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Cane blu

9 Dic

cane-neroQuesto libro nasce dopo il successo di un film australiano del 2011, Red Dog, di cui lo stesso de Bernières scrisse la sceneggiatura ispirandosi a una storia vera; il produttore decise di farne un prequel chiedendo allo stesso autore di inventare quel che del cane protagonista del film non si sapeva, cioè la sua vita prima che vagabondasse per l’Australia. De Bernières in realtà racconta la storia di un undicenne che lascia Sidney dopo la morte del padre per raggiungere il nonno in un ranch nella zona occidentale, nel Pilbara dove la vita è particolarmente dura, dove si lavora sotto il sole cocente e in mezzo alla polvere, dove tutto è scarno ed essenziale come gli elementi stessi del paesaggio. Mick si trova a vivere in una realtà di soli uomini che non hanno tempo per tenerezze o giri di parole; tutto è nudo e crudo come la vegetazione esposta al sole o ai cicloni improvvisi, anche il modo di intendersi e di rapportarsi. Il nonno non usa mezzi termini per dire a Mick che sua madre è momentaneamente fuori di testa e quindi fuori gioco e neppure nasconde che questa tragedia rappresenta per lui una fortuna, l’unico modo per godersi il nipote e per vederlo crescere nella terra che ama. Ma neppure risparmia la verità sul mondo, sulla natura, sulla vita e nello stesso tempo è capace di ascoltare e di comprendere, in quel modo ruvido che va dritto al sodo e che nella maggior parte dei casi coglie nel segno.

La descrizione della vita di Mick nei successivi due anni segue il ritmo del ranch e quindi delle stagioni, dei lavori nei campi, della pazienza per addomesticare un cavallo ribelle o per smontare e rimontare una motocicletta finché funzioni. C’è tempo per guardarsi attorno, vivere avventure, collezionare ossa di canguri e visioni di petroglifi, incontrare nuove persone che dispensano ciascuno una scelta o un modo differente di vita, sia che siano in ricerca, sia che abbiano scelto un certo luogo per vivere in modo quasi eremitico.

Mick va a zonzo a piedi o sulla motocicletta ricevuta in dono, lascia la pelle del ragazzino di città a cui sembra di aver perso tutto per una scorza più dura, cotta dal sole. Impara le leggi della natura, il tempo per ogni cosa, vede l’effetto che l’arrivo della sua giovane insegnante fa in quel gruppo di uomini in mezzo al deserto. E intanto si abitua alla vita del ranch, consapevole che dovrà prima o poi tornare in città, ma sapendo di poter comunque scegliere della sua vita.

Un breve romanzo di formazione accompagnato da illustrazioni che si presta ad una lettura rapida che diverte e che non lascia nulla al caso.

Il sito dell’autore. Il portfolio dell’illustratore.

Louis de Bernières – ill. Alan Baker, Cane blu (trad. di Stefania De Franco), Guanda 2016, 139 p., euro 14

Precious e le scimmie

24 Ago

Forse questo breve racconto finirà per incuriosire principalmente gli adulti che apprezzano la scrittura di McCall Smith e i diversi universi da lui creati nelle diverse serie che porta avanti: che siano ambientate in Africa o a Edimburgo (o a Londra, ma quella di Corduroy Mansions è ancora inedita in Italia), l’autore ha la capacità di descrivere un microcosmo di cui il lettore entra in qualche modo a far parte, quasi camminasse a fianco dei protagonisti o osservasse dall’esterno i palazzi in cui vivono, le strade che percorrono.

La serie più conosciuta è certamente quella che vede all’opera Precious Ramotswe, responsabile della No. 1 Ladies’ Detective Agency, prima agenzia investigativa africana aperta da una donna. I casi tra cui si districa con l’aiuto della signorina Makutsi sono un modo per descrivere non solo l’Africa e in particolare il Botswana, ma per riflettere sui comportamenti umani e sul mondo. Molto spesso la detective fa riferimento alla sua infanzia, al padre, al villaggio in cui è cresciuta: ecco allora qui l’occasione per incontrarla bambina e per scoprire il suo primo caso. Volendo difendere un compagno di scuola ingiustamente accusato e tenuto a distanza da tutti, Precious si ingegna per dimostrare chi sia il vero colpevole dei furti di cibo che avvengono in classe.

Il racconto si presta – per il ritmo narrativo e per la sua costruzione – a essere letto ad alta voce. Si rivolge infatti a chi legge e ascolta direttamente e ha inoltre la misura giusta per essere lettura condivisa e autoconclusiva nel corso di un incontro.

Il sito dell’autore. La serie tv dedicata dalla BBc a Mma Ramotswe. Il sito dell’illustratore (prosit, a vedere gli ultimi lavori 😉 )

Alexander McCall Smith – ill. Iain McIntosh, Precious e le scimmie. Il primo caso di Mma Ramotswe (trad. di Serena Bertetto), Guanda 2015, 83 p., euro 10, ebook euro 6,99

La grande amica

21 Ago

Più riguardo a La grande amica

Irlanda, estate 1975. A sedici anni, per la prima volta Miriam lascia casa, i genitori e i quattro fratelli per i tre mesi estivi, in cui il padre le ha trovato lavoro presso un albergo sul mare. Entra in un altro mondo, fatto di abitudini, linguaggi, abiti e pettinature tutte diverse da quello a cui è abituata. Entra in un vortice di giornate luminose, dove tutto sembra risplendere grazie alla speranza, alle cose nuove, all’amicizia con Marie-Thérèse, che di anni ne ha venti e sembra venire da un altro pianeta: per il suo modo di prendere la vita, per le pose eleganti in cui fuma, per la naturalezza in cui attira tutte le persone intorno. Goffa nella sua timidezza, guardinga come una tartaruga che mette fuori la testa dal guscio per annusare l’intorno, Miriam si sente a casa, nonostante si sia appena lasciata alle spalle tutto quel che conosce.

Per la prima volta un concerto dal vivo, una sigaretta, una vacanza improvvisata di quattro giorni, un paio di jeans, una bugia nelle telefonate a casa, un gruppo di coetanei, un ragazzo di cui innamorarsi. La parentesi estiva nella vita di Miriam, che racconta quei mesi quarant’anni dopo alla luce di quella che era e di quella che è diventata, dicendo di com’è – esaltante e a tratti crudele –  affacciarsi ad un altro mondo, che poi è il mondo.

Catherine Dunne, La grande amica (trad. di Ada Arduini), Guanda 2013, 108 p., euro 10

L’estate in cui tutto cambiò

1 Ago

Più riguardo a L'estate in cui tutto cambiò

Maria ha undici anni e si appresta a trascorrere l’intero mese di agosto in vacanza, in una casa d’affitto dal sapore vittoriano, piena di mobili antichi e vissuti, con vecchie fotografie alle pareti e qua e là – nei cassetti, tra le pagine dei libri, nelle varie stanza – i segni di chi ci ha abitato. I genitori di Maria appartengono a quel gruppo di persone che lei definisce “che non conoscono il nome delle cose”: gli alberi sono alberi, le stelle stelle, mentre la ragazzina, pur vivendo in città, è convinta di appartenere all’altro genere e di potersi quindi beare della bellezza di dire che l’albero in fondo al giardino è un leccio, cioè un tipo di quercia.

Maria impara i nomi delle piante e dei fossili che trova nei cassetti e sulla scogliera; poi i nomi degli uccelli che Martin – il coetaneo che vive nell’albergo accanto, in una tribù di fratelli e cugini – ama osservare; poi i nomi delle persone che hanno composto la famiglia della proprietaria della casa e con essi le loro vicende.

Un mese appena, in cui Maria ascolta la voce della casa e quella del gatto che vaga tra le stanze e il silenzio della sua famiglia e il vocio ininterrotto di quella di Martin. Un mese in cui scopre, cova, pensa e cresce. Un mese in cui cambia, in cui capisce che le cose non sono mai le stesse: anche se l’anno prossimo tornasse per le vacanze nello stesso posto, sarebbe comunque diverso perché lei sarebbe cambiata. Un anno in più, un’altra Maria. Lei stessa e diversa. E chissà quante Marie poi negli anni a venire.

L’estate raccontata da Maria è quella del 1975. Questo libro è stato pubblicato nel 1976, anno in cui ha vinto il Premio Whitbred Book nella sezione ragazzi.

Penelope Lively, L’estate in cui tutto cambiò (trad. di Elisa Banfi), Guanda 2013, 213 p., euro 15

Dentro la foresta

4 Nov

Dentro una foresta della Lapponia, dove i cani trainano le slitte, la neve confonde ogni traccia, non si vedono sentieri, perdersi è un nulla. Dentro un’altra foresta, quella dell’adolescenza, dell’inquietudine, dell’indifferenza che nasconde le fragilità, una foresta di rabbia dove perdersi è un nulla. I tre figli di Frank e le loro due madri: Johnny e Tom, che partono con la loro mamma per una vacanza lontano dall’Irlanda, e Grannie, che dopo quattordici anni incontra la madre che l’ha abbandonata per volare a New York. Storie di madri e di figli, storie sul perdersi e sul ritrovarsi, metaforicamente e no.
Questo libro è stato pubblicato originariamente come romanzo per ragazzi: è una storia di crescita, di punti di incontro tra adulti e ragazzi, di scontro, di mani tese, di farsi piccoli, di sentirsi grandi.

Roddy Doyle, Dentro la foresta (trad. di Giuliana Zeuli), Guanda 2008, p. 208, euro 14,50.