce Ashley. Ha però un’altra maestra, molto simpatica, che è il motore della nuova avventura: una recita teatrale in occasione della Settimana della Lettura per i Bambini, su un copione scritto dalla maestra stessa dove tanti libri prendono vita durante il sonno di un piccolo lettore. Ogni alunno può leggere il copione e candidarsi per l’assegnazione di un ruolo preciso; ovviamente Hank è in difficoltà: fatica a leggere, a ricordare, fa confusione e anzi, in questo caso, fa proprio scena muta, tanto da essere relegato nel ruolo muto di segnalibro creato apposta per lui. Ancora una volta però saprà vincere le sue paure e salvare la situazione quando è il prepotente della classe a non saper spiaccicare suono.

Il volume è più grande rispetto ai precedenti, ben si adatta a lettori più piccoli, ma sicuramente anche quelli che si sono già affezionati a Hank e al suo mondo saranno contenti di ritrovarli. Scritto utilizzando una font ad alta leggibilità, si conclude con alcune note informative da far leggere ai grandi; spiegando infatti come è costruito il libro, vengono dati alcuni suggerimenti e accorgimenti da utilizzare per rendere più agevole la lettura a chi ha dei problemi come la dislessia.

Henry Winkler – Lin Oliver – ill. Giulia Orecchia, Un segnalibro in cerca d’autore (trad. di Sante Bandirali), Uovonero 2015, 111 p., euro 12