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21 giorni alla fine de mondo

25 Mar

Vi ricordate Fiato sospeso, quel fumetto che in modo delicato e profondo racconta com’è crescere? Ecco, i suoi autori tornano con una storia che ancora ha a che fare con lo sport, l’amicizia, il crescere.  Lisa, la protagonista, può essere una parente di Olivia a suo modo, un po’ le somiglia e gli echi della storia di una tornano in quella dell’altra. Lisa non fa nuoto, ma karate e vive in un paese sul lago, in una di quelle condizioni particolari per cui il tuo mondo si popola durante le vancanze e per il resto dell’anno vivi comunque nel campeggio di cui tua madre gestisce il chiosco, anche se l’atmosfera è ben diversa. Lisa fa karate appunto e i suoi principi accompagnano i capitoli del libro, un principio un capitolo; ha una dirimpettaia di nome Rima, di origine indiana, che l’ha eletta a migliore amica e che a volte forse le dà fastidio (è più piccola, è chiacchierona, vede anche quel che Lisa non vuole vedere). Poi c’è l’intorno: un capriolo che pare molti abbiano avvistato; un uomo che annuncia ogni giorno la prossima fine del mondo, un altro che gira con grandi cani neri. E ancora c’è Ale, l’amico inseparabile di quando era bambina, andato via improvvisamente quattro anni prima. Ora Ale torna e torna al vecchio progetto comune di costruire una zattera, anche se quello che cerca è il tentativo di far pace col grande segreto della sua famiglia, con quel che anche Lisa scopre.

Ci sono ragazzi che cercano, in questo fumetto, e adulti che a modo loro vegliano e indicano, anche quando non fanno parte della cerchia della famiglia, ma piuttosto della cornice che possiamo definire familiare perché è quella che la protagonista vede e incontra ogni giorno. Ci sono molte persone in questo libro che portano il peso di segreti, delle tragedie della vita, della fatica di crescere e di trovare se stessi. Ma l’unico modo di ripartire è – come sempre – la verità: andarle incontro, scoprirla, dirla ad alta voce.

Silvia Vecchini – Sualzo, 21 giorni alla fine del mondo, Il Castoro 2019, 205 p., euro 15,50

Una cosa difficile

22 Lug

una cosa difficileNoi piccoli degli anni Ottanta abbiamo avuto a che fare con macchine giocattolo in pura plastica, a cui succedeva spesso di perdere una ruota o due. Esteticamente non erano un granché, ma ci hanno permesso di esplorare il mondo, cortili e parcheggi, per chi viveva in città o campi assolati nei paesi in provincia.
Un amarcord forte, poetico è quello che mi ha acceso questo senza parole di profonda bellezza, pensato da Silvia Vecchini e illustrato da Sualzo, un sodalizio felice che ci ha già regalato ottimi libri.
Pochissimi elementi in questa narrazione: un paesaggio, due protagonisti, un oggetto da mettere a fuoco, destinato alla centralità narrativa. Prima oggetto stridente, lanciato da fuori, rimbalza per terra.
Più avanti, ecco il primo protagonista: un cane umanizzato, anzi un bambino. Incerto sul da farsi, si china finalmente per raccogliere l’oggetto misterioso. Lo tiene in mano, solo in mezzo al campo. Poi si incammina.
La strada diventa salita, il campo una montagna da scalare a fatica. Sulla cima, il cane bambino raggiunge l’amico. E’ di spalle, riflette su quanto accaduto prima che la narrazione incominciasse. Adesso è di fronte a noi, e ci accorgiamo che piange. Più in basso, la macchinina senza la ruota. Senza l’oggetto recuperato e riportato lassù.
Una sola parola campeggia in tutta la storia, semplice e difficilissima da pronunciare: “Scusa”. Insieme si può aggiustare tutto, ricucire lo strappo e salire insieme sulla macchina per nuove avventure.
Si scende a perdifiato per una dolce collina, adesso, non più un’aspra montagna. Il vento accarezza l’erba, l’infanzia torna ed essere spensierata, l’amicizia resa più forte da un’incomprensione risolta.
Sul suo blog  Silvia Vecchini ci racconta come è nato il libro, offrendoci anche interessanti spunti su come proporlo ad un gruppo di bambini, lasciando poi spazio alle loro interpretazioni attraverso il disegno. Qui trovate le poesie disegnate e qui un blog di Sualzo.

Silvia Vecchini – Sualzo, Una cosa difficile, Bao Publishing 2016, 48 p., euro 13

La prima volta che

24 Mar

Prima-Volta-CheAmmetto: ho aperto questo libro prevenuta. Una raccolta di autori italiani e per di più con un titolo così simile a quella raccolta edita da Rizzoli nel 2011 a proposito proprio della prima volta, della perdita della verginità. E invece mi sono ricreduta, anche se – com’è ovvio in ogni raccolta a più voci – ci sono racconti che mi hanno colpito di più, altri meno. La pluralità di voci è anche una pluralità di linguaggi, e questo è già un bel vantaggio: ai testi scritti da Baccalario, Basso, Boccati, D’Adamo, Dazzi, Ferrara, Masini, Percivale, Silei, Strada si affiancano infatti due fumetti di Sagramola e Sualzo che danno respiro all’insieme. Per di più parecchi dei racconti si confanno alla lettura ad alta voce, una giusta lunghezza e un ritmo che in qualche modo si tramanda da autore ad autore; quindi il libro si fa prezioso nel caso di incontri e percorsi di lettura coi ragazzi più grandi, permettendo a chi guida di offrire anche una lettura condivisa.

La prima volta descrive, a seconda dei casi, un tentativo di essere come tutti gli altri (fumare una sigaretta, saltare la scuola come i compagni fanno più o meno abitualmente) oppure un modo di segnare la differenza o ancora un’esperienza nuova (il primo contatto col mondo del lavoro in uno stage, la prima volta in vacanza senza genitori, la prima volta a casa da soli o la prima in cui ci si rende conto di provare lo sbigottimento dell’innamorarsi). Il lettore adolescenza vi si specchia; quasi tutti infatti sono ritratti di ragazzi vicini a chi legge per età, per esperienze quotidiane vissute e credo sia questo a dare valore al racconto: la possibilità di ritrovarsi, di sentirsi compresi. C’è un magnifico affresco corale di amicizia nel racconto di Baccalario, in uno scenario geografico e storico facilmente riconoscibile e ai miei occhi di lettrice forse più caro perché vicino e conosciuto in qualche modo; c’è l’interpretazione piena di grazia e garbo che Sualzo fa del concetto di ricchezza; c’è – non posso nascondere la mia preferenza – un racconto di Beatrice Masini che rasenta la perfezione, in cui il protagonista sceglie di non uscire un sabato sera per segnare la propria presenza, ma anche per fare la differenza misurando un’assenza, tirandosi fuori per un attimo dal consueto e vedere l’effetto che fa, guardare da un’altra prospettiva e poi prendersi tutta la realtà.

La prima volta che, Il Castoro 2016, 240 p., euro 15,50

Gaetano e Zolletta. Un posto perfetto

1 Set

gaetanozollettaUscirà in libreria il 12 settembre questa graphic novel dedicata ai più piccoli, ma già al Festivaletteratura di Mantova questa settimana ci sarà un’ anteprima: i personaggi nati per le pagine di G-Baby danno vita a una storia lunga autonoma che restituisce al lettore il rapporto tra un papà e il suo piccolo, fatto di chiacchiere, di sguardi, di scoperte condivise, di tentativi silenziosi di indovinare cosa l’altro possa desiderare, cosa possa servire a quello piccolo che cresce, cosa possa far piacere a quello grande che dà la mano.

In questa avventura, l’asino Gaetano cerca in ogni modo di accontentare il suo piccolo Zolletta nella ricerca di un posto speciale dove trascorrere la giornata, sulla scorta delle indicazioni degli amici: dai mari dove nuotano le balene al posto dove c’è sempre il sole, dai ghiacciai fino alla luna c’è tempo e spazio per scoprire insieme, per meravigliarsi, per fare fatica, per rimanere a bocca aperta. E il lettore può aggiungere la lettura non solo dei particolari e dei paesaggi, ma anche degli sguardi e dei gesti che danno la misura del voler bene, della bellezza di essere insieme anche quando non si va troppo lontano, ma semplicemente ci si rannicchia tra le zampe del papà, magari per farsi raccontare qualche bella e insolita storia.

Scommettiamo che tra le fotografie “appese” sulle carte di guardia stano nascoste tante altre avventure di Gaetano e Zolletta che aspettiamo fin da ora.

Stampatello perfetto anche per i lettori alle prime armi!

Ecco il booktrailer. Il blog di Silvia Vecchini. Il blog di Sualzo.

Silvia Vecchini – Sualzo, Gaetano e Zolletta. Un posto perfetto, Bao Publishing 2014, 48 p., euro 11

Fermo

9 Lug

Più riguardo a Fermo

“Stare fermi”, o meglio “essere fermi” di solito non ha un significato positivo, se lo intendiamo nel primo senso che salta superficialmente agli occhi: vuol dire non smuoversi da lì, non fare un passo avanti, rimanere al palo. C’è comunque qualcosa di esterno che ti fa muovere: nel caso di Sebastiano, il protagonista di questo fumetto, sono i conti sbagliati. È il 1996, l’ultimo anno prima della riduzione e della successiva abolizione della leva obbligatoria. Sebastiano sbaglia i conti con gli esami universitari (lì sì che è fermo al palo), riesce a far domanda per il servizio civile con l’idea di finire rintanato nella vicina biblioteca  e invece viene destinato a 130 chilometri da casa e al settore servizi sociali: come dice la sua referente, si occuperà dei matti (ché delle parole non bisogna avere paura).

Sebastiano è lanciato in un mondo che non conosce: geograficamente, socialmente (si sente alieno rispetto agli altri ragazzi con cui condivide il periodo del servizio) e anche la terra dell’esperienza pratica gli è sconosciuta, visto che non ne sa nulla di disagio psichico e non sa come comportarsi. Sebastiano va a tentoni, piccoli passi per saggiare il terreno, esplorazioni, prove. In compagnia con i suoi attacchi di panico, la sua passione per la musica e la distanza con Giulia, la ragazza con cui sta pensando di andare a vivere.

Un anno in cui Sebastiano cammina per scegliere le sue destinazioni. “Essere fermi” può allora voler dire non scappare, rimanere immobili sotto la neve che cade e ti ricopre come un pupazzo, come il protagonista in una delle ultime tavole. Stare fermi perché non si fugge, perché si è trovato un nocciolo, perché si è riconosciuto quel qualcosa che ci rende noi, che rende saldi nonostante tutto.

Il blog dell’autore/illustratore, dove potete sfogliare le prime pagine. E il booktrailer.

Sualzo, Fermo, Bao publishing 2013, 125 p., euro 15

Fiato sospeso

19 Dic

GAMBE

Spingo, ci vuole forza

nelle gambe,

per fare e disfare,

andare e tornare.

Continuo a pedalare,

ci vuole fiato,

per cambiare.

Comincio la settimana che porta a Natale con un regalo. Un regalo arrivato nella buca delle lettera in un pomeriggio grigio d’inverno. Un regalo che mi son fatta leggendo. Un regalo che spero vi farete andando a cercare subito questa graphic novel, gustandola e regalandola ad altri. Pagine che raccontano la storia di Olivia, che si muove a fiato sospeso perché l’allergia con cui convive da sempre le impedisce certi cibi, certe attività, certe condivisioni di tempo con i coetanei, la mette ai margini dove lei finge di stare bene. Poi Olivia si tuffa, ogni giorno in cui si allena per le gare di nuoto e allora, con l’acqua intorno, nulla può far male, tutto sembra a posto, lei è come gli altri. Olivia va a fiato sospeso anche nella vita perché sta crescendo, perché l’adolescenza che va cucendolesi addosso è fatica, è non sapere cosa viene dopo e quindi non sapere quanta aria mettere nei polmoni, perché crescere è come stare sospesi prima di un tuffo.

Dieci capitoli ritmati dalle bracciate di Olivia (non a caso la sequenza intitola: riscladamento – entrare in acqua lasciare fuori il resto – sotto la superficie – apnea – virata – presa – spinta – gambe – risalire – tuffo) dove il nuoto diventa metafora della vita quotidiana, raccontando di scuola, amicizie, segreti, problemi , indizi, avventura. Con un finale dove la metafora si fa racconto e dove chi cresce viene paragonato ad un pulcino che dorme sicuro sotto il sottile guscio dell’uovo: un guscio che dovrà rompere da solo, con fatica, prendendosi tutto il tempo necessario, anche più del previsto,. Per questo i pulcini devono sognare al sicuro finché il loro becco non sia forte abbastanza.

Un testo molto bello, semplice, lineare e profondo e, proprio per la sua forma di graphic novel, importante da presentare ai ragazzi, da proporre, da far leggere.

Questo è il blog di Silvia Vecchini, qui invece potete leggere una sua intervista. Questo è il blog di Sualzo.

Silvia Vecchini – Sualzo, Fiato sospeso, Tunué 2011, Tipitondi, 137 p., euro 16,90.