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La grande rapina al treno

12 Mag

Se avete voglia di sperimentare coi lettori un diverso modo narrativo, una lettura più originale rispetto al solito, questo libro vi offre la possibilità di vedere un’intera storia solamente attraverso i suoi dialoghi. Un po’ come foste davanti a uno schermo: la storia infatti scorre; è quella di una viaggio in treno dove – pagina dopo pagina – si va avanti sul binario dalla stazione di partenza a quella di arrivo. Il bambino protagonista parte con la zia e incontra una galleria di passeggeri: il macchinista, un mago, un’investigatrice, una signora che sta col naso in un libro, chi si è portato a bordo pure il passerotto e un orso che si sta trasferendo in un nuovo circo. E poi la famigerata Banda dei tredici (qui presente con soli tre componenti) assalta il convoglio, un pellerossa si cala dal finestrino, lo sceriffo accorre e poco dopo appare in sella a uno struzzo. L’avventura  assicurata, tanto più che si arriva a destinazione in orario perfetto e si impara – come rassicura la zia – che essere bene educati è essenziale nella vita.

Come detto il testo che scorre mentre il treno sferraglia verso l’arrivo è composto solamente da dialoghi tra passeggeri, osservazioni ad alta voce, esclamazioni durante i colpi di scena e gli inseguimenti.

Federico Appel, La grande rapina al treno, Sinnos 2019, 64 p., euro 11

Il giallo delle pagine mischiate

14 Mar

Il-giallo della pagine mischiateUn giallo dentro un giallo, una storia in cui il lettore non solo legge una storia di misteri, assassini e libri scomparsi, ma è chiamato anche a risolvere il problema che affligge l’io narrante: il testo che Dario ha eredito dallo zio, insieme alla casa editrice che naviga in pessime acque, ha le pagine mescolate e deve essere ricostruito per capirne la trama e ridargli una forma. Ed è così anche il testo che si trova tra le mani il lettore: l’antefatto spiega di come Dario abbia ereditato la casa editrice e abbia scoperto l’attività di scrittore dello zio, di come ne abbia conosciuto i dipendenti e si sia messo con Greta a ricostruire l’ordine dei fogli in modo da poterli pubblicare. Poi ecco il primo capitolo dove si fa la conoscenza del detective parigino Ives Montagner: al termine di ogni capitolo degli indizi danno la possibilità di identificare il successivo, cercandolo qua e là tra quelli alla rinfusa. Sicuramente un escamotage narrativo che incuriosirà qualcuno e infastidirà altri che preferiscono la comodità della lettura senza l’esercizio della ricerca; per chi sceglierà di avventurarsi nella ricostruzione del manoscritto, un’avventura in più, una sfida che sicuramente accoglieranno i ragazzi appassionati di gialli.

Questo romanzo accompagna – insieme a Odio la matematica di Emanula Da Ros –  la nascita di una nuova avventura editoriale, quella della casa editrice Parapiglia che pubblicherà prossimamente molti titoli provenienti, come questo del resto, dallo storico catalogo delle Nuove Edizioni Romane di Gabriella Armando, in nuova veste grafica e rinnovati per dare spazio all’interattività.

Pablo De Santis – ill. Federico Appel, Il giallo delle pagine mischiate (trad. di Francesca Caddeo), Parapiglia 2016, 123 p., euro 11

Eugenia l’ingegnosa

16 Mar

EUGENIALINGEGNOSAEugenia e il fratello Nicola sono incuriositi da un’isola apparsa nella nebbia e quasi scomparsa:  vivendo a loro volta su un’isola che rappresenta per assoluto il senso di isolamento (non si parte, nessuno arriva e lì c’è tutto il necessario, come sostengono gli adulti) sono affascinati dalla possibilità di un altrove vicino e diverso che li fa curiosi verso un lembo di terra che tutti da generazioni considerano quasi leggendario, al punto da averlo battezzato Isola di Nonsodove e averlo cancellato dalle mappe.  Ma i bambini sono più concreti e decidono di raggiungere l’isola e i suoi abitanti, creando un ponte non solo di amicizia e conoscenza, ma proprio un ponte fisico che permetta di passare da una parte all’altra.

A questo punto entra nel testo il secondo tema che sottilmente l’autrice affronta, quello della parità di genere e dei luoghi comuni per cui la manualità tecnica spetta ai maschi: qui è Eugenia ad ingegnarsi, a calcolare, a non perdersi d’animo nonostante il papà non pensi neanche a prestarle gli attrezzi, visto che è femmina.

Eugenia sogna di fare l’ingegnere e costruire un sacco di ponti: non a caso il libro è nato su iniziativa di un gruppo di donne svizzere che svolgono la professione di architetti ed ingegneri, per rimarcare l’uguale possibilità nelle professioni tecniche al di là del genere;  sul sito della loro associazione sono proposte diverse attività sul libro e una cronologia di eventi ad esso legati già avvenuti. Spunto per andare a dare un’occhiata a questo Espace des inventions dedicato ai bambini e alle loro famiglie, che ha sede a Losanna: nel 2016 ci si dedicherà in particolare al Medio Evo.

Anne Wilsdorf, Eugenia l’ingegnosa (trad. di Federico Appel), Sinnos 2016, 64 p., euro 8,50

La leggenda di Zumbi l’immortale

23 Dic

zumbiConfesso: quest’estate ho letto, in una limpida notte stellata di montagna, Fumisteria, il breve romanzo di Fabio Stassi edito da GBM nel 2006 e ripreso  ora da Sellerio, e ho avuto l’impulso immediato di leggerlo ad alta voce perché suona perfetto nella sua costruzione. Così, trovare quest’autore  nella collana di graphic novel di Sinnos, come sempre con caratteri ad alta leggibilità, mi fa un grande piacere tanto più che è accompagnato dal tratto di Federico Appel. Stassi riprende la leggenda fondativa dell’identità multiculturale brasiliana, narrando al lettore la figura di Zumbi, il grande guerriero dai poteri magici che – nato nell’ultimo lembo di terra brasiliana rimasta libera nel corso del XVII secolo – guida la ribellione contro i portoghesi in una lotta di resistenza che dura anni.

Ripercorrendo la vita di Zumbi, dall’infanzia al rapimento e all’indottrinamento da parte dei gesuiti, dal ritorno alla sua gente fino alla presa del comando e alla guida nella lotta, si permette al lettore di individuare i tratti caratterizzanti la colonizzazione portoghese, ponendo l’accento sulla difesa della libertà, della terra, ma di riflettere sullo schiavismo. Una parte importante la gioca la natura stessa: gli alberi della foresta alleati di Zumbi, la violenza degli invasori che arriva a distruggere e a seminare morte ovunque, compromettendo l’ecosistema e la vita non solo delle persone, ma anche degli animali e della vegetazione.

Il fumetto gode di una cornice narrativa vincente che dice proprio del fascino del racconto, delle storie: all’inizio di tutto, fuori dalla storia di Zumbi, c’è infatti un’altra storia, quella di un uomo e una donna che ballano su di un piroscafo che risale il Rio San Francisco, esibendosi nella samba per i turisti occidentali . Alla musica si mescolano i rumori della giungla, le stelle brillano e la richiesta della donna fa scaturire il racconto. A brevi capitoli – tra una samba e l’altra, nella notte, sul nascere della loro storia d’amore – Zelia fa promettere a Jorge che non smetterà mai di raccontare storie, di avvolgerla tra parole e suggestioni di un tempo proprio come fa con le sue braccia. La storia della ricerca della libertà diventa così epopea condivisa nell’intimità della notte, la storia di singoli che si fa storia di tutti quelli che sognano di essere liberi, di vivere in pace, a testa alta, di coltivare nuovi amori e sogni grandi.

Il video dedicato a Zumbi dos Palmares nella serie “constutores do Brasil”.

Fabio Stassi – Federico Appel, La leggenda di Zumbi l’immortale, Sinno 2015, 64 p., euro 10

Muschio

16 Giu

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Ci sono tanti modi e angolazioni diverse per narrare di un tema importante come la guerra, in questo caso la Seconda Guerra Mondiale in tutti i suoi aspetti: invasione, bombardamenti, fame, campi di concentramento, paura, ritorno alla pace e ripresa della vita quotidiana nonostante tutto. Il catalano David Cirici sceglie la voce di una cane, Muschio, che gli permette di offrire al lettore un particolare punto di vista sugli avvenimenti e sulle persone che gli ruotano intorno, quelle più prossime e quelle che esemplificano in qualche modo i vari aspetti della situazione di difficoltà.

Muschio insegue i ricordi sul filo degli odori, in particolare quelli che gli riportano alla mente Janinka, la bambina con cui è cresciuto, e suo fratello Marek. parla della sua casa, in cui vivevano i due bambini con i loro genitori, e ricorda quel che amava di quei giorni, falsati dai primi allarmi e dalle fughe nel rifugio e poi annientati definitivamente dal bombardamento che spazza via casa e famiglia. Muschio diventa allora un cane di strada; con una banda di altri cani affronta e condivide l’avventura di procurarsi del cibo, di finire in un circo come preda di un leone, di essere venduto ai soldati per abbaiare quando i prigionieri si avvicinano nel campo alle reti di filo spinato. Ma Muschio e Menta si lasciano addomesticare da un prigioniero e seguono la sua fuga verso la libertà e la pace ritrovata, per poi riprendere con lui, il filo dei giorni, gravati dal peso dei ricordi, e dall’inattesa di gioia di ritrovare volti e mani e coccole amate.

Attraverso la descrizione canina, lieve e insieme onesta, l’autore affronta il tema della guerra nelle sue diverse tragedie, accompagnato a perfezione dalle illustrazioni di Federico Appel che danno muso e volto ai protagonisti: non perdetevi i tanti animali raffigurati, i cani che vien voglia di accarezzare, il cinghiale che “fuma”, le facce quanto mai espressive. Il romanzo breve affianca al pregio di dire in modo bello temi importanti e tragici la capacità di una narrazione fluida e coinvolgente: provate a leggere ad alta voce le pagine iniziali e catturerete chi vi ascolta. Di certo un’uscita editoriale felice, anche per i lettori intorno ai dieci anni che trovano finalmente un buon libro adatto a loro, di qualità nella scrittura (e nella traduzione) e nelle ilustrazioni che lo accompagnano.

Il blog dell’autore che con questo libro ha vinto il Premio Edebé 2013.

David Cirici – ill. Federico Appel, Muschio (trad. di Francesco Ferrucci), Il Castoro 2015, 111 p., euro 13,50

Reato di fuga

12 Mag

reato-di-fugaNon si può non festeggiare la traduzione italiana di un altro romanzo di Christophe Léon che molti lettori avranno già apprezzato in GranPa’, storia densa e breve, spendibile anche con chi conta le pagine prima di prendere in prestito un libro 😉 Anche qui il tono è diretto, la prosa asciutta perché questo autore non spende parole più del necessario e quel necessario spesso è sottile e pungente come una freccia che rivela, nel suo colpire dritto nel segno, come quel di cui si parla possa corrispondere alla vita, alla realtà che qualcuno incontra.

Qui il racconto è fatto da due punti di vista, da un lato il quattordicenne Sébastien che narra in prima persona; dall’altro il diciassettenne Loïc che viene visto dall’esterno, da un occhio che gli dà del tu e che ne descrive i movimenti, le reazioni le giornate. A volte poi c’è un noi, quando i due ragazzi condividono una cena improvvisata, una fretta giornata di pesca in riva al fiume o una partita a domino intorno al letto d’ospedale della signora Marchadet. È la madre di Loïc, finita in ospedale dopo esser stata investita da un pirata della strada, aver passato parecchio tempo in coma ed ora, risvegliatasi, con la memoria alterata che confonde, cancella pezzi del passato, rimescola nomi. Alla guida dell’auto che l’ha investita c’era il padre di Sébastien e il ragazzo era al suo fianco, verso la casa di campagna dove trascorrono insieme il fine settimana. L’uomo ha inscenato un incidente, ha dato fuoco all’auto e ha fatto promettere al figlio di dimenticare tutto, comportandosi come se nulla fosse accaduto. Ma Sébastien cerca traccia on line dell’incidente, trova il numero di telefono di casa Marchadet e dà un volto a Loïc: i due si avvicinano, condividono le loro realtà, le loro situazioni familiari e quell’inizio di amicizia vede l’ombra del segreto allungarsi e poi assottigliarsi nel dubbio.

Come molti altri testi di Sinnos, anche in questo caso viene utilizzata una font ad alta leggibilità per venire incontro a chi ha problemi di lettura come la dislessia. La copertina è di Eleonora Antonioni.

Da questo romanzo è stato tratto un film per la tv francese dove Eric Cantona interpreta il padre del protagonista. Il sito dell’autore.

Christophe Léon, Reato di fuga (trad. di Federico Appel), Sinnos 2015, 153 p., euro 10,50

Federico il pazzo

2 Lug

FEDERICOILPAZZODopo Mare giallo, tornano i suoni, i colori e i contrasti di Napoli nelle pagine di Patrizia Rinaldi. Tornano insieme ad Angelo, che in quella città è nato e da cui è partito troppo presto, trascinato dalla madre in diverse città italiane. Ora si cambia ancora una volta casa e scuola e bisogna imparare le regole: chi si deve salutare, dove ci si può fermare, quale banco in classe è più sicuro. Sono Mimmo e Giusy a dargli qualche coordinata: uno, tutto muscoli, cerca di fargli capire la lungua, ma soprattutto gli schemi da rispettare nel quartiere e sulle rampe delle scale di casa; l’altra, che da grande vuol fare il mecanico, gli spiega le dinamiche per non incappare in guai in classe, dove c’è chi non aspetta altro che una scusa buona per fare a botte col nuovo arrivato.

Nella classe vociante e ingestibile c’è anche Federico il Pazzo, che parla come un libro stampato di tanti anni fa, pare godere di immunità e si rivolge agli insegnanti con tanto di inchino. Ma Federico si chiama Francesco, vive sullo stesso pianerottolo di Angelo, è salito in auto tre volte soltanto in vita sua e sta sul balcone a cibare un nibbio. Perché Francesco si comporta come fosse Federico II? Perché Angelo dovrebbe raccontare bugie sulla propria vita solo per non esser preso a calci e pugni? E come si fa a far convivere la bellezza di certi scorci di Napoli con la difficoltà del quotidiano?

Dove si dice di come sia necessario guardare l’imperfezione e di come crescere significhi comprendere il limite.

Questo romanzo nella prima stesura si intitolava “Sono tornato a casa” ed è valso all’autrice il Premio Pippi nella Categoria opere inedite nel 2006.

Il sito di Patrizia Rinaldi. La pagina di Federico Appel.

Patrizia Rinaldi – disegni di Federico Appel, Federico il pazzo, Sinnos 2014, 123 p., euro 11

Pesi massimi

17 Apr

pesi massimi Sulla scorta di Cattive ragazze, che presentava storie di donne sconosciute ai più che in epoche diverse hanno segnato la Storia, ecco un nuovo graphic novel di Sinnos che raccoglie figure esemplari, proprio come spesso i ragazzi ci chiedono: storie vere. In questo caso poi delle storie che hanno a che fare col razzismo in ambito sportivo: sono infatti raccontati episodi di atleti protagonisti di imprese eccezionali non solo sul piano sportivo, ma su quello umano.

Vengono raccontate figure come Arthur Ashe, primo tennista di colore ad alto livello che mise poi lo stesso orgoglio e voglia di affermazione nella lotta all’Aids; come Jesse Owens e le sue quattro medaglie d’oro vinte davanti a Hitler; come Carlos Caszely che face del suo livello calcistico un’arma per opporsi alla dittatura cilena. Ma anche l’aiuto di Gino Bartali agli ebrei e alla Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale, la vittoria della nazionale di rugby sudafricana contro gli AllBlacks, il podio a pugno chiuso di Città del Messico 1968.

Il tutto cucito da una cornice in cui Muhammad Alì racconta la sua e queste storie a un ragazzino che sul campo da calcio ha insultato un avversario di colore. Nei diversi profili vengono messi in luce i particolari che permisero certe imprese, andando oltre le regole e le convenzioni del momento storico, imprimendo la forza dell’atto sportivo ad atti civili e sociali.

Il testo utilizza il carattere LeggimiGraphic, appositamente progettato, e segue una disposizione di vignette e balloon sulla pagina che facilita la lettura da parte di chi ha difficoltà.

A proposito dell‘autore. Ascolta in podcast Federico Appel che parla del suo libro su Radio3 a Fahrenheit.

Le tavole del libro sono esposte a Bologna, al Museo Civico Archeologico, per la mostra Sport. Figure e parole dai libri per ragazzi, visitabile fino al 9 maggio.

Federico Appel, Pesi massimi. Storie di sport, razzismi, sfide, Sinnos 2014, 79 p., euro 11

Il bambino che si arrampicò fino alla luna

19 Set

More about Il bambino che si arrampicò fino alla lunaNon si preoccupi – disse Benjamin – Un ragazzo come questo non può cadere, non con delle idee come le sue e un amore come il vostro

A volte si comincia con un’aspettativa, anche senza volerlo, anche senza dirselo. Semplicemente ci si aspetta di trovare “una cosa così”, senza manco sapere bene come sia. Sfogliando le prime pagine di questo romanzo, o forse meglio lungo racconto, di David Almond, mi portavo dietro tutti gli spigoli e le meraviglie dei suoi precedenti romanzi, in particolare La storia di Mina e così sono rimasta spiazzata. Tutta un’altra cosa, surreale e visionaria, tanto che vorrei al più presto sentire il parere di qualche ragazzino lettore.

Un mattino un ragazzino timido e solidario di nome Paul, che vive nel seminterrato di un grande palazzo, sale al ventinovesimo piano per andare a toccare il cielo. Incontra gli strani abitanti del palazzo, finisce nel giardino di Benjamin (che ha vissuto a lungo con un sacchetto di cartone in testa e ha conosciuto la guerra) e, spinto a dire qualcosa, sostiene che la luna non sia una luna ma un buco nel cielo. Teoria tanto apprezzata da dover essere verificata. Così via, risalita del palazzo muniti di lunga scala, arrampicata fino a sedersi sul bordo del buco e a scivolarci dentro, per tornare in compagnia e con gli occhi pieni di tutto quel che c’è di là.

Oggi facciamo tris: il sito dell’autore, la pagina dell’illustratore e il sito della traduttrice!

David Almond – ill. Federico Appel, Il bambino che si arrampicò fino alla luna (trad. di Guia Risari), Salani 2012, 109 p., euro 11, ebook euro 7,99

Maregiallo

23 Lug

Le confidenze degli altri vengono a scomodare le nostre; ci dicono di non aver paura, che alla fine tutti quanti abbiamo dei pezzi non perfettamente funzionanti, non perfettamente giusti. Forse a raccontarli diventano più piccoli o capiscono come si devono incastrare negli altri pezzi. Forse a dire i segreti, i segreti si spogliano e fanno mettere in mutande pure i tuoi.

Le parole sono utili e più ne hai prima fai, dice il protagonista.
Hui fa la quinta elementare, vive in Italia da quando ha due anni, ma si sente comunque straniero: nel quartiere è per tutti ‘O Cinese, molti guardando il suo aspetto pensano che lui non capisca l’italiano (invece parla persino napoletano) e si sente decisamente meno cinese di sua madre, anzi – come dice lui – ha amici vari e gli piacciono i prodotti un po’ misti, specie indiani. La lingua che parla perfettamente è quella dei numeri: colleziona abachi di tutti i tipi e ne ha sempre con sé uno di perline, portatile,  che gli serve a dare ordine al mondo contando, per sentirsi bene dove sta.
Anche i sui amici si sentono stranieri: Thomas è figlio di un diplomatico inglese troppo occupato che cerca di temprarne il carattere per renderlo simile all’idea che ha di figlio; Caterina a Napoli ci è nata, ma per tutti è selvatica, le compagne la emarginano, la considerano un maschio mancato perché strappa i fili della lenza coi denti, corre veloce e scalza e a lei pare quasi che pure sua madre volesse una figlia di un’altra razza.
La loro amicizia nasce al club nautico che Hu frequenta di straforo, dove Caterina si nasconde dalle lezioni di vela e Thomas piange per gli scherzi dei compagni di scherma e per i fantasmi che popolano le sue notti, quando sente rumori di catene, quando la paura gli mangia il cuore e si insinua nei pensieri per rimanere viva anche di giorno. Né il padre né il custode vogliono dare peso ai timori di Thomas: per il primo gli spiriti non esistono, per il secondo sono vecchie leggende legate alla casa. I ragazzi allora, aiutati da Insalata che è stato a suo tempo contrabbandiere, cercano di scoprire cosa si nasconda dietro i rumori notturni, affrontando i fantasmi della notte e quelli dell’anima, provando a dirsi e a dire agli altri la fatica, le paure, i segreti. Per capire i fatti e se stessi, aiutandosi con una lista di momenti belli, dandosi leggere botte in testa quando le parole sono di troppo. Una storia dove il tema del sentirsi diversi è toccato in maniera non scontata e con grazia leggera nelle sue sfumature differenti: puoi sentirti straniero al Paese in cui vivi ma anche a quello d’origine, all’idea che gli altri hanno di te, ai modi che vorrebbero cucirti addosso.

Una storia che sa di mare, di nodi, di Napoli, che risuona nelle parole sparse qua e là, che scivola sulla gl di guaglio’, inanella rezze spase e ranci speteracchi, puntualizza un a soreta, fa fare uno zompo. E io me le dico ad alta voce, cullando giorni ischitani.

Patrizia Rinaldi – illustrazioni di Federico Appell, Maregiallo, Sinnos 2012, 112 p., euro 11