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Il manuale delle 50 avventure …

23 Apr

50-avventureNell’arco di pochi mesi mi sono capitati in mano due libri che avrebbero reso felice la lettrice che ero a dodici anni; mi fanno felice ugualmente, ma penso al trillo di contentezza se li avessi incontrati allora. Uno è un romanzo francese che spero vi venga offerto presto nella traduzione italiana (si intitola Les Petites reines e l’ha scritto un’autrice da tenere d’occhio, Clémentine Beauvais, per Sarbacane); l’altro è questo manuale di avventure in cui Baccalario e Percivale sfidano il lettore a intraprendere attività pù o meno consuete. O meglio, consuete e più accessibili per chi cresce libero vagando tra boschi, case sugli alberi e torrenti, meno per altri. ma questa può essere l’occasione per accettare la sfida, munirsi degli indispensabili elencati a inizio libro (dallo spago al quadernino, passando per coltellino svizzero, biglie e via così), leggere le regole da rispettare giusto per non farsi male e sentirsi responsabili quel che serve e poi iniziare. Da 1 a 50 sono elencate le diverse attività, ciascuna corredata da descrizione e istruzioni, spazio finale per commenti e resoconti, tabella per dare un punteggio in base a coraggio/curiosità/cura/costruire/divertimento e un suggerimento su quel che ci si porterà dietro e dentro alla fine.

Le attività vanno dal dare da mangiare ad almeno sette animali diversi fino al nascondere un tesoro; trovate anche: osservare le stelle, fondare un club segreto, inventare una storia, imparare a riconoscere i funghi, esplorare la propria città ad occhi chiusi, scrivere un messaggio segreto, accendere il fuoco, dare battaglia (di neve!), riconoscere le impronte, rotolare da una collina.

Insomma, suggerimenti e istruzioni per fare, per esplorare, per occupare il tempo, magari pure per sbucciarsi le ginocchia o farsi qualche livido, per perdere la strada e poi ritrovarla, per avere un mucchio di avventure da ricordare, da raccontare, da rifare. Davvero una bella uscita, a cui si accompagnano anche cinquanta consigli di lettura diversi: al termine di ogni scheda dell’attività, infatti, ecco un titolo da leggere, in consonanza con l’avventura suggerita; grandi classici e ottimi libri di qualità. Unica nota: alcuni suggerimenti slittano leggermente in avanti rispetto all’età di lettura proposta (es Ogni giorno di Levithan), ma in fondo questo dovrebbe essere un libro che non ha età: insomma, potete raccogliere alcune sfide anche se avete più di 16 anni 😉

Pierdomenico Baccalario – Tommaso Percivale – ill. Antongionata Ferrari, Il manuale delle 50 avventure da vivere prima dei 13 anni, Il Castoro 2016, 163 p., euro 15,50

La prima volta che

24 Mar

Prima-Volta-CheAmmetto: ho aperto questo libro prevenuta. Una raccolta di autori italiani e per di più con un titolo così simile a quella raccolta edita da Rizzoli nel 2011 a proposito proprio della prima volta, della perdita della verginità. E invece mi sono ricreduta, anche se – com’è ovvio in ogni raccolta a più voci – ci sono racconti che mi hanno colpito di più, altri meno. La pluralità di voci è anche una pluralità di linguaggi, e questo è già un bel vantaggio: ai testi scritti da Baccalario, Basso, Boccati, D’Adamo, Dazzi, Ferrara, Masini, Percivale, Silei, Strada si affiancano infatti due fumetti di Sagramola e Sualzo che danno respiro all’insieme. Per di più parecchi dei racconti si confanno alla lettura ad alta voce, una giusta lunghezza e un ritmo che in qualche modo si tramanda da autore ad autore; quindi il libro si fa prezioso nel caso di incontri e percorsi di lettura coi ragazzi più grandi, permettendo a chi guida di offrire anche una lettura condivisa.

La prima volta descrive, a seconda dei casi, un tentativo di essere come tutti gli altri (fumare una sigaretta, saltare la scuola come i compagni fanno più o meno abitualmente) oppure un modo di segnare la differenza o ancora un’esperienza nuova (il primo contatto col mondo del lavoro in uno stage, la prima volta in vacanza senza genitori, la prima volta a casa da soli o la prima in cui ci si rende conto di provare lo sbigottimento dell’innamorarsi). Il lettore adolescenza vi si specchia; quasi tutti infatti sono ritratti di ragazzi vicini a chi legge per età, per esperienze quotidiane vissute e credo sia questo a dare valore al racconto: la possibilità di ritrovarsi, di sentirsi compresi. C’è un magnifico affresco corale di amicizia nel racconto di Baccalario, in uno scenario geografico e storico facilmente riconoscibile e ai miei occhi di lettrice forse più caro perché vicino e conosciuto in qualche modo; c’è l’interpretazione piena di grazia e garbo che Sualzo fa del concetto di ricchezza; c’è – non posso nascondere la mia preferenza – un racconto di Beatrice Masini che rasenta la perfezione, in cui il protagonista sceglie di non uscire un sabato sera per segnare la propria presenza, ma anche per fare la differenza misurando un’assenza, tirandosi fuori per un attimo dal consueto e vedere l’effetto che fa, guardare da un’altra prospettiva e poi prendersi tutta la realtà.

La prima volta che, Il Castoro 2016, 240 p., euro 15,50

Ribelli in fuga

1 Mag

Più riguardo a Ribelli in fugaQuesto romanzo, ambientato tra il 1926 e il 1927, racconta la storia di un gruppo di ragazzini di un piccolo paese sugli Appennini che, sotto la guida del parroco, vivono l’esperienza dello scoutismo, condividendone gli ideali di coraggio, onore e lealtà, vivendo avventure tra i boschi, sulle loro montagne. Finché il fascismo arriva più forte anche in quell’angolo di mondo, imponendo le proprie regole, cancellando il ruolo del sindaco e del consiglio comunale per sostuirli con podestà, portando l’arma di convinzione della violenza, impedendo ai ragazzi di continuare a essere un gruppo scout e intruppandoli nell’opera nazionale balilla con i suoi raduni obbligatori del sabato.

Nel gruppo sono ben delineati i caratteri dei ragazzi e le caratteristiche degli adulti che li circondano così come del momento storico: ci sono le invidie, le simpatie, chi è portato naturalmente a essere leader, chi segue; ci sono le persone che seguono gli avvenimenti senza chiedersi nulla e chi diffida; chi prende la tessera per convenienza, chi rimane scostato, guardando con diffidenza i cambiamenti che stanno avvenenndo anche nel piccolo paese: le scritte inneggianti e i motti fascisti che compaiono sul muro, il parroco che viene obbligato a diventare cappellano ufficiale dei balilla e poi inviato dal vescovo in altra sede quando la sua azione diventa di intralcio al partito; le insegnanti che fanno scelte diverse come i genitori dei ragazzi.

Il romanzo rappresenta sicuramente un mondo originale di affrontare questo periodo storico che è lasciato a margine solitamente nella narrativa dedicata ai ragazzi per privilegiare invece il periodo delle Seconda Guerra Mondiale, le storie di deportazione e di resistenza. Mostra come il fascismo si potesse insinuare in una piccola comunità stravolgendone i legami e portando con forza e con violenza le proprie leggi e le proprie assurdità e di come si potesse reagire (con sgomento, con la testa bassa, con coraggio, con ribellione), delineando figure di ribelli che – nell’epilogo datato 1943 – fanno intravedere echi di Resistenza.

Lascia diversi interrogativi (davvero quattro ragazzini potevano lasciare le proprie case e le proprie famiglie per andare a vivere in un rifugio sulla montagna? Davvero nessuno in paese avrebbe reagito se non chiedendosene la ragione? Hanno continuato la stessa vita fino al 1943 e oltre?), una personale buffa domanda (mi sono ritrovata a domandarmi perché una bambina di sei anni di un piccolo paesino appenninico girasse con un pupazzo a forma di pinguino), un interrogativo di curiosità (in anni nemmeno troppo lontani l’anno scolastico aveva una durata diversa rispetto ad oggi e solitamente non si entrava in classe prima di ottobre, quindi è possibile che a Pruneto la scuola sia cominciata il 13 settembre 1926?). E semina anche inesattezze storiche: l’insegnante Rachele non poteva essere membro del consiglio comunale quando, nel 1927, il sindaco e il consiglio furono sostituiti dal podestà: in Italia le donne ottennero il diritto di votare e di essere elette nel 1946…

La vicenda è ispirata al gruppo scout delle Aquile Randagie, che operarono durante la guerra per aiutare ebrei, renitenti alla leva, disertori e ricercati a fuggire in Svizzera e la cui vicenda è stata raccontata dal regista Fausto Toncelli nel documentario “Il grande gioco”.

Tommaso Percivale, Ribelli in fuga, Einaudi Ragazzi 2013, 246 p., euro 10