Tag Archives: Michael Morpurgo

Nella bocca del lupo

4 Set

Come sempre, Michael Morpurgo offre al suo lettore ottime occasioni per conoscere fatti realmente accaduti, ambientati in importanti periodi storici e dando spunti per ventuali approfondimenti; riesce sempre a immergere chi legge in quanto racconta, a far sentire presenti fatti lontani nel tempo. In questo libro parla della Seconda Guerra Mondiale, della Resistenza in Francia e del ruolo degli agenti segreti inglesi addestrati per coordinare i rifornimenti, i lanci, le azioni di contatto.

L’autore è dentro il racconto ancora più del solito: il protagonista infatti è suo zio e quindi cuce ricordi e sensazioni ascoltati, con tanto di album fotografico e note storiche finali; c’è una certa patina celebrativa (Francis ricorda i meriti dei compagni, il loro eroismo, la loro inventiva) che forse appanna la cruda realtà dei fatti, ma è comunque consona alla struttura narrativa scelta e sovente utilizzata da Morpurgo: un uomo anziano ricorda il suo passato e richiama a sé, nel buio di una notte che segue alla festa del suo novantesimo compleanno, le persona che ha amato e stimato, quelle con cui ha condiviso le scelte di un certo periodo della sua vita. Il ritratto del protagonista è quello diu un uomo grato per la vita che ha avuto, di cui non cela i grandi dolori e le decisioni difficili; racconta con grande franchezza i rapporti famigliari e i suoi sentimenti e parla della professione che ha sempre fatto per vocazione: quella di insegnante a bambini da incuriosire e da curare, che ha imparato nel tempo a coinvolgere, ad ascoltare, a fare pari.  La scelta vincente del testo è l’accompagnamento lungo tutte le pagine delle illustrazioni di Barroux: spigoli che il bianco e nero, con il suo gioco di ombre, enfatizza, rende cupi o rischiara a seconda del momento.

Come già detto, sono indicati i nomi e le persone che hanno tessuto le vicende narrate: alcuni di loro (come Paul Héraud e la luminosa Christine Granville) sono veri e propri eroi della Resistenza francese ed è possibile riscoprire la storia del loro maquis e le vicende della guerra nelle Hautes-Alpes o appssionarsi all’essenziale ruolo degli operatori radio nella Francia occupata grazie alla figura di Auguste Floiras.

Michael Morpurgo – Barroux, Nella bocca del lupo (trad. di Bérénice Capatti), Rizzoli 2019, 165 p., euro 17, ebook euro 8,99

Flamingo Boy

3 Giu

La grande passione di Morpurgo per la storia e la sua capacità narrativa ne fanno un grande trasmettitore di fatti storici che riesce spesso a mettere sotto gli occhi del lettore dei momenti poco conosciuti, ma molto interessanti. Lo scrittore utilizza di libro in libro degli escamotages diversi che spesso però puntano sul racconto da un adulto a un ragazzo, da un testimone del tempo a un giovane (un nipote sovente) tramite narrazioni o diari o lettere. In questo caso la cornice narrativa è data da un giovane inglese di nome Vincent che intraprende un viaggio nel Sud della Francia, sui luoghi vissuti da Van Gogh la riproduzione di un cui quadro campeggia sul suo letto fin da quando è bambino. Complice un colpo di calore o un malore mentre si ritrova nei dintorni di Aigues-Mortes viene soccorso da un uomo e si risveglia in una casa dove quest’uomo di poche parole vive con un cane e una donna: sarà lei a vegliare sulla convalescenza di Vincent e a riempire le ore di immobilità con il racconto della sua vita: Kezia è di origine nomade; i suoi genitori erano giostrai la cui giostra di legno intagliato e il cui organetto allietavano chi passava sulla piazza del paese della Camargue. Proprio grazie alla giostra la sua famiglia ha stretto amicizia con quella Lorenzo, un bambino capace di comunicare con gli animali e di curarli, affascinato dai fenicotteri, ma molto meno a suo agio con gli umani e considerato diverso. L’intreccio delle loro storie, il legame forte che i due bambini stringono ha come sfondo la Seconda Guerra Mondiale, l’arrivo dei tedeschi nella Francia di Vichy, la distruzione della giostra, le delazioni. Morpurgo mette tra le righe il clima di quegli anni, le leggi razziali e le deportazioni, il destino dei rom (citando qui il campo di Saliers in cui erano internati appunto i rom nella Francia del Sud), ritraendo la forza dei genitori di Lorenzo e kenzia e la figura di un tedesco amico. Su tutto – e non poteva essere diversamente visto il luogo pieno di fascino in cui è ambientato il libro – c’è la natura: le saline, i voli dei fenicotteri, il prfilo di quella terra così bella che è la Camargue. E la musica di “Sur le pont d’Avignon”. Non so se conoscete i posti, ma per me un po’ sono casa e allora vale in questo romanzo sapere che – prima ancora dell’ambientazione storica – Morpurgo è riuscito a rendere sulla pagina perfettamente i toni, i colori, i suoni della Camargue, il senso delle tradizioni, le Saintes-Maries-de-la-Mer, Arles e Aigues-Mortes. Insieme racconta il senso del viaggio come destino, la forza che viene dall’avere una storia e delle radici che non per forza ancorano alla terra, ma che sicuramente offrono una dimensione del sé che dà sicurezza, che permette di andare nel mondo e scegliere, seguendo le curve della strada, come si dice nel libro fin dalla prima pagina.

Michael Morpurgo, Flamingo Boy (trad. di Marina Rullo), Piemme 2019, 237 p., euro 16, ebook euro 6,99

Lo sbarco di Tips

6 Apr

Difficile che Michael Morpurgo sbagli un colpo: anche quando le sue narrazioni sono più semplici, la sua abilità narrativa riesce comunque a costruire uno scenario assolutamente credibile e a mettere il lettore al centro della scena, incuriosendolo rispetto alle vicende storiche e ai fatti reali che compaiono come sfondo alle azioni dei protagonisti. In questa nuova uscita editoriale, torna sulle vicende della Seconda Guerra mondiale offrendo ancora una volta un angolo, un punto di vista particolare: si parla infatti di Salpton, un villaggio sulle coste del Devon che tra ’43 e ’44 fu scelto, insieme alla zona circostante, come campo di esercitazione dove i soldati – lì in gran parte americani – perfezionavano le tecniche di sbarco in vista dello sbarco in Normandia. Circa tremila abitanti dovettero abbandonare le loro case, ci furono molte perdite tra i soldati ed episodi di scontri coi motosiluranti tedeschi anche taciuti fino alla fine del conflitto: una situazione che lasciò strascichi per molti anni.

A rivivere quei mesi e a raccontare del quotidiano in tempo di guerra, di un villaggio con gli uomini al fronte e i bambini di città ospitati nelle fattorie, è Lily Tregenza, una dodicenne che affida alle pagine del diario lo svolgersi dei mesi: il papà è lontano al fronte, la mamma e il nonno si occupano della fattoria, presto arriverà a vivere con loro un ragazzino da Londra. Ci sono i soldati americani al villaggio, le prime persone di colore che Lily incontra e con cui stringerà amicizia, c’è un’insopportabile maestra che viene dall’Olanda e la cui storia personale farà cambiare opinione sul suo conto a Lily; c’è una gatta di nome Tips, indipendente come tutti i gatti, che gioca il ruolo di motore della storia.

Il romanzo è impreziosito dalle illustrazioni di Michael Foreman e permette di affrontare diverse tipologie di narrazione: al prologo e alla conclusione in prima persona da parte del ragazzino che introduce la storia, seguono infatti una lunga lettera e poi il diario della nonna, che costituisce l’ossatura principale del libro.

Michael Morpurgo – ill. Michael Foreman, Lo sbarco di Tips (trad. di MArina Rullo), Piemme Il battello a Vapore 2018, 176 p., 16 euro, ebook euro 4,99

Un uomo a metà

20 Apr

La copertina vi dirà già quanto è azzeccata la scelta di Gemma O’Callaghan come illustratrice di questo testo breve di Morpurgo, come siano giusti i suoi colori, certe sequenze di piccole illustrazioni come in un fumetto, certe visioni laterali che permettono al lettore di osservare dall’alto o da lontano, come fosse spettatore prima e poi presente all’incontro vero tra Michael e il nonno. Sì, perché l’incontro tra i due avviene veramente solo quando, dodicenne, il ragazzo passa le vacanze da solo col nonno sulle isole Scilly, pescando, leggendo e ascoltando finalmente quello che non è mai stato detto ad alta voce: di come l’uomo, arruolato in Marina durante la Seconda Guerra Mondiale, fosse imbarcato su una nave colpita da un siluro e poi, salvato da un amico, fosse stato curato riportandone ferite gravi che ne hanno devastato il volto.

Per tutta la vita, il nonno di Michael si è sentito “a metà”, osservato come un mostro, e il nipotino ha sempre ricevuto la raccomandazione di non fissarlo. Tentare di guardare da un’altra parte è stata, per il breve tempo trascorso insieme nelle festività in famiglia, un’impresa molto più difficile e faticosa rispetto alla semplicità di quel che il bambino avrebbe voluto fare: poter guardare suo nonno e chiedere. Tenere nascoste le cose, specie quelle che sono evidenti a tutti, tentare di far finta di nulla è più faticoso e più doloroso; la capacità di guardare davvero, di vedere lo stato delle cose (di un volto in questo caso, ma anche della fatica a cui gli altri ti costringono) non è di tutti, ma c’è: il nonno l’ha conosciuta nei modi di essere e di fare dei medici e degli infermieri che lo hanno rimesso in sesto e lo hanno fatto sentire a posto e la ritrova nel ragazzino con cui finalmente può essere se stesso. Essere sé significa anche essere brutalmente onesto, rispetto al proprio dolore e a quello di chi gli stava accanto e dire insieme la rabbia, l’impotenza, la necessità di guardare comunque. Gli sguardi che restituiscono al nonno la dignità sono salvifici, proprio come il tocco e il canto con cui l’amico lo tiene sveglio mentre la scialuppa li porta in salvo dopo lo scoppio.

Morpurgo dà voce ai segnati dalla guerra, a chi è tornato ma appunto viene visto “a metà”, come già aveva fatto Boyne in Resta dove sei e poi vai.

Il sito di Morpurgo. E quello dell’illustratrice.

Michael Morpurgo – ill. Gemma O’Callaghan, Un uomo a metà (trad di Alessandra Valtieri), Lapis 2017, 64 p., euro 10

Mio padre è un orso polare

5 Gen

mio-padre-e-un-orso-polareUn racconto breve, da condividere anche in lettura ad alta voce, basato sull’esperienza di Morpurgo e del fratello quando videro per la prima volta il loro papà e lo videro in televisione. L’autore adatta la sua vicenda personale sui due protagonisti, Andrew che narra in prima persona e suo fratello maggiore Terry, una passione per il teatro e la recitazione. È proprio Terry a mostrare al fratello il proprio padre, in una fotografia scattata sul palcoscenico in cui interpreta un orso polare in “La regina delle nevi” e sarà sempre Terry a chiedere alla zia di accompagnarli per Natale a teatro e ad intrufolarsi nei camerini. In casa loro, l’argomento “papà” è tabù; la mamma non ne parla mai e loro portano sia il cognome del genitore naturale che quello del secondo marito della madre. I due ragazzi però non smettono di pensare al padre e non lo dimenticano, riuscendo a ritrovarlo, a vederlo a teatro e a stringere un legame più forte dell’oceano che li separa.

La delicata storia è accompagnata dalle illustrazioni di Felicita Sala che ne scandiscono i passaggi e regalano ulteriori aperture verso possibili riflessioni, come nella scena dell’ombra sul muro lungo il marciapiede.

Il sito di Morpurgo. Il blog di Felicita Sala.

Michael Morpurgo – ill. Felicita Sala, Mio padre è un orso polare (trad. di Alessandra Valtieri), Lapis 2016, 64 p., euro 10

Il ragazzo che non uccise Hitler

7 Giu

5245-Sovra.inddLa capacità di Morpurgo di costruire una narrativa avvincente intorno a fatti storici che sempre incuriosiscono i ragazzi è senza dubbio rara. A questo giro regala ai lettori un racconto lungo che dice ancora una volta, come già ha fatto in altri romanzi, come ha fatto anche John Boyne, della quotidianità della guerra, degli anni dei conflitti visti da chi rimane a casa, da chi fatica in città.

Barney ha dieci anni e ha appena perso la casa nei bombardamenti di Coventry: la sua casa non esiste più, l’intera via non esiste più e, mentre il nonno sceglie di rimanere per mantenere attiva la rivendita di carbone, lui e la mamma partono in treno a raggiungere i parenti che vivono in Cornovaglia. Condividono il vagone con un uomo che entra in confidenza e comincia a raccontare: la narrazione come arma contro il buio, di cui Barney ha paura, e come arma contro i pensieri che l’attesa e il silenzio generano, specie se si sta in una galleria ad aspettare che gli aerei tedeschi che hanno tentato di colpire il treno si allontanino. Il racconto che lo sconosciuto propone è quello del suo amico di sempre, Billy, valoroso soldato plurimedagliato durante la Prima Guerra Mondiale che richiama – come racconta la nota finale – la vicenda reale di Henry Tandey, il soldato britannico che ha risparmiato un tedesco al termine di uno scontro sul fronte occidentale e che – secondo quel che si riporta – sarebbe stato il giovane Hitler.

Il romanzo di Morpurgo non racconta solo questo episodio, ma attraverso le vicende di Barney e della sua famiglia e attraverso la vita di Billy, dice di come la guerra possa cambiare le vite, m anche di come si possa scegliere di rimanere fedeli a se stessi e soldati semplici nonostante tutte le proposte di carriere e le medaglie prestigiose: Billy non cerca riconoscimenti, non si sente migliore di altri soldati; è spinto a combattere l’ingiustizia e il dolore che vede intorno a sé. Eppure quel titolo che viene attribuito alla traduzione italiana (l’originale è “An eagle in the snow” e fa riferimento comunque all’ultima parte del romanzo) in qualche modo distorce il tutto, ponendo l’attenzione sulla singola vicenda, quando invece l’autore punta sulla testimonianza di un momento storico e delle vite delle persone che si trovano coinvolte.

Il rinnovato sito di Michael Morpurgo.

Michael Morpurgo, Il ragazzo che non uccise Hitler (trad. di Marina Rullo), 140 p., euro 16, ebook euro 4,99

Ascolta la luna

6 Ott

ascolta la lunaSe qualcuno di voi ha presente il video contenuto nell’app War Horse in cui in teatro Morpurgo racconta la storia che è narrata nell’omonimo libro da cui Spielberg ha tratto un film, allora potete immaginarvelo a narrare anche in questa occasione: perché anche questo romanzo prende una storia che viene dal passato e ne fa una trama che avvolge, che sembra apposta per esser detta ad alta voce, che si fa vicina come a voler rendere il lettore presente. La vicenda storica da cui Morpurgo prende spunto è sicuramente avvincente perché a tutt’oggi esistono ombre e misteri sull’affondamento, nel maggio 1915 da parte di un sottomarino tedesco, del Lusitania, allora la più grande e la più veloce nave al mondo, che stava per portare a termine la traversata da New York a Liverpool. Qualche mese fa i lettori hanno potuto apprezzare un racconto illustrato che prendeva spunto propri dal medesimo viaggio e dalla storia vera di una ragazzina sopravvissuta, Il viaggio straordinario di Avis Dolphin.

Qui l’autore prende spunto dalle voci che dicono che del Lusitania i soccorritori videro galleggiare in mare il pianoforte a coda del salone principale con su distesa una ragazza, poi aggiunge un’altra nota storica: la pericolosità delle acque intorno all’arcipelago delle Scilly, una delle isole adibita a lazzaretto, il salvataggio da parte degli abitanti nel 1875 dei superstiti di un transatlantico tedesco e la dignitosa sepoltura che ai morti venne data. Fa così conoscere al lettore la popolazione che vive pescando e coltivando narcisi, i bambini che vanno a scuola in barca sull’isola principale, i rituali e le convenzioni di una comunità ristretta dove tanta può essere la solidarietà e tanto rapido il voltar faccia. Nel maggio 1915 Alfie e il padre trovano, mentre si fermano durante la pesca sulla disabitata isola di St. Helen’s, una ragazza ferita. L’unica parola pronunciata da lei diventa il suo nome: Lucy. Non parla, non dà segni di comprendere inizialmente quel che ha intorno, a lungo la febbre e l’apatia la tengono prigioniera; solo col tempo, grazie alle cure della famiglia di Alfie e della mamma in particolare, comincia ad aprirsi a quel che la circonda e pare ritrovare la luce negli occhi di fronte alla musica che esce dal grammofono e poi con Peg, il cavallo da lavoro dell’isola, che si lascia per la prima volta cavalcare. Il mutismo della ragazza però alimenta voci e leggende e anche dissapori che sfociano nell’isolamento suo e della famiglia che l’ha accolta: la coperta in cui era avvolta al momento del ritrovamento portava ricamato un nome tedesco; forse Lucy appartiene al popolo nemico, per combattere il quale i ragazzi della comunità stanno morendo sul fronte francese?

Il romanzo diventa racconto di come i sospetti si facciano facilmente solide credenze nel momento in cui si pensa di dover avere un nemico per amor di patria; di come il diverso sia facile prenda di etichette e scherno; di come si possa difendere a ogni costo chi viene schernito e cercare di farlo essere se stesso e stare bene: la madre di Alfie si batte per difendere Lucy, per darle il tempo giusto per riprendersi, per ritrovare voce e memoria; la donna ha vissuto vicende simili quando ha ritrovato il fratello gemello in manicomio ed è riuscita a riportarlo a casa e a far sì che si dedicasse a riparare un veliero, arte di cui era maestro.

Interessante l’intreccio di voci che permettono di conoscere la storia della protagonista: si alternano infatti la narrazione degli avvenimenti sull’isola a quella in prima persona di Lucy che parla della sua vita a New York e della traversata sul transatlantico, ma anche brani del giornale scolastico tenuto dal maestro e del diario personale del medico che descrive i progressi dei pazienti, la comunità in cui vive e i disastri che la guerra sta provocando nei corpi e negli animi; il tutto nella cornice dello scrittore che raccoglie la testimonianza della nonna anziana, ponendo l’accento sul luogo da cui veniamo, sulle storie dei membri della famiglia che fondano anche la nostra storia, su tutti quelli che rimangono in vita quando ricordiamo e raccontiamo. Ancora una narrazione della guerra da un punto di vista che potremo dire “laterale”, non il fronte, ma chi resta a casa, chi vive di lettere, chi accoglie chi ritorna, chi incrocia nuove vite e nuove storie. Ma anche un romanzo che dice della potenza della bellezza e della speranza, per riportare alla vita, per far brillare gli occhi, per rendere saldi i piedi. E forse nessuno meglio di un medico condotto che si prende cura a inizio Novecento di una piccola comunità può descrivere l’umanità che ha intorno, i tempi che sono dati da vivere e il pensiero per quel che verrà.

Il sito dell’autore. L’articolo che Morpurgo ha scritto per il Times a proposito del Lusitania. E le fotografie scattate da lui in cui ritrovate reperti e paesaggi che tornano nella storia di Alfie e di Merry.

Michel Morpurgo, Ascolta la luna (trad. di Francesco Gulizia), Rizzoli 2015, 390 p., euro 16, ebook euro 6,99

Verso casa

7 Mag

Più riguardo a Verso casa La fuga da un paese in guerra raccontata attraverso l’eroica figura di un cane antibomba intorno a cui ruota l’intera vicenda. Nel testo si alternano tre voci: quella del protagonista Matt, quella del nonno con cui passa un periodo estivo, quella del suo amico Aman rinchiuso in un centro di raccolta e detenzione per immigrati in attesa di essere rimpatriato.

Matt convince il nonno a raggiungere il centro per vedere Aman racconta di come lui e la madre abbiano lasciato l’Afghanistan e le peripezie, le condizioni disumane, il dolore che hanno affrontato per raggiungere lo zio in Inghilterra. E di come, sei anni dopo, la polizia si sia presentata a casa per rimandarli indietro. Alla loro si intreccia la vicenda di Ombra, uno spinter spaniel arrivato per caso nella grotta in cui vivevano, che li ha accompagnati durante una parte del viaggio e che è stato riconosciuto come uno dei cani addestrati dall’esercito e creduto morto. Un cane che aiuterà anche a chiudere il cerchio della vicenda, che finisce e non finisce, lasciando mille domande e possibilità sul futuro di Aman e della sua mamma.

Pensavate che la stagione dei libri sui cani fosse finita… eh no 😉 Se invece volete saperne di più su Morpurgo, ecco la biografia uscita lo scorso anno. Il sito dell’autore.

Michael Morpurgo, Verso casa (trad. di Maria Bastanzetti), Piemme 2013, 187 p., euro 16

Raccontare la storia

8 Mar

warhorseL’app War Horse realizzata da Touch Press insieme a Egmont e Illuminations, ha vinto la sezione Non Fiction del BolognaRagazzi Digital Award 2013; la motivazione recita tra l’altro “combina ingegnosamente testo tradizionale, performance musicale e tecniche fotografiche a 360 gradi…”.

Effettivamente l’app propone il testo del racconto, con le illustrazioni di François Place, affiancato dalla versione audio, per cui è possibile scegliere se leggere il libro da soli o ascoltarlo e seguire il testo sullo schermo. Accanto al testo è possibile far apparire una timeline che segue la vicenda di Albert e del suo cavallo in rapporto alle vicende belliche con relativi approfondimenti. Inoltre è possibile consultare la timeline indipendentemente dal testo e scegliere quale tema mettere in rilievo: se approfondire le vicende accadute su un certo fronte o in un determinato periodo, se fissarsi su una certa battaglia oppure sulla partecipazione di una singola categoria (soldati, civili, donne, cavalli…), osservando cartine, fotografie d’epoca. In più ci sono le interviste all’autore del testo, a curatori di musei, a storici che raccontano di quel periodo in brevi filmati (accanto a cui scorre il testo anche scritto e una serie di immagini che illustrano quanto detto). In più ancora il video di un intero intervento di Morpurgo che, in ottanta minuti, racconta “War Horse” al pubblico, accompagnato da due musicisti.

0707Questo modo di intrecciare il racconto con le notizie storiche a cui esso si lega, di sicuro impatto e interesse per i ragazzi, mi ha ricordato la collana Histoire d’histoire di Rue du Monde all’interno della quale autori e illustratori come Alain Serres, Didier Daeninckx, Pef, Zaü, Marcelino Truong, hanno raccontato episodi della storia del Novecento come le due guerre mondiali, la Resistenza, Hiroshima, il maggio del ’68, la conquista della luna, la Guerra d’Algeria, la Rivoluzione francese, l’11 settembre. I volumi sono costruiti affiancando un racconto alle illustrazioni e a fotografie d’epoca a fondo pagina vicino ad alcune notizie storiche in modo che la narrazione vada di pari passo col progredire dei fatti. Così costruiti possono essere letti già a partire dai 9/10 anni e risultano davvero molto accattivanti (penso in particolare alla trilogia “Les trois secrets d’Alexandra” di Daeninckx e Pef che racconta la Francia di Vichy, la deportazione, la resistenza).

A me sembra un modo vincente di raccontare la Storia.

Un elefante in giardino

21 Mag

More about Un elefante in giardinoAvere un elefante in giardino. Avere un elefante in giardino a Dresda nel 1945. Ecco quel che capita a Lizzie e Karli, la cui mamma fa la veterinaria allo zoo e ottiene dal direttore di portare a casa l’elefantina Marlene durante la notte, per evitare che venga soppressa insieme agli altri animali in caso di attacchi aerei. Inutile dire che Marlene diventa subito l’attrattiva del vicinato e riempie le giornate dei due ragazzi, il cui padre è al fronte e la cui famiglia si trova a fare i conti con le crudeltà e le ristrettezza della guerra. Ma una sera  i ragazzi e la loro mamma escono per portare l’elefante a passeggiare nel parco, scampando così ai bombardamenti che radono al suolo la città. Non avendo più una casa decidono di camminare fino alla fattoria degli zii, dove trovano un pilota canadese della RAF che si nasconde alla ricerche tedesche. Seguendo la preziosa bussola di Peter tentano di raggiungere l’ovest, per scappare ai russi e rasggiungere gli americani, in una fuga lenta, per lo più di notte, rallegrata dalla presenza di Marlene e piena di imprevisti: incontri, bugie, fame, freddo, pericoli di delazione.

La vicenda, raccontata dall’anziana Lizzie a un ragazzino che porta il nome del fratello, è sospesa in una sorta di magia che fa credere possibile la fuga tra le bombe, il fuoco e gli sfollati, di un gruppo di bambini con due adulti e un elefante. Racconta però, riassumendo nello spazio di un racconto gli anni della Guerra in cui crebbero Karli e Lizzie, un punto di vista che troppo poco sovente incontriamo nei libri per ragazzi: la guerra vissuta nel quotidiano, dove si va comunque a scuola (quando c’è legna per scaldarsi), dove si mangia l’ultimo pezzetto di prosciutto come regalo di compleanno, dove si convive con il pensiero dei soldati al fronte, mescolato a quello di biciclette,  compiti da finire, primi amori.

Il sito di Morpurgo.

Michael Morpurgo – ill. Michael Foreman, Un elefante in giardino (trad. di Maria Bastanzetti), Piemme junior 2012, 195 p., euro 16.