Io. Chi. Sono. Tre parole, una per ogni titolo dei capitoli in cui Daniela Pareschi illustra la storia anderseniana del brutto anatroccolo, offrendo un’interpretazione personale che lascia andare le immagini rispetto al testo: le parole infatti, nell’adattamento di Russo, riprendono i personaggi e l’andamento, mentre l’illustratrice costruisce intorno evocazioni, rimandi, allusioni. Pare un libro d’antan nella struttura profilata dlle immagini; gioca sul concetto di uovo e sulla sua rappresentazione: c’è l’uovo da cui nasce l’anatroccolo, quello intatto, poi crepato, poi rotto, poi mezzo guscio portato in testa quasi a nascondersi e infine guscio vuoto che lascia il cigno svelarsi; ci sono le uova in galleria (di gheppio, di civetta, di gallina, di beccacino…), in suggerimento di tempi di cottura, in ricetta di ciambellone dolce.
Si può leggere qundi la storia – quella non certo di un solo brutto anatroccolo, ma in cui ciascuno potrebbe riconoscersi; si può godere di tutte le illustrazioni, ricamarci sopra, indovinare rimandi, gioire delle sfumature di colore.
Daniela Pareschi – testo di Biagio Russo in libero adattamento da H. C. Andersen, Brutto anatroccolo, Lavieri 2019, 48 p., euro 15,90
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