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La repubblica delle farfalle

30 Gen

More about La repubblica delle farfalleQualche volta mi chiedo se siano sufficienti alcune pagine o qualche capitolo di meraviglia, delle frasi che mi colpiscono a poter definire bello un libro. Qualche volta mi chiedo se sono davvero sempre capace di fare il mio lavoro; di guardare cioè i libri che sfoglio e i capitoli che leggo con gli occhi dei bambini e dei ragazzi a cui potrei proporli; oppure se non mi sia facile scivolare nell’entusiasmo di quel può piacere a me (certe illustrazioni, certe narrazioni) perdendo di vista l’obiettivo.

Di Terezin, di quello che fu quel campo di concentramento concepito come una città in cui concentrare gli ebrei, una città da mostrare al mondo per illustrare la magnanimità di Hitler, molti sanno. Come della storia dei quindicimila bambini e ragazzi che vi furono internati, dei loro disegni, di Brundibar, l’opera lì scritta e rappresentata (questo è il sito del memoriale; qualcosa intanto potete leggere qui; qui invece un progetto Fabrica di rivisitazione di sette disegni come segno di memoria). In questo libro invece, Matteo Corradini rivisita la vita all’interno del campo grazie agli occhi e ai pensieri di un ragazzo cecoslovacco internato; uno di quelli che, insieme ad alcuni compagni, componeva di notte Vedem, uno dei giornali che venivano pubblicati e distribuiti di nascosto nel campo, raccogliendo poesie, racconti, disegni, ma anche cronaca di quel che succedeva. Il racconto in realtà è un mescolarsi di sogni, di incubi e di realtà; di speranza e di dura presa di coscienza di quel che succede; è un po’ come quella sorta di mescola di sentimenti che ti girano dentro quando pensi all’orrore del genocidio e leggi perché vuoi sapere e intanto le sensazioni ti premono dentro e ti strangolano.

Ma se tu che apri questo libro di Terezin non sai nulla, forse dovresti andare dritto al capitolo dove nel campo si gira una sorta di documentario che verrà mostrato al mondo per far vedere quanto gli internati venissero trattati bene: è successo davvero ed è quella descrizione di pulizia, di calma, di giochi festanti e cibo abbondante che ti dà la misura dell’orrore concepito e realizzato. Solo allora puoi sommarci le paure e le miserie, le regole senza senso e le morti gratuite. E “tutto un popolo che se ne va”, sotto gli occhi del protagonista e degli amici, verso la soluzione finale. Solo allora puoi metterci dentro gli occhi di quel ragazzo che guarda suo padre allontanarsi rendendosi conto che in due anni il genitore non l’ha mai cercato e aggiungerci l’importanza che possono avere le stelle e i colori. E puoi prendere per la vita le parole che Vera pronuncia davanti alla paura di chi ha timore che in futuro sarà costretto a seguire i doveri più che i desideri: “Se dovrai fare altro, farai altro. Ma se vorrai fare te stesso, non potrai fare un altro”.

Un libro che affronta il tema dell’Olocausto senza pudore di dire quel che fu. Ma che – senza raccontare qualcosa del contorno, di quel che Terezin fu – credo risulti di difficile comprensione, nella sua prima parte, ai giovani lettori.

Matteo Corradini, La repubblica delle farfalle, Rizzoli 2013, 279 p., euro 14