Tag Archives: Aurelia Martelli

Ferma così

19 Ott

ferma-cosiCi sono molti modi per affrontare i “temi caldi” della vita e i romanzi rivolti agli adolescenti ci hanno abituati in questi ultimi anni a vere e proprie perle che sanno dire in modo esatto e pieno di garbo e di grazia tutto quello che sovente sembra troppo difficile da pronunciare ad alta voce a casa o in classe. Eccone un altro saggio: già apprezzata ne Il tempo dell’estate, Nina LaCour affronta in questo libro il tema del suicidio visto dalla parte di chi rimane e porta con sé il senso di colpa di non aver saputo vedere o agire, di non esserci stato abbastanza. Racconta in prima persona Caitlin, che il lettore incontra all’inizio dell’anno scolastico, a pochi mesi dal suicidio della migliore amica che pare non aver lasciato traccia di saluto o di motivazione. Invece Caitlin trova sotto il suo letto il diario di Ingrid, lasciato scivolare lì nell’ultima sera in cui hanno studiato insieme: è attraverso le pagine dello spesso quaderno, riportate anche nel libro, che la ragazza rilegge quello che è successo, facendo parallelamente fronte alla realtà: la sua famiglia, l’insegnante della materia preferita che pare non considerarla più, i rapporti coi compagni fino ad allora distanti perché Caitlin e Ingrid erano un duo a sé, l’innamorarsi di Taylor, l’amicizia con Dylan, nuova arrivata a scuola che chissà cosa nasconde oltre il nero di cui si veste.

Concentrata su se stessa e sul proprio dolore, Caitlin racconta in realtà il dolore di tutti quelli che le stanno intorno e che conoscevano Ingrid, i loro diversi modi di reagire e di tentare di uscire dall’ottundimento che li fa opachi; racconta modi di reagire, necessità di tempi e di gesti, misure che sono necessarie a ciascuno e per ciascuno diverse. Racconta attraverso lo sguardo sugli adulti, in particolare su Miss Delani, prima così perfetta e ammirata, ora improvvisamente assente, distante, che quasi non vuole vedere l’allieva. Racconta attraverso metafore a dir poco perfette: la fotografia, innanzitutto, materia in cui le due amiche sempre si sono applicate insieme, in cui Ingrid eccelleva: la capacità di vedere, quello che si può intuire quando si guarda una fotografia, l’occhio di un altro che riesce a svelare quello che tu non riesci o forse non vuoi notare. E poi la costruzione e la demolizione: c’è un vecchio cinema abbandonato che è stato il posto preferito di Ingrid e Caitlin e che diventa per quest’ultima un luogo simbolo in cui entrare, in cui cercare bellezza e riparo, fino al giorno in cui mezza città assiste alla demolizione e di certo per la protagonista non solo reale, ma fortemente simbolica. Lasciar spazio al nuovo che si può costruire, esattamente come la casa sull’albero che Caitlin mette insieme con tenacia, prima liberando la rabbia che porta dentro, e poi dando un senso allo spazio e a se stessa, bozzolo di ragazza che non è solo più l’amica di Ingrid, ma che riesce a essere se stessa proprio condividendo con gli altri i pensieri che l’amica le ha nascosto sotto il letto. Lasciar andare, costruire, dare tempo: proprio come il tempo delle stagioni, nelle quali è divisa la narrazione. Da “estate” a “estate, di nuovo”: possiamo sempre portare a casa la nave, sana e salva.

Un libro prezioso.

Il sito dell’autrice.

Nina LaCour, Ferma così (trad. di Aurelia Martelli), Edt Giralangolo 2016, 313 p., euro 14,50

Quattro ragazzi per due papà

31 Ott

quattro ragazzi

La famiglia Fletcher è affollata, rumorosa, affiatata e sempre alle prese con qualche nuovo accadimento. E tutti sono maschi: due papà; quattro figli adottati di diverse provenienze, culture, religioni; un gatto, un cane e pure un pesce rosso (ex, in realtà perché trapassato). Li conosciamo all’inizio di un nuovo anno scolastico e li seguiamo per tutti i mesi che portano all’estate, attraverso le vicende scolastiche, le feste che organizzano, gli scontri con il nuovo scorbutico vicino di casa, la routine di ogni giorno e gli imprevisti che complicano il tutto. C’è chi è alle prese con una nuova scuola scelta e voluta che non corrisponde esattamente alle aspettative, chi ha una nuova amica di nome Coccinella e tutti pensano che sia immaginaria (chissà come mai 😉 ), chi viene scelto per la recita scolastica e pensa che non sia il suo posto, visto che nessuno dei compagni di calcio ama i musical o si mette a danzare a scuola. Ci sono nonni, zie col freezer pieno di cupcakes, insegnanti più o meno simpatici, genitori commossi o sull’orlo dell’esaurimento da disordine, ragazze, amicizie che finiscono e altre che nascono. C’è un andamento narrativo che segue lo scorrere dei mesi e che intervalla al testo email, messaggi su bigliettini, articoli di giornale, lettere.

La copertina non è particolarmente felice e la trama può riuscire all’inizio difficile da seguire perché è in qualche modo necessario ambientarsi, prendere familiarità con l’affollamento di nomi, caratteristiche e differenze dei vari protagonisti, però si spera che il lettore superi agilmente il primo impatto e si legga la storia che poi non è altro che narrazione di quotidianità, di vita. Poco importa infatti la composizione della famiglia su cui il titolo in traduzione insiste anche senza motivo (l’originale “The misadventures of the Family Fletcher” suonava meglio) perché quel che conta è che i ragazzi lettori possono identificarsi e ritrovare vicini una serie di temi non da poco – la fatica di crescere, gli amici che cambiano e che ti sembra di non capire più, la difficoltà di ammettere una scelta sbagliata, il timore del confronto e del portare avanti le proprie idee – e non semplici da dire ad alta voce, per cui è importante potersi sentire meno soli anche grazie alle pagine di un romanzo.

Il sito dell’autrice.

Dana Alison Levy, Quattro ragazzi per due papà (trad. di Aurelia Martelli), Edt Giralangolo 2015, 259 p., euro 14

Il ritmo dell’estate

29 Mag

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Di buoni libri sul viaggio e sull’estate ne sono arrivati in libreria e in biblioteca o negli ultimi anni abbastanza per costruire un percorso a tema, con una base musicale visto che la maggior parte di questi romanzi è accompagnato da playlist e riferimenti a fare da colonna sonora agli spostamenti dei protagonisti. Eccone un altro che va ad arricchire le buone narrazioni da proporre ai ragazzi e che corre lungo un’intera settimana in cui Colby guida un vecchio pulmino Wolkswagen accompagnando tre amiche nel tour del loro gruppo rock. Il progetto non è solo quello del primo tour delle DisinCanto, ma anche quello di percorrere la mitica Highway 101 da San Francisco a Portland, dove Meg rimarrà per frequentare il college. Colby e Bev, la sua migliore amica da sempre, la ragazza di cui tutto sa e di cui è follemente innamorato, invece partiranno per un anno sabbatico in Europa, cominciando da Parigi dove la madre del ragazzo si è trasferita da alcuni mesi.  Per loro è la realizzazione di un sogno preparato da tempo, inseguito guardando film e scegliendo tappe, a cui manca solo il biglietto per la partenza.

In realtà il viaggio di Colby si trasforma ben presto in una sorta di incubo: Bev confessa a fatica che non partirà con lui, anzi è stata ammessa in una prestigiosa scuola d’arte, e che mai ha pensato davvero di farlo mentre negli ultimi mesi mettevano a punto ogni dettaglio e intanto non riesce a spiegare il motivo della sua scelta. Colby è sull’orlo della disperazione: si sente tradito dalla persona con cui ha sempre condiviso tutto e si trova ad essere l’uni a non avere un programma per i mesi successivi, non avendo fatto domanda di ammissione a nessun college. Il viaggio diventa si sdoppia allora su piani diversi: i quattro devono vivere la realtà delle poche tappe di tour facendo i conti con il futuro che attende ciascuno (più o meno incerto, più o meno desiderato) e il passato familiare che irrompe potente: ad un segreto di famiglia taciuto è legata infatti l’idea, poi abortita, di Bev dell’Europa come fuga; sulla famiglia torna a riflettere Colby che ripercorre il passato di musicisti di padre e zio sulla scorta del disegno della copertina di un loro album che ritrova in un tatuaggio.

Il romanzo si interroga sui rapporti (la famiglia, gli amici, gli amori), sugli incontri casuali o forse no, sulle possibilità che si hanno anche quando pare che davvero non ce ne siano. Il tutto con riferimenti, racconti e brani che rimandano al riot grrrl: la maggior parte dei gruppi che si rifacevano a questo genere (siamo intorno al 1990) erano formazioni quasi totalmente femminili, spesso musiciste dilettanti che mescolavano nel punk rock tematiche di genere.

Il blog dell’autrice, tradotta per la prima volta in Italia, di cui aspettiamo anche la traduzione di “Hold still” segnalato da ALA e YALSA tra i migliori libri per giovani adulti. Con la scelta di questo romanzo, EDT conferma ancora una volta l’alta qualità delle sue scelte, in particolare in questo caso nell’offerta per i ragazzi più grandi: questo libro trova posto accanto – tra gli altri –  a titoli come Alex &Alex, La mia vita secondo me e Il segreto di Espen, indici di scelte attente, non scontate e anche coraggiose.

Nina LaCour, Il ritmo dell’estate (trad. di Aurelia Martelli), EDT Giralangolo 2015, 304 p., euro 14

Il segreto di Espen

26 Mar

segreto di espen

Quando la Germania nazista invade la Norvegia, nel 1940, Espen ha quattordici anni e vede rapidamente cambiare il suo quotidiano fatto di scuola, squadra di calcio e famiglia. Il libro lo segue per i cinque anni successivi, in cui la sua crescita procede di pari passo con l’acuirsi della situazione interna (l’arresto di milletrecento insegnanti, razionamento del cibo, torture, pestaggi, delazioni) e con il suo impegno nel movimento di resistenza che lo vede dapprima distribuire giornali e messaggi clandestini, poi assumere incarichi sempre più importanti e pericolosi. Intorno tutto cambia: viene sciolto il movimento degli Scout e a Espen viene confiscata la divisa; chi possiede una radio può incappare nella pena di morte, gli ebrei sono deportati nei campi di concentramento in Germania e viene introdotto il Servizio di Lavoro Obbligatorio. Come tante altre famiglie norvegesi, anche quella di Espen si rifiuta di giurare fedeltà al partito nazista e si adopera per combattere il nemico, ciascun membro a suo modo: gli sguardi, i gesti dei genitori e dei figli valgono più di tante parole e descrivono un affiatamento di intenti che non ha bisogno di sottolineature o di proclami.

La guerra entra di prepotenza anche nelle amicizia, anche negli affetti; non è semplice per il protagonista accettare che gli amici, i compagni di squadra parteggino per i nazisti ed entrino a far parte delle loro organizzazioni; parimenti lo sorprendono però i gesti di solidarietà e di coraggio che non si aspetta: la sorella che ruba tessere annonarie per nutrire i prigionieri, la ragazza amata che lo nasconde in casa, un’anziana sul treno che gli si fa complice, un soldato nazista che finge di non vedere. La narrazione permette di mostrare ai lettori gli anni della Seconda Guerra mondiale da un’angolatura poco frequente: quella di un altro Paese nella sua quotidianità. Permette di parlare di quel che significa resistere ogni giorno e di come un intero popolo possa schierarsi con azioni minuscole che rendono però visibile la propria posizione e rafforzano così la possibilità di sperare nel cambiamento; azioni minime come possono essere indossare un berretto rosso o un paio di calze del colore inviso ai nazisti, scegliere di non tagliare – nessuno degli alunni – il traguardo della gara di sci resa obbligatoria dal regime e anzi fermarsi pochi metri prima e intonare l’inno nazionale, portare addosso un fiore nel giorno del compleanno del re esiliato, andare in giro con una graffetta sul bavero, dei fiammiferi nei nastri dei cappelli, l’orologio al contrario: piccoli gesti per farsi insieme spavaldi. E , su tutti, la figura di Tante Marie, che guida, insegna, suggerisce, spinge Espen a essere più furbo e più intelligente del nemico, a non farsi vincere dalla rabbia e a seguire la luce, sempre.

Il sito dell’autrice. Come spiega la nota finale, questa storia è nata dai racconti che i genitori di Margi Preus, che parteciparono alla resistenza norvegese, ed è in particolare ispirata alla vicenda di Erling Storrusten: qui potete leggere la sua diretta testimonianza.

Margi Preus, Il segreto di Espen (trad. di Aurelia Martelli), EDT Giralangolo 2015, 290 p., euro 14

Alex&Alex

29 Ott

alex

Alex è un nome neutro: può funzionare sia per un ragazzo che per una ragazza o per chi, come nel caso di questo romanzo, è un po’ maschio e un po’ femmina e la scelta del nome evidenzia l’incapacità di raccapezzarsi per i suoi genitori. Alla nascita Alex presenta infatti caratteri sessuali sia maschili che femminili; è la scelta dei genitori e dei medici di privilegiare la parte maschile e di imbottirlo di ormoni perché anche il corpo – come i poi i giocattoli, gli abiti, le scuole – segua questa scelta. Ma dentro Alex continuano a esserci le due parti, in un costante dialogo che si fa scontro quando decide di essere quel che davvero sa di essere: una femmina.

Alex cambia scuola, impara a truccarsi, prova e riprova abiti nei camerini, viene scelta per una sfilata di moda, si confronta con le dinamiche delle amicizie femminili e con modi di fare che deve imparare, senza tradire nulla di sé. Per prima cosa suo padre sparisce per un po’ di casa e sua madre dà di matto un’altra volta, tentando di rifilargli le medicine nel cibo e cercando di capire cosa abbia sbagliato nella vita di genitore e perché suo figlio abbia deciso di proclamarsi femmina e vegetariana nello stesso istante.

Alex cerca un nuovo certificato di nascita e l’avvocato a cui si rivolge è l’unico davanti al quale riesce a mettere a nudo se stessa, raccontando se stessa, il suo dolore e spiegando il suo desiderio di essere amata anche se diversa. Insieme affronta la nuova scuola, i problemi dell’amicizia, gli innamoramenti, i tentativi di dialogo col padre, il corpo che cambia non più costretto dagli ormoni, nella faticosa consapevolezza di volersi solo dover preoccupare di cose normali, di brufoli e cose simili e di non sentirsi una via di mezzo disprezzata o guardata come un fenomeno raro.

Le chiavi del libro sono la certezza di Alex, il sapere chi è e il volerlo affermare con forza oltre ogni ostacolo, e l’ironia, che permette all’autrice di affrontare un tema certamente non facile con le pieghe e i risvolti che potrebbero sembrare a qualcuno imbarazzanti. Un libro non semplice da proporre ai ragazzi – cosa in cui però aiuta l’ironia, la rabbia e anche la sincerità bruta che la protagonista a tratti mette in campo – ma necessario, per cui va l’apprezzamento, oltre a chi lo ha scritto (gli autori non scrivono forse storie di cui sentono la necessità di scrivere e che quindi dovrebbero in qualche modo venir naturalmente fuori dalle loro penne?), a chi ha scelto di pubblicarlo e di dare spazio a voci e temi che non è così scontato lo trovino.

Questo libro risulta molto interessante anche da un altro punto di vista, specie se vi incuriosiscono le modalità di comunicazione in rete: i capitoli sono intervallati dai post che la madre di Alex pubblica sul blog esseremamma.com, seguiti dai commenti. Sono un ottimo spaccato di come la gente si “attacchi” ad un argomento facendolo suo e rispondendo non sempre a tono: c’è infatti chi risponde cercando di dare un sostegno o commentando quanto la signora ha scritto; chi porta sempre il discorso sulla propria situazione personale (che sia la madre di tre gemelli o l’ambientalista bulldozer); chi è pro o contro di principio; chi scrive di getto e manco si preoccupa di aver capito l’argomento; chi mette i puntini sulle i e ricorda l’esatta grafia di “qual è”.

Il blog dell’autrice. Trovate l‘incipit sul sito di EDT.

Alyssa Brugman, Alex&Alex (trad. di Aurelia Martelli), EDT, 2013, 234 p., euro 13,50

L’indimenticabile estate di Abilene Tucker

29 Mag

More about L'indimenticabile estate di Abilene TuckerLe storie sono potenti. E se qualcuno ti fa la cortesia di inventarsi una storia che tu ti possa godere mentre mangiucchi un biscotto allo zenzero, ti abbandoni a quella storia e te la godi fino all’ultimo morso. Shallallà shallallà.

Un libro lungo un’estate. L’estate di Abilene, mandata dal padre per qualche mese nella cittadina dove lui è cresciuto ragazzo. Abilene è abituata a crescere da vagabonda, a incontrar gente, a seguire i binari del treno, ad ascoltare storie, specie quelle che suo padre le ha raccontato a proposito di quella città, Manifest, come diceva il cartello all’ingresso, con un ricco passato e un luminoso futuro. Ma quando la ragazzina arriva pare che dal futuro nessuno attenda più nulla e che il passato sia semplicemente passato: è il 1936, l’anno della grande siccità (la stessa di cui ci parla Lucy in Ultraviolet) e Abilene è ancora una volta la nuova arrivata. Ferma nelle sue certezza che ovunque ci siano degli “universali” che valgono sempre e comunque, è diffidente e sospettosa, sulle spine, ma anche curiosa e incantata da quel che le viene incontro. Cosa nascondono i racconti della donna dai mille braccialetti tintinnanti e dall’accento ungherese? Chi è la Talpa citata nelle lettere che trova sotto l’asse del pavimento? Suo padre che ruolo ha avuto nell’incredibile e avventurosa storia che le si dipana sotto gli occhi, successa appena diciotto anni prima?

Coinvolgendo due nuove amiche, la ragazzina cerca, indaga, prova a cucire i pezzi di racconto, ad andare oltre le facce delle persone che incontra per scoprire la magia e il coraggio di tanti anni prima.

Clare Vanderpool ci ha davvero fatto la cortesia di inventarsi una storia godibilissima partendo dalla vita dei suoi nonni e dei suoi prozii, cresciuti, come i protagonisti del libro che ha vinto nel 2011 il Newbery Award, in una cittadina mineraria piena di immigrati che venivano da tanti Paesi del Vecchio Continente. Questo è il suo sito.

Un libro che ci ricorda qualcosa che ci ha appena detto anche Il mistero del London Eye: che non sempre le cose sono quel che appaiono. E, a proposito, “Stai facendo buon uso della tua estate?” chiede suor Redenta ad Abilene. Stiamo facendo buon uso del nostro tempo (caccia di rane, caccia di storie, rabbie giuste, solchi nell’orto, sguardi oltre lo scontato) ? Shallallà shallallà.

Clare Vanderpool, L’indimenticabile estate di Abilene Tucker (trad. di Aurelia Martelli), EDT 2012, 384 p., euro 15