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Il bambino detective

11 Set

Torna l’impareggiabile Ulf, già protagonista di altre avventure pubblicate in Italia da Iperborea nella collana I Miniborei. Ancora una volta il formato breve e illustrato striza l’occhio ai lettori alle prime armi che avranno la fortuna di approcciare un testo a loro misura e di potersi andare a cercare gli altri volumi della serie, anch’essi come questo adatti a una piacevole lettura ad alta voce da condire di risate.

A questo giro il piccolo intraprendente che non vuol mai essere da meno del fratello maggiore e dei suoi amici, non sta a lagnarsi perché lo escludono dal loro gioco dei detective: non è troppo piccolo come loro pensano e riesce a inscenare il furto della sua nuova bicicletta rossa, a creare le tracce per poi ritrovarla. Lui è un genio, mica un citrullo come lo definiscono sovente! E poco importa che intanto i più grandi abbiano già deciso di dedicarsi a un’altra attività, lasciando perdere lenti di ingrandimento e ricerche: una soluzione c’è sempre.

Da sottolineare ancora una volta come la scrittura di Stark, sostenuta dalla traduzione di Laura Cangemi, regali al lettore piccole perle: la bici brilla “in tutta la sua preziosità” e Ulf dice: “sono di buon umore perché sono in gamba” :-3

Ulf Stark – ill. Markus Majaluoma, Il bambino detective (trad. di Laura Cangemi), Iperborea 2019, p. 58, euro 9

Arrivano i fratelli Hood

29 Ago

Ci sono momenti in cui bisogna decidere da che parte stare, in cui non è più possibile subire passivamente le angherie, in cui bisogna agire anche se ti dicono che sei troppo piccolo, anche a costo di disubbidire, di diventare fuorilegge. La causa è giusta: è quella di Jesse e Frank Hood, due fratelli che vivono con madre e zio in una fattoria nel Midwest statunitense. Il padre è partito per combattere circa un anno prima, la guerra civile impazza e, nella contea di Orzak dove vivono, spadroneggia il tenente Mackenzie co i suoi soldati che malmenano i contadini, bruciano le fattorie, portano via il bestiame: credono così di ottenere informazioni su William Quantrill detto il Colonnello, a capo di un esercito irregolare filosudista che fa azioni di guerriglia contro i nordisti. Sarà una banda di ragazzini guidata proprio da Jesse e Frank a sfidarlo, nonostante i pericoli.

Guido Sgardoli ha la capacità della grande narrazione d’avventura e riesce a mantenere il respiro giusto per la storia anche per una misura breve come quella di questo libro; anzi, riesce a costruire un testo che è proprio giusto così, che si presta, col suo ritmo, ad essere letto ad alta voce, che porta dentro l’azione e cattura.

La nuova collana “Libri corsari. Piccole storie fuorirotta” segna l’esordio nella letteratura per ragazzi della casa editrice Solferino e propone grandi avventure ribelli, in un formato agile, testi illustrati con meno di novanta pagine che incontreranno il favore anche dei lettori che si spaventano di fronte a troppe pagine; danno imbeccate a scoprire mondi nuovi, a viaggiare almeno e intanto con la fantasia o a incuriosirsi alle epoche storiche in cui sono ambientati e a personaggi realmetne esistiti (come Quantrill, in questo caso)grazie anche agli approfondimenti finali e alla nota del curatore Pierdomenico Baccalario, che chiude ciascun tomo. Peccato non trovarci una minima nota su autori e illustratori.

Gli altri due titoli per ora disponibili sono “Il terribile testamento di Jeremy Hopperton” scritto da Davide Morosinotto e “Polvere nera” di Miriam Dubini, di cui parleremo a breve.

Guido Sgardoli – ill. Margherita Travaglio, Arrivano i fratelli Hood, Solferino 2018, 87 p., euro 10

Niente paura Little Wood!

16 Mag

little woodIn questo libro ci sono Genie, undici anni, suo fratello Ernie, quattordici, e il tempo di un’estate, anzi di un mese estivo da passare in campagna dai nonni paterni. Di questi nonni Genie sa davvero poco, conosce la voce della nonna che telefona qualche volta, ma ad essergli totalmente sconosciuto è il nonno che tanta di parlare al padre senza riuscirci, che porta una pistola nella cintura, che in casa ha una stanza chiusa a chiave per “gli affari suoi” e che è completamente cieco. Nessuno l’hai mai detto al ragazzo perché il nonno stesso vuol essere il primo a dirlo, quel nonno che sa muoversi da solo in casa, cucinare e rispondere alle tante domande del nipote.

Già, perché se suo fratello è il tipo da occhiali da sole fighi perennemente sul naso e fiuto per le ragazze in gamba (ecco Tess che martella tappi da birra per farne orecchini), Genie è quello delle domande: riempie i taccuini, cerca su Google risposte a improbabili quesiti, prova a dare un senso anche al mistero che aleggia sulla casa gialla abbandonata in mezzo al bosco. Ad aleggiare sulla famiglia è invece la storia: quella del nonno e dei suoi genitori, quella dello zio morto in guerra anni prima, insieme allo spettro della guerra e della violenza, alle paure che possono generare, ai fantasmi che possono venirti ad inghiottire. Se il nonno comincia a fidarsi di Genie fino a camminare con lui di notte in cortile, quel che deve lasciare andare è molto di più dei simbolici uccellini che tiene in gabbia e che cura ogni giorno. Ci sono sentimenti e ricordi e vecchie tradizioni e rancori che devono volare vie; c’è la fatica di crescere e la paura terrificante di non essere adatto: per Genie è davvero l’estate del cambiamento.

Reynolds costruisce un romanzo di formazione ambientato nei giorni nostri, ma se non ci fosse il wi-fi, il riferimento potrebbe essere ad altre guerre e la descrizione dei rapporti personali come il percorso di cambiamento di ciascun personaggio starebbero benissimo in qualsiasi tempo. La riflessione che ne nasce ruota intorno al riparare le cose che si sono rotte, ed è un filo che va dalla prima all’ultima pagina, si parli di un modellino di automobilina, dei denti davanti, di un guaio o di un affetto.

Questo romanzo è anche un alto esercizio di traduzione: Giuseppe Iacobaci cuce addosso al protagonista una lingua che ne segue perfettamente i giochi di parole, i pasticci sui modi di dire, i neologismi che Genie inventa.

Le illustrazioni di copertina sono di Marta Pantaleo.

Jason Reynolds, Niente paura Little Wood! (trad. di Giuseppe Iacobaci), Terre di Mezzo 2018, 328 p., euro 14,90

Anime scalze

12 Lug

anime scalzeSe di nome ti chiami Ercole, un po’ di forza dovrai pure avercela. È vero che quel nome non te lo sei dato, e la forza manco ce la si può dare sempre, ma ci sono momenti in cui sembri pronto a tutto, improvvisamente. Il quindicenne protagonista di questo romanzo racconta al lettore la sua infanzia, passata a tirare avanti con la sorella maggiore, un padre spesso assente, le domande mai poste sul perché la madre se ne sia andata di casa quando lui era piccolo. Ercole passa anni così e poi improvvisamente tutto esplode: si innamora di Viola, distante eppure vicinissima; la sorella Asia va a vivere col fidanzato; l’estate si spalanca davanti col suo tempo vuoto in cui rimuginare sul passato o sui pasticci combinati al presente. E Ercole parte da Torino verso le valli, sull’unica traccia che lo può portare alla madre: un timbro postale. Scopre una donna che sorride in un modo che ancora si ricorda e un fratellino di sei anni, instancabile a fare domande e a scoprire la natura. Il tempo estivo è una parentesi ad assaporare gusti diversi, a girare intorno alle domande, a soppesare le risposte che arrivano. Poi, una notte d’autunno, Ercole si ritrova con Luca sul tetto di un capannone, con un fucile in mano: è la scena che apre e che chiude il romanzo, il suo modo per dare una botta agli adulti, come si fa con la lavatrice: quando sono confusi, è meglio fare così, poi ripartono “e saremo salvi”.

Farsi salvi, trovare un senso. Scappare dalle spiegazioni che non si riescono a dare a Viola, scappare per trovare quello che si insegue da dieci anni e improvvisamente sentire che non si prova manco un briciolo della rabbia che si era immaginata. Ritratto di un adolescente che non vuole il cellulare, che gira in bici oppure in tram, che in un attimo solo si mette in piedi, per prendersi cura di quel che gli è caro.

Il romanzo fila, anche se (puntiglio di lettrice) nella prima parte par quasi che l’autore sia tornato sulla sua stesura e abbia corretto qualche sfumatura di significato, cambiato alcune parole con loro sinonimi e perso un poco la fluidità del linguaggio.

La copertina è di Alessandro Baronciani.

Fabio Geda, Anime scalze, Einaudi 2017, 224 p., euro 17,50, ebook euro 9,99

Fratelli nella notte

21 Giu

Lo scorso autunno ho tenuto per la Fondazione Revelli una serie di incontri rivolti agli insegnanti della scuola primaria e secondaria sulla Resistenza e le resistenze raccontate nelle pagine di libri per bambini e ragazzi. Avrei voluto avere tra le mani questo libro, e allora lo segnalo qui, come pietra aggiunta a quella bibliografia, alla possibilità di raccontare una pagina di storia attraverso le storie dei singoli e, in questo caso, attraverso una scelta di parole e di ritmo che infonde alla narrazione inusuale bellezza.

Mario è piccolo di statura e fragile di aspetto e allora in brigata i suoi compagni, per prenderlo in giro, gli han affibbiato il nome di battaglia di Tarzan. Ha disertato a suo modo nel 1944 e a modo tutto suo è finito tra i partigiani. Il lettore lo incontra  ferito, mentre aspetta in una grotta, con un compagno cieco, che arrivi il fratello a prenderlo e a provare a salvarlo. Non è stata sua l’idea di chiamare Gianì, quel fratello più vecchio di quindici anni con cui non ha mai diviso nulla se non lo spazio della notte, visto che dormivano nella stessa stanza, parole ben poche, e che adesso ha sposato una fascista e chissà che se ne farà di lui

Si presta ad essere letta ad alta voce, questa storia, con i suoi rimandi nel tempo avanti e indietro. Ci si presta anche perché l’autore l’ha ascoltata – in frammenti diversi, magari tra un silenzio e l’altro – e la ripensa per raccontarla a sua volta, perché i suoi figli sappiano. Si presta ad essere assaporata, nel suo linguaggio scarno e bellissimo, nella scelta delle immagini che fanno le descrizioni: descrizioni fisiche, ma anche del rapporto tra i due fratelli, dei legami di famiglia, della difficoltà del momento  della contingenza dell’andare. Non perdetevi neppure le descrizioni del mondo di quegli anni, del mondo contadino in cui gli unici suoni “erano i muggiti sotto il peso dei giochi e i grugniti degli uomini aggrappati agli aratri. Le poche parole che servivano erano quelle del dialetto e nominavano gli attrezzi da lavoro”. E quando siete arrivati al fondo avrete ancora un angolo di bellezza nella chiusa,  la bellezza cruda che dice della difficoltà di scegliere, dell’infelicità di perdurare nello sbaglio, ma anche del portarsi dentro – sempre e comunque – quel che si è fatto, quel che si è stati nella scelta di un attimo.

Cristiano Cavina, Fratelli nella notte, Feltrinelli 2017, 96 p., euro 10, ebook euro 6,99

Dirk e io

2 Mag

Arriva in Italia il romanzo in cui Steinhöfel racconta episodi esilaranti della sua infanzia, condivisi con il fratello Dirk, di due anni più piccolo. Chi ha avuto l’opportunità di apprezzare la facilità di scrittura e l’ironia dell’autore nei libri della serie dedicata a Rico e Oscar, le ritroverà pari pari in questo libro, suddiviso in episodi così da renderlo appetibile anche per la lettura condivisa ad alta voce.

Un trasloco complicato, una vacanza in roulotte sotto la pioggia battente, la casa sull’albero, le canzoni di Natale, ma anche quella stupenda porcheria che è mangiare gli spaghetti senza forchetta, direttamente dal pentolone  col sugo che schizza da tutte le parti  mentre la cucina è ricoperta di fogli di plastica. Si racconta degli amici, delle prese in giro, delle bravate e dei fraintendimenti, della gita scolastica e del presunto omicidio avvenuto in casa dei vicini: tutte avventure per sbellicarsi dalle risate e tutte – eccetto una – veramente capitate all’autore.

Impreziosito dalle illustrazioni di Schössow ad ogni inizio di capitolo, il testo ha un’appendice finale con tanto di fotografie d’epoca in cui l’autore racconta com’è nato il romanzo, quasi per caso, e di come abbia avuto subito una grande presa tra i giovani lettori ; gli adulti invece hanno fatto qualche rimostranza nel corso degli anni, per il linguaggio o per il tono infantile, modificato poi nel corso delle edizioni. Probabilmente qualche adulto troverebbe a ridire ancora adesso, il romanzo è decisamente franco e caustico anche proprio nella descrizione che fa degli adulti; è sincero, è raccontato da un ragazzino che sa vedere e dire con estrema ironia: anche i lettori si piegheranno in due dal ridere, come il bambino che ha partecipato al primo incontro tenuto da Steinhöfel e di cui c’è traccia in appendice. Lì però l’autore diventa estremamente sincero anche sulla sua infanzia e parla della consapevolezza venuta a posteriori, quando si è reso conto della paura che il padre talvolta incuteva in lui e nei fratelli e di come, scrivendo, l’abbia eliminata.

Andreas Steinhöfel – ill. di Peter Schössow, Dirk e io (trad. di Alessandra Petrelli), Beisler 2017, 191 p., euro 14,90

Quattro ragazzi per due papà

31 Ott

quattro ragazzi

La famiglia Fletcher è affollata, rumorosa, affiatata e sempre alle prese con qualche nuovo accadimento. E tutti sono maschi: due papà; quattro figli adottati di diverse provenienze, culture, religioni; un gatto, un cane e pure un pesce rosso (ex, in realtà perché trapassato). Li conosciamo all’inizio di un nuovo anno scolastico e li seguiamo per tutti i mesi che portano all’estate, attraverso le vicende scolastiche, le feste che organizzano, gli scontri con il nuovo scorbutico vicino di casa, la routine di ogni giorno e gli imprevisti che complicano il tutto. C’è chi è alle prese con una nuova scuola scelta e voluta che non corrisponde esattamente alle aspettative, chi ha una nuova amica di nome Coccinella e tutti pensano che sia immaginaria (chissà come mai 😉 ), chi viene scelto per la recita scolastica e pensa che non sia il suo posto, visto che nessuno dei compagni di calcio ama i musical o si mette a danzare a scuola. Ci sono nonni, zie col freezer pieno di cupcakes, insegnanti più o meno simpatici, genitori commossi o sull’orlo dell’esaurimento da disordine, ragazze, amicizie che finiscono e altre che nascono. C’è un andamento narrativo che segue lo scorrere dei mesi e che intervalla al testo email, messaggi su bigliettini, articoli di giornale, lettere.

La copertina non è particolarmente felice e la trama può riuscire all’inizio difficile da seguire perché è in qualche modo necessario ambientarsi, prendere familiarità con l’affollamento di nomi, caratteristiche e differenze dei vari protagonisti, però si spera che il lettore superi agilmente il primo impatto e si legga la storia che poi non è altro che narrazione di quotidianità, di vita. Poco importa infatti la composizione della famiglia su cui il titolo in traduzione insiste anche senza motivo (l’originale “The misadventures of the Family Fletcher” suonava meglio) perché quel che conta è che i ragazzi lettori possono identificarsi e ritrovare vicini una serie di temi non da poco – la fatica di crescere, gli amici che cambiano e che ti sembra di non capire più, la difficoltà di ammettere una scelta sbagliata, il timore del confronto e del portare avanti le proprie idee – e non semplici da dire ad alta voce, per cui è importante potersi sentire meno soli anche grazie alle pagine di un romanzo.

Il sito dell’autrice.

Dana Alison Levy, Quattro ragazzi per due papà (trad. di Aurelia Martelli), Edt Giralangolo 2015, 259 p., euro 14

Guji Guji

8 Ott

Guji Guji

Un uovo rotola tra gli alberi, sull’erba, lungo il pendio fino a fermarsi nel nido di un’anatra che tutta presa dalla lettura manco se ne accorge e continua a covare. Quando si schiudono le quattro uova battezza i nati a seconda delle caratteristiche: Pastello per l’anatroccolo chiazzato di blu, Zebra per quello a strisce, Chiardiluna per quello giallo e Guji Guji il quarto che così verseggia e che è agli occhi del lettore ovviamente un coccodrillo, ma che viene cresciuto come gli altri fratelli, senza distinzione, imparando come si nuota, ci si tuffa e “incede con elegante dondolio”, sempre in mezzo a storie lette ad alta voce. Fino a quando tre coccodrilli affamati cercano di convincere Guji Guji a tradire la comunità starnazzante in cui è cresciuto per potersi riempire le pance e cercano di fare leva sul fatto che tra simili ci si spalleggia e si fa così, punto. Guji Guji capisce di non essere un pennuto, ma forse non è neanche un coccodrillo cattivo e quindi trova un’idea brillante per scacciare i tre e festeggiare lo scampato pericolo.

Tornano i temi dell’accoglienza, del modo di trattare la diversità, dell’inclusione; qui godetevi le illustrazioni del taiwanese Chih-Yuan Chen, le espressioni che dipinge sui musi dei protagonisti e la danza delle festa finale, su sfondo nero.

Una versione video della storia animata e letta (in inglese). Si possono sfogliare alcune pagine sul sito dell’editore.

Chih-Yuan Chen, Guji Guji (versione italiana di Alfredo Stoppa), Bohem 2015, 40 p., euro 15,80

Mio fratello notturno

16 Set

Più riguardo a Mio fratello notturnoIl protagonista di questa storia si chiama Jakob e sta per compiere dieci anni. Anche suo fratello si chiamava Jakob, è morto in un incidente il giorno del suo decimo compleanno e questo è il motivo per cui a lui non è stato permesso imparare ad andare in bicicletta. La mamma di Jakob dice che tra i suoi due figli non c’è poi molta differenza e ogni notte il fratello viene a trovarlo e gli suggerisce la musica da suonare durante le lezioni di pianoforte. A Jakob sembra che nessuno sia troppo affezionato a lui, addirittura che nessuno lo noti, finché non conosce Miranda, che suona il piano come lui, sembra non aver paura di nulla e fa a voce alta domande che da troppo tempo Jakob porta dentro. Così il bambino visita per la prima volta la tomba di suo fratello e incontra suo padre. Per la prima volta i suoi pensieri si fanno anarchici e ribelli e per la prima volta mette i piedi sui pedali di una bici. E Miranda gli dimostra che si può cambiare la storia, che il destino di Jakob è diverso da quello che le paure della madre gli prospettano, che uno scarto può modificare tutto.

Il sito dell’autrice svedeseche nella collana “Gabbie” ha già pubblicato per Logos i tre episodi della serie “Frances” e che torna con le sue illustrazioni a matita e con un testo di forte impatto, dove Jakob si chiede dove finisca lui e dove cominci quel fratello che incontra solo nei sogni, Jakob che tanto vorrebbe dire alla mamma che lei non lo possiede e che lui è lui e nessun altro.

Joanna Hellgren, Mio fratello notturno (trad. di Fabio Regattin), 100 p., euro 14

I 10 mesi che mi hanno cambiato la vita

7 Ago

Più riguardo a Dieci mesi che mi hanno cambiato la vita

Per chi cerca filoni e temi ricorrenti tra i romanzi per ragazzi, eccone un altro da inserire tra la sick-lit, sempre presente e  in crescita negli ultimi tempi. Questa volta il racconto in dieci mesi viene fatto dal tredicenne Steven, non proprio un campione d popolarità a scuola (basti pensare che viene apostrofato come “Bif” , abbreviazione di Bifolco), la passione per la batteria e una certa tendenza a non farsi notare. Nel primo tema dell’anno scolastico, quando il titolo assegnato è “La cosa più noiosa del mondo”, sceglie di parlare del fratellino Jeffrey di cinque anni, raccontando di come la sua nascita gli abbia cambiato la vita. In peggio, ovviamente. Ma l’effettivo peggio deve ancora arrivare: si scopre che Jeffrey ha la leucemia e il romanzo prosegue con il racconto di come la malattia stravolga la vita della famiglia e quella di Steven. Che fa di tutto per tenere la cosa nascosta, che scopre di essere invisibile ai più (ma non a tutti!), che misura la potenza della rabbia e la velocità dei cambi di programma all’ultimo minuto.

Sonnenblick racconta, come al solito, con grandissima ironia anche passaggi dolorosi o faticosi, facendo innamorare il lettore del personaggio di Jeffrey prima ancora che del protagonista. Con qualche perplessità tecnica (tanto per fare i rompini-precisini, ma così è: non possono inserire un port-a-cath a Jeffrey, quello è un catetere, il port-a-cath già ce l’ha. Insomma, lo so che non ve ne accorgevate, ma quando noti le cose, poi le hai notate… 😉

Il sito dell’autore: in Italia lo abbiamo già apprezzato per “Una chitarra per due” (Mondadori) e per “L’arte di sparare balle” (Giunti extra); questo è stato il suo primo romanzo pubblicato.

Jordan Sonnenblick, I 10 mesi che mi hanno cambiato la vita (trad. di Sara Reggiani) Giunti Extra 2013, 186 p., euro 8,90