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Consigli di lettura

20 Set

IMG_4497Queste sono alcune delle proposte di lettura che entreranno a far parte delle bibliografie per i corsi di formazione/aggiornamento che coinvolgeranno nelle prossime settimane insegnanti e bibliotecari. Ne abbiamo parlato, ne parleremo qui.

Il giovane Darwin

12 Dic

giovane darwinGran bella proposta di fumetto tra narrazione storica e scientifica. Con un’incredibile capacità di sintesi e di ottimo utilizzo di quel che il formato del fumetto permette, Grolleau e Royer raccontano i cinque anni in cui Charles Darwin viaggia per il mondo a bordo della HMS Beagle, le scoperte, ma anche i dubbi e gli interrogativi sulla sua epoca. La cornice narrativa è quella del 1858: il padre della teoria dell’evoluzione sta lavorando al suo saggio sull’origine della specie e i suoi figli disegnano scimmie e soldati sui fogli delle bozze. Proprio a loro Darwin racconta quel viaggio, insistendo su cosa più sue (la paura per la partenza dopo l’entusiasmo iniziale, il mal di mare, la scelta di cambiare il programma e allungare i tempi per visitare luoghi non previsti), sottolineando le scoperte scientifiche, l’ossrvazione degli animali e le intuizioni, raccontando i rapporti umani: gli scontri con il capitano Fitzroy, lo scontro sul modo di intendere e trattare gli schiavi e gli indigeni, la necessità di far comprendere il distacco dalla concezione della creazione divina del mondo.

Darwin viene raccontato come ragazzo della sua epoca (compirà venticinque anni al termine della spedizione), come uomo che ha piena consapevolezza del momento storico e che si interroga, grazie anche alle persone con cui viene in contatto e alla sua famiglia (suo nonno era membro del movimento per l’abolizione della schiavitù ), sui modi dell’uomo, sui suoi comportamenti, sull’evidenza che si palesa ai suoi occhi dell’uguaglianza delle persone.

Fabien Grolleau – Jérémie Royer, Il giovane Darwin (trad. di Stefano Andrea Cresti), Tunué 2020, 174 p., euro 16,90

Momo

30 Giu

momoEscono in un unico volume in Italia le due avventure di Momo, fumetto pluripremiato tra Canada e Francia, dove ha ricevuto tra gli altri il Prix Bull’Gomme 2019, la  Pépite BD
al Salon du livre et de la presse jeunesse de Montreuil nel 2017 ed è stato nominato al Prix Sorcières. Racconta di una bimba che vive in un villaggio di pescatori in Normandia e cresce con la nonna, mentre il papà è imbarcato su un peschereccio per lunghi periodi. Dall’alto dei suoi cinque anni Momo osserva il mondo e le persone che la circondano, i grandi che la affascinano e quelli che la spaventano, la nonna che è la presenza costante e che sa essere insieme buffa e severa quando serve. Alla morte dell’anziana, essendo impossibile mettersi immediatamente in contatto col padre, è il villaggio che decide di prendersi cura della piccola e in particolare il macellaio barbuto  scherzoso che a Momo però incute tanta paura.

Come raccontano le pagine finali, il tutto nasce da riferimenti fotografici, in particolare a una serie di fotografie dove una bambina giapponese era al centro della scena: nonostante fosse partito per costruire una storia ambientata proprio in Giappone, Garnier l’ha poi voltata in un’altra ambientazione, raccontando la provincia normanna – sull’eco dei suoi trascorsi d’infanzia – negli anni Novanta (un walkman e un gameboy a testimoniare l’epoca). Ne nasce un fumetto che dapprima si incentra sulla protagonista e sulla sua nonna, poi sviluppa e caratterizza gli altri personaggi arrivando a essere un ritratto corale del villaggio che ne fa sfondo, riprendendo particolari dalla realtà come era ritratta in fotografie sbiadite recuperate sulle bancarelle nei mercatini della domenica e caratterizzandoli con un ritmo e un segno che paiono far scorrere sulla pagina le dinamiche di un’animazione.

Jonathan Garnier – Rony Hotin, Momo (trad. di Stefano Andrea Cresti), Tunué 2020, 176 p., euro 16,90

Sabine nel mondo della magia

22 Lug

Sabine è una bambina con pochi amici e dei poteri di cui non capisce la provenienza né la potenzialità, eppure qualcosa di particolare lo sa fare: il giorno in cui il gruppo di bulletti della classe la prende di nuovo di mira blocca su un albero il loro pallone. Solo Michael, alunno nuovo arrivato, se ne rende conto; l’amicizia che ne nasce fa scoprire a Sabine che l’amico vive in una casa e in una famiglia molto particolari:non si occupano di produrre sciroppo d’acero come il suo papà, ma hanno a che fare con la magia. Proprio in un paralleloo mondo magico la protagonista si trova catapultata durante una merenda a casa di Michael: è il regno di Uwa, ex regina della magia, imprigionata da maghi sfruttatori dei poteri altrui. L’avventura si fa ancora più intrigante perché da quel mondo Sabine deve cercare di uscire, senza dimenticare di trovare Michael e riportarlo indietro. Proprio su quest’aspetto del legame tra i due ragazzini si innesta un’interessante riflessione sul significato dell’amicizia, sui sentimenti feriti, sulla delusione, su come ciascuno può credere in un’altra persona senza essere per forza ricambiato allo stesso modo.

Sul sito dell’editore trovate la playlist che l’autrice ha confezionato come colonna sonora ideale per la lettura del fumetto.

Luisa Torchio, Sabine nel mondo della magia, Tunué 2019, 

Il calore della neve

1 Nov

Ambientato in un piccolo paese della Norvegia degli Anni Novanta, questo fumetto racconta l’avventura di quattro amici che partono per un’avventura di nascosto dai genitori. Lo scopo è quello di ritrovare il fratello maggiore di uno di loro che da poco, per dissapori in famiglia, se n’è andato senza uno straccio di biglietto o di spiegazione. la rabbia del fratello minore contagia gli altri tre che si sentono in dovere di accompagnarlo e non mollare anche quando la strada verso la baita rossa diventa pericolosa. Dormono in tenda, ma si preannuncia una bufera: anche se sanno leggere i segnali della natura, i quattro decidono di continuare ugualmente, mescolando al cammino i ricordi del passato, gli episodi che li legano, le rabbie. Litigano, fanno pace, lasciano intendere innamoramenti, cercano di prendere in giro le paure raccontando vecchie leggende del terrore o evocando incidenti terribili ben più vicini nel tempo. Vacillano, rischiano sul ghiaccio troppo sottile in una metafora riuscita dove nella natura si riflettono i pericoli e della vita quotidiana e la forza di quando non si è soli.

Il tratto di Christian Galli riesce non solo a rendere al meglio i caratteri dei protagonisti, le loro spigolosità, le attese, ma a incuriosire fin da subito, fin dalla copertina il lettore, complici anche i colori delle sue matite che approfittano del bianco della neve per risaltare.

Christian Galli, Il calore della neve, Tunué 2018, 112 p., euro 16

Il fiore della strega

3 Ott

Nel villaggio in cui vive Tami quando un bambino compie dieci anni deve lasciarsi tutto alle spalle e partire per il mondo per diventare uomo; solo così sarà onorato e rispettato al suo ritorno. Lui ha girovagato per anni, sconfitto mostri, salvato principesse, trovato tesori e ucciso demoni. Poi uno sciamano gli ha suggerito di andare oltre il villaggio di Kariga, nell’estremo nord, e di raccogliere uno dei fiori magici coltivati dalla strega. Svenuto durante una tempesta, viene soccorso da Mira e dai suoi genitori e si risveglia proprio nel villaggio di Kariga, dove vive per qualche tempo e dove diventa parte della comunità, conoscendo possibilità di affetto e cura reciproca.

Poi arriva il vento della strega, quello che gela la cascata rendendo possibile raggiungere il regno in cui crescono i fiori magici: sarà allora che che Tami dovrà scegliere che uomo essere e cosa riconoscere nell’esperienza vissuta in una società e in una famiglia che non chiedono prove o dimostrazioni, ma che già hanno dimostrato a lui di considerarlo per quello che è e che vale davvero.

Un nuovo fumetto della collana Tipitondi che racconta il crescere, il passaggio del diventare grandi e le scelte, le conseguenze degli errori e la capacità di essere se stessi.

Enrico Orlandi, Il fiore della strega, Tunué 2018, 108 p., euro 16

La spaventosa paura di Epiphanie Frayeur

3 Apr

Dopo L’uomo montagna in cui affrontava il tema della morte, Séverine Gauthier si cimenta con quello delle paure che attanagliano, bloccano e distruggono. Regala al suo personaggio uno splendido accostamento nel nome di epifania e di terrore/attacco di panico, che può passare inosservato al lettore che non mastica il francese, mentre Clément Lefèvre sceglie, per le scene più buie, sfumate di verde che ben dicono l’atmosfera.

Epiphanie ha otto anni e mezzo, la stessa età della sua paura, che la segue come un’ombra e che nel tempo è cresciuta ben più di lei: è cresciuta al punto da essere quasi indipendente, dal scegliere autonomamente di far paura a chiunque si avvicini. Quando la ragazzina decide di liberarsene, o per lo meno di addomesticarla, si imbarca in un’avventura che la conduce su sentieri tortuosi e le fa incontrare persone che avranno un ruolo importante nel tenderle la mano nonostante sembrino impotenti anche loro davanti alla nera creatura che l’accompagna. Ecco una guida che ha perso aderenza al terreno e serietà, il dottor Psyche, un eclettico parrucchiere, un domatore di circo, una chiromante, un cavaliere senza macchia né paura dalle sembianze donchisciottesche. Nel viaggio Epiphanie prende coscienza del desiderio di essere libera, della volontà di recidere il legame con la paura e di non avere timore. La paura, reciso il filo che le lega, si fa piccina, quasi un animale da compagnia, ed è significativo che sia Epiphanie a prenderla per mano e a portarla verso il tramonto, proprio dove il cavaliere dice che devono essere portate le donzelle in ambasce.

Ricco di giochi di parole e sfumature di significato che vengono ben mantenuti nella traduzione italiana, il libro è finalista al Premio Andersen 2018 nella categoria “miglio libro a fumetti” e regala al lettore anche un gioco dell’oca finale con cui intrattenersi ancora nella storia.

Gauthier – Lefèvre, La spaventosa paura di Epiphanie Frayeur (trad. di Stefano Andrea Cresti), Tunué 2018, 96 p., euro 17

L’uomo montagna

21 Feb

uomo_montagna

La levità del tratto di Amélie Flechais accompagna una storia di scoperta, un viaggio per partire e per lasciar andare. Il piccolo protagonista è abituato a viaggiare col nonno, il quale però gli spiega che sta per arrivare al suo ultimo viaggio, in cui il nipote non può accompagnarlo. Il nonno è “vissuto” e le immagini della natura che usa per descrivere la sua età e la consapevolezza della vicinanza della morte (serena, come chi è abituato a viaggiare sa che esiste un momento in cui bisogna andare) sono poetiche: tutti gli anni passati e le esperienze fatte sono grandi montagne cresciutegli sulle spalle; la fronte porta i solchi dei sentieri seguiti; nella voce il rombo della terra percorsa; negli occhi l’acqua dei mari visti.  Il nonno è stanco, i piedi pesanti e il vento non ce la fa più a portarlo. Il nipote allora parte alla ricerca della montagna più alta e del vento più forte che lì sopra abita.

Il viaggio diventa un’iniziazione: è il primo che il bambino compie da solo, forte della fiducia del nonno e della missione scelta ed è un susseguirsi di incontri, dove agli elementi della natura viene affidato il compito di dire com’è la vita, di parlare di radici, di condivisione, di senso. Un albero, tre sassi e uno stambecco accompagnano il bambino dando risposte e ponendo a loro volta domande; poi è il vento a sostenerlo nella scoperta più dolorosa: il nonno non ha atteso il suo ritorno, ma gli ha dato la possibilità di cominciare a crescere, di riconoscere le radici a cui tornare e di cui sentirsi forte.

Una delicata quanto intensa parabola sulla vita e sulla morte, sull’andare e sul partire. Non mancatela.

Il tumblr di Flechais e il suo blog.

Séverine Gauthier – Amélie Fléchais, L’uomo montagna (trad. di Stefano Andrea Cresti), Tunué 2017, 42 p., euro 14,90

Dammi la mano

17 Dic

dammi-la-manoLa rabbia dell’adolescenza concentrata sui volti crucciati e torvi dei protagonisti di questo fumetto, all’ultimo anno di scuola media, convocati dalla preside perché protagonisti di una zuffa nell’ora di inglese. Affidati a un professore che sa vedere oltre le apparenze, si vedono assegnato come punizione un lavoro comune: ogni pomeriggio, sabato compreso, dovranno lavorare insieme per rimettere in sesto la carcassa di un vecchio biplano che giace nel terreno della scuola. A colpi di cartavetro e insulti, silenzi e vernice, i due cominciano a scoprire angoli di sé, raccontandosi prima attraverso musica e libri fino a far emergere i motivi principali della loro rabbia. Entrambi vengono da situazioni famigliari complesse, hanno a che fare – per cause diverse – con un solo genitore e la vita in casa non è semplice. Si sentono soli, arrabbiati e non ascoltati; hanno dei segreti e hanno dei sogni a cui necessitano ali per poter prendere il volo.

Si parla di libri e di musica (c’è De André, ma anche i Subsonica e gli Oasis), di dignità, di lavoro che manca, di modi di fare, di pari e di madri. Si parla di scuola, di insegnamenti, di possibilità di fidarsi, della bellezza che qualcuno si fidi di te. E siccome è un fumetto italiano ci fa ancora più piacere segnalarlo.

Il blog dell’autrice.

Simona Binni – colori di Marcello Iozzoli, Dammi la mano, Tunué 2015, 128 p., euro 14,90

Atlas e Axis

27 Nov

atlas-e-axisNon è semplice parlare di questo primo volume di una saga che riecheggia temi quanto mai come in queste settimane all’ordine del giorno. L’autore costruisce un mondo fantastico con tantissime assonanze al reale (di ieri e di oggi) e lo popola di animali antropomorfi caratterizzati singolarmente ma anche a livello corale: i protagonisti principali sono cani di razze diverse, ma intorno e contro hanno comunque anche altri animali.

Atlas e Axis, amici da sempre, sopravvivono ad un attacco dei Norcani al loro villaggio: tutto è razziato, la sorella di Axis, un’amica volpe e alcuni cuccioli sono stati rapiti e portati a Nord sulle navi similvichinghe dalle grandi vele. Persa ogni cosa, gli amici decidono di ripartire verso un’avventura che li dividerà, li farà ritrovare, ma soprattutto li metterà a confronto con la violenza che genera violenza, con la necessità di uccidere, con le scelte da prendere di fronte al nemico quando ci si ritrova in condizione di forza, con l’impotenza di fronte a chi si fa saltare in aria imbottito di esplosivo, con la forza della disperazione, ma anche dell’amore e dell’amicizia. E intanto ci si confronta, si parla e si discute; ci si scontra su teorie divine ed evoluzionismo; si incontra qualcuno di simile che ha scelto di vivere in modo diverso e di comportarsi diversamente con le altre specie che ha intorno.

C’è molto, insomma, tra queste pagine, c’è davvero tanto e la capacità dell’autore è probabilmente quella di sottendere a tutto comunque un nocciolo di sfida e di avventura che compare fin dalle prime tavole, quando i due ricevono la pergamena che Canuto sta studiando, documento che evoca l’esistenza dell’osso dell’abbondanza, posseduto il quale non ci sarà più problema di cibo. E verso l’osso dell’abbondanza è il cammino che evoca la nuova avventura che seguirà nel prossimo volume.

Il blog di Pau.

Pau, Atlas e Axis volume 1 (trad. di Ilaria Fiorella), Tunué 2015, 144, euro 16,90