Lissa Evans è la mia autrice-scoperta del momento: dalla piacevole sorpresa di Pochi spicci per Stuart (Salani) che potete proporre in lettura ai ragazzi dai 10 anni a questo inaspettato romanzo, pubblicato da Rizzoli nella collana “La scala” e che potete inserire fra le proposte per i più grandi; un romanzo pieno di grazia che racconta uno spaccato della Seconda Guerra Mondiale. Tanto per capirci, se vi è piaciuto Resta e dove sei e poi vai di John Boyne, non potrete non affezionarvi al protagonista ritratto da Evans.
Nel prologo di apertura conosciamo Noel, dieci anni, che vive in compagnia di Mattie, l’anziana madrina che lo cresce da parecchi anni. Non sappiamo nulla dei suoi genitori, se non alcune briciole che lui stesso dirà più avanti e nemmeno sappiamo come sia finito in quella grande e ricca casa, a condividere il tempo con una donna che sta perdendo la memoria, ma che continua ad impartirgli lezioni di libertà e visioni del mondo degne della tenace suffragetta che è stata. Alla morte improvvisa della madrina, Noel accoglie quasi con sollievo la partenza verso St.Albans: non che lo allieti essere sfollato insieme a una classe di bambini con cui non ha nessun legame di amicizia, ma è sempre meglio che rimanere nella linda e perfetta casa dei cugini di Mattie. Viene ospitato da Vera, che vive col figlio sfaccendato e con la madre che da diciannove anni non parla, comunica scrivendo su una lavagnetta, ascolta costantemente la radio e intrattiene fitta e quotidiana corrispondenza con parenti, amici e con Churchill a cui si pregia di dare un ritratto della vita quotidiana degli inglesi.
Noel zoppica, ha le orecchie “come i manici di un vaso etrusco” (parole sue) e trascina una grande valigia contenente una vecchia pelliccia; scrive sul suo taccuino secondo un linguaggio cifrato da lui inventato, ama leggere i gialli, usa parole ricercate (Mattie lo pagava per imparare nuovi termini e arricchire la propria lingua) e ha un forte spirito d’osservazione. Insomma, non ha nulla da spartire con Vee e la sa famiglia, se non che la donna cerca di tirar su qualche soldo fingendo di raccogliere offerte per le varie cause belliche (orfani, vedove, aviatori e via così). Tanto vale allora fare calcoli, ricerche e indagini per lavorare di coppia e guadagnare al massimo. Le loro uscite a Londra e dintorni diventano un punto di osservazione su un Paese in guerra, sui comportamenti delle persone, sulla varia umanità. E sono una sorta di addomesticamento vicendevole: la donna che passa da un fallimento all’altro e il bambino chiuso in se stesso come un’ostrica che calcola, legge, si indigna, si batte per la verità e qualche volta poi sorride.
Tra chi paga qualcun altro per presentarsi al suo posto alla visita medica ed essere dichiarato inabile all’arruolamento e chi ruba nelle case bombardate; tra chi si arrangia come può e chi tenta di offrire opportunità ai propri alunni anche quando non sembrano essercene; tra ironia, battute sottili e qualche grammo di causticità, c’è Noel, personaggio indimenticabile, e su tutto, il ritratto della donna che lo ha cresciuto, orgogliosa delle proprie scelte, libera e fiera.
Il sito dell’autrice. L’illustrazione di copertina è di Rebecca Campbell.
Lissa Evans, Cuore di contrabbando (trad. di Giuseppina Oneto), Rizzoli 2015, 313 p., euro 18,50, ebook euro 9,99
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