Montreuil 2013 / 3 – A proposito della morte

6 Dic

Qualche mese fa pubblicammo sulla pagina FB di Biblioragazzi il link a un’articolo del blog di Irene Amodei sui libri per bambini che affrontano il tema della morte e sullo scaffale dedicato nella sezione ragazzi della Biblioteca di Meyrin, vicino a Ginevra. Tra tutti i testi, la bellezza de “I pani d’oro della vecchina”, pubblicato in settembre da Topipittori, è ben nota e ne abbiamo parlato qui.

Ci penso mentre mi fermo allo stand de La Joie de lire per gustare Quand la mort est venue di Jurg Schubiger e Rotraut Susanne Berner (traduzione francese dell’albo “Als der Tod zu uns kam” e io che mastico credo sei parole di tedesco in tutto non posso che apprezzare di poterne godere il testo per intero), storia di un paese dove la morte non esiste e dove non c’è bisogno di augurarsi buona giornata, perché ciascuna lo sarà, e nemmeno di dirsi “buona fortuna” perché di certo non verrà mai meno. Finché la morte arriva sotto un ombrello nero, discreta e silenziosa, e la tragedia accade. Un albo per dire di una delle morti più assurde – se mai può esistere un grado di classificazione in una tragedia – cioè quella di un bambino, il fratello minore della voce narrante.

il_faut_dire_abeillesPoi l’occhio mi cade poco più in là, su una pila di libri sottili fotografici, attirata dal fatto che la copertina è un’esplosione di cosmee in un prato. Le cosmee sono fiori leggeri, dai colori più vari e vivi; fiori alti, lunghi sul loro stelo che sovrasta le altre corolle, le erbe dei campi incolti, le verdure con cui spesso condividono il terreno degli orti. Il libro si intitola Il faut le dire aux abeilles di Sylvia Neeman e Nicolette Humbert (2011). A destra un breve testo; a sinistra immagini di cieli blu, di nidi, di prati, di fili della biancheria dove sventola asciugandosi un orso di pezza. E arnie. Perché il testo sottolinea che, quando un apicoltore muore, bisogna dirlo alle api, altrimenti lo aspetteranno invano; addirittura se ne andranno lasciando l’arnia vuota, sentendosi abbandonate. Inutile dire che è partito per un lungo viaggio o che è in cielo e si sta divertendo con gli angeli. Si può dire che manca anche a noi; che non sappiamo cosa fare delle nostre mani e e delle parole; che ci sembra di girare a vuoto; che non c’è ragione. Ci si può consolare; sforzarsi di mangiare un po’ del miele delle api così vive; stare in silenzio lì vicino a loro.

Le api – e i bambini – hanno diritto di sapere. E questo mi fa venire in mente quel che scrisse Alain Serres, l’editore di Rue du Monde, in un breve omaggio a Françoise Dolto in occasione del centenario della sua nascita, di come esista cioè un diritto che non è formulato in nessuna convenzione o legislazione internazionale: il diritto, quando si è piccoli, a comprendere come vivono i grandi; il diritto ad imparare ad affrontare la morte di un gatto o di un familiare; il diritto di fare domande sull’amore o sulle proprie paure; il diritto ad essere considerato fin da subito un interlocutore valido e necessario. Il diritto alla verità.

Questo “il faut le dire aux abeilles” è il più commovente testo a proposito della morte che ho incontrato. Proprio come “C’est autant d’amour que je t’envoie”, già scrissi, è il miglior libro sull’amore dei papà.

P.S. Sylvie Neeman è l’autrice di “mercredi à la libraire” (illustrazioni di Olivier Tallec, Sarbacane 2007), storia in libreria, che sarebbe bello veder pubblicato in Italia.

Una Risposta to “Montreuil 2013 / 3 – A proposito della morte”

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  1. Passe-Passe | Le letture di Biblioragazzi - venerdì, 16 gennaio 2015

    […] trovo una narrazione magistrale che va ad affiancarsi a quello che per me è il libro principe nel trattare il tema della morte, anche questo in testo originale francese, limpido ed […]

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