I custodi della neve

18 Dic

Di VerbaVolant amiamo in particolare i libri da parati; questo libro invece è uno dei primi di una nuova collana chiamata SegnaStoria, caratterizzata da un segnalibro staccabile integrato nella copertina e da tematiche storiche, laddove la storia è intesa come acronimo di scoperte, teorie, opere, racconti, invenzioni, avventure: le vicende narrate nei vari romanzi prendono spunto da personaggi realmente esistiti, scoperte e invenzioni. In questo caso il lettore viaggia nella Sicilia della seconda metà del 1600 e lo spunto, insieme ai briganti, alle neviere, all’Etna e alle piramidi siciliane, è il gelato. L’avventura vede insieme un bizzarro e variegato gruppo: due gemelli strabici, briganti mancati, un possidente caduto in disgrazia e il suo mezzadro, in fuga dalle guardie e dai creditori in compagnia di un neonato chiamato Totò. Il lettore segue gli spostamenti e le peripezie dei cinque, la crescita del bambino in questa famiglia certo strampalata ma ricca di affetto e cura, le loro peregrinazioni tra la campagna e le pendici dell’Etna, fino ad arrivare sulla costa. A fare da sfondo (e neanche tanto perché le neviere evocate sono in qualche modo protagoniste) ecco la Villa romana del Casale a Piazza Armerina con i suoi mosaici, la Grotta dei Ladroni sulle pendici dell’Etna e l’invenzione del gelato, con la presenza di Francesco Procopio Cutò e le sue sperimentazioni sulla macchina del gelato.

Un modo per leggere e viaggiare sia nella storia che nella geografia, ma anche nella lingua: nell’appendice finale si trovano degli approfondimenti sia sui luoghi citati che sulle vicende storiche, accanto a un glossario che traduce le espressioni siciliane presenti nel testo. Peccato solamente per il carattere corsivo scelto per le lettere che chiudono la storia, non di immediata lettura, soprattutto quello utilizzato per le missive che giungono da Parigi.

Le illustrazioni sono di Laura Proietti.

Dino Ticli, I custodi della neve, VerbaVolant 2017, 128 p., euro 13

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