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Consigli di lettura

20 Set

IMG_4497Queste sono alcune delle proposte di lettura che entreranno a far parte delle bibliografie per i corsi di formazione/aggiornamento che coinvolgeranno nelle prossime settimane insegnanti e bibliotecari. Ne abbiamo parlato, ne parleremo qui.

Arthur e la fune d’oro

21 Mar

arthur fune oroInteressante formato per i lettori che cominciano a muoversi con destrezza nella pratica della lettura: un albo con grandi illustrazioni, testi brevi e ben distribuiti sulla pagina e l’idea di poter ritrovare il tutto anche in altre avventure. Fa infatti parte di una serie, “I Brownstone” (di cui Giunti manda in libreria anche un altro titolo, “Marcy e l’enigma della sfinge”) in cui Joe Todd-Stanton fa prova ancora della buona capacità di narrare l’avvntura in parole e illustrazioni di cui già aveva dato segni ad esempio ne Il segreto della roccia nera, edito in Italia da Babalibri.

L’invito fatto al lettore è di addentrarsi nella cripta della famiglia Brownstone e lasciarsi catturare dalle storie delle rarità e degli oggetti dai poteri magici che i suoi membri hanno nei secoli raccolto, come Arthur, nato molto tempo fa in un villaggio islandese, ragazzino affascinato dalle leggende e dalle creature della foresta. A lui, improbabile eroe, tocca il compito di addentrarsi nella terre degli dei Vichinghi per trovare il modo di ravvivare il fuoco spento dall’arrivo di una grande belva. 

Joe Todd-Stanton, Arthur e la fune d’oro (trad. di Francesca Pellegrino), Giunti 2021,  56 p., euro 12,90

Aaron

9 Mar

A proposito di “giuste misure”. Quello della “giusta misura” è un concetto che ho usato sovente negli ultimi mesi, in tanti momenti di incontro e approfondimento con insegnanti e bibliotecari: è stata una sorta di categoria in cui ho infilato i – molti, per fortuna – libri per quella fascia di lettori tra 7 e 9 anni, a volte anche 10-11, per cui spesso abbiamo negli anni passati faticato a trovare un buon libro. Sono libri con un testo non troppo lungo, spesso illustrati, storie gustose che nella maggior parte dei casi funzionano molto bene anche lette ad alta voce. Mi fa quindi molto piacere poterne aggiungere un altro, quello con cui Håkon Øvreås ha vinto il Nordic Council Children and Young People’s Literature Prize: racconta delle avventure di Aaron, alle prese con i bulli del quartiere e con la morte del nonno. Il protagonista ha un alter ego, Aaron X, super eroe con tanto di mantello e di secchi di pittura marrone, che la notte si aggira tra le strade della cittadina colpendo proprio i tre ragazzi più grandi che lo hanno preso di mira. Aaron ha anche due amici, Neri e Luisa, e pure al suo super eroe si aggiungono di notte due altri compari, Neri X e Bluisa, dai corrispettivi colori.

Non c’è bisogno di dire molte cose, non c’è bisogno di confessare o di mettersi d’accordo; tutto succede con naturale empatia, per amicizia e solidarietà, per sentirsi forti insieme, per fare squadra, per supportare Aaron nel momento in cui deve elaborare la morte del nonno. Quel nonno con cui continua a parlare, che dà suggerimenti e consigli, che sostiene che si le cose si possono sempre sistemare e che può essere molto utile avere un orecchio di giraffa a disposizione (!).

Questo è il primo di una serie di tre libri, i seguenti sono dedicati uno a Neri X e l’altro a Bluisa, sono già annunciati in traduzione e permetterann ai lettori di seguire le avventure del trio, tra rapimenti, furti e speculazioni edilizie.

Håkon Øvreås – ill. Øyvind Torseter, AAron (trad. di Eva Valvo), Giunti 2020, 144 p., euro 12, ebbok euro 7,99

Storia di Boy

18 Nov

storia di boyChe meraviglia questa scoperta, questo libro che ha aspettato per tanto e che ora ho letto: l’autrice fa piombare il lettore in pieno fine Medioevo, nell’anno santo 1350 tra i pellegrini in visita a Roma. Racconta Ragazzo, il protagonista che vive in terra di Francia in un maniero che ha conosciuto giorni migliori. A lui, gobbo e deriso non solo per la malformazione ma anche per i boccoli d’oro, tocca accompagnare verso Roma Secundus, misterioso pellegrino che cerca di arrivare sulla tomba di Pietro con sei reliquie, per procurarsi le quali non bada a mezzi e a modi. Tutto stupisce il ragazzo che non ha mai visto il mondo e che sogna di poter chiedere il miracolo di diventare un normale ragazzo; eppure lui sa parlare con gli animali e ha in nuce qualcosa di straordinario anche se non lo sa. Il viaggio, le peripezie e le fughe sono l’occasione perché Secundus si racconti, perché i due si addomestichino a vicenda. Il lettore accompagna Ragazzo nella presa di coscienza e nell’accettazione della sua vera natura, fino a rendersi conto di quanto vasti possano essere i suoi orizzonti.

E se non si può dire di più sulla trama per non rivelare troppo, di certo di può sottolineare come l’ambientazione ricostruisca alla perfezione il mondo medievale, le credenze dell’epoca, il modo di vivere e di pensare e la città di Roma devastata dai Barbari e – come dice Secundus – dai suoi abitanti che non seppero vedere abbastanza lontano. Le illustrazioni di copertina e di inizio capitoli e le mappe di Ian Shoenherr contribuiscono non poco alla resa dell’epoca.

Catherine Gilbert Murdock – ill. di Ian Schoenheerr, Storia di Boy (trad. di Roberto Serrai), Giunti 2019, 249 p., euro 16, ebook euro 9,99

Glauco e Lenina

18 Apr

Chiudono la loro ideale trilogia storica, Marco Tomatis e Loredana Frescura, dimostrando ancora una volta la capacità di saper calare in un determinato contesto storico personaggi inventati che però del vero – dell’atmosfera storica, dei dettagli, dei contorni ben precisi – si nutrono. Mentre i precedenti erano rispettivamente dedicati alla prima Guerra mondiale e alla Germania hitleriana, ecco un romanzo calato nella Milano fascista del 1936, giocato sull’amicizia tra due ragazzi e sugli avvistamenti di veivoli di orgine ignota avvenuti proprio in Italia negli anni Trenta: questo particolare, poco conosciuto certamente, rende particolarmente curiosa l’ambientazione del romanzo e potrà spingere il lettore ad andarsi a cercare altre notizie. Inoltre vengono date molte informazioni sulla vita quotidiana di quel tempo, permettendo così di farsi un’idea dell’ingerenza del regime nella vita di tutti i giorni, sulle regole imposte a volte grottesche, e anche della differenza che poteva passare tra l’essere figlio di un gerarca fascista, come Glauco, o di un socialista mandato al confino, come Lenina, così chiamata in omaggio a Lenin.

Altro aspetto interessante della scelta degli autori è di rimarcare l’uso che il fascismo fece dello sport e la sua esaltazione: fa da perno la figura del protagonista Glauco, cui una lesione al braccio in età infantile provoca difficoltà di movimento, prese in giro da parte dei compagni e disprezzo da parte del padre che vorrebbe un figlio perfetto e che odia ancora di più la sua passione per l’astronomia. Il ragazzo vive in casa anche il pessimo rapporto col padre che non perde occasione di ingiuriare la madre e cova un astio profondo che lo porterà, per circostanze varie, a rubare la valigia in cui il padre trasporta documenti segreti che riguardano un avvistamento forse di UFO che lui stesso ha visto nel cielo di Milano, e a fuggire con la sconosciuta Lenina. Il coraggio, l’intraprendenza e l’infiammarsi della ragazza per le giuste cause affascinano Gauco che condivide con lei la scoperta fatta mentre osservava il cielo col suo telescopio; i dubbi si insinuano: e se Mussolini fosse un marziano? L’avventura è dietro la porta, tra la fuga in bicicletta e il treno, l’incontro con Tazio Nuvolari e la presa di coscienza di quel che il regime compie e degli atti di chi invece gli si oppone.

La copertina è di Sonia Maria Luce Possentini.

Loredana Frescura – Marco Tomatis, Glauco e Lenina, Giunti 2019, 190 p., euro 12

Oh, Harriet!

14 Apr

Nel 2014, D’Adamo ha pubblicato Oh, freedom! in cui si narrava la storia dell’undicenne Tommy che vive schiavo con la famiglia in una piantagione di cotone, sognando la libertà. Che arriverà sulle note del banjo di Peg Leg Jo, percorrendo la mitica Underground Railroad. Proprio documentandosi per quel romanzo, l’autore ha conosciuto la storia di Harriet Tubman, la donna che ha inseguito – anche su quella strada – il sogno della liberazione dalla schiavitù. La racconta in questo nuovo romanzo, utilizzando l’escamotage di un reportage giornalistico, prendendo spunto da altri fatti storici e costruendo una cornice che piacerà sicuramente a chi ama le “storie vere”.

Bill Bishop è un giovane cronista dell’Herald Tribune che nel 1912, mentre il mondo è incollato  seguire le vicende del Titanic, si trova inviato dal giornale lontano dalla scena principale in quel momento, mandato in un buco di villaggio ben lontano da New York a intervistare un’anziana ultranovantenne per quel che pare un capriccio del suo redattore capo. Scoraggiato e abbattuto per non poter scrivere del Titanic e vedere la propria firma in prima pagina, costretto a litigare via telefono con la fidanzata a cui ha promesso la serata insieme, Bill si affaccia sulla soglia della locale casa di riposo e si trova al cospetto di una donna minuscola, quasi un uccellino rintanato su una sedia a dondolo. Ma Harriet Tubman lo fissa con occhi vivi e penetranti, gli legge dentro e gli scodella in tre giorni la sua storia. Ecco allora il racconto della sua infanzia in schiavitù, delle angherie e delle umiliazioni, del sogno di poter scappare e del coraggio preso a due mani, rinfocolato da chi le ha insegnato l’esistenza di Stati liberi e dato qualche informazione per non perdere la strada (come ritrovare il nord, come leggere le stelle, come sputare nel fiume per sapere risalire la corrente). Ecco il racconto della fatica e della passione che la libertà richiede, ma anche la storia di John Brown – sì, quello della canzone, dei viaggi lungo la  Underground Railroad, di come Harriet abbia addirittura guidato un battaglione dell’esercito durante la Guerra di Secessione.

Il testo alterna il racconto di Harriet con gli articoli che Bill scrive a proposito e ha una coda ambientata a Washington, nel 1963, nel giorno del famoso discorso di Martin Luther King durante la Marcia per i Diritti Civili; permette così di leggere una lunga pagina di storia alla luce della testimonianza di una persona che vi ha preso parte, di parlare di diritti civili non solo dei neri ma anche delle donne, di far venire la curiosità di approfondire essendo scritto con uno stile appassionato e agile che coinvolge sicuramente chi legge.

Francesco D’Adamo, Oh, Harriet!, Giunti 2018, 160 p, euro 12

Storia di Fiordaliso

15 Mar

Frescura e Tomatis si confermano ancora una volta capaci a tessere storie che sono intrise di storia, non solo come fondo su cui si muovono i personaggi, ma prendendo a prestito figure reali, da episodi storici realmente accaduti. In questo caso la figura principale viene dritta dalla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Berlino del 1936, la bambina che porge a Hitler un mazzo di fiordalisi, immortalata in Olympia, il lungo documentario girato da Leni Riefensthal. Gli autori immaginano che si chiami Ester, sia una giovane campionessa di ginnastica ritmica, la cui allenatrice è una donna piena di passione per lo sport. Attraverso la vicenda di Ester, una mishling, figlia di padre ebreo e mamma ariana, e della sua squadra si dipana una narrazione che ha il merito di affrescare la vita quotidiana in Germania tra la metà degli anni trenta e gli anni Quaranta. Attraverso la sua figura, quella dell’amica Brigit, dell’insegnante Linzie e del suo innamorato Julius si parla della persecuzione degli ebrei, della Notte dei Cristalli, delle difficoltà per ottenere documenti per emigrare, ma anche del piano di eliminazione di bambini come mongoloidi come il fratellino di Brigit o ancora del progetto Lebernsborn per generare neonati ariani perfetti da allevare germanizzati e indottrinati.

La finzione a cui i protagonisti sono costretti diventa una farsa grottesca da proiettare sul grande schermo; proprio la regista Riefensthal decide infatti di girare un documentario sulla vita quotidiana della perfetta famiglia ariana, scegliendo come protagonista quella che ormai pare una famiglia: Linzie e Julius, che ha cambiato il nome in Otto, Ester e Brigit vivono in un villaggio modello costruito a Stoccarda dai nazisti. Linzie insegna ginnastica, Julius lavora come autista e le bambine vanno a scuola e frequentano la Lega delle ragazze tedesche dove inneggiano a Hitler e omaggiano la bandiera con la svastica. La finzione non può ovviamente durare per sempre; il tentativo di fuga e il finale salvifico, per quanto amaro, permette ancora una volta di seguire le possibilità diverse che l’emigrazione e il dopoguerra potevano offrire.

L’immagine di copertina è di Sonia Maria Luce Possentini.

Loredana Frescura – Marco Tomatis, Storia di Fiordaliso, Giunti 2018, 183 p., euro 12

The Hate U Give

6 Ott

La sedicenne Starr vive costantemente divisa in due: da una parte la vita familiare, nel ghetto povero e violento, territorio di scontro tra gang, e la vita scolastica, in un prestigioso istituto a quasi un’ora di auto da casa, dove la maggioranza degli studenti è bianca e ricca e dove i genitori hanno iscritto lei e i fratelli per tentare di sottrarli all’ambiente del quartiere. La ragazza descrive perfettamente il proprio diverso modo di fare a seconda di dove si trovi, l’impossibilità di condividere davvero la propria vita con le amiche e addirittura col suo ragazzo, tutti bianchi e tutti così lontani dal mondo in cui è cresciuta.

Il contrasto esplode quando l’auto su cui l’amico di sempre la sta riportando a casa viene fermata per un controllo da un poliziotto che uccide il ragazzo, credendolo erroneamente armato. Quel che ne segue è vicenda reale e storica: lo spaccarsi dell’opinione pubblica, il ritrarre il ragazzo come uno spacciatore prima di averne le prove, la mancata condanna dell’assassino. Starr vive tutto sulla sua pelle, comprese le rischiose conseguenze della scelta di testimoniare e di dire la verità dei fatti. Il dolore del sentirsi incompresa e inascoltata, di rivivere un’ingiustizia toccata prima di lei a tanti altri nella stessa situazione, di sentirsi inchiodata a stereotipi e pregiudizi mette a nudo i meccanismi dei rapporti, delle amicizie, della convivenza e la necessità di far sentire la propria voce, conscia del rischio che nulla potrebbe cambiare, che la verità potrebbe ancora una volta essere insabbiata semplicemente a causa del colore della pelle delle persone coinvolte.

Angie Thomas riesce perfettamente nel rendere viva la realtà che racconta, permettendo al lettore di sentirsi presente sulla scena e partecipe dei fatti che avvengono; è vero, si parla di un tema attuale e urgente, ma in modo appassionato e non banale, sicuramente in modo sentito da parte dell’autrice, con un grande rispetto e del tema e del lettore: si percepisce che Thomas non scrive per scrivere un romanzo su Black Lives Matter, ma perché è forte in lei l’esigenza di dire una storia che sente propria, che conosce, che rende al meglio sulla pagina.

Il romanzo è ovviamente costellato dall’uso dello slang e da tanti riferimenti: le gang che si spartiscono il territorio, ma anche marche e prodotti statunitensi, e soprattutto film, musica (rap e hip hop su tutto), personaggi storici e organizzazioni che hanno avuto parte fondamentale nel movimento rivoluzionario afroamericano, come le Pantere Nere. Il titolo stesso del libro fa riferimento all’acronimo THUG (The Hate you Give Fucks Everyone) coniato dal rapper e attivista Tupac Shakur per dire che l’odio che si rovescia sui bambini e sui ragazzi tornerà a rivoltarsi contro ciascuno, nella società.

Angie Thomas, The Hate U Give. Il coraggio della verità (trad. di Stefano Bortolussi), Giunti 2017, 410 p., euro 14

Papà sta sulla torre

7 Ago

Il romanzo racconta in prima persona la storia del dodicenne Nino e della sua famiglia, segnata dalla crisi e dalla chiusura della fabbrica in cui il padre lavora. Sindacalista tosto, detto non per niente “Testadipietra”, sale sulla vecchia ciminiera del paese e ci rimane per quasi un mese, come forma di protesta. Intanto Nino si imbarca in un’avventura astrusa, guidato dal suo migliore amico Goffy, che legge l’impossibile e sostiene di aver ricevuto un messaggio dagli alieni che porteranno pace, lavoro e libertà. La riparazione di una vecchia barca e la navigazione verso il famigerato Petrolchimico, stabilimento abbandonato da anni e colpevole insieme ad altre fabbriche dell’inquinamento del fiume, è un viaggio in qualche modo iniziatico alla vita, alle cose che si possono cambiare e quel che capita, alle storie degli altri, alle risposte che bisogna andarsi a prendere. Sulla barca con loro c’è Cassandra Vu che a scuola è famosa per nascondersi dietro la cortina dei capelli scuri, come forma di isolamento dal mondo.

A colpire di questo romanzo, al di là e forse anche prima della trama (che qualcuno a tratti potrebbe tacciare di steoritipizzazione), è il ritmo narrativo che lo rende pressoché perfetto per la lettura ad alta voce. La voce di Nino, che parla al lettore, lo avvolge, lo rende presente all’azione, lo fa partecipe degli incontri e dell’avventura. E gli racconta storie nella storia: la bella figura di Anselmo il Pazzo, la confessione di Cassandra sulle sue origini, le spiegazioni di Goffy che attinge ai libri e ai film che conosce. Insomma, vi verrà davvero voglia di leggerlo a qualcuno.

Francesco D’Adamo, Papà sta sulla torre, Giunti 2017, 169 p., euro 14, ebook euro 8,99

No surrender

18 Apr

Hoot, il precedente romanzo di Hiaasen tradotto in Italia, è un libro sempre presente nei percorsi per la scuola secondaria di primo grado: una buona storia, con toni gialli, dove è ben presente l’interesse del suo autore. Hiasen infatti è un giornalista che per The Miami Herald conduce inchieste su corruzione politica e speculazioni a danno dell’ambiente e un’attenzione ai temi ambientali ed ecologisti traspare anche tra le righe di questo romanzo.

Narra in prima persona Richard, sulle tracce della cugina coetanea Malley, decisamente propensa a cacciarsi nei guai. Richard non si lascia ingannare da una partenza anticipata per il collegio e ben presto capisce che è fuggita con un tizio conosciuto on line, forse manco del tutto volontariamente.  Si mette sulle sue tracce in compagnia di un singolare anziano, conosciuto mentre si nascondeva sotto un cumulo di sabbia per tentare di smascherare i cacciatori di uova di tartaruga sulla spiaggia. Secondo il web, Clint Tyree è morto da un pezzo, m prima è stato un campione di football, un soldato in Vietnam e governatore della Florida, improvvisamente scomparso dalle sene e secondo molti impazzito. Eppure è lì davanti a Richard, con un occhio di vetro, un nomignolo da lucertola e il bagagliaio dell’auto pieno di libri; offre il suo aiuto, una tempra eccezionale e una certa rapidità di azione. Così la coppia improbabile parte, missione salvataggio, unico iniziale apparente legame la passione per il picchio dal becco avorio, specie data per estinta.

Qualcuno obietterà sicuramente che è una storia che non sta insieme, fatta di personaggi improbabili e somme di situazioni in qualche modo estreme. Eppure è una storia che fila, che si fa leggere di corsa, che lascia il lettore soddisfatto: l’ottima abilità narrativa di Hiaasen è sostenuta da una certa vena satirica e dalla capacità di incastrare tutto al punto giusto; per quanto improbabili, i caratteri e le situazioni non stonano e l’autore arriva esattamente dove vuole andare, portando il lettore là dove sapeva fin dall’inizio.

D’obbligo la conoscenza del BigFoot, annessi e connessi.

Il sito dell’autore.

Carl Hiaasen, No surrender (trad. di Stefano Bortolussi), Giunti 2017, 264 p., euro 14