Mi ero innamorata di questa storia a Montreuil nel 2008, quando Sarbacane la tradusse col titolo Le voyage de Solo: questo albo lungo mi pareva cambiasse le prospettive e lo sguardo della pecora protagonista, accentuasse il senso di solitudine e di ricerca e la lunghezza del viaggio. La Bice della traduzione italiana è una pecora a strisce, una pecora speciale in cerca del suo posto nel mondo. Il suo camminare in ricerca incontra oggetti a strisce come lei, ma non si sente a casa finché non trova un faro a righe rosse che fa luce, che le fa luccicare gli occhi. Allora Bice respira l’aria salata e si riempie di stupore davanti al mare e capisce che quello è il suo posto. Dice la storia che “il faro fa luce e le somiglia”: mi pace pensare che come il faro fa luce e fa brillare gli occhi di Bice, così anche Bice, tanto speciale e ormai a suo agio nel mondo, faccia scintillare gli occhi di chi la incontra. Del resto Bice conquista il suo posto speciale perché cammina probabilmente come dice Confucio (citato a inzio e fine albo): “Ovunque tu vada, vacci con tutto il cuore”.
Miriam Koch, Bice speciale (trad. di Marta Donzelli), Donzelli 2012, 21 p., euro 40 p., euro 14
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