
Nelle giornate del lettore si succedono talvolta infilate di inattese sorprese, a volte invece si collezionano incredibili pile di gettoni di legno; la scorsa settimana ho collezionato più gettoni di legno, per fortuna solo sul versante libri per ragazzi, ma già è stato sufficiente. I gettoni di legno lasciano una delusione che si avverte più forte di quel che in realtà è quando vengono da dove non te lo aspetti, o meglio da libri da cui ti aspettavi non proprio risultati splendidi, ma faticavi a ammetterlo ad alta voce, perché dagli autori che conosci, di cui hai apprezzato alcune storie che sono ormai dei classici per i lettori, ti attendi sempre tanto.
I gettoni di legno della scorsa settimana di lettura sono stati fondamentalmente due; cominciamo con l’ultimo romanzo di Marie-Aude Murail, dove si racconta l’amicizia, la crescita comune, l’intrecciarsi di sentimenti, vite, passioni e incertezze di tre ragazzi di diversa provenienza sociale che incrociano le loro strade al collège e poi un corso di teatro che apre loro le porte al mondo della recitazione, grazie anche alla figura di un carismatico insegnante capace di intuire le potenzialità di ciascuno, di vederne gli angoli nascosti e i reali modi di essere. Chloé, Bastien e Neville seguono le loro aspirazioni, balbettano sul palcoscenico come nella vita, si mostrano sfrontati per nascondere ferite e incertezze, condividono prove, domande sulla vita, tensioni nel momento di esami e prove di ammissione. Insieme crescono, costruendosi, guardando cambiare i loro corpi, i loro sentimenti, il loro atteggiamento verso la vita, in un ménage à trois con tanti rimandi (Jules et Jim il più ovvio; The Dreamers, tanto per citarne un altro; qualcuno forse ha visto À trois on y va di Jérôme Bonnell?).
Ovviamente ricchissimo di citazioni dal teatro classico, ma anche di autori recenti certo sconosciuti a chi non si intenda di teatro francese, scritto con la bravura solita della Murail, apre ogni capitolo con la citazione di una pièce di cui troviamo elenco nel finale e potrebbe per questi motivi essere un avvicinamento al mondo del teatro per chi non conosce, una chicca per chi già ha questa passione. Però. Però a me non convince. Forse perché già lo scorso romanzo della stessa autrice tradotto sempre da Giunti non era certo un libro che lasciava il segno, forse perché mi chiedo davvero quanto bisogno ci fosse di una traduzione italiana di questo testo. Vero, è un libro che ad esempio in biblioteca andrà molto in prestito: la scelta grafica della copertina e il titolo faranno sì che tante lettrici lo prendano dagli scaffali dedicati agli adolescenti, ma quante davvero arriveranno fino in fondo in una lettura che quelle citazioni rendono appesantita e poco scorrevole? Mi piacerebbe che chiedessimo pareri ai lettori che tornano restituendo il libro. Perché a me sembra che sì, sia bello avere tutti i testi di un’autrice importante come Murail tradotti in italiano, ma che in questo caso le scelte editoriali ci consegnino un romanzo che potrà interessare gli adulti appassionati della sua scrittura, devoti all’autore in sé più che alle sue opere nello specifico. Non lo so, insomma, la mia domanda finale è questa: i ragazzi lettori avevano davvero bisogno di un romanzo simile? E non è il solo caso in cui me lo chiedo; forse sento urgente una riflessione su quel che davvero si può offrire ai ragazzi lettori e quel che è invece (e qui potremo tirare in ballo anche tanti illustrati) piacere degli adulti per se stessi.
Marie-Aude Murail, 3000 modi per dire ti amo (trad. di Federica Angelini), Giunti 2016, 219 p., euro 12, ebook euro 7,99
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