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Mentre noi restiamo qui

20 Ago

Non so cosa dire di questo nuovo romanzo di Ness; l’ho lasciato sedimentare un po’ ma rimango perplessa sulla struttura immaginata dall’autore: mi convince molto la storia di Michael, il protagonista, della sua famiglia e dei suoi amici. È un ritratto realistico di adolescente con paure e timori, alle prese con il diventare grande, partire per il college e la sciare la famiglia, e le beghe famigliari appunto: la madre politica in carriera, il padre alcolizzato e alienato rispetto al quotidiano, le sorelle: Mel che ha solo un anno più di lui e viene da un periodo non semplice, e la piccola Meredith che – dall’alto dei suoi dieci anni – sa vedere e interpretare al meglio qual che succede intorno, oltre a stressare tutti quanti col prossimo concerto dei suoi idoli musicali, gli Zaffi Roventi. Poi c’è Henna, che lui sogna di baciare da sempre; Jared, l’amico del cuore che si sta comportando in modo strano; un nuovo arrivato che sembra scombinare i piani di Michael.

Il tutto però è inquadrato in un contesto apocalittico: Michael, la sua famiglia, amici e conoscenti sono infatti dei “normali” che condividono il mondo con i Prescelti, gli indie dall’abbigliamento vintage e i capelli perfetti, che non usano internet e che tentano di salvare il mondo dalla distruzione. Ogni capitolo è accompagnato da una breve descrizione che parla del mondo dei Perfetti e degli Immortali, mentre il contenuto si riferisce al quotidiano dei “normali” che vedono gli indie morire misteriosamente; l’unico contatto coi due gruppi è dato da Jared che è figlio e di una semi-Dea. Il mondo che Michael conosce ha sempre avuto a che fare, ciclicamente con non-morti, fantasmi, vampiri, Dei… ecco ma all’ennesima invasione di daini dagli occhi illuminati di azzurro e attacchi di zombie, mi spiace per come si annacqui la densità delle storie dei protagonisti.

Il sito dell’autore che, in occasione di una raccolta fondi dopo le devastazioni di un tifone nelle Filippine, mise all’asta la possibilità di inserire in questo romanzo il nome del vincitore attribuito a un protagonista: è stato fortunato perché gli è toccato giocare con l’originalissimo Henna Silvennoinen!

Patrick Ness, Mentre noi restiamo qui (trad. di Giuseppe Iacobaci), Mondadori 2018, 232 p., euro 17, ebook euro 8,99

Sette minuti dopo la mezzanotte

23 Apr

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Le storie sono creature selvagge e indomite, continuò il mostro. Quando le liberi, chi può sapere quali sconvolgimenti potranno compiere?

Questo libro è nato così. Siobhan Dowd ha liberato una storia, ha lasciato morendo l’inizio, alcune idee sulla trama, i personaggi. A Patrick Ness è stato chiesto di raccontarlo e, davanti al suo titubare, la storia ha fatto il resto: si è messa in moto, gli ha riempito la testa di nuove idee. Così è nata, passando attraverso le immagini stupefacenti di Jim Kay.

Leggero questo libro non è, già dal peso fisico, per via della carta su cui è stampato. Per via di tutto il nero che esce dalla china delle illustrazioni e dagli incubi notturni di Connor, tredici anni, alle prese con la malattia della madre, con una nonna atipica, con i bulli della scuola e con quella crescente sensazione di essere invisibile: la sua condizione di difficoltà, nota a tutti a scuola, ne fa un marginale, uno che viene giustificato comunque, uno che si sente solo.

Una notte, mentre cerca di scacciare il suo incubo, sente sussurrare il suo nome da una voce selvatica e indocile: il tasso che si vede oltre il giardino si è trasformato in una sorta di terribile mostro di foglie, ha camminato fino alla sua finestra e ora sostiene che a chiamarlo sia stato proprio Connor. Il mostro ritorna, sostenendo di dover raccontare tre storie e di doverne ascoltare una da Connor, che ha bisogno di lui. Il ragazzino prima è incredulo, poi si ribella a quella specie di sogno, poi lo segue nei suoi racconti e nella discesa verso la verità. Perché è questo che il mostro vuole far vedere a Connor: si può liberare dal suo incubo solo dicendo la verità. Per farlo Connor ha però bisogno di essere visto, di avere qualcuno che gli dica: io ti vedo. Vedo te, il tuo nero, le tue paure, la tua rabbia giusta e quello che sai anche se non riesci a dirlo.

Un libro nero e luminoso insieme, che dice in modo limpido e netto verità nude, taglienti e bellissime.

Qui il sito di Patrick Ness. Qui quello della fondazione voluta da Siobhan Dowd per la promozione della lettura in aree disagiate. Il sito di Jim Kay e la pagina dedicata a “A Monster Calls”, titolo originale di quest’opera, in cui spiega come è nato il “suo” mostro. Qualche parola del traduttore italiano che ci dice cosa abbia rappresentato per lui questo libro.

Patrick Ness, da un soggetto di Siobhan Dowd – ill. di Jim Kay, Sette minuti dopo la mezzanotte (trad. di Giuseppe Iacobaci), 222 p., euro 16

La prima volta

2 Nov

More about La prima voltaScrollo le spalle. “è quel genere di storia. Certe parole sono necessarie perché questa è vita vera, ma non si possono usare apertamente perché siamo troppo giovani per leggere nero su bianco quello che nella realtà già facciamo, capito?”

La prima volta. Sì, quella prima volta lì. Che dà il titolo a questo libro “quello con le mutande in copertina?”, come mi hanno chiesto in libreria. Sì, quello con le mutande in copertina insieme a una banana, ma – per dire – ci sono anche dei calzini sulla copertina… Questo libro è una raccolta di racconti di alcuni dei maggiori scrittori britannici per adolescenti che parlano della perdita della verginità a modo loro, senza moralismi, con parecchia ironia ma anche con spietato occhio sulla nuda realtà. Ci sono le voci di Melvin Burgess, Anne Fine, Keith Gray, Mary Hooper, Sophie McKenzie, Patrick Ness, Bali Rai e Jenny Valentine (e le sfumature dei loro otto diversi traduttori) che offrono differenti sguardi, punti di vista, conclusioni. Ci sono voci di maschi e di femmine; ci sono tentennamenti di adolescenti, saggezze di persone anziane, ricordi di prof, imbarazzi di genitori, vite da anni e Paesi lontani. Ci sono padri che fanno discorsi ai figli pretendendo per l’imbarazzo che questi ultimi non li guardino in faccia, ma si guardino i piedi. Ci sono ragazzi che si chiedono quale sia il plurale di “gay”, c’è il potere delle parole, la forza della poesia e anche i rovesci della medaglia (tipo quando ti rendi conto che forse, a giocarti la carta giusta, adesso usciresti tu – e non James – con Drew e che non avevi mai notato prima quanto lei fosse bella). C’è sesso e c’è amore, c’è silenzio e c’è attesa.  Ci sono  le differenze di età, le differenze di intenti, le differenze tra gli Eddy e i Danny. C’è quello che perdi. E quello che trovi. Perché è trovare il resto che è importante.

Uno dei racconti, quello scritto da Patrick Ness e da cui ho tratto la frase riportata qui in alto, è tutto strisciato di nero: ci sono parole, paroline, parolacce e intere frasi cancellate, nascoste dietro spessi tratti neri che stanno a significare proprio quel che dice il protagonista: che certe parole non si possono usare, perché provocano imbarazzo negli altri o negli adulti che ci stanno intorno, che ci vedono leggere questo libro o acquistarlo o prenderlo in prestito. Il che mi ha ricordato una sensazione già vissuta: così sono andata sull’opac SBN e ho contato in quante biblioteche civiche italiane fosse presente al prestito “Il chiodo fisso” di Burgess, pubblicato per Mondadori nel 2005:  sono 112. Ogni volta che incontro qualcuno che pensa che quel libro non sia da proporre ai ragazzi, che l’autore l’abbia scritto per vendere dato l’argomento, mi chiedo se l’ha letto fino in fondo. Se ha dato ascolto alle diverse voci dei differenti ragazzi e ragazze che ci sono in quelle pagine, se si ricorda i pensieri, le paure, i tentennamenti di quell’età. Perché quel libro, come questo, è un libro necessario (tanto per riprendere la voce del protagonista di cui sopra). Perché questa è vita vera. Quando è buffa, quando è drammatica, quando è diversa da come ce la aspettavamo. Nel peggio, ma anche nel meglio… Facciamo che tra un anno vado a contare quante biblioteche pubbliche hanno a scaffale “La prima volta”…

La prima volta, a cura di Keith Gray, Rizzoli 2011, 250 p., euro 12,90