Il mare è un posto che non finisce mai: dice così a un certo punto la bambina protagonista di questo albo. E chissà quante persone che il mare attraversano cercando salvezza pensano la stessa cosa. Qui si racconta la storia della nave Mexique che salpò da Bordeaux nel 1937 carica di 456 bambini da portare a Veracruz che poi col treno raggiunsero Morelia, in Messico: erano figli di repubblicani spagnoli che i genitori misero in salvo promettendo una “vacanza” che sarebbe durata tre o quattro mesi. In realtà quei bambini – complici la sconfitta repubblicana in Spagna e la guerra mondiale che seguì – rimasero per sempre in Messico, cercando di integrarsi, e in rari casi provarono a tornare in patria anni dopo con esiti non facili. Il libro dà voce a una di loro, una piccola che racconta i giorni in nave, le lacrime, il tentativo di immaginarsi il posto dove andranno (“Morelia è un colore, un frutto, un animale morbido”), lla quasi filastrocca che dice quanto di importante hanno imparato a casa (“La Repubblica è una casa, un pugno che si alza, un passero”). Ana Penyas ha scelto di integrare alle sua illustrazioni (grigi, bianchi e neri puntinati da qualche nota di rosso) i tratti dei veri bambini che salirono sulla nave Mexique, ripresi dalla fotografie che immortalarono quel momento. Penso che sia originale anche la scelta di Maria José Ferrada di raccontare un episodio storico da pochi conosciuti per dire di tutti coloro che devono lasciare la loro casa distrutta dalla guerra, e di raccontare di una nave carica di speranza allora come tante ogni giorno solcano il mare immaginando possibile una vita senza paura.
La guerra è una mano enorme che ti scuote e ti sbatte su una barca, dice ancora quella bambina. E sono le guerre e le persecuzioni a determinare il partire di cinque ragazzi, protagonisti, con le loro storie vere, nel testo in cui Mary Beth Leatherdale riesce con grande capacità di sintesi a parlare di loro come rifugiati e del contesto che li ha visti partire e arrivare: Ruth in fuga dalla Germania nazista; Phu dalla guerra del Vietnam; José dalla dittatura di Castro; Najeeba dall’Afghanistan; Mohamed dalla Costa d’Avorio. In modo efficace – con cronologie, cartine, glossari, numeri e box che spiegano il momento storico – cinque testimonianze in cinque epoche diverse: di loro si dice perché sono partiti e cosa è successo, durante il viaggio e dopo. Un altro libro che ci ricorda come quello che oggi molti vivono ha a che fare con quello che molti hanno vissuto in anni precedenti.
Maria José Ferrada – Ana Penyas, Una nave di nome Mexique (trad. di Maria Pia Secciani), Clichy 2019, p. 32, euro 17
Mary Beth Leatherdale – Eleanor Shakespeare, In mezzo al mare. Storie di giovani rifugiati (trad. Mariella Bertelli coi ragazzi volontari biblioteca Ibby Lampedusa), Il Castoro 2019, 64 p., euro 15,50
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