Nuovo inizio di narrazione su lungo respiro per Timothée De Fombelle con un romanzo primo di una trilogia (il secondo volume è atteso per il 2021) che ne segue i principi della scrittura: protagonisti in fuga, verticalità, intrecci di destini, personaggi forti che si muovono in coppie maschile/femminile a orchestrare la partitura intera della trama, grande poesia nella narrazione. Il ritmo e l’intreccio ricordano le modalità di Vango, con una forte ambientazione storica che permette questa volta al lettore di conoscere – anche in dettagli e particolari – i meccanismi della tratta e delle navi negriere come della pirateria a fine Settecento. Come già nei precedenti romanzi dell’autore giocati in due tomi, anche questo primo volume si interrompe nel vivo della vicenda, nel momento in cui per i protagonisti si apre un nuovo capitolo, un nuovo scenario e nel punto in cui viene svelato uno dei misteri che hanno accompagnato le pagine precedenti, introducendo la sorpresa di un nuovo personaggio. In più, come succedeva con Tobia, il testo è accompagnato dalle tavole di François Place, che rendono l’atmosfera dell’epoca.
Alma (“libertà” nella lingua materna) è una tredicenne cresciuta in una remota valle africana dove vive solo la sua famiglia, unici sopravvissuti del popolo Oko sterminato perché i membri sono dotati di poteri magici (“tracce” che guariscono, che fanno fiorire giardini, che evocano memoria tramite il canto, che scatenano la guerra) ricercati specie dagli europei che li riducono in schiavitù. La valle è rigogliosa, chiusa al resto del mondo; Alma scopre il passaggio che, solo nel periodo delle piogge, viene a crearsi nel canyon altrimenti inaccessibile: di lì è arrivato un cavallo (“una zebra senza righe” lo definisce lei che non ne ha mai visto un altro) che da un anno lei addomestica;di lì sparirà fratello il minore Lam, dieci anni, affascinato dall’animale come dal “paese di laggiù” che la sorella ha inventato per lui. Anche Alma parte per cercarlo e la sua vicenda si intreccia a quella di due altri coetanei: Joseph, imbarcatosi con uno stratagemma su una nave diretta a comprare schiavi in Africa, e Amélie, la figlia dell’armatore dotata di un senso imprenditoriale e dell’avventura non ritenuto consono ad una ragazza di fine Settecento.
Come nell’abitudine dell’autore, c’è un’impalcatura di approfondimento storico sottesa alle vicende dei protagonisti, una riflessione sull’epoca e su grandi temi, primo fra tutti quello della libertà, del singolo nelle sue scelte e nella postura verso il mondo, di chi viene catturato e venduto come schiavo, dei popoli che possono essere perseguitati e sterminati per la disumanità di altri uomini. La scelta del tema ha creato polemica intorno al libro quando l’editore Wlaker Books – che pubblica De Fombelle in Inghilterra e Stati Uniti – ha deciso di non pubblicarlo, sostenendo la tesi dello sguardo impossibile di un autore bianco su una vicenda di neri e le teorie dell’approprazione culturale (come nel caso delle traduzioni della poetessa Amanda Gorman). Voi fate un balzo oltre, scivolate nella storia e nella parziale conclusione di questo volume: un giorno torneranno tempi felici; un giorno ci sarà luce.
Timothée de Fombelle – ill. François Place, Alma del vento (trad. di Maria Bastanzetti), Mondadori 2021, 384 p., euro 18, ebook euro 8,99
P.S. Questa storia mi accompagna da tanto tempo; so il tempo lontano da cui nasce e il tempo più vicino di cui si è nutrita. L’ho aspettata, nella sua forma finita, per due anni; poi la scorsa primavera, proprio in questi giorni, è arrivata in quella forma un po’ pirata che è la bozza, un bozzolo per certi versi ancora provvisorio, per altri già nato perché è sulla via della stampa, sul ordo di vedere la luce. Stava nella sua forma francese e io l’ho letta ad alta voce sapendo che era l’ultima grande storia che condividevo con chi mi ascoltava. Forse per quel tempo speciale di lettura, o perché l’ho rigirata a lungo in testa e in bocca nella sua lingua originaria, penso che avesse qualche tocco di poesia che non sempre la traduzione rende. Ma nulla toglie all’incalzare della storia che cattura.
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