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Pistillo

10 Dic

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In ottobre, il panorama della produzione editoriale di fumetti per i più piccoli si è fatto ricco, con l’uscita del primo volume di una nuova collana, I peperini, con cui le edizioni Diabolo intendono rivolgersi a un pubblico a partire dai tre anni di età, prevedendo tre fasce di pubblico (+3; +6; +9). L’ha inaugurata un fumetto +6 uscito contemporaneamente in Italia e in Spagna (per la Thule Editorial di Barcellona) che ci racconta le caratteristiche del progetto editoriale: formato grande, copertina cartonata, anche il testo in quarta di copertina è in stampatello maiuscolo e strizza l’occhio a chi si sta rendendo autonomo nella lettura.

Il tratto di Marco Paschetta accompagna paesaggi caratterizzati da colori che ne riflettono non solo le particolarità, ma anche la condizione dettata dall’intervento umano, su cui è chiamato a riflettere il lettore durante la lettura. L’illustratore cuneese sceglie di raccontare la storia di una creatura azzurra di nome Pistillo e del suo nuovo amico Spicchio, un pesce giallo, che uno per terra e l’altro in acqua, ma insieme, vanno dal bosco dove il primo è nato e sempre vissuto fino al mare. Il loro viaggio nasce da una curiosità: perché il ruscello si ingrossa in modo anomalo? E poi prosegue attraversaversando boschi tagliati, dighe che hanno stravolto i luoghi, incontrando diversi personaggi che aggiungono particolari, imbattendosi in pericoli, dandosi una mano.  Un viaggio per conoscere posti nuovi, portando sempre nel cuore quelli natii, per conoscersi a vicenda imparando di più anche su se stessi e interrogandosi su come si possa vivere nel rispetto della natura che ci circonda o lasciare “impronte” e segni che modificano e a volte distruggono

La storia però ha, fin dai suoi esordi, viaggiato anche in un altro modo, persino qualche settimana prima di arrivare in libreria. Ha preso vita infatti sul palcoscenico, durante Imaginé, il “piccolo festival della narrazione per figure”, che si è svolto in Val Vermenagna, a Vernante, nell’ultimo fine settimana di settembre, e che ne ha ospitato una versione multiforme: un’animazione creata da Alice Gallouin e curata su grande schermo da Daniele Saretti, le voci narranti di Miriam e Sara Rubeis in scena e tre musicisti dell’Orchestra della Centrale a sottolineare con una colonna sonora originale l’andamento della storia, in uno spettacolo di Noau Officina Culturale, che può essere ospitato per proseguire il viaggio con Pistillo e Spicchio.

Marco Paschetta, Pistillo, Diabolo 2020, 64 p., euro 17

Mezolith

9 Mag

Se avete già sfogliato il primo volume di Mezolith, uscito nell’autunno 2016, sapete la potenza di questa narrazione e il grande studio degli autori che ne è alla base: una ricerca antropologica, etnografica, archeologica che si riflette anche sul segno di Brockbank. Il realismo con cui si propone al lettore l’ambientazione del periodo mesolitico è di sicuro impatto e fascino, accanto alla sapiente amalgama della realtà dell’epoca in ogni suo particolare con la narrazione del mito, che si fonde nel fumetto come nella vita del protagonista e della sua tribù.

Nell’età della pietra di mezzo, al termine dell’ultima glaciazione, in Inghilterra, il lettore segue le vicende di Poika, ragazzo che fa parte della tribù dei Kansa, destinato a guidare il suo clan verso la salvezza. Se già il precedente volume si presentava come una narrazione di formazione che seguiva la crescita del ragazzo verso l’età adulta, questo si acuisce ancora di più in questo volume, dove il ragazzo impara i termini della vita e della morte non solo attraverso quel che gli succede, ma attraverso le narrazioni degli anziani e il racconto dei miti. Poika si scontra con la violenza e il desiderio vendicativo di alcuni membri del clan, con l’esclusione e le diverse reazioni di fronte alla diversità (in primis quella fisica, la macchia sul volto della giovane Sisu), con i segreti, con i sogni e gli incubi che parlano, con la forza della natura e quella dei sentimenti. Un fumetto quindi che racconta innanzitutto della vita e della difficile bellezza del crescere, dove l’ambientzione storica scelta, così particolareggiata e precisa, è un valore aggiunto.

Punto di fuga

28 Ott

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Lucia Biagi racconta in questo fumetto la scelta dell’aborto, intorno al quale intreccia una serie di situazioni che parlano di scelte, di malessere, di mancanza di un posto certo nel mondo. Sabrina ha ventisei anni; la rabbia che sfoga a tratti nei confronti degli altri fa da contrappeso alla precarietà delle condizioni in cui si trova a vivere: non è più una ragazzina, ma al contempo non sa e per certi versi non può assumersi le responsabilità di una vita adulta. Il lavoro da commessa in un negozio di intimo che sfuma in un licenziamento a fine anno, il rapporto conflittuale in famiglia dove la madre la accusa di utilizzare la casa come una lavanderia (originale variante al solito albergo!), gli amici e il compagno con cui frequentare i soliti posti, tra autocommiserazione e qualche sbandata. La incontriamo il 18 novembre e lungo le pagine assistiamo a una scansione temporale delle settimane successive in cui la vediamo licenziata, in vacanza a Barcellona insieme a Stefano, di ritorno alla ricerca di un senso. La scansione del tempo è data dalla scoperta della gravidanza e dai successivi passaggi per interromperla: file in ospedale, esami, pensieri, bambini che capitano sotto gli occhi mentre si cammina per strada, rabbia che esplode furiosa e improvvisa, necessità di fare in fretta, prima che scada il termine per l’interruzione.

In qualche modo l’aborto è il passaggio che fa esplodere tutto quello che non funziona, che fa saltare ingranaggi già non certo perfetti, che determina la necessità di cambiare per un po’ aria e giri, di affrontare da sola e tra persone semisconosciute la necessaria ricostruzione. Lungo tutta la narrazione si intervallano tavole dove vediamo degli inventari di pezzi pronti ad essere assemblati o di strumenti necessari a compiere un’azione (ad esempio, il kit del tatuatore, ma anche la caffettiera ritratta nelle sue singole parti). Non è certo un caso che Sabrina si ritrovi tra le mani una macchinina uscita dall’ovetto di cioccolato che un tempo regalava sorpresine da assemblare: il suo gesto successivo è smontarla in tanti pezzi, come se le fosse necessario vederli singolarmente e poterli unire lei stessa per trovare un senso. Quel senso che in poche settimane è costretta a cercare per non ripiegarsi su se stessa, che esplicita in un taglio di capelli, in un nuovo lavoro, in un segreto costruito e condiviso col fratello minore. Ricostruire pezzo per pezzo, esattamente come costruisce dietro una porta chiusa un disordinato, allegro e precario meccanismo per portare una zolletta di zucchero a tuffarsi in una tazza: un percorso di incastri, di materiali diversi e scombinati che trovano un loro perché nel tentativo riuscito di raggiungere la meta. Un meccanismo che necessita tempo perché tutto torni a posto e forse, come dice Stefano che narra insieme a Sabrina questa storia, lei rimarrà sempre con qualche ingranaggio fuori posto, segnato dalla scelta che ha fatto e dal dolore che ha vissuto, ma non per questo meno pronta a funzionare di nuovo ora che è tornata, cambiata.

E la tavola finale, che guarda dall’alto il meccanismo ad incastro, è una buona metafora di quanto accidentati ed imprevisti possano essere i percorsi.

Il sito dell’autrice e il suo tumblr. Ne approfittiamo per segnalarvi che Lucia Biagi ha pubblicato quest’anno per Zandegù Japanese me, esilarante e originale guida a fumetti del Giappone in ebook.

Lucia Biagi, Punto di fuga, Diabolo edizioni 2014, 160 p., euro 15,95

P.S. nel fumetto c’è Erica che cuce instancabilmente e che ad un certo punto porta a Sabrina il primo pupazzo prodotto. Il qual pupazzo ha una bella assonanza con quelli che realizza Lucia: un assaggio qui.