Basterebbe l’incipit a dare il senso dell’albo. ” Antonio è molto più di quel che sembra. Certo, a vederlo così, senza niente intorno, è un bambino e basta”. Il testo poi va a descriverne caratteristiche e comportamenti a seconda di come lo si guarda e delle persone con cui si trova: Antonio è figlio, nipote di nonni e di zii, fratello, cugino, amico, cittadino, due volte a settimana nuotatore che preferisce perder subito la cuffia così non ci pensa più.
Sulla scorta del sempre affascinante Come funziona la maestra, Susanna Mattiangeli costruisce con la consueta grazia il ritratto di un bambino, definendolo per tutti i diversi ruoli e le diverse parentele che può assumere, arrivando – per bocca dell’amico del cuore – a vederlo semplicemente come Antonio, prisma che riflette ogni postura lui possa assumere e che ne mette in luce la particolarità di singolo, dell’essere proprio quel bambino lì, unico. A questo ritratto Mariachiara Di Giorgio regala la sostanza delle immagini, costruendo una galleria di istantanee che arrivano, in alcuni punti di eccellenza, a dire persino di più del testo, a rivelare nel silenzio pieno di quel che si vede anche ciò che c’è oltre, anche quello – carattere, sogni, modo di essere – che non ha concretezza da disegnare. Alcune pagine, come l’iniziale ritratto di Antonio poggiato a un tronco, come il suo varcare la soglia dell’armadio all’avventura, come il lanciarsi nell’ignoto (ignoto per il lettore, perché lui sa benissimo quel che ha davanti), lo definiscono perfettamente e incantano.
E poi c’è una pagina-prato, quel prato su cui lui si immagina di volare, senza esser più figlio o alunno o cittadino o nessuno: è una pagina verde, ma di tanti verdi diversi, di tante varietà e sfumature e presenze, che segna giusta giusta la bellezza dell’essere ciascuno sé, differente, unico e parte di un tutto.
Susanna Mattiangeli – Mariachiara Di Giorgio, Uno come Antonio, Il Castoro 2018, 28 p., euro 13,50
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