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La pioggia porterà le violette di maggio

26 Lug

Pubblicato nel 2014 per Einaudi Scuola in un’edizione con apparato didattico, ecco nel catalogo Lapis un romanzo di Matteo Corradini che porta il lettore a Terezín sul filo della memoria e della ricerca storica: una ricerca fatta da una ragazzina di dieci anni che risale il corso del tempo attraverso una serie di testimonianze per ricostruire la storia del clarinetto che le è stato regalato per il compleanno. Nella custodia dello strumento c’è un biglietto ingiallito con una dedica d’amore da Samuel a Clara: la ragazza che possedeva lo strumento un tempo portava lo stesso nome della ragazzina che lo ha appena ricevuto e il suo innamorato quello del compagno di classe che le scrive, per cui – vista la coincidenza – è impossibile non chiedersi qualcosa della vita degli omonimi.

Nell’arco di una giornata, accompagnata dal fratello maggiore e dai musicisti della sua band, Clara risale il tempo muovendosi per Praga, che l’autore descrive minuziosamente quasi a permettere al suo lettore, se vorrà, di ricostruire i passi di Clara e insieme la storia del ghetto di Terezín e delle persone che vi hanno vissuto. Ognuna delle persone che Clara incontra mette un tassello; alcuni sono stati testimoni diretti di quegli anni o hanno conosciuto Samuel e Clara, c’è chi ha costruito il clarinetto e chi si è trovato con una scatola di oggetti appartenenti ai precedenti proprietari della casa in cui è andato a vivere. I racconti si cuciono fino a farsi coperta che dà un quadro completo della storia; la vicenda è ricostruita dalla fine al suo inizio, dal clarinetto che ognuno chiede a Clara di poter suonare fino al melo dal cui legno lo strumento ha preso forma. Sono musiche diverse quelle che il clarinetto suona nelle mani di ciascuno, mentre Pavel canta Don’t Be That Way di Benny Goodman a cui Samuel ha attinto per scrivere il biglietto all’origine di tutto.

Nelle ultime pagine, Corradini dice di “Terezín, per me” raccontando della prima volta in cui ci ha messo piede e del significato che quel luogo – già raccontato ai ragazzi ne La repubblica delle farfalle –  ha per lui e della sua storia, dando spunti ai ragazzi per andare a cercare altre informazioni, ma soprattutto per mettersi in viaggio. Questo apprezzo particolarmente dell’autore: Terezín, le persone che vi hanno vissuto, le vicende umane che vi si sono intrecciate fanno parte della sua storia e il suo raccontarle nei libri ha lo stesso sapore di dire “l’esistenza più della distruzione, il coraggio più dell’abbandono, la vita più della morte”, come scrive in quelle righe. Questo dire è un raccontare pieno di rispetto per quelle storie e per i lettori, un raccontare mai banale e sempre sentito, che ben si differenzia dai libri scritti per scrivere di quel tale argomento, perché vende, perché va di moda, perché te lo ha chiesto l’editore. E questo modo – visto che è il modo tante volte nella vita a fare la differenza – si sente ed è prezioso.

Il sito dell’autore. L’illustrazione di copertina è di Francesca D’Ottavi. Peccato solo la svista di chi ha corretto le bozze: quando Clara incontra il rigattiere che ha venduto il clarinetto al suo papà, per un attimo cambia nome e diventa Annalilla, come la protagonista di un altro romanzo dell’autore.

Matteo Corradini, La pioggia porterà le violette di maggio, Lapis 2017, 119 p., euro 12,50

La repubblica delle farfalle

30 Gen

More about La repubblica delle farfalleQualche volta mi chiedo se siano sufficienti alcune pagine o qualche capitolo di meraviglia, delle frasi che mi colpiscono a poter definire bello un libro. Qualche volta mi chiedo se sono davvero sempre capace di fare il mio lavoro; di guardare cioè i libri che sfoglio e i capitoli che leggo con gli occhi dei bambini e dei ragazzi a cui potrei proporli; oppure se non mi sia facile scivolare nell’entusiasmo di quel può piacere a me (certe illustrazioni, certe narrazioni) perdendo di vista l’obiettivo.

Di Terezin, di quello che fu quel campo di concentramento concepito come una città in cui concentrare gli ebrei, una città da mostrare al mondo per illustrare la magnanimità di Hitler, molti sanno. Come della storia dei quindicimila bambini e ragazzi che vi furono internati, dei loro disegni, di Brundibar, l’opera lì scritta e rappresentata (questo è il sito del memoriale; qualcosa intanto potete leggere qui; qui invece un progetto Fabrica di rivisitazione di sette disegni come segno di memoria). In questo libro invece, Matteo Corradini rivisita la vita all’interno del campo grazie agli occhi e ai pensieri di un ragazzo cecoslovacco internato; uno di quelli che, insieme ad alcuni compagni, componeva di notte Vedem, uno dei giornali che venivano pubblicati e distribuiti di nascosto nel campo, raccogliendo poesie, racconti, disegni, ma anche cronaca di quel che succedeva. Il racconto in realtà è un mescolarsi di sogni, di incubi e di realtà; di speranza e di dura presa di coscienza di quel che succede; è un po’ come quella sorta di mescola di sentimenti che ti girano dentro quando pensi all’orrore del genocidio e leggi perché vuoi sapere e intanto le sensazioni ti premono dentro e ti strangolano.

Ma se tu che apri questo libro di Terezin non sai nulla, forse dovresti andare dritto al capitolo dove nel campo si gira una sorta di documentario che verrà mostrato al mondo per far vedere quanto gli internati venissero trattati bene: è successo davvero ed è quella descrizione di pulizia, di calma, di giochi festanti e cibo abbondante che ti dà la misura dell’orrore concepito e realizzato. Solo allora puoi sommarci le paure e le miserie, le regole senza senso e le morti gratuite. E “tutto un popolo che se ne va”, sotto gli occhi del protagonista e degli amici, verso la soluzione finale. Solo allora puoi metterci dentro gli occhi di quel ragazzo che guarda suo padre allontanarsi rendendosi conto che in due anni il genitore non l’ha mai cercato e aggiungerci l’importanza che possono avere le stelle e i colori. E puoi prendere per la vita le parole che Vera pronuncia davanti alla paura di chi ha timore che in futuro sarà costretto a seguire i doveri più che i desideri: “Se dovrai fare altro, farai altro. Ma se vorrai fare te stesso, non potrai fare un altro”.

Un libro che affronta il tema dell’Olocausto senza pudore di dire quel che fu. Ma che – senza raccontare qualcosa del contorno, di quel che Terezin fu – credo risulti di difficile comprensione, nella sua prima parte, ai giovani lettori.

Matteo Corradini, La repubblica delle farfalle, Rizzoli 2013, 279 p., euro 14