La prima cosa che dovete sapere, riguardo alla scatola con le rose rosse, è che non mi aspettavo niente. Immagino sia proprio in quei momenti che ti capitano le cose belle: quando non le cerchi.
Quando Leah compie dieci anni riceve inaspettatamente un regalo dalla zia Olivia, la sorella della madre di cui nessuno a casa parla mai: un bauletto che si chiude con la chiave, pieno di piccoli gioielli, una mantellina da notte, un orologio vero, dei trucchi, un foulard di seta e dele pantofole di satin rosa. Uno scrigno delle meraviglie per una bambina afroamericana che vive in Lousiana in pieno regime segregazionista. Siamo a metà degli anni Cinquanta e Leah e sua sorella Ruth sono abituate a vedere negozi dove i cartelli avvertono che i neri non possono entrare, a non bere alle fontanella riservate ai bianchi, a sedersi in fondo agli autobus, a viaggiare su treni segregati. Con quella scatola però arrivano anche quattro biglietti del treno e un gesto di pace: la madre e la zia si sono riappacificate e le due ragazzine, con la nonna e la madre, partono alla volta di Los Angeles, dove vivono la zia e il marito. Scoprono così un mondo dove non c’è segregazionismo, dove i neri possono avere gli stessi sogni dei bianchi e bere insieme dalla stessa fontana. Il libro è una sorta di diario di Leah, il racconto degli avvenimenti che seguono nella sua vita e che la portano a respirare l’idea della libertà. Ci sono risate e lacrime, una grande biblioteca, degli amori che cominciano con uno sguardo e un sorriso, la bellezza del sabato passato a stendere i panni con la sorella, New York, la certezza che il destino abbia in serbo una sorte migliore, la signora Pittman che non si può definire attraente ma che ha tanta bellezza negli occhi. Ci sono alcune buffe sagge domande, tipo dove vanno a finire le lacrime quando non le si piange o dove va il tempo quando passa; qualche descrizione su come sia quando si riesce a sorridere dentro e fuori; la miglior descrizione di come ci si sente quando ci si ferma dopo un lungo viaggio: esausta, come una bustina di tè usata due volte!
Un romanzo scritto (e tradotto) davvero bene, che si legge di un fiato e che lascia sospesa una sorta di bellezza: quella delle cose semplici, dette bene. Con questo libro, Brenda Woods ha vinto il Coretta Scott King Awards; è l’autrice anche de Il lungo viaggio di Sally, pubblicato sempre da Giunti.
Brenda Woods, Vorrei essere libera (trad. di Duccio Viani), Giunti 2010, 219 p., euro 8,50.
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