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E quella bestiolina chi è?

18 Nov

portada BICHODai vezzeggiativi e i nomignoli zuccherosi che talvolta gli adulti – bambineggiando bruttamente – danno ai più piccoli si può pure scappare, e allora perché non usare un “bestiolina” che coccola ridendo e non appiccica? Questo bel cartonato  è fatto di illustrazioni di Carmen Queralt che mettono in fila, grazie alla tecnica del collage, una galleria di bestiole: con le ali, a righe, a puntini, piacevoli e un po’ meno (sono bellissimi pure gli scarafaggi, ma qualche schizzinoso tra i lettori c’è pur sempre). Per portare alla sorpresa della pagina finale: uno specchio dove infilare il muso per scoprire la bestiolina più incredibile di tutte.

Dedicato ai Nati per Leggere e ai loro grandi, per giocare insieme e metterci la faccia.

Carmen Queralt, E quella bestiolina chi è? (trad. di Elena Cannelli), Kalandraka 2018, 26 p., euro 10

Minimalario

4 Dic

Un centinaio di animali raccontati in poche righe, ritratti giocati sul filo dell’assurdo, del nonsense e dei giochi di parola, tutti raccolti in un libro dal formato di buon respiro e dalla copertina rigida che renderanno ancora più piacevole la lettura. Ci sono i testi di Carlos Lopez a braccetto con le illustrazioni di David Pintor, che lavorano insieme dal 1993 e già conosciuti nel catalogo Kalandraka con Racconti per bambini che si addormentano subito. Sono storie che fanno ridere, a volte in modo amaro; che dicono di come talvolta sia l’uomo a esser più bestia; che in alcune pagine si legano tra loro grazie a un particolare del testo o dell’illustrazione. Alcune poi paiono quasi degli incipit, delle situazioni che inventano a immaginare il seguito, a inventare il dopo.

Alcune sono decisamente esilaranti, come quella del maiale che non avendo soldi per un vestito per il ballo in maschera rimediò una striscia di fango sulla schiena per travestirsi da salvadanaio ; altre danno dignità pure al povero criceto condannato alla ruota; altre ancora respirano di sollievo rispetto agli stereotipi (la trasformazione del rospo in principe dopo un bacio per fortuna era solo un brutto sogno).

A me i bestiari, fantastici o surreali che siano, fanno sempre venire in mente quella chicca che è Urbuq di Andrea Sottile, con le illustrazioni di Lucia Scuderi: andatelo a riprendere in biblioteca (è fuori catalogo da tanto ormai) e leggetelo insieme a questo, per ritagliarvi un tempo di meraviglia e di sorrisi.

Pinto & Chinto, Minimalario (trad. di Elena Rolla), Kalandraka 2017, 119 p., euro 15

Il puzzle infinito

2 Apr

Ci sono facce e musi che si rincorrono sulle pagine, che si interfacciano tra sinistra e destra seguendo i dialoghi: si sorridono, c’è chi parla e chi ascolta, ci si guarda e così via… tutti notano quanto sono diversi l’uno dall’altro, ma all’invito ad accostarsi (“ancora un po’ di più” dice il testo), ecco che si vede che è questa diversità a fare il mondo. Una diversità che l’artista ottiene in un gioco di puzzle, di scambi di pezzi che riflettono la metafora di come ognuno possa avere qualcosa di uguale agli altri e qualcosa di diverso ed essere semplicemente unico e se stesso. L’albo, che ha ricevuto una menzione speciale lo scorso anno alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, non è solo un libro-gioco che invita a riflettere sull’inclusione in modo originale e mai scontato, ma anche una proposta di laboratorio: nelle pagine finali infatti, Bianki svela come ha costruito le immagini fotografate e invita il lettore – grande o piccolo, o meglio grandi e piccoli insieme – a fare lo stesso. Sono tutte scatole riciclate, colorate, poi accostate; sulla superficie così ottenuta si disegna, poi si girano le scatole e si compongono altri disegni finché tutte le facce portano un segno: a questo punto è un “gioco di scatole” appunto, un comporre infiniti puzzle per far apparire qualcosa di nuovo., partendo dai suggerimenti che vengono offerti.

Le immagini del testo intanto si restano a un gioco di rimandi, tra personaggi che ricompaiono (primo tra tutti, l’uomo col cappello, che fa un po’ da guida), tra pezzi che ritornano: cosa compone chi? E poi dove lo ritrovi di nuovo? Buon divertimento!

Il sito di Bianki.

Diego Bianki, Il puzzle infinito. Recuperare, riciclare e riutilizzare (trad. di Elena Rolla), Kalandraka 2017, 56 p., euro 17

 

Le tre principesse pallide

13 Gen

portada PRINCESASSe un re ha tre figlie a cui lasciare il regno e a scegliere l’erede della corona è il popolo che si deve basare solamente sulla faccia che hanno quando si affacciano al balcone, ecco che nessuna va bene perché son troppo pallide. Ma nemmeno l’ingegno delle due maggiori risolve la questione: a bere la notte stellata o a lasciarsi avvolgere con troppa foga dalla natura, si diventa blu o verdi… nemmeno a parlarne! Così la più piccola piange per una notte intera fino allo sfinimento: non ha alcuna intenzione di governare e manco può pensare all’idea di sostituire il padre, visto che ciò significherebbe che lui sta per morire. Sarà il sole a trovare la soluzione, infondendo coraggio e forza.

In questo albo illustrato tutto è pallido come le principesse: i colori sono quasi velati, vivi ma lievemente opachi per riportare nelle immagini il senso del testo. Le illustrazioni sono essenziali quanto pregnanti: aprite la pagina in cui il sole veglia il risveglio della principessa minore e rimanete incantati dalla semplicità del tutto.

Come spesso segnaliamo, un albo perfetto da leggere ad alta voce.

Il sito dell’illustratrice.

Maria José Martín Francés – Carole Hénaff, Le tre principesse pallide (trad. di Elena Rolla), Kalandraka 2016, 36 p., euro 14

Scheletri e Bocche. Animali straordinari come non si sono mai visti

21 Set

scheletriGuardare da un punto di vista particolare; guardare gli animali che sempre interessano i giovani lettori; guardarli e farli apprezzare attraverso due volumi di alta qualità, lussuosi oserei dire dove lusso significa poter avere a portata di mano dei contenuti di qualità all’interno di volumi curati.

“Scheletri” ripropone il meccanismo che già Florence Guiraud aveva utilizzato in I frutti della terra (Gallucci, 2012): informazioni chiare e semplici a doppia pagina, ai sinistra una scheda tecnica con informazioni, curiosità, modi di dire sull’animale in questione, a destra la silhouette della bestia che si solleva per scoprire com’è lo scheletro, con altra didascalia informativa. Giraffe, gatti, passeri, ma anche grifoni, formichieri, razze chiodate, fenicotteri: insomma, sicuramente di che incuriosire gli appassionati, e non solo.

Passa invece attraverso il punto di vista del modo di nutrirsi, “Bocche”, primo volume di una nuova collana edita da portada BOCASKalandraka a cui seguirà “Occhi”, volumi pensati per scoprire le modalità straordinarie che alcuni animali mettono in atto nel loro quotidiano. La prima uscita descrive con attenzione dodici esemplari diversi e dodici strategie di alimentazione, in rapporto all’ambiente in cui vivono, con schede riassuntive finali che raccolgono notizie, dimensioni e curiosità di ciascuno. Anche qui troviamo il formichiere accanto alla megattera, alla zanzara, alla locusta, alla lampreda… tra testo e illustrazioni di  Nicolás Fernández.

Ancora una volta la possibilità di offrire di che bearsi: tra l’altro entrambi i volumi sembrano graficamente e strutturalmente pensati apposta per essere aperti sul pavimento ed essere goduti da lettori spaparanzati a pancia in giù su un morbido tappeto, tuffati tra le notizie e tra le immagini.

Florence Guiraud – Judith Nouvion, Scheletri. Gli animali come non si sono mai visti (trad. di Roberta Cardinali), Rizzoli 2016, 83 p., euro 24

Xulio Gutiérrez – Nicolás Fernández, Bocche. Animali straordinari (trad. di Francesca Massai, Enrico De Donà), Kalandraka 2016, 31 p., euro 17

Il viaggio della mamma

26 Mag

il-viaggio-della-mamma-ItC’è un gran bisogno di libri che trasmettano modelli femminili non stereotipati. Non eroine, non donne eccezionali, ma semplicemente mamme che lavorano e di libri che parlino di famiglie in cui la reale condivisione della genitorialità è un fatto naturale e non una questione di genere.
Per questo “Il viaggio della mamma” è un libro che racconta una storia semplice, ma speciale, che parla di quando una mamma (in questo caso è una mamma elefante, specie matriarcale ma è solo un dettaglio) parte per lavoro. Non è un dramma, ma un fatto naturale “la mamma parte per un viaggio […], io e papà resteremo a casa”.
Non arrivano orde di nonni a assistere il bambino, non bussano vicini a consegnare lasagne o offrirsi di lavare i panni, anche il papà sa fare tutto quello che serve per fare stare bene e divertire, ma senza la necessità di scimmiottare la mamma ed il suo modo di fare.  Ed è perfetto così, anche se la casa non profuma di fiori ma di piedi scalzi, anche se si sta in giardino a giocare fino a che diventa buio, anche se il cibo è più piccante, anche vengono gli amici e si suona la musica più forte del solito fino a tardi.
La mamma  la  si sente la sera attraverso il computer, quando ci racconta quello che ha fatto, ci racconta dei suoi impegni, ma ci fa piacere sapere che ha saputo anche godersi un bicchiere di vino e un buon libro nelle pause, che ha fatto turismo e compere, che se alla sera è stata colta da malinconia nel suo letto, non vi ha indugiato troppo. Poi il viaggio finisce, la mamma torna a casa, si ritorna a essere vicini e ci si scopre sempre più famiglia, quelle famiglie dove non è necessario stare sempre assieme, ma è bello ritrovarsi.

Un bel libro che racconta le mamme senza retorica e i padri senza chiamarli “mammo” e lo racconta dal punto di vista di un bambino, perfettamente felice e a suo agio, anche con una mamma che viaggia e non sta in casa a sfornare biscotti.

Il blog dell’illustratrice.

Mariana Ruiz Johnson, Il viaggio della mamma (trad. di Elena Rolla), Kalandraka 2016, 32 p., euro 14,o0

Una strana creatura nel mio armadio

3 Feb

interior PESADILLA_Maquetaci—n 1Aprire un testo e capire cosa si intende per classico. Questa è la sensazione che ho provato ritorvandomi tra le mani il libro di Mayer.
I libri per ragazzi soffrono forse più degli altri della scomparsa veloce dallo scaffale, per cui titoli belli e facilmente reperibili diventano, in pochissimo tempo, introvabili. Per questo nella letteratura per ragazzi non bisogna mai aspettare a comprare il libro che ci è piaciuto tanto. Ed è sempre un piacere vedere un testo del 1968 che torna a rianimarsi di nuova vita. Mi piace pensare a esso come a un testo ponte tra famiglie, letto, a suo tempo, da quelli che ora sono nonni ai propri figli e letto, ora, dai figli ormai genitori alla loro prole.
Io non ho avuto questo testo tra le mani durante l’infanzia, sono nata dieci anni dopo la sua prima pubblicazione, ma godo l’incredibile piacere di incontrare un testo vintage e di proporlo ai bambini di oggi. La scoperta (che tanto inattesa non è) è che un bel libro rimane tale senza invecchiare.

Le meravigliose tavole illustrate ci mostrano un bimbo nella sua stanzetta, circondato dai suo giochi (che meraviglia il fucile con il tappo di sughero!) che, come i bambini del 1968 e del 2016, teme il babau nell’armadio. Ma un a sera decide di armarsi di coraggio, aprire l’armadio e affrontarlo. E così scopre che non è poi un mostro così terribile come credeva ma una strana e buffa creatura, che piange disperata. Per calmarla allora la mette a letto con sé anche se da quell’armadio che ancora incute un po’ di paura sembra spuntare una nuova strana creatura, chissà se ci sarà posto per tre nel lettino?

La nuova edizione rende giustizia alle immagini, rispetto all’edizione EL del 1989 nella collana “un libro in tasca”, con la traduzione di Giulio Lughi che molte biblioteche ancora conservano, magari nello scaffale delle prime letture.

Mercer Mayer, Una strana creatura nel mio armadio (trad. di Gabriella Manna), Kalandraka 2015, 36 p., euro 16

Caterina e l’orso, a zonzo per il mondo

23 Gen

copj170.aspQuanto hanno girato Caterina e l’orso prima di approdare tra le mie mani! Che questo fosse un libro giramondo si è capito subito, appena scartato. Caterina e l’orso si vedono per strada o meglio Caterina vede un baldo e fiero orso camminatore e lo segue con un gran sorriso. Così se ne vanno a sperimentare il mondo assieme, a testa alta, a testa bassa, cantando, ballonzolando, a quattro zampe, a tre…
Intorno a loro si susseguono personaggi di contorno e ambientazioni di sfondo, granchietti come compagni di viaggio, ricci e cagnolini giocherelloni, ladri silenziosi che si muovono al chiaro di luna, tesori, canguri curiosoni… E loro avanti per il loro viaggio, complici in ogni pazzia che venga loro in mente per esplorare il mondo e con l’idea fissa di andare sempre e comunque avanti con il sorriso.

E così questo libro ha girato e girato prima di approdare sulla mia scrivania, è stato rapito da un paio di manine che se ne sono innamorate e lo hanno portato ovunque, sotto il cuscino, sul passeggino, ma soprattutto all’asilo. Perchè la proprietaria delle manine aveva capito subito che questo è un libro che permette di giocare con gli amici all’infinito, da farsi leggere e rileggere muovendosi come Caterina e l’orso in cerca di nuove prospettive e verità sul mondo. E le risate dei bimbi e il loro chiamare “Caterinaaaaa” rimangono la recensione più bella a un albo spassosissimo.

Christiane Pieper, Caterina e l’orso, a zonzo per il mondo (trad. Gabriella Manna), Kalandraka 2015, 40 p., euro 14

La nonna addormentata

21 Mar

Sin t’tulo-2Delicatissimo, struggente ma anche divertente libro su un tema difficilissimo da affrontare: come spiegare a un nipote che i nonni non sono immortali.
Ed è proprio il nipote la voce narrante del volume che ci racconta che la sua nonna dorme tutto il giorno da un mese, che per non farla sentire sola va il pomeriggio a leggerle un libro, come lei faceva con lui. Questa nonna dorme forse perchè è stanca di tutte quelle cose strambe che ha fatto, come strappare i fiori del giardino per fare la zuppa o vestirsi di tutto punto per ballare un valzer solitario in salotto. Ma la nonna è come la bella addormentata che aspetta il principe azzurro che venga a rapirla, le dia un bacio, la svegli e la porti via. E quando arriva il letto rimane vuoto.
Una narrazione tra ciò che è stato e ciò che è, che si interroga su quello che sarà. Perchè la nonna, una volta rapita dal principe azzurro,

Vola alto con gli aquiloni. /Nuota nel profondo del mare./ Beve un sacco di limonata. /E prepara tonnellate di pane.

Una finestra aperta nella stanza con il letto ormai vuoto, un aquilone nella pagina seguente, una nonna che dorme e sembra ronfare nella prima pagina (girata di lato, bocca aperta a testimonianza di un sonno profondo, quasi rigeneratore), un sonno sereno, ricco di sorrisi, non l’idea di una donna immobilizzata a letto che soffre. Una nonna che non ha perso la sua dolcezza, i suoi capelli grigi, i suoi sorrisi, che anche “dormendo” sta vicino al nipote, forse per permettergli di salutarla con calma e di trovare il suo segreto da affidarle: fare la pasta al pomodoro più buona del mondo, come la faceva lei.

Quanto ho pianto leggendo? Tantissimo, perchè ha smosso tutta quella dolcezza infinita che si prova per i nonni, perchè anche ora che sono mamma e che i miei nonni non li posso più toccare da trenta anni ormai, non ho ancora smesso di essere la loro nipotina. E ho letto questo libro come lettura della buonanotte a mio figlio, leggendo e lacrimando (ma quante volte lo dovrò rileggere prima di potere controllare le lacrime?) e lui mi ha detto: “Bellissimo, ma ora sono tanto triste!”. Bimbo mio, un giorno sarai triste, è inevitabile ma seminandoti dentro libri come questo spero di darti le parole per esprimere le emozioni.

Roberto Parmeggiani – ill. João Vaz de Carvalho, La nonna addormentata, Kalandraka 2015, 40 p., euro 14

Grazie!

20 Gen

grazie

Imparare facendo, imparare guardandosi attorno, imparare da quel che gli altri dicono, magari senza parole, ma semplicemente facendo. Imparare senza rendersene conto, perché così è la vita: stare in mezzo agli altri, osservarli, vedere come si comportano genitori, nonni, fratelli, sorelle, vicini, amici, insegnanti e chi più ne ha più ne metta.

Imparare ad avere pazienza, a prendersi il tempo per ogni cosa; imparare che ogni cosa ha il suo tempo e come a volte serva andare di fretta, altre volte rilassarsi in pace; imparare a vincere e a perdere, ad ascoltare ogni forma di comunicativa, che usi parole, silenzi o espressioni del corpo. Imparare a fare attenzione (la prudenza, ma anche la cura degli altri) e imparare a prendersi i rischi quando sono necessari.

Un albo per i piccoli e un albo per i grandi, per ripercorrere il filo degli anni e pensare a quali persone e a quali circostanze, magari sottilmente, senza farsi notare, ci hanno segnati nei modi di essere e di fare, ci hanno cresciuti e hanno dato forma e impronta a quello che siamo. Ognuno può fare questo gioco, seguendo la voce del protagonista e le illustrazioni pastose di Carvalho, ricche di sole, di tempi lenti, di frutti succosi, di passi svelti, di vento sulla pelle. Gioco dell’aver imparato e della voglia di condividere. Magari leggendo vi verrà voglia di dividere con qualcuno la pazienza del giardiniere che fa piantare un seme per aspettare mesi a goderne il fiore o la bellezza di lasciar fuori il mondo e ritagliarsi qualche ora in cui riempire gli occhi di bellezza, di vento, di sole, di neve o di mare.

Isabel Minhós Martins – Bernardo Carvalho, Grazie! (trad. di Emma Vaccaro), Kalandraka 2015, 32 p., euro 14