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La strega e il cestino misterioso

17 Dic

LA STREGA E IL CESTINO ITA_ Cover_16_06_2020.inddInteressante scelta illustrativa per questa breve storia che fa parte della collana Superbaba di Babalibri, scritta in stampatello maiuscolo e appetibile per chi sta imparando a leggere in autonomia. Maudet gioca infatti con il teatro delle ombre, con il bianco e nero e le silhouettes di grande impatto grafico che tanto mostrano quanto suggeriscono. Anche il testo di Leroy gioca, con figure classiche delle fiabe: la strega, l’orco e un saporito bambino che potrebbe finire in pasto. C’è la ripetizione a ritornello di una medesima frase da parte della strega; c’è l’altalenare tra sentimeni contrastanti che porta la vecchietta dal naso adunco a tornare sui suoi passi e sulle sue decisioni; c’è il cambio di ruolo rispetto a quel che il lettore può aspettarsi.

In questa stessa tornata autunnale di uscite per la collana Superbaba, segnaliamo anche Maialino in fuga che, sempre in stampatello maiuscolo, porta ai lettori una nuova storia di Arnold Lobel.

Jean Leroy – Matthieu Maudet, La strega e il cestino misterioso (trad. di Donata Feroldi), Babalibri 2020, 35 p., euro 7

La tredicesima fata

30 Set

Kaye Umansky ama il mondo delle streghe e si diverte molto a giocare sulle interpretazioni delle fiabe: pensate alla serie dedicata a Puzzy la strega suciona, ma anche a La strega più cattiva del mondo (Sinnos 2013) dove Hansel e Gretel aiutano Malumore a conquistare il titolo di strega più cattiva del mondo oppure a “Dalla parte delle sorellastre” (Sinnos 2008) con evidente riferimento a Biancaneve.

Qui Grimbleshanks racconta le sue peripezie in un mondo dove le altre fate si chiamano Bucaneve, Rosa, Malva e via così, dove lei è l’unica a vestirsi di nero e viene messa da parte, mai considerata. Non è stata invitata al matrimonio reale e nemmeno al battesimo della nuova principessa; del resto sarebbe la fata numero 13 a tavola e porterebbe sfortuna. Quando le colleghe le sventolano sotto il naso l’invito dorato a nulla serve la saggezza del corvo che abita con lei: Grimbleshanks si precipita al battesimo con una potente maledizione da lanciare. peccato che tutto si ingarbugli; le sue intenzioni non erano quelle di addormentare per cent’anni la principessa, ma solo di farsela amica. Nell’attesa non resta che imparare a suonare sassofono e chitarra e mettere su un bel complessino col corvo, Miss Trippa, Miss Interiora e Miss Buonsenso!

Breve e divertente, in caratteri ad alta leggibilità e adatto alla lettura ad alta voce.

Kaye Umansky – ill. Stefano Tambellini, La tredicesima fata (trad. di Francesco Piperno), Biancoenero 2019, 63 p., euro 8

Verde

8 Giu

Felice trasposizione in fumetto di un romanzo breve di Marie Desplechin, pubblicato in Italia da Salani nel 2005 col titolo “Strega no”. Si racconta dell’unidcenne Verde, figlia e nipote di strega, a cui non interessa affatto imparare l’arte della magia, ma piuttosto capire cosa farne del compagno di classe Sufi (è innamorato di lei o no? E lei cosa prova?) e trovare suo padre che non ha mai conosciuto. Quando la mamma decide che ogni mercoledì lo passerà dalla nonna, nella speranza che cominci a imparare i fondamentali della stregoneria, Verde capisce che la magia non serve solo a zittire il cane dei vicini o a far fronte all’ennesimo fastidio, come pare sia per la mamma, ma può anche avere dei risvolti positivi e migliorare la vita delle persone. Che sorpresa poi quando Sufi, che continua a tormentare Verde perché è sicuro che lei gli ricordi qualcuno, dà una mano a venire a capo dell’arcano: il papà di Verde è il suo allenatore di calcio!

Un fumetto a cui le illustrazioni di Magali Le Huche offrono il giusto sfondo, con colori delicati, in un’impaginazione pulita e lineare.

Marie Desplechin – Magali Le Huche, Verde. Non voglio essere una strega (trad. di Simona Mambrini), Mondadori 2019, 88 p., euro 17

Le streghe di Benevento

11 Lug

Quando ero piccola le streghe di Benevento stavano su una cartolina che mi affascinava molto e le janare hanno continuato ad avere lo stesso fascino nei racconti di Ischia. Mi piaceva l’idea di ingannare il loro tempo costringendole a contare fino al mattino, lasciando magari davanti alla porta di casa una scopa di saggina per tenerle impegnate e impedire loro di entrare. Chissà se hanno provato la stessa fascinazione anche gli autori quando hanno visitato il Sannio. Sta di fatto che ne è nata una serie che negli Stati Uniti è già al quinto volume e che racconta le avventure di cinque cugini nelle strade di Benevento nel 1820 alle prese appunto con streghe di ogni tipo. Già, perché quando a Benevento si dice “strega” non si intende mica la stereotipata figura son scopa e cappellaccio; chiunque può essere una Janara, maschio o femmina, si spalma un unguento sotto le ascelle e la trasformazione notturna è fatta; e poi ci sono fate, fantasmi, demoni, la Zucculara che insegue i bambini che attraversano la piazza del Teatro Romano, la Manalonga che cerca di rapirli.

Nella prima avventura, ecco i gemelli Emilio e Rosa: nella fattoria in cui abitano succedono strane cose, spariscono formaggi, gli attrezzi sono tutti sparsi per terra, Rosa ha mal di stomaco e prurito al naso: la bambina coinvolge gli amici per andare a chiedere aiuto a zia Pia, a cui tutti si rivolgono per incantesimi e pozioni. Lei vuole una formula magica che scacci la Janara che ritiene responsabile; il lettore si immerge così nella realtà della città e nelle sue tradizioni, visita di note l’albero delle streghe, impara formule magiche e incontra Amerigo Gambadilegno che è stato in America e conosce un certo segreto.

La storia è appassionante e permette di rifarsi all’epoca e di immaginare come fosse Benevento (e magari vi verrà voglia di visitarla); in più il formato e le illustrazioni di Sophie Blackall ne fanno una lettura adatta a lettori di 7/8 anni per i quali, come spesso diciamo, non è semplice trovare dei bei libri di qualità da proporre. Questo lo è; lo pubblica una giovane casa editrice di Cervinara (AV), Primavera, che propone albi illustrati e ora questa serie che arriva dagli Stati Uniti, ma che è ambientata molto vicino alla loro sede.

Una curiosità: vi ricordate di Madeline che arrivò in Italia tradotta da Roberto Piumini per la serie bianca de Il Battello a vapore e che poi passò sugli schermi? Le dodici educande del collegio parigino con la terribile piccola Madeline? L’autore, Ludwig Bemelmans, era il nonno di John che ha continuato nella sua scia confezionando per Madeline nuove avventure in giro per il mondo.

John Bemelmas Marciano – Sophie Blackall, Le streghe di Benevento. La stagione dei malefici (trad. di Alessandra Valtieri), Primavera 2018, 128 p., euro 13

Rosmarino

27 Dic

C’è un pagina senza testo in questo albo in cui Cneut immagina la passeggiata nel bosco della protagonista come un’avanzare tra varietà differenti di fiori in cui lei si addentra arrivando quasi a confondersi tra loro, grazie al colore del suo vestito e nello stesso tempo spicca in qualche modo, decisa come il suo carattere. Rosmarino è una fata che vive come tutte le fate in un castello dalle torri dorate, dove tutte indossano abiti sui toni del rosso e del rosa e cappelli a punta e seguono regole ben precise di super buona educazione (niente briciole, niente schizzi, niente pattini a rotelle). Rosmarino non ci sta e decide di essere strega; nonostante gli avvertimenti della mamma, parte per il bosco delle streghe e ci si trova benissimo. sono gentili, le insegnano un sacco di trucchi e le prestano pure i pattini. E mica si annoia, come la mamma nel suo castello; del resto lei è Rosmarino e basta: un giorno mette il cappello tondo e un altro quello a cono; un giorno fa visita al castello, un altro un giro in barca. Non è tutta nera come le streghe né tutta leziosa come le altre fate: è se stessa e basta.

Un albo per pensare alla libertà di fare le cose che ci si sente di fare, per affermare se stessi.

Brigitte Minne – Carl Cneutt – adattamento di Giovanna Zoboli, Rosmarino, Topipittori 2017, 48 p., euro 24

Bella

11 Nov

Il trillo di una chat aperta sul computer della strega: è l’orco che la invita a un pic-nic alla palude. Lei non vede l’ora e prova tutti i possibili vestiti, per poi uscire esattamente come il lettore l’ha vista prima, cioè lei stessa, senza preoccuparsi più di tanto. Sono gli animali che incontra lungo la strada a dirle che sarebbe più bella senza gobba, ritoccando i capelli, il mento… Basta un colpo di bacchetta magica ed ecco fatto. Peccato però che la strega non sia più lei e che l’orco non la voglia nemmeno vedere: vuole indietro quella vera! Con buona pace delle bestiole, destinate a pagare cari i loro suggerimenti.

Un inno all’essere se stessi e al “bello è ciò che piace” scritto e illustrato da Canizales, che lo ha pensato durante i viaggi nella sua natia Colombia, quinta destinazione mondiale per il turismo estetico.

Con questo albo e con Il libro più straordinario del mondo sempre di Canizales comincia la collana Alboom!-Gli albi col botto della casa editrice bolognese Les Mots Libres che si propone di fare libri con parole libere, quelle che – come dicono nella loro presentazione – “sono un impegno a esserci. Sono una responsabilità: poter rispondere delle nostre parole, questa è la nostra libertà”. L’esordio in primavera era avvenuto con un romanzo di Federica Iacobelli, dedicato ai giovani adulti, che ruotava intorno a David Bowie, primo della collana intitolata Vidas, come le biografie dei trovatori provenzali del basso medioevo in cui il racconto delle vite si muove tra storia e leggenda, intessendo insieme, come trama e ordito, aneddoti romanzeschi e fatti realmente accaduti. E scusate se è poco ;).

Canizales, Bella, Les Mots Libres 2017, 32 p., euro 15

Warren 13° e l’occhio che tutto vede

30 Ott

Un libro bello. Bello a partire dalla grafica, tutta giocata sul rosso e sul nero, nelle illustrazioni di Staehle che ha creato il personaggio principale più di dieci anni fa quando frequentava la scuola d’arte e ha trovato a dargli degna corona di parole il talento di Tania Del Rio.  Un libro da leggere ad alta voce, con un ritmo e un intreccio che coinvolgono o da sfogliare da soli godendosi appieno le immagini, le loro finezze, i particolari. Il formato (22 per 20) gratifica il lettore e permette di apprezzare al meglio la storia.

Il romanzo è imperniato sulla figura di Warren, tredicesimo discendente ed erede del Warren Hotel, un ragazzino mortificato dall’aspetto di rana o di mosca (a seconda di chi lo guarda), dall’animo indomito e dalle forti speranze: l’albergo è stato un punto di riferimento, lussuoso e prestigioso, per tantissimi clienti fino a cinque anni prima, poi, con la morte del padre, lo zio Rupert ne ha preso in mano le redini, mandando tutto a catafascio. Warren sogna di tornare agli antichi splendori e intanto si sobbarca ogni ruolo, dal facchinaggio alle pulizie, potendo contare solo sull’amicizia del cuoco e di un vecchio precettore che custodisce la biblioteca. Lo zio infatti si è ulteriormente rincitrullito dopo il matrimonio con la zia Annaconda, una strega giunta sotto mentite spoglie per tentare di trovare “l’occhio che tutto vede” che la leggenda dice essere nascosto nell’albergo. Vessato dalla zia, Warren dovrà ricredersi sulla leggenda che ha sempre reputato tale: sono troppe le persone che cercano l’occhio e quindi da qualche parte ci sarà. E poi perché c’è una piovra nel locale caldaia e una pallida bambina gli sta alle calcagna senza mollarlo? E chi è l’ospite bendato e misterioso che varca la soglia dell’hotel, primo dopo tanto tempo?

Un po’ di giallo, di enigmi e di codici, un po’ di magia, un po’ di umorismo sano. Questa si preannuncia come la prima avventura del ragazzino che crede nella bellezza dei suoi capelli e nella forza del progetto di dare lustro alla creatura dei suoi avi. Ovviamente aspettiamo le prossime!

Tania Del Rio – Will Staehle, Warren 13° e l’occhio che tutto vede (trad. Francesco Gulizia), Rizzoli 2017, 232 p., euro 19,90

Earwig e la strega

2 Ott

Una delle migliori autrici di storie di magia torna in libreria con un racconto lungo, ideale dagli otto anni ma adatto anche a essere letto insieme ad alta voce con lettori più piccoli. Si racconta di Earwig, bambina abituata a far fare a tutti quel che vuole lei, vissuta da sempre in orfanotrofio, dove è stata abbandonata in fasce con un biglietto che rivela che sua madre era una strega. Earwig fa di tutto per non essere adottata, proprio come il suo amico Budino, ma nulla può il giorno in cui due strani figuri si presentano e scelgono proprio lei. Sono Bella Yaga e Madragora e, come dicono anche i loro nomi, hanno a che fare con la magia. Hanno scelto Earwig perché Bella Yaga ha bisogno di due mani in più: non di un’aiutante, come crede e spera la ragazzina, ma bensì di una sguattera che prepari colazioni, triti le ossa di ratto e conti gli occhi di salamandra. Non ha fatto i conti con Earwig: come dice sempre, lei ama molto le sfide e non le sembra vero di trovare un alleato nel famiglio della strega, il gatto Thomas per vendicarsi e ovviamente far fare a tutti, anche in questa nuova casa, quel che vuole lei.

Non solo una storia di magia, ma una protagonista da aggiungere alla schiera delle ragazzine intraprendenti, dalla fervida immaginazione e che hanno sempre l’ultima parola.

Diana Wynne Jones – ill. Miho Satake, Earwig e la strega (trad. di Valentina Daniele), Salani 2017, 109 p., euro 10

Quando soffia il vento delle streghe

25 Gen

quando soffia il vento delle streghe

Torna in libreria in nuova edizione uno dei migliori testi di Vanna Cercenà, uscito per la prima volta nel 2002 nella collana “I nuovi ottagoni” di Fatatrac allora con le illustrazioni di Gianni De Conno. La nuova veste grafica offertagli da Lapis permetterà di presentarlo nuovamente ai ragazzi e di sapere che andrà in prestito una storia spesso dimenticata e nascosta sugli scaffali.

Si riprende la vicenda storica del processo alle streghe di Triora, utilizzando l’espediente della fuga a cui una di loro, Maria, costringe la nipotina di sette anni nel tentativo di salvarla. Siamo nel 1587 e la bambina, vestita da maschio, comincia un pellegrinaggio che la porta a Genova, sulle tracce della famiglia paterna, e a Firenze, dove apprenderà l’arte orafa. Bettina è figlia di un ragazzo ebreo, figlio a sua volta del rabbino di Genova, e di una ragazza cristiana che sono stati allontanati dalla rispettive comunità e la cui famiglia ha già pagato il prezzo del sospetto; la nonna le ha sempre taciuto dell’incendio che ha causato la morte dei genitori e del fratellino, dei sospetti che hanno generato l’odio, delle stesse maldicenze che tornano verso la forestiera che sa guarire con le erbe quando la carestia e le malattie colpiscono e tutti sembrano avere la necessità di trovare capri espiatori.

Abbiamo così nuovamente a disposizione una storia di qualità che parla di caccia alle streghe, di oscurantismo, di pregiudizi di genere e non solo, di difficoltà di convivenza tra tradizioni e religioni diverse e che dipinge un ritratto dell’epoca (i commerci, le condizioni di vita, i rapporti nel Granducato di Toscana, le trame e gli intrighi). Occasione ghiotta inoltre per ricordarvi due testi fondamentali che, con alta qualità di testo e di immagini, ripropongono il tema della caccia alle streghe. La scopa della vedova di Chris van Allsburg, come già detto, è un albo trasversale per età: a seconda del modo in cui lo si legge e lo si presenta, può essere una storia di streghe per i più piccoli, ma anche – con bambini e ragazzi più grandi – narrazione di come si reagisca di fronte alla diversità, a quel che esce dai confini del conosciuto e dell’abitudinario, allo straordinario e ancora una metafora in forma di racconto tradizionale della caccia e dei roghi a cui le donne sospettate furono condannate. La seconda proposta invece è un invito ad andare a recuperare sugli scaffali Ritratto di una strega/La strega di Vallebuja, in cui il testo di Bianca Pitzorno e le mirabili illustrazioni di Piero Ventura ripercorrono le accuse e la condanna di Caterina Farcigli nel 1642.

Il sito di Vanna Cercenà, Premio Andersen 2015. La copertina di questa nuova edizione è di Francesca D’Ottavi.

Vanna Cecenà, Quando soffia il vento delle streghe, Lapis 2016, 120 p., euro 10

La storia di Robert dai calzini rossi che si innamorò della strega

15 Giu

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Robert il carbonaio effettua volentieri consegne al numero 35 di via della Farmacia perché la signora Schlott ha sempre delle storie da raccontare e ciascuna legata a uno dei tanti oggetti che ha accumulato in casa. Quando vien fuori una collezione di calze, la signora Schlott comincia a narrare della strega che vive nel bosco, vicino alle tre querce, che raccoglie fiori e frutti in ogni stagione e che sferruzza calze di lana rosse convinta che facciano camminare molto più velocemente di quelle marroni. Sono rosse anche le calze che la vecchina regala a Robert, non tanto magiche quanto – dice – calze che aiutano a ricordare. Di sicuro fanno sognare e fanno un po’ di solletico e comunque spingono Robert ad addentrarsi nel bosco oltre i campi dell’azienda agricola per arrivare a una casetta dove una donna fa magie come frittelle ai mirtilli, corone di fiori, torte e temporali nel tentativo di riuscire prima o poi a vincere la bestia uggiosa della malinconia che deve essere ricacciata nello stagno.

Storia circolare dal sapore di fiaba, dove la magia sta dove non te lo aspetti, dove bisogna saper riconoscere la verità; storia che racchiude altre storie, della giusta misura per leggersela insieme ad alta voce in un incontro di lettura (mettete in cantiere per il prossimo anno scolastico!).

Il sito dell’autrice.

Jutta Richter – ill. di Jörg Mühle, La storia di Robert dai calzini rossi che si innamorò della strega (trad. di Alessandro Peroni), Salani, 88 p., euro 10, ebook euro 6,99