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Clown

22 Ott

Sguardo arcigno, passo deciso e sei pupazzi nelle mani. La signora con gesto sicuro butta in un secchio della spazzatura quelli che sono stati i giocattoli di un bimbo. Tra questi c’è un piccolo clown. Con una capriola e un sorriso atterra sul marciapiede. Una scrollatina per togliersi polvere e sudiciume, una frugata nei cartoni lasciati lì vicino alla ricerca di un paio di scarpe da ginnastica ed eccolo pronto per correre a grandi falcate per le strade della città. Il piccolo clown vuole una nuova famiglia per sé e per i suoi amici di pezza. Gli incontri non mancano, ma nessuno è intenzionato ad accoglierlo. Ogni volta il pupazzo è buttato via senza garbo con un lancio. I rifiuti non scalfiscono la determinazione del piccolo clown. Si rialza e riprende la sua ricerca. La sua tenacia sarà ricompensata. E chi non lo lancerà via ritroverà il sorriso.

Il piccolo pupazzo è il protagonista di Clown l’unico libro senza parole dell’illustratore inglese Quentin Blake. In questo albo – pubblicato in Inghilterra nel 1995 e l’anno successivo vincitore del premio internazionale rilasciato da Bologna Children’s Book Fair – gli acquerelli espressivi, l’orchestrazione della pagina e i volta pagina, capaci di creare suspence e sorpresa, trasportano il lettore a fianco del piccolo protagonista. La sua storia ci parla di tenacia, coraggio, altruismo e accoglienza. Ci mostra quanto questi siano alleati necessari per fronteggiare le difficoltà e per riuscire a superarle arricchiti.

Quentin Blake, Clown, Camelozampa 2018, 32 p., euro 15,00

Passe-Passe

16 Gen

passe-passeQuesto libro è uno dei finalisti al 42° Festival di Angouleme che si terrà dal 29 gennaio al 1°febbraio prossimi, nella sezione ragazzi; ve lo segnaliamo molto volentieri perché è un fumetto senza parole che ci esime quindi dalla questione della lingua e ci permette di proporre una storia, poetica nei tratti quanto nella levità con cui affronta uno dei temi principali nella vita di ciascuno, anche dei più piccoli: quello della morte, in questo caso di una persona cara come una nonna a cui la piccola protagonista è evidentemente molto legata.

Il libro racconta di una giornata intera che nonna e nipote trascorrono insieme, facendosi belle, andando in bicicletta, raccogliendo funghi nel bosco, passeggiando, cucinando, ballando il twist. Racconta di scambio, di tenersi per mano, di condivisioni, di inciampi. E di una farfalla che segue fin dal mattino la nonna come un’ombra, sempre accanto, prima trasparente e poi colorata, proprio al contrario dell’anziana che diventa presenza evanescente, ma non per questo meno sentita dalla bambina.

Questo fumetto dice semplicemente di come le parole non siano a volte necessarie; di come anche in una situazione in cui le parole vengono a mancare perché non si sa dire, perché non si sa come spiegare, possa essere il silenzio fatto di poesia e di condivisione a parlare; di come in un testo la forza delle immagini possa essere sufficiente e possa essere appunto forte di quel che non c’è: non ci sono parole, non ci sono esplicitazioni, ma semplici evocazioni, suggerimenti, metafore che insieme fanno evidente quel che succede e rendono naturale quello scolorirsi di una persona che pian piano va, lasciandosi dietro i colori (di quel che ha fatto,detto, insegnato, semplicemente i colori della persona che è stata) a fare compagnia di fronte a un nuovo orizzonte.

La trovo una narrazione magistrale che va ad affiancarsi a quello che per me è il libro principe nel trattare il tema della morte, anche questo in testo originale francese, limpido ed essenziale a rasentare – se possibile – la perfezione.

Il sito dell’illustratore e il suo blog.

Delphine Cuveele – Dawid, Passe-passe, Les éditions de la Gouttierère 2014, 36 p., euro 9,70

Una pesca straordinaria

5 Gen

pescastraordEcco il seguito de Il ladro di polli, il fortunato senza parole edito da Terre di Mezzo che nel 2011 aveva incantato per la poesia dell’inseguimento degli amici a difesa della gallina prelevata dalla volpe che si concludeva con la rivelazione che quel che pareva lungo le pagine essere un rapimento, era in realtà una fuga d’amore.

A questo giro il racconto si apre in un interno: la gallina dondola covando un uovo, mentre la volpe si lamenta del frigo vuoto. Anziché mandarlo a procacciare cibo, la gallina gli affida l’uovo, prende la canna da pesca ed esce a risolvere la situazione. Una pesca alquanto particolare che porterà a casa un drago marino da fare arrosto e una gallina stanca e felice che trova una sorpresa aprendo la porta di casa.

Ancora una volta le illustrazioni di Béatrice Rodriguez hanno la capacità di raccontare, attraverso le espressioni dei personaggi, una storia buffa, divertente, ancora una volta legata dal filo che dice di come l’apparenza e il primo sguardo molte volte ingannino.

Il sito dell’autrice. Qualche pagina da sfogliare sul sito dell’editore.

Béatrice Rodriguez, Una pesca straordinaria, Terre di Mezzo 2013, 32 p., euro 8

Quattro stagioni – Quatre saisons

10 Gen

20130108-224418.jpgSe un marziano atterrasse e vivesse per un po’ di tempo all’equatore o ai tropici si farebbe una certa idea del mondo e delle stagioni. Se finisse da qualche parte in Europa e avesse bisogno di una lezione in quattro passi, si potrebbe mettergli in mano questo “libro” di Betty Bone. Oppure, ancora meglio, far accomodare il nostro ospite in una stanza dove su ogni parete è appeso uno dei poster delle stagioni. Per essere precisi precisi, l’ideale sarebbe che lui avesse dita lunghissime e la dedizione di un innamorato che strappa i petali da una margherita. Potremmo persino consentirgli di dire “stagione sì, stagione no” al posto di “m’ama non m’ama”.
Il marziano apprezzerebbe di sicuro il lavoro di Betty (di cui in Italia sono usciti per Gribaudo “Becco per aria” e per Fabbri “Le forme”) che ha reso i poster dei brevi libri-film a tinte piatte, brillanti.
“Quatre saisons” si apre come un cofanetto prezioso a quattro ante in cui ricorre un cerchio, simbolo evidente della ciclicità, colorato e contestualizzato diversamente di volta in volta.
Su un lato dei poster il film di ogni stagione è costruito con uno zoom out che permette dal dettaglio di arrivare a un campo lungo, in cui soggetti sono ben replicati e collocati. Una gemma, la corolla di un fiore, l’occhio di un uccello, un solicello invernale. Accoppiando il nero a un’altra tinta (insolita per la stagione).
Sull’altro lato, quello che il nostro amico preferirà, potrà trovare gli stessi animali e personaggi, tutti presi nelle cose della vita: dei palleggi con un pallone da calcio, la partenza per le vacanze, le commissioni in vespa, due passi sotto la neve. Forse il marziano avrebbe bisogno che gli raccontassimo qualcosina sulle nostre abitudini di terrestri, ma si accorgerebbe da sé che Betty si è data un altro vincolo per creare il suo mondo: ha deciso di usare solo dei retini e di giocare con la sovrapposizione delle lastre di ciano, magenta e giallo.
Nelle sue quattro stagioni comunque c’è sempre qualcosa che vola, è per questo che al nostro ospite, senza volerlo, scenderebbe una lacrima di nostalgia.

Il sito di Betty Bone in cui trovate anche video e installazioni presentate in modo insolito e curiosamente “imprevedibile”.
La casa editrice èditions courtes et longues
Un testo che presenta l’illustratrice

Betty Bone, Quatre Saisons, éditions courtes et longues, 4 poster, 12 euro.

Anche tu!

26 Apr

Alzi la mano chi pensa che gli svizzeri siano sovversivi.
Quanti là fuori leggono nelle limitazioni uno stimolo anziché una penalizzazione?
Et porquois pas tu? di Madalena Matoso, pubblicato presso le éditions Notari, è un libro svizzero che parla del senso del possibile.
Si tratta di un méli-mélo senza parole, un libro le cui pagine sono tagliate a metà, “rilegate” in una spirale metallica in modo che possano essere sfogliate in combinazioni diverse.
Chi abita le pagine?
Una carrellata di personaggi (stra)ordinari che fanno cose (stra)ordinarie – spesso in compagnia di bambini.
Ci sono 24 soggetti e 24 attività.
A questo punto potreste chiedervi: quali sono le limitazioni? Quelle che guidano lo stile di Madalena Matoso.
Giallo, rosso, rosa, marrone, nero, celeste, blu, verde, nero, bianco. 10 colori. Tinte rigorosamente piatte. Nessun bordo. Eppure c’è così tanta vita nelle sue storie che viene voglia di trasferirsi là dentro e accettare persino la perdita della tavolozza per godersi tutti quei sorrisi e l’atmosfera delle cose in movimento. Delle cose che cambiano, che possono cambiare facilmente.
Qual è il contrario del méli-mélo? Il puzzle. Avete presente le ore e ore passate a ciecarsi per trovare la tessera giusta? Ecco, tra queste pagine non esiste nessuna combinazione giusta ma moltissime perfettamente possibili. Un’analista finanziaria può prendere la tavola da surf sotto il braccio, un nonno può stendere il bucato, un nonno può suonare la chitarra elettrica… Variabili (provenienza, sesso, età per i personaggi; professioni, tempo libro, prendersi cura degli altri per l’ambientazione) tante.
Badate che non mancano le limitazioni anche nelle pagine di questo libro. Per esempio chi medica gli animali sarà sempre solo nell’ultima pagina come chi porta la carrozzina nella prima. Il chitarrista resterà sempre con qualcuno che legge da solo un giornale bevendo caffè e chi stende i panni avrà accanto qualcun altro che medica un bambino con il gomito sbucciato.
Perché potreste restare ore sul divano a sfogliare avanti e indietro questo libro sul divano?
Per la magia dei colori che sono perfettamente equilibrati nelle tavole “provvisorie” delle pagine (sui bordi c’è sempre un elemento colorato di continuità, il colore del vestito e una sagoma dell’ambientazione).
Per l’atmosfera infantile nel migliore senso del termine che possiate immaginare, quel senso di primavera e la vibrazione di ciò che verrà senza volerlo anticipare.
Per le situazioni buffe che potete creare: per esempio si può andare in giro con la tavola da surf con i cavalli che ti stanno a guardare, fare un comizio con uno skater che va imperturbabile sulla rampa alle spalle, guidare un trattore con una collana di perle al collo, guardare nel microscopio all’aperto con una mongolfiera che vola alle tue spalle o sciare sullo snowboard con una palma gialla a bordo pista.
Il gioco è capire che cosa lega i personaggi e come inventare le loro storie.
Se potessi, io vorrei essere nella pagina dove ci si bagna i piedi nel fiume.
Come sarebbe il nostro paese se la didattica fosse un po’ più méli-mélo?

Un post di Anna Castagnoli sul libro

Chi è Madalena Matoso
Dans mon rêve,  l’app méli-mélo che ha vinto il Bologna digital Award

Madalena Matoso, Et pourquoi pas tu?, Notari 2011, euro 12

Bedtime story a chi?

22 Nov

Pronti per un viaggio psichedelico?
Ecco una possibile versione della “trama” di Wonder Bear. Fratello e sorella seminano il loro orticello e si mettono a dormire. Lei, pragmatica, ha piantato cocomeri; lui, sognatore, cappelli. Cosa nascerà nel cuore della notte? Una pianta di cappelli, che domande! Una pianta che porta in frutto un orso col cappello. Che si presenta con l’inchino. E i bambini sono troppo incuriositi dal suo copricapo: che cose c’è là dentro? Ma una truppa di divertentissime e pazzerellone scimmiette. Possono starsene buone buone? Mannò, schizzano in aria, fanno piramidi in cielo, vengono raggiunte da una bambina sparata da un cannone acceso da un orso delle meraviglie (nato in un campo di cappelli). E poi, che può farci un orso con un cappello? Ma delle bolle di sapone, non di quelle normali, a forma di leone. E i leoni possono trattenersi dal mangiare le scimmiette? Giammai. Prima o poi, però, le bolle di sapone scoppiano e le scimmiette atterrano su un telone dei pompieri tenuto dal nostro orso e da fratello e sorella.
Che altro può avere un orso nel cappello? Ma delle erbe magiche (?), signori, che se ci soffia sopra fanno librare nel cielo tante bellissime creature del mare. Foche, delfini, mante, capidogli, polipi e pesciolini. Due bambini, che hanno seminato cocomeri e cappelli, si meritano di farci un giro sopra e di volare in compagnia delle giocose scimmiette, fino ad arrivare alla luna. Si è fatto tardi e anche due bambini spregiudicati hanno sonno, seppur in volo su un delfino incoronato. Appena il tempo di una nuotata su una manta in braccio al loro orso e poi si torna a casa. Una scimmia gli rimbocca una coperta, le altre salutano gli amici del mare e, una a una si tuffano nel cappello, orso compreso. Chissà dove andrà l’orso delle meraviglie?

Wonder Bear è un silent book cartonato di grande formato, verticale, pazzo, fresco, dinamico fino a dare le vertigini. Costruito su una palette minimale (arancio, verde, nero  e blu) con tinte piatte e figure anni ’70, non limita le possibilità di movimento, le rende circensi, spettacolari. Orchestra le dispettose scimmiette e il portentoso orso sotto lo sguardo ammutolito di una coppia di fratelli su texture di riccioli, piante tropicali e cieli stellati.

In qualche modo gli orsi ricordano i protagonisti della Famosa invasione degli orsi in Sicilia  e le scimmie Zizì di Munari. La sensazione di volare che si può sentire sfogliando queste pagine mi ha fatto pensare al film d’animazione Dragon Trainer, allUltimo elfo  e (solo un pochino) a Porco Rosso. Tutto, nella notte, nel sogno, può esplodere di felicità, nascondere un gioco, uno scherzo, un’illusione.
Non si può fare a meno di chiedersi se alla sveglia, l’indomani, i due fratelli saranno delusi dal veder nessun cappello cresciuto nei fiori dell’albero e, soprattutto, se c’è la benché minima speranza che un bambino in carne e ossa, dopo aver viaggiato con la fantasia per cieli e mari sulla scia di un’orda di scimmiette arancioni, sia disposto ad appoggiare la basetta al cuscino. Forse nella speranza di veder crescere una pianta di Gormiti accanto ai fagioli nel cotone?

Il sito dell”autrice Tao Nyeu
La scheda libro
su Templar publishing.
Tao Nyeu, Wonder Bear,  Templar Publishing, 48 pp., £ 10.99