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Fuori di testa, dritto al cuore

5 Apr

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Travis Coates ha perso la testa, alla lettera: a causa di una grave malattia, quando aveva sedici anni i medici gliel’hanno tagliata e chiusa in un freezer, in attesa dei progressi della scienza. Dopo cinque anni Travis può sperimentare il ritorno alla vita, in un futuro però molto diverso da quello che aveva immaginato.

Infatti, anche se lui è (più o meno) sempre lo stesso, intorno a Travis tutto è cambiato: i suoi genitori hanno ridipinto la sua stanza e regalato i suoi vestiti, il suo migliore amico è diventato un estraneo, e soprattutto Cate, la sua ragazza, ha un nuovo fidanzato. In questo mondo in subbuglio, però, Travis è deciso a riconquistarla. A sostenerlo c’è un’unica certezza: si vive solo due volte. (Sinossi dal sito dell’editore)

Sempre più spesso con i libri per giovani adulti ci troviamo di fronte a titoli e/o copertine fuorvianti. In questo caso il titolo originale “Noggin”, indica in termini colloquiali la testa (capoccia, zucca) e certo non è un titolo invitante, ma il titolo scelto da Mondadori ci porta ancor più fuori strada. Come già è accaduto per altri titoli (mi viene in mente “Sei passi per conquistare una ragazza“), il rischio è che questi libri non vadano poi in mano ai loro possibili lettori e vengano relegati nel genere romanzi “rosa”. E sarebbe un peccato, perchè di storie come questa con protagonisti maschili che parlano di sentimenti e di emozioni e che affrontano dubbi e paure, non ce ne sono poi tantissimi.

Il romanzo si colloca a metà tra una storia di formazione, o meglio di educazione sentimentale,e una di fantascienza alla Philip K. Dick, dove il ricorso al genere è un espediente per portare riflessioni di carattere più ampio. Il finale non è assolutamente  banale, come non lo è l’evoluzione del protagonista che passa da una visione semplicistica ed egoista della vita ad una concezione più ampia e aperta.

John Corey Whaley, Fuori di testa, dritto al cuore (trad. S.Marcolini),Mondadori 2016, pp.342 ,€ 17, (eBook €8,99)

Quel fantastico peggior anno della mia vita

21 Gen

51Ndt04Cl0L._SX312_BO1,204,203,200_“Quello che voglio dire è che questo libro contiene zero lezioni di vita, zero piccole verità sull’amore, zero momenti di calde lacrime in cui abbiamo tipo capito di aver abbandonato l’infanzia per sempre.”

Inizia con questa nota di Greg Gaines, protagonista e voce narrante, questo libro originale e intenso, che parla di malattia, ma lo fa prendendo da subito le distanze dai mille romanzi che sono usciti negli ultimi anni (stile Colpa delle stelle, giusto per citarne uno).

Greg vive la sua vita cercando di non farsi notare, e soprattutto di non farsi coinvolgere in nessun modo. A scuola cerca di essere apolide, non vuole essere cittadino di nessun sottogruppo di studenti, cerca di passare inosservato e per farlo ha sviluppato tutta una serie di tecniche. Il suo unico amico, o meglio collaboratore, è Earl, un ragazzo molto basso e molto scorbutico, con cui condivide la passione per i film di Werner Herzog e  il cinema europeo. Passione che li porta a girare improbabili remake di film famosi, con ovviamente solo loro due come protagonisti, registi e montatori.
La sua famiglia è altrettanto particolare : la madre è un flusso inarrestabile di parole, è Greg per contrastarla è spesso costretto a fingersi morto; il padre è un professore universitario, con la passione per la gastronomia più esotica e per il suo gatto, Cat Stevens.

La scoperta da parte della madre che una sua compagna di scuola è ammalata di leucemia, porterà scompiglio nell’apparente serenità di Greg e sarà l’inizio di una insolita amicizia.

Il romanzo si discosta molto dalla cosidetta sick-lit, prendendosi gioco dei suoi stilemi e degli stereotipi spesso presenti in questi romanzi, e forse proprio per questo riesce ad essere  autentico, non edulcorato, ma nemmeno insensibile. Nonostante Greg faccia di tutto per sembrare cinico e distaccato, riesce a centrare davvero il punto e lo stato d’animo di chi si trova ad affrontare una perdita. Senza cadere nel melodramma, restando sul dramma, con ironia e sensibilità.

Da questo libro è stato tratto l’omonimo film, che si discosta per diversi punti dal romanzo, nonostante la sceneggiatura sia dello scrittore, ma resta comunque un film notevole e fresco nel panorama di proposte per giovani adulti.

 Jesse Andrews, Quel fantastico peggior anno della mia vita, (trad. Alessandra Sarchi), Einaudi 2015, pp. 264, € 17,50, ebook euro 8,99

Il viaggio della regina

11 Dic

il viaggio della reginaUna principessa vanitosa e altera come tante ragazze diventa col tempo la migliore regina che si possa immaginare. Intorno tutto sorride: il regno è in pace, i sovrani hanno due piccoli bambini, il futuro sembra sereno e quasi scontato. Fino all’arrivo di un messaggio portato tra gli artigli da un funesto falco nero: il mostro oscuro e potente che vive in cime alla collina reclama la regina. Non c’è nulla da fare: non è una leggenda; non si può ignorare a meno di aspettarsi il peggio; si sa benissimo che di quelli chiamati qualcuno torna indietro e qualcuno no. Lo dice il saggio, ma la regina in cuor suo già lo sa: deve partire e affrontare il mostro. Parla ai suoi bambini, spiega nel modo più onesto possibile di cosa si tratta e poi si incammina, sola perché solo lei può affrontare la chiamata, pronta ad affrontare gli intoppi, le fatiche, il dolore sordo, la crudeltà senza senso, pronta a gridare di fronte al mostro quanto tenga alla sua vita, a salire sulla collina e poi a voltare le spalle per scendere.

Non ci dice come termina il viaggio, questo albo nato per parlare di cancro e – nel caso – di un genitore che affronta la malattia e progettato insieme a AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica. Mi piace pensare però che – come ogni buona narrazione che si rispetti, tanto più in forma di fiaba – possa non essere legato solo a questa tematica, ma possa essere una lettura che parla di ogni tipo di perdita e di dolore, di ogni tipo di difficoltà che si può incontrare nella vita e che non si può rinviare, ma si deve per forza affrontare: che sia un evento esterno a imporcelo, che sia lo smarrirsi del singolo individuo, che sia una collina più alta o più bassa, l’albo dice della forza necessaria al viaggio, una forza che non sempre chi è impegnato a camminare nota, ma che  a ritroso o dall’esterno – come il lettore vede la regina – traspare in tutta la sua nitida purezza.

Il sito dell’illustratore.

Beatrice Masini – Gianni De Conno, Il viaggio della regina, Carthusia 2015, 30 p., euro 17,90

Drangon Boy

3 Nov

4834-Sovra.inddVita mica facile per Max Stanghelli alle scuole medie. E manco prima a dir la verità: per i problemi che ha dalla nascita, Max porta ha un impianto cocleare con annesso apparecchio acustico, si appoggia ad una stampella e la sua colonna vertebrale pare avere un andamento da montagne russe. Se alla scuola primaria tutti lo conoscevano e in qualche modo lui si sentiva accettato e anche protetto (col senno di poi), alle medie cambia la musica: prese in giro, nessun amico e desiderio folle di essere invisibile. Più semplice chattare on line senza mettere nessuna immagine personale sul profilo e rimpiangere gli amici della vecchia scuola.

Un giorno però Max raccoglie per caso, nel cestino della carta della sala professori, un foglio accartocciato dove un fumetto racconta le imprese di Dragon Boy, supereroe antiprepotenze che non può essere sconfitto da nessuno. E nelle settimane seguenti, altre avventure del supereroe lo aspettano in un buco del muro che costeggia la strada che percorre per andare e tornare da scuola. Chi è l’autore del fumetto? E come mai le sue avventure assomigliano a situazioni che lo stesso Max si è trovato a vivere?

Quello che il lettore sfoglia è il diario di Max, comprensivo di segreti, cancellature, osservazione sul mondo, siparietti di vita familiare e quotidiana. Ovviamente sono inserite tra le pagine anche le varie puntate delle avventure di Dragon Boy (sì, lo ammetto, ho iniziato a leggere questo libro per i fumetti di Macchiavello. Capita… 😉 ). Suona stonata, almeno alle mie orecchie quell’esortazione su quanto siano  superpotere la diversità, l’immaginazione, l’amicizia ecc. di Jovanotti in quarta di copertina che compare anche nella fascetta sul libro; la narrazione di Max  è sufficiente, senza che nessuno gridi che “diversità è bello”…  sì, però ogni tanto dillo a Max, che conosce benissimo  la sua condizione. Mi ricorda un po’ quanto già notato per Wishgirl: se una narrazione è valida, è sincera e sentita da parte dell’autore e narra dei personaggi per quel che sono (e quindi anche le loro condizioni di diversità, di malattia, di condizione sociale in quel momento, e chi più ne ha più ne metta) non c’è bisogno di sottolinearlo. Si rischia l’effetto contrario, di testo costruito intorno a uno specifico argomento quando poi invece lo leggi e non è così, ma “suona” bene a prescindere.

Il sito di Sgardoli. Il sito di Macchiavello.

Guido Sgardoli con i fumetti di Enrico Macchiavello, Dragon Boy, Piemme 2015, 232 p., euro 16, ebook euro … (ebook disponibile, dice la quarta di copertina, ma a oggi non pervenuto)

Wishgirl

25 Mag

wishgirl

Peter ha quasi tredici anni, i suoi genitori hanno appena cambiato casa per causa sua e lui pensa di esser nato nella famiglia sbagliata. In fuga dal rumore di casa, dalle incomprensioni e dalle domande, trova rifugio in una valle oltre la collina che sembra rispondere, con i suoni della natura e la bellezza del paesaggio, alla sua necessità di solitudine e di silenzio. Appena la scopre, Peter apprende di essere bravissimo nello stare immobile, visto che il crotalo che gli si è attorcigliato alle caviglie se ne va, credendolo forse un sasso o un tronco ed ecco raggiunta quella sorta di invisibilità che vorrebbe avere sempre.

La valle è incantata, misteriosa e carica di magia: sembra leggere nel pensiero di chi vi cammina, esaudire i desideri, trasformare i pensieri in realtà; fa parte della proprietà della signora Empson, che tutti considerano pazza e che difende gli animali a suon di schioppettate, guida un go-kart e sembra sapere tutto quel che ti passa in testa. Nella valle Peter incontra Annie che usa parole non comuni, che lo ribattezza “Peter Stone” e che lo trova straordinario per come riesce a rimanere immobile. Annie, con i capelli tinti color rosso semaforo, con i progetti di fare arte, con la risposta pronta e gli occhi attenti, salta nel bosco dicendosi una ragazza dei desideri. Solo in un secondo momento Peter capisce che non è la ragazza che esaudisce i desideri nella valle, ma che ha fatto parte del programma di Make-a-Wish, associazione che si occupa di realizzare i desideri di bambini che si pensa non avranno il tempo di diventare grandi. Annie si è ammalata di leucemia alcuni anni prima; ora la malattia è tornata e lei sta facendo i conti con il tempo a disposizione e con le scelte che gli adulti le vorrebbero imporre.

La manciata di giorni in cui nasce e cresce l’amicizia di Peter e Annie è sufficiente per farcela vedere in tutte le sue sfumature: la scoperta, lo stupore, le rabbie, le offese, i momenti in cui si vorrebbe mordersi la lingua o trovare la parola giusta o poter fare di più. All’ombra della valle e dello sguardo della signora Empson, i due ragazzi si riconoscono e si vedono per come sono: nella valle, scrive l’autrice, “l’onestà sembrava l’unica via possibile”, come del resto dovrebbe esserlo nella vita.

Vorrei che la magia della valle potesse far scomparire la frase che sulla copertina del libro dice che l’amicizia è più forte della malattia e che questo romanzo potesse non finire nella gruppo di quelli che parlano di ragazzi ammalati, anche perché potremmo farlo parimenti finire tra i libri sui bulli, sugli sfigati, sulle famiglie difficili. Mi piacerebbe invece che venisse considerata come un’ottima storia che dice di come sia difficile non essere ascoltati, non essere presi in considerazione per quello che si pensa davvero, che si desidera, che meglio si accorda a se stessi; una storia che parla della ingiusta fatica di non sentirti voluto o adeguato all’idea di figlio che i tuoi genitori hanno in testa e della difficoltà di non poter avere un posto e un tempo proprio, accordato alle necessità del momento (che non sono stranezze, ma bisogni). Un romanzo sulla bellezza dell’essere visti davvero, dell’essere riconosciuti bravi in qualcosa; in questo senso Annie è proprio la “ragazza dei desideri” per Peter: sa vederlo per come è, sa comprendere senza chiedere troppo sul suo passato, sa incoraggiare, dare forza e spuntare tra gli alberi al momento giusto. Sa seminare speranza e anche rabbia necessaria, sa trasformare chi la incrocia e dare dignità a quel che si è davvero. Tutto il resto è la vita che ciascuno dei protagonisti sta vivendo, quel che è toccato in sorte e la bravura di Nikki Loftin è di descrivere in modo assolutamente realistico e veritiero i suoi protagonisti: il senso di estraniamento disperato di Peter e la rabbia caparbia di Annie; perché sì, Annie – credete – è perfettamente realistica al punto di poter essere reale.

La copertina di Bianca Bagnarelli è bellissima (molto più dell’originale) e confesso che, a vederla a schermo tra le novità, ho per un attimo pensato che questo libro fosse una graphic novel. Approfittate per un giro sul sito di Delebile, etichetta indipendente di brevi racconti e antologie a fumetti.

Il sito di Nikki Loftin.

Nikki Loftin, Wishgirl (trad. di Anna Carbone), Mondadori 2015,262 p., euro 15, ebook euro 6,99

I kill Giants

14 Giu

Barbara è una ragazza appassionata di giochi di ruolo e di fantasy. Vive con la sorella maggiore e il fratello in una casa che si affaccia sull’oceano. A scuola è oggetto di scherzi e di molestie da parte della bulla di turno. A casa dorme in cantina perchè al primo piano c’è un orrore che non vuole affrontare. Ma fortunatamente Barbara è anche la detentrice del magico martello Coveleski, in grado di distruggere i giganti. Infatti la giovane passa le giorante a costruire trappole e sistemi di difesa contro i giganti, portatori di caos e distruzione, e come dichiara ad un motivatore in visita alla scuola, lei “Uccide Giganti”.

Un fumetto fantastico che è in realtà una storia di formazione, una storia di limen, tra l’infanzia e l’adolescenza, e della difficoltà di attraversare questo doloroso confine senza la guida di un adulto. Gli autori riescono nel sottile gioco di non chiarire  se quello che accade è solo frutto dell’immaginazione di Barbara o se è davvero successo. Un fumetto delicato, commuovente, con una protagonista che non dimenticherete facilmente.

Joe Kelly, JM Ken Niimura, I kill Giants, Bao, 2013, pp.200, €15 (disponibile anche in ebook)

L’estate nei tuoi occhi

7 Mag

2489-Sovra.inddEcco un nuovo romanzo per adolescenti che pagherà – agli occhi degli adulti, ovviamente, e quindi penso in particolare a bibliotecari in fase di acquisto e ad insegnanti in fase di consiglio – i pregiudizi verso il romance e generi simili, la copertina (brutta assai e per una volta identica all’originale), il fatto di essere il primo di una trilogia.

Siccome non dovremo attendere molto per leggere anche i successivi (un mese pare per l’uscita del secondo volume) avremo modo di accertare il valore dell’opera nel suo complesso; certamente questo primo volume merita che si abbattano i pregiudizi di cui sopra per dare in mano alle lettrici adolescenti una storia che sicuramente le coinvolgerà e che non è scritta affatto male, anzi, e aggiunge una facilità di lettura e di scorrevolezza che perdona anche un refuso grammaticale non da poco (vediamo se lo trovate 😉 ). Ci sono qua e là tra le pagine alcuni passaggi decisamente indovinati, specie nel descrivere determinate sensazioni, quelle nuove che la protagonista vive, ma anche ad esempio quel che si prova nel momento in cui si arriva in quello spazio che consideri “casa” e in cui vivi una parte del tuo tempo (come le vacanze estive) e quel che significa ripartire: chi lo ha vissuto sa che è esattamente così.

La storia, quella di una ragazza alla soglia dei suoi sedici anni che da sempre trascorre le estati nella stessa casa al mare in compagnia del fratello e dei due figli maschi della migliore amica della madre, innesta – su una trama semplice e lineare – una serie di riflessioni sulla difficoltà del crescere, sul confrontarsi con gli altri (il primo inatteso fidanzato, il fratello, gli amici più grandi, l’essere l’unica femmina e anche la più piccola del gruppo), sulle cose che cambiano e su quel che si vorrebbe restasse sempre uguale visto che così lo si conosce da sempre e vista la sicurezza che dà, insieme ad uno sguardo sulle modalità di comportamento di adulti e ragazzi e sul modo che ciascuno ha di affrontare una medesima situazione.

I capitolo che parlano dell’estate in questione sono alternati ad altri in cui Belly, la protagonista, racconta episodi di estati passate: quelle in cui aveva undici anni oppure quattordici o addirittura nove; quella in cui ha portato al mare la sua migliore amica, rompendo l’equilibrio naturale che era proprio invece della dimensione estiva della sua vita; quella in cui si è accorta dell’esatta misura di sentimento che prova per Conrad.

C’è una parentesi invernale che porta oltre i capitoli, che fa interrogare il lettore su quel che è successo nel frattempo, che fa ipotizzare rispetto al successivo volume, ma in realtà il libro si può leggere anche come autoconclusivo, semplicemente immaginando un seguito a scelta per i protagonisti.

Il sito dell’autrice e il suo blog. Questo invece è il blog di Belly, la protagonista, che è possibile seguire anche sulla pagina FB dedicata alla trilogia.

Jenny Han, L’estate nei tuoi occhi (trad. di Annalisa Biasci), Piemme Freeway 2014, 306 p., euro 12,90

Morte di un supereroe

15 Giu

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Quando niente è dovuto al caso, quando gli altri falliscono, quando smetti di combattere, ricorda…nulla è reale. Quando sai di poter vincere, quando tu riuscirai a sopravvivere, ricorda…tutto è lecito. ricorda…nulla è reale, tutto è lecito.

Per caso questo libro mi è capitato per le mani. Per caso è stato acquistato solo ora dalla biblioteca e per caso giaceva sul tavolo delle novità. Avevo visto il titolo tra i testi selezionati per Xanadu 2010, ma come spesso accade con le migliaia di libri che escono in un anno, molti sfuggono. A volte i migliori.

Donald è un ragazzo con due fissazioni: i fumetti e il sesso. Disegna e crea un fumetto il cui eroe, MIRACLEMAN  (un uomo che non può essere ucciso da nulla) , è il suo alter ego e vive mille avventure al limite della censura. Già perché Donald è affetto da una forma di cancro che gli sta portando via la vita e si è quasi rassegnato al fatto che la sua vita sia uno schifo, come un pessimo film con un splendida recensione, per cui vorresti indietro i soldi del biglietto.

I genitori cercano di aiutarlo in tutti modi a riprendere la voglia di lottare, perché sanno che è determinante per la sua ripresa fisica. Così coinvolgono Adrian, uno psicologo amante dell’arte e della cultura, che inizia a incontrare Donald per spronarlo a tentare di lottare contro il male che lo sta uccidendo.

Un romanzo incredibilmente divertente, emozionante, di quelli che ti fanno ridere tra le lacrime, con personaggi così forti e vivi da rimanerti attaccati addosso per molto tempo. Il tutto scritto a metà tra una sceneggiatura e un romanzo classico, con uno stile energico, ironico e mai banale.

Ne hanno anche fatto un film, basato sulla sceneggiatura dello scrittore, che purtroppo da noi non è arrivato.

Anthony McCarten, Morte di un supereroe (trad. P. A. Livorati), Salani, 2009, pp. 244,  € 15

Sette minuti dopo la mezzanotte

23 Apr

More about Sette minuti dopo la mezzanotte

Le storie sono creature selvagge e indomite, continuò il mostro. Quando le liberi, chi può sapere quali sconvolgimenti potranno compiere?

Questo libro è nato così. Siobhan Dowd ha liberato una storia, ha lasciato morendo l’inizio, alcune idee sulla trama, i personaggi. A Patrick Ness è stato chiesto di raccontarlo e, davanti al suo titubare, la storia ha fatto il resto: si è messa in moto, gli ha riempito la testa di nuove idee. Così è nata, passando attraverso le immagini stupefacenti di Jim Kay.

Leggero questo libro non è, già dal peso fisico, per via della carta su cui è stampato. Per via di tutto il nero che esce dalla china delle illustrazioni e dagli incubi notturni di Connor, tredici anni, alle prese con la malattia della madre, con una nonna atipica, con i bulli della scuola e con quella crescente sensazione di essere invisibile: la sua condizione di difficoltà, nota a tutti a scuola, ne fa un marginale, uno che viene giustificato comunque, uno che si sente solo.

Una notte, mentre cerca di scacciare il suo incubo, sente sussurrare il suo nome da una voce selvatica e indocile: il tasso che si vede oltre il giardino si è trasformato in una sorta di terribile mostro di foglie, ha camminato fino alla sua finestra e ora sostiene che a chiamarlo sia stato proprio Connor. Il mostro ritorna, sostenendo di dover raccontare tre storie e di doverne ascoltare una da Connor, che ha bisogno di lui. Il ragazzino prima è incredulo, poi si ribella a quella specie di sogno, poi lo segue nei suoi racconti e nella discesa verso la verità. Perché è questo che il mostro vuole far vedere a Connor: si può liberare dal suo incubo solo dicendo la verità. Per farlo Connor ha però bisogno di essere visto, di avere qualcuno che gli dica: io ti vedo. Vedo te, il tuo nero, le tue paure, la tua rabbia giusta e quello che sai anche se non riesci a dirlo.

Un libro nero e luminoso insieme, che dice in modo limpido e netto verità nude, taglienti e bellissime.

Qui il sito di Patrick Ness. Qui quello della fondazione voluta da Siobhan Dowd per la promozione della lettura in aree disagiate. Il sito di Jim Kay e la pagina dedicata a “A Monster Calls”, titolo originale di quest’opera, in cui spiega come è nato il “suo” mostro. Qualche parola del traduttore italiano che ci dice cosa abbia rappresentato per lui questo libro.

Patrick Ness, da un soggetto di Siobhan Dowd – ill. di Jim Kay, Sette minuti dopo la mezzanotte (trad. di Giuseppe Iacobaci), 222 p., euro 16