Tag Archives: Coconino

Aldobrando

7 Nov

aldobrandoUna potenza immensa, quella che passa dalle illustrazioni, ma anche (e forse soprattutto) dall’ironia che sferza, fa nascere il sorriso e intanto mette a nudo le cose del mondo rivelandole limpide. Una storia di formazione che vede al centro un protagonista puro, semplice da parer al limite del sempliciotto, che osserva con incanto e senza filtri il mondo che gli si disvela davanti: non ha mai conosciuto nulla oltre la capanna dello strego che lo ha cresciuto, a cui il padre lo ha affidato prima di affrontare morte certa per una giusta causa e a cui ha chiesto di crescerlo “come si deve”. E lo strego lo manda nel mondo, perché apprenda e compia il viaggio che rivela della vita quel che serve. Due braccia che son zampe di merlo, una gentilezza fuori dal comune, un candore che gli permette di parlare col medesimo registro a chiunque gli si pari davanti, sovrano, traditore, prigioniero. Aldobrando finirà in cella, accusato di quel che non ha commesso perché straniero arrivato proprio al momento in cui è necessario dare una risposta al popolo, possibilmente con un’esecuzione cruenta e spettacolare. Imparerà a leggere le persone, tutte in bilico sulla possibilità di una duplice scelta, sull’essere onesti, buoni, malvagi. Imparerà un po’ di cose sull’amore e sulle sue forme, di cui ammette di non sapere nulla, “un sentimento – dice a ragione Gipi – che è l’unico premio che immagino per una persona”.

Ambientato nello stesso universo medievale fantastico creato da per il gioco di carte Bruti, il fumetto prende in giro modi e maniere dell’essere umano, inventa con godibile raffinata ironia nomi propri e titoli, disegna scenari di salvezza per chi sembra condannato ad altro. Gipi tesse la storia, Luigi Critone lo accompagna con scenari perfetti in una narrazione dal ritmo alto tanto quanto ne è alta la qualità. Imperdibile.

Qui un giro nello studio parigino di Critone per veder nascere Aldobrando.

Gipi – disegni di Luigi Critone – colori di Francesco Daniele e Claudia Palescanolo, Aldobrando, Coconino Press 2020, 208 p., euro 24

Macaroni!

4 Apr

Macaroni-COVER-OK-DEF-222x300Un fumetto che due anni fa ha vinto in Belgio il Prix Cognito per il miglior fumetto a carattere storico e che narra dell’emigrazione italiana in Belgio attraverso i racconti che un nonno fa al nipote. Roméo ha undici anni e poca voglia di passare una settimana d’estate col nonno che conosce davvero poco e che ha davvero poche parole, giusto quelle – sembra – per lamentarsi, per sgridarlo e per mostrargli i lavori nell’orto. Sarà una ragazzina che vive nella casa accanto a fornirgli le coordinate per interpretare il nonno e il coraggio di chiedere: perché gli manca il pollice, com’era il lavoro in miniera, com’è l’Italia.

Ne vien fuori il racconto di una vita di stenti nel Sud dell’Italia, l’emigrazione in Belgio a lavorare in miniera e il sogno svanito di un posto nelle ferrovie, ma anche il dolore e la fatica della guerra, che torna negli incubi e in quel nome sempre uguale – Mussolini – dato ad ogni maiale allevato nella baracca in fondo all’orto. I ricordi del nonno e la testimonianza del padre permettono al protagonista di ricostruire una parte di storia famigliare fino ad allora ignorata, ma anche di cucire davanti al lettore le condizioni degli emigrati italiani degli anni Cinquanta, in un fumetto che non nasconde la vita, la malattia, la fatica e la bellezza, foss’anche solo quella dei ricordi e dei sapori preservati nelle verdure e nell’uva curata sull’unico filare possibile.

Il libro ha una preziosa postfazione in cui Zabus ricostruisce la genesi e la lavorazione della storia fino a farsi fumetto, ripercorrendo il documentarsi, il lasciar sedimentare, il vederla finalmente nella giusta forma, grazie alle illustrazioni di Thomas Campi.

Thomas Campi – Vincent Zabus, macaroni! (trad. di Emanuelle Caillat), Coconino 2018, 144 p., euro 20 

Cosmo

12 Giu

cosmoCosimo ha il terrore di essere toccato e una folle passione per l’astronomia che gli ha guadagnato di esser chiamato da tutti Cosmo. Ha un amico , il ragazzo ombra, e poco importa che sia un amico immaginario, perché per lui è reale e soprattutto vicino, anche quando tutte le altre persone gli fanno paura. Proprio il ragazzo ombra suggerisce a Cosmo un gesto importante per il giorno del suo quindicesimo compleanno: scappare dalla comunità in cui vive per intraprendere un viaggio. Per Cosmo la meta è ovvia: il Cile, il deserto di Atacama, il più grande telescopio del mondo.

Il viaggio nell’idea del ragazzo serve per andare a salutare le stelle che se ne stanno andando, le galassie che si allontanano le une dalle altre ogni anno fino a quando accelereranno in un colpo solo. Sono proprio le stelle a guardarlo dall’alto, a descrivere le rotte sbandate del ragazzo e le persone che incontra: quelle cattive, quelle incerte nella loro adolescenza confusa, quelle sagge nonostante tutto. Le stelle rischiarano le atmosfere cupe e gli sfondi neri, i passi attraverso la periferia e la campagna, la fuga e la pausa e i pensieri del protagonista – sugli altri, sulla felicità, sulle balene e sulle farfalle monarca – segnando l’inizio di ogni capitolo con una diversa stella.

Il blog dell’autore.

Marino Neri, Cosmo, Coconino Press / Fandango 2016, 182 p., euro 19

Verdad

3 Mag

VerdadL’utopia è parte profonda di Verdad fin dalla sua infanzia, dalla sua storia familiare: sua madre ha vissuto a Monte Verità, la comune libertaria nata sul Lago Maggiore a inizio Novecento con l’ambizione di creare individui liberi, umanità nuova. Per la bambina quel luogo è un nome sul retro di una fotografia che la nonna dispera di non aver bruciato, ora che è sola in un villaggio dei Pirenei con quella nipote, figlia a suo dire del peccato. Ma l’utopia di un mondo più giusto e migliore sostiene Verdad anche nelle scelte adulte di combattere contro il franchismo nelle file delle Brigate Internazionali e successivamente, perso un braccio in un’azione e volta al peggio la guerra, di non fuggire in Francia, ma di restare, esiliata sulla montagna in una scelta solitaria dettata non solo da motivi politici quanto piuttosto dalla condizione fisica, dal sentirsi ai margini perché quello che conta agli occhi altrui è quel che non riesci a fare e non la fatica a fare qualsiasi cosa.

A poco più di vent’anni Verdad è una donna scavata che si condanna alla solitudine per poi trovare un barlume di speranza in un indirizzo conservato su un pezzo di carta; è una donna sceglie ancora, fedele alo spirito combattivo che le è stato trasmesso col sangue. La sua storia è narrata attraverso il segno di Lorena Canottiere che, da abbozzo di linee, dà corpo a persone e natura declinandosi nella scelta di poche cromie che perfettamente si adattano al contenuto del fumetto. Una narrazione che tocca la parte più intima della protagonista e la ribalta storica del suo Paese, che procede per ricordi e per rimandi: la ragazza racconta se stessa bambina, poi l’incontro con Enrique, il paese di origine, Barcellona, la guerra, la scelta della montagna; il tutto cucito attraverso una leggenda locale della sua valle, quella della vecchia volpe, una storia di predatori e prede esattamente come lo sono la sua storia personale e la Storia del suo Paese in quel preciso momento storico. Ma la figura della volpe, esattamente come la storia di Verdad, ricorda che c’è e resiste comunque chi non vuole credere che sia tutto inutile e che l’idea di un mondo migliore, più libero passa attraverso le singole scelte che una persona fa nel quotidiano più proprio come di fronte agli avvenimenti che la coinvolgono nella società.

Qui le undici tracce di Verdad, la bella colonna sonora a cura di Stefano Risso che potete ascoltare on line o scaricare per accompagnare la lettura.

A proposito di Monte Verità, oggi è visitabile la parte museale.

Il blog di Lorena Canottiere dove potete leggere le strisce di  ça pousse.

Lorena Canottiere, Verdad, Coconino Press – Fandango 2016, 157 p., euro 19

Ferriera

22 Apr

ferriera-cover Ho cullato a lungo questo libro, ne ho provato a scrivere qui e adesso lo inserisco tra le recensioni del blog perché penso possa essere una lettura interessante da proporre ai ragazzi più grandi. Però è difficile dirne; la difficoltà che viene da una storia narrata con l’essenziale – di tratti e di parole – dove molto è lasciato semplicemente al disegno e al silenzio dell’intuizione e dei gesti, del sospeso, di quel che si vede se guardi bene, di quel che si sente anche se non lo pronunci. La difficoltà che si moltiplica quando l’economia di parole si fa in qualche modo poesia e quindi… e quindi dovete sfogliarlo e guardare e immergervi.

Il racconto dell’Italia corre parallelo al racconto della vita di Mario, il padre dell’autrice, di cui vengono ritratti i genitori, le scelte contro il regime del padre, e che ritroviamo orfano a quattordici anni, emigrante in Australia agli inizi degli Anni Sessanta, operaio in fonderia. La sua storia è fatta di gesti quotidiani, di poche parole, di passi nella bora, sigarette nazionali, cardellini da allevare. Ma è anche la storia della coscienza e della lotta operaia, delle manifestazioni, dello sgomento davanti alla morte in fabbrica, di rivendicazioni, di orgoglio per il proprio lavoro.

Un libro da proporre non solo perché è insieme racconto di un singolo e specchio di una parte di vita di molti, ma anche perché è innanzitutto il racconto che di un padre fa una figlia, col pudore, i silenzi e l’affetto nascosto tra i tratti, partendo da quel sentimento di vergogna che spesso si prova da adolescenti nei confronti dei propri genitori e in cui sarà facile per molti ritrovarsi.

Il sito e il blog di Pia Valentinis.

Pia Valentinis, Ferriera, Coconino 2014, 120 p., euro 15,50

L’inverno d’Italia

19 Mag

More about L'inverno d'Italia

Descrizione dal sito della Coconino : Una tragedia rimossa e dimenticata. Una pagina vergognosa della nostra storia. Davide Toffolo fa rivivere a fumetti la memoria di circa 300mila cittadini sloveni rastrellati e deportati in vari campi di concentramento in Italia dal regime fascista di Mussolini a partire dall’autunno del 1941.

Dire che questo è un fumetto di cui c’era bisogno può risultare quasi scontato, ma è drammaticamente vero. Davide Toffolo, con il suo tratto asciutto ci conduce nel campo di Gonars, in provincia di Udine, dove attraverso lo sguardo e le vicende di due bambini lì internati ci parla di una storia dimenticata, o meglio, volutamente rimossa. Quando si parla della seconda guerra mondiale si tende sempre a pensare che certe cose gli italiani non le hanno fatte, erano i nazisti a farle, gli “italiani brava gente” non si sono occupati di cose come i campi di concentramento…ma purtroppo non è così, anche noi gli abbiamo avuti, anche noi abbiamo deportato famiglie e intere popolazioni. Forse non siamo stati feroci come i nazisti, ma le nostre responsabilità ci sono. E nasconderle non serve, certe cose si ha il dovere di ricordarle, nella speranza che il ricordo ci preservi dal commetterle ancora.

Chiudono il volume alcuni disegni realizzati dagli artisti sloveni internati nel campo, che sono conservati presso il  Museo di storia contemporanea della Slovenia di Lubiana.

Davide Toffolo, L’inverno d’Italia, Coconino, 2011, € 14, pp. 152