Nell’avvicinarsi del Giorno della Memoria, ecco un testo che presenta il tema delle leggi razziali e del razzismo da un punto di vista decisamente originale che permetterà ad ogni lettore di identificarsi in qualche modo nella tragedia vissuta dai protagonisti. Siamo a Venezia, nel 1938, Roberto ha nove anni, due carissimi amici – Alvise e Lucia – con cui condivide la strada verso la scuola e il tempo del gioco, una sorella, una mamma allegra, un papà militare che ama ascoltare il Primo Ministro alla radio. Un primo ministro in camicia nera, pelato come un uovo, con la mascella squadrata. Poi un giorno il governo impone delle nuove regole, delle leggi che discriminano e che segnano la vita di Roberto: non può più frequentare la scuola pubblica, alcuni insegnanti vengono licenziati, ci sono spie e delatori, la famiglia di Alvise fugge in Svizzera dopo che il negozio del padre è stato devastato, Lucia e sua madre sono cattturate e inviate a treni che le porteranno via, la famiglia di Roberto si nasconde in una soffitta.
Il momento storico e le conseguenze di quelle leggi che leggiamo sulla pagina portano naturalmente alle leggi razziali del governo fascista contro gli ebrei, ma la bravura di Matteo Corradini sta nel raccontare leggi che colpiscono gli occhialuti. Tutte le discriminazioni e i divieti sono nei confronti di chi porta gli occhiali, come Roberto e i suoi genitori, Alvise e la sua maestra, la mamma di Lucia. Anche la sorella di Roberto porta gli occhiali e per questo va in fumo il sogno di sposare il fidanzato che non li ha; il papà di Alvise è un ottico e il suo negozio viene immediatamente preso di mira. Il racconto ripercorre i divieti, le ingiustizie, i soprusi e le violenze subite dagli ebrei nell’immediato, appena entrate in vigore le leggi, ed evoca la violenza degli anni successivi; parlare di persone che portano gli occhiali potrà far capire al lettore quanto furono assurde e ignobili quelle leggi; potranno far mettere al posto degli occhialuti chi ha i capelli di un certo colore o altre “normalità” simili intese invece come diversità, per dire la stupidità umana e la violenza e il dolore che si porta dietro.
Al romanzo segue un’appendice con domande e risposte sull’argomento, con parole di testimoni ed esperti tratte dal docufilm 1938- diversi, uscito lo scorso anno per la regia di Giorgio Treves, una testimoniana forte che merita di essere vista. Delle sue tante immagini tengo cara la testimonianza del centenario Bruno Segre e della sua coloratissima cravatta che, mentre lui parlava, diceva anch’essa parole importanti.
Le illustrazioni sono di Sonia Cucculelli.
Matteo Corradini, Solo una parola. Una storia al tempo delle leggi razziali, Rizzoli 2018, 204 p., euro 15
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