Tag Archives: Oliver Jeffers

La bambina dei libri

15 Mar

Ecco tradotto l’albo vincitore del Bologna Ragazzi Award for Fiction 2017: nella motivazione la giuria ha ben sottolineato la riuscitissima commistione tra illustrazione e arte tipografica, in un albo che celebra da un lato il potere dell’immaginazione e delle storie e dall’altro la letteratura per ragazzi e i suoi classici. Le carte di guardia riportano un elenco di libri (ma anche di musiche), quelli che hanno nutrito l’immaginario dei due autori nella loro infanzia e che si ritrovano in citazione lungo le pagine: sono infatti le parole delle storie (e la compagnia di Alice, di Gulliver, di Hansel e Gretel, di Peter Pan…) a sospingere la bambina protagonista, a indicare la strada, a segnare il sentiero su cui invita all’avventura il nuovo amico.

La bambina dei libri ben conosce la potenza di una buona storia, la facilità con cui ti mette le ali, ti fa affrontare i pericoli o semplicemente ti fa casa; lo stesso invito a partecipare viene fatto sul finale al lettore, attraverso una chiave per lasciar libera la fantasia. Sicuramente questo albo, con le suggestioni che suscita, piacerà agli adulti, a chi si occupa dei libri per ragazzi, a chi conosce la fascinazione che può venire dalle pagine. Piacerà agli adulti, e saranno loro che lo leggeranno ben prima e ben più dei bambini: mi piace pensare allora che possa essere un libro da leggere insieme, per condividere anche la magia della grafica, per far apprezzare ai più piccoli come è stato pensato e quanta cura c’è dietro e quanta potenzialità c’è nell’arte tipografica che qui, davvero, ci vien mostrata non minore dell’illustrazione.

Il sito di Jeffers. Il sito di Winston. Il trailer originale con le parole dei due autori.

Oliver Jeffers – Sam Winston, La bambina dei libri (trad. di Alessandro Riccioni), Lapis 2017, 40 p., euro 14,50

Fred l’amico immaginario

13 Lug

fred-l-amico-immaginarioAl tratto di Oliver Jeffers è difficile resistere, figuriamoci se poi accompagna un testo di Eoin Colfer. Si parla di amicizia e amici immaginari, di cui l’editoria ci ha recentemente assai deliziati (il romanzo Il mio amico immaginario, ma anche Le avventure di Jacques Papier fresco di Premio Andersen, e il Che cos’è un amico di Carminati e Valentinis). Si dice della solitudine che punge e fa male e si evocano gli ingredienti magici che, presenti nel medesimo momento, possono dare vita a un amico immaginario. Il problema è che sovente questo viene in fretta dimenticato per un repentino ritorno alla realtà e alle amicizie reali, e allora è lui a provare solitudine. Si parla anche di gelosia, di quel che succede quando arriva un terzo amico e sembra che l’equilibrio si guasti, mentre invece se ne sta semplicemente assestando uno nuovo, sempre che non si rovini tutto con pensieri bui anzitempo, musi e ripicche (come non ricordarci dell’albo Sulla collina pubblicato da EDT Giralangolo e recente Premio Andersen?).

L’albo racconta di Fred e delle caratteristiche di un amico immaginario, di Sam, l’amico reale che lui ha sempre sognato e di quel che succede quando entra in scena Sammy. Racconta di progetti, di spettacoli, di scherzi, di piani, di entusiasmi e fatiche, di un quartetto e di un duo. E di come non sia poi detto che gli amici immaginari spariscano per forza.

Il libro ha una giusta lunghezza per essere letto agevolmente da chi si muove a passi spediti nella lettura appena appresa e a cui quindi può far piacere leggersi una storia in autonomia, una storia illustrata.

Il sito di Jeffers. Il sito di Colfer.

Eoin Colfer – Oliver Jeffers, Fred l’amico immaginario, Mondadori 2016, 48 p., euro 15

Resta dove sei e poi vai

25 Nov

resta

John Boyne racconta la Prima guerra mondiale (così poco presente nei libri per ragazzi in confronto alle vicende della successiva) attraverso gli occhi di un bambino di nove anni e lo spaccato di una strada di Londra in cui vivono i protagonisti. I combattimenti iniziano il 28 luglio 1914, il giorno del quinto compleanno di Alfie Summerfield, quando i suoi genitori, i vicini di casa e la sua migliore amica Kalena si ritrovano per festeggiarlo. Ma quattro anni dopo tutto è cambiato: la guerra non è finita per Natale e pare non debba finire mai; il padre di Alfie, arruolatosi volontario, è stato al fronte ma non da più notizie da un anno; la madre è infermiera in ospedale, ma cuce e fa il bucato per altre famiglie pur di guadagnare qualcosa; Mr Janáček, trasferitosi a Londra da Praga molti anni prima, e sua figlia Kalena sono stati deportati sull’Isola di Man in quanto “persone di particolare interesse”.

Alfie fa il lustrascarpe alla stazione tutti i giorni (tranne il lunedì e il giovedì, quando a scuola ci sono storia e lettura, le sua materie preferite; e la domenica dedicata al riposo), fiuta l’aria, aguzza gli occhi e dubita. Non crede che suo padre sia in missione segreta e infatti lo ritroverà in un ospedale nel Suffolk dove vengono curati, nascosti agli occhi dell’opinione pubblica, i soldati traumatizzati dal fronte e dalle trincee. Con la forza e l’incoscienza dei suoi nove anni deciderà di risolvere a suo modo la situazione.

In questo libro c’è posto per raccontare come la guerra segna il quotidiano, il dolore e l’orrore delle lettere

kalenaspedite dal fronte, le storie di chi tornò dalle trincee distrutto non solo fisicamente; c’è spazio per le scelte diverse che possono essere fatte e per quanto costa l’obiezione di coscienza a persone come Joe Patience, padrone di se stesse e delle proprie idee; c’è posto per la vicenda di persone di origini tedesche, russe, austro-ungariche che furono portate via dalle loro case perché “di particolare interesse” e che suona tanto attuale (come nella pagina che riporto qui a fianco); c’è posto per il caso che fa chiacchierare Alfie col primo ministro e per il destino che fa volare in aria i fogli che gli permettono di associare il nome del padre a quello di un ospedale.

C’è spazio per la potenza delle caramelle alla mela, dell’ostinazione e di quel “miglior motivo al mondo” – l’amore – che il signor Janáček ha spiegato ad Alfie e che viene nelle pagine del libro declinato in tanti modi. Ha scritto Eoin Colfer a proposito di questo libro: “It is an instant classic that once read will never be forgotten”.

Il sito dell’autore. La copertina, il ritratto dell’autore e il lettering di titolo e titoli dei capitoli sono di Oliver Jeffers.

John Boyne, Resta dove sei e poi vai (trad. di Francesco Gulizia), Rizzoli 2013, 254 p., euro 15

P.S. Spiega una nota del traduttore in chiusura di libro che i titoli dei capitoli rimandano a canzoni popolari tra i soldati britannici durante la guerra(alcune utilizzate per un film e un testo teatrale antimilitarista che sarà rimesso in scena a Londra per il centenario dello scoppio della Prima Guerra mondiale). La scelta è stata quella di mantenerne il titolo anche nella traduzione “e, dove possibile, il nome degli autori”. Ma di autori non ne figura neanche uno…).

Che cosa è successo a Barnaby Brocket?

23 Nov

Solo perché la tua versione di normale non coincide con quella di un altro, questo non significa che tu sia fatto male.

Barnaby Brocket nasce e subito fluttua. Non nel senso di Pimpi che spiega a Winnie Pooh che lui non pesa, ma flutta; il piccolo Barnaby va in senso contrario alla legge di gravità e come lo si lascia andare finisce sul soffitto. Per presentarlo a fratello e sorella, il loro papà usa lunghe frasi per dire che il nuovo arrivato in famiglia “è un po’ diverso da noi” e i bambini si chiedono se abbia due teste o la coda. Con la semplicità dei piccoli sanno semplicemente che è il loro fratello, mentre per otto anni i genitori lo tengono nascosto il più possibile finché decidono di lasciarlo andare, di tagliare i lacci del grande zaino che lo tiene assicurato a terra e di liberarsene (sì, esatto. Eliminarlo dalla loro vita). Comincia così un lungo viaggio intorno al mondo che altro non è che un catalogo di persone considerate e guardate come diverse: chi ha malformazioni fisiche, chi non corrisponde alle aspettative dei propri genitori, chi ha diverse inclinazioni sessuali, chi devia dai binari che la sua famiglia gli ha predisposto per la vita, chi sta per morire e ha deciso di concedersi una pausa dal quotidiano. Un elenco di “mostritudini”, una lista di imbarazzi da parte di chi guarda e incontra, un catalogo di storie (non sempre belle, spiega Charles con la sua faccia devastata dalle ustioni. “Ma se a te non dispiace raccontamelo” ribatte pronto Barnaby). Dove tra le altre cose ci sono Mr Cody che aveva stretto la mano a Roald Dahl, un viaggio in mongolfiera, una lunga coda in biblioteca per ascoltare il proprio scrittore preferito. E dove si dice che alcune persone non riescono ad accettare le cose di cui non hanno esperienza. Di come a volte pensi sia semplice accettare e fare come sempre e invece è il mondo intorno, col suo modo di guardare, i suoi stereotipi, i suoi parametri idioti, che ti rende tutto difficile.

Leggo questo libro e so benissimo dove Jeffers vuole andare a parare, dove mi sta portando. So che la storia è anche troppo scoperta e nuda e che probabilmente in altre situazioni, in altri testi mi darebbe fastidio pensare che l’autore sta ribadendo che ognuno è com’è e che la normalità è un’invenzione. Ma qui non mi dà fastidio. Forse perché è davvero leggera come una fiaba (e nuda come una fiaba nel senso di cruda; non edulcora certi particolari, non nasconde). O perché la leggerezza di Barnaby non è solo un fatto fisico; gli sta nello sguardo e in quel candore che lo fa scendere dal pero in alcune situazioni, quando gli altri strabuzzano gli occhi e lui capisce un secondo dopo. Non perché sia tardo, ma perché a certe cose non presta attenzione. E non per incuria, ma perché sono così (sono la loro realtà, direbbe lui) e la sua curiosità è solo quella di chi sa ascoltare. A me ricorda il piccolo Bertie di McCall Smith (44 Scotland Street, Guanda) che vorrebbe solo essere se stesso (e potersi macchiare di ketchup e giocare a rugby).

Anche per questo libro di Boyne, come già per “Il bambino con il cuore di legno”, la copertina è illustrata da Oliver Jeffers, che però semina ritratti e disegni anche lungo tutte le pagine. Io ho letto questo testo in e-book e devo dire che in modalità notturna le sue illustrazioni risultano ancora più affascinanti.

Ecco qui Boyne e Jeffers ieri sera prima dell’Irish Book Award, nella cui short list figurava il libro. Il premio è andato a Eoin Colfer per “Artemis Fowl. The Last Guardian” e a Jeffers con “The Moose Belongs to Me”. Barnaby Brocket è in lizza per la Canergie Medal 2013: chissà com’è vista dall’alto 🙂

Ultimo: il titolo originale di questo libro suona come “la cosa terribile che è successa a BB”. Dove “la cosa terribile” ha sicuramente tanti significati diversi a seconda di chi la considera…

John Boyne – ill. di Oliver Jeffers, Che cosa è successo a Barnaby Brocket? (trad. di Francesco Gulizia), Rizzoli 2012, 306 p., 15 euro

Nei guai

16 Ago

More about Nei guaiQuesta storia ebbe inizio quando l’aquilone di Leo finì tra i rami d’un albero.

Non è proprio l’albero mangia-aquiloni di Charlie Brown, ma il rosso aquilone di Leo non vuole comunque saperne di tornar giù. Bloccato.  Così Leo tira su l’altra scarpa e poi il gatto e una scala e un secchio di vernice e, in un crescendo di rabbia per l’assurdità della situazione, persino la bicicletta,  il lavello della cucina e porte, bestie, navi, fari, persino i pompieri desiderosi di dare una mano. L’albero è saturo. Allora il bambino prende una piccola sega, prende la mira e torna a giocare col suo aquilone. E il resto dell’albero…

L’inconfondibile tratto di Jeffers in un albo che si presta a diventare un’app. A quando la traduzione italiana di The heart and the bottle? Il sito dell’autore.

Oliver Jeffers legge il suo albo (“Stuck, by me” !): 

Oliver Jeffers, Nei guai (liberato dai guai e tradotto da Zoolibri), Zoolibri 2012, 32 p., euro 15

Il bambino con il cuore di legno

26 Ott

More about Il bambino con il cuore di legnoNoah Barleywater se ne andò di casa al mattino presto, prima che il sole sorgesse, prima che i cani si svegliassero, prima che la rugiada finisse di posarsi sui campi.

Noah se ne va di casa perché da un po’ di tempo a casa succedono cose particolari (gli è permesso andarse improvvisamente da scuola a metà mattina; ha visto una spiaggia trasferirsi a bordo di una piscina; sua madre lo ha svegliato perché vedesse l’alba al freddo e al gelo), perché non ha voglia di dare una risposta a una domanda che gli gira dentro, perché ha deciso che a otto anni è pronto per vivere una grande avventura indimenticabile. Noah se ne va perché scappare è più semplice che vivere. Quando esce dal suo villaggio improvvisamente il mondo si fa singolare: alberi che sembrano spostarsi, mele che tremano di paura sui rami, bassotti che parlano, asini che reclamano il loro quindicesimo pasto quotidiano a gran voce. Finché entra in un negozio di giocattoli e incontra uno strano vecchio che da ragazzo è stato il più grande campione di corsa che sia mai esistito, che non ha mai avuto la mamma ma un papà molto amorevole e un vicino di nome Mastro Ciliegia (!) e che ha passato la vita ad intagliare marionette. E mentre mangiano pranzo in quel magico negozio dove gli oggetti hanno vita e un nome, l’uomo racconta a Noah la sua vita, attraverso una serie di marionette che escono da un baule, fino a convincere il ragazzo a tornare indietro. Questo libro, sospeso tra il dolce e il triste della storia di Noah e il mondo magico delle favole, ci racconta che certe cose a volte bisogna proprio dirle, che non bisogna aver paura della parole (mucchietti di lettere messe insieme a caso), che certe cose possono non sembrare interessanti, ma solo perché non le si guarda come si dovrebbe. E che quando si entra nella vita di qualcuno (anche quando lo si fa aprendo una vecchia scatola di legno) lo si deve fare con la massima cura.

“Posso aprirla?” chiese dopo aver deciso che la cosa più semplice era andare diritto al punto. “Posso vedere che cosa c’è dentro?”.  Il vecchio aprì la bocca per rspondere ma poi distolse lo sguardo, perplesso, come se non fosse sicuro di volere che la sua scatola dei ricordi fosse aperta al mondo esterno. (…) Alla fine, il vecchio tornò a guardarlo negli occhi e gli sorrise, con un lieve cenno del capo. “Se vuoi sì” disse piano “solo, abbi cura della cose che troverai. Sono molto preziose per me”.

Il sito di John Boyne, autore anche de La sfida e de Il bambino col pigiama a righe. Il sito di Oliver Jeffers che ha fatto le illustrazioni della copertina e quelle interne e di cui avevamo parlato qui.

John Boyne – ill. Oliver Jeffers, Il bambino con il cuore di legno (trad. di Stefania Di Mella), Rizzoli 2010, 249 p., euro 15.

Chi trova un pinguino…

31 Mag

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C’era una volta un bimbo … che un giorno trovò un pinguino davanti alla porta di casa. Un pinguino che sembra davvero molto molto triste. Probabilmente si è perso e il bambino cerca di capire da dove viene, di imbarcarlo su una grande nave per il Polo Sud e poi si risolve a portarlo a casa sulla sua barchetta. Mentre rema il bimbo racconta storie e il pinguino ascolta. Ma quando riparte, il suo nuovo amico gli pare ancora più triste. Improvviso un pensiero: e se il pinguino si sentisse semplicemente solo? E adesso… dove si è messo?

Dopo “L’incredibile bimbo mangia libri”, Zoolibri ci regala nuove splendide illustrazioni di Oliver Jeffers, in una storia tenera tenera di amicizia che combatte la solitudine.
Qui potete vedere un video di Jeffers che si racconta:

E qui un’animazione del suo libro How to catch a star:


Olivier Jeffers, Chi trova un pinguino…, Zoolibri 2010, 32 p., euro 15