Fu Stella. Per giocare con le parole. Con la fustella che nel libro appare proprio a forma di stella a sei punte e buca foglio dopo foglio formando un filo tra le persone le cui storie si susseguono. Con la stella che gli ebrei furono costretti a cucire ai loro abiti.
Le storie sono racchiuse da Matteo Corradini in sei versi caduna: dicono di dieci diversi destini, di bambini, vecchi, maestre, rabbini, librai, musicisti e del loro destino comune, avviati alla deportazione nei campi di sterminio. A narrarle è una Stella che racconta prima di svanire nell’alba. Le storie prendono vita nelle illustrazioni di Vittoria Facchini che usa collage e macchie di colore per dare forza alle immagini, ma anche per costruire una galleria di ritratti e momenti quotidiani su cui cade – improvvisa, inattesa, ingiusta – quella stella a marcare una differenza incredibile, a marchiare persone uguali a tutte le altre.
Per la seconda volta, quest’anno Corradini regala una riflessione per il Giorno della Memoria, per tenere a memoria, per tenerla in esercizio, la memoria. Se in Solo una parola la narrazione trovava chiave felice nella scelta di raccontare l’emarginazione e la persecuzione degli occhialuti, qui nasce da un gioco di parole una filastrocca che pizzica la memoria, il cuore, gli occhi, che fa forza sulle illustrazioni per dire ancora una volta, a voce alta, quel che nessuno deve scordare.
Matteo Corradini – Vittoria Facchini, Fu Stella, Lapis 2019, 62 p., euro 14,50
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