Attraverso gli occhi di una ragazzina questo libro ripercorre i mesi successivi all’Operazione Barbarossa voluta da Hitler nel 1941, con l’invasione nazista dell’Ucraina, la resistenza partigiana per le vie di Kiev, la riduzione dei civili ucraini in “sub-umani” al servizio dei tedeschi, il massacro degli ebrei uccisi a freddo e gettati nel Babij Jar ai margini della città, la fuga verso Odessa e la salvezza per chi poteva permetterselo.
Sasha non è però una ragazzina qualsiasi, bensì la figlia di Nicolai Trusevyč, il portiere della Dynamo Kiev, la squadra più forte del Paese. La incontriamo nel 1942, nei mesi finali del suo anno scolastico che sta scivolando verso le vacanze estive; la sua famiglia vive in un alloggio di fortuna, dopo aver perso la casa durante i primi attacchi nazisti e suo padre lavora nel panificio sottostante: insieme ai compagni di squadra, ha combattuto nelle file della Resistenza per difendere la propria città, è stato catturato dai tedeschi e rinchiuso nel campo di Danzica, da cui è uscito solo dopo aver firmato una dichiarazione di lealtà al regime nazista ed ora è un prigioniero di guerra. Impasta e inforna ogni giorno accanto ai compagni di squadra, assunti da un grande tifoso convinto di poter far rinascere la squadra di calcio, anzi iscriverla al campionato cittadino organizzato dagli invasori.
Il libro racconta la settimane che precedono le partite, quegli incontri che i giocatori ucraini dovrebbero sistematicamente perdere per aver salva la vita, ed in particolare il match del 9 agosto, quando i giocatori sfidarono a viso aperto il regime, scendendo in campo con le divise rosse come la bandiera del loro Paese, gridando “Fitzcult Hurà!” (“Viva la cultura fisica” con quell’ “Hurà” che ricorda il grido dei soldati dell’Armata Rossa) anziché fare il saluto nazista. Parallelamente racconta il punto di vista della protagonista, il suo desiderio di giocare a calcio nonostante sia una femmina, i divieti, le paure, la grande amicizia con una coetanea di origine ebraica, la fatica di crescere, la scoperta del primo amore.
Una buona lettura che invita i giovani lettori a conoscere episodi storici di cui sicuramente poco conoscono, un modo per spostare il baricentro dell’analisi della Seconda Guerra Mondiale rispetto ai temi e alle aree geografiche che di solito vengono trattati coi ragazzi; sono tanti i temi che l’autrice mette in testa e intorno alla sua protagonista, forse in alcuni casi avrebbero meritato un respiro più ampio per coinvolgere maggiormente il lettore senza lasciare molto detto solo in superficie.
La “partita della morte” ha ispirato diversi lungometraggi, tra cui il celebre Fuga per la vittoria (1981) che stravolge però ambientazione e cronaca storica e il più recente e controverso film russo Match, uscito nel 2012.
L’illustrazione di copertina è di Iacopo Bruno.
Nicoletta Bortolotti, In piedi nella neve, Einaudi Ragazzi 2015, 181 p., euro 11
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