La cornice non è nuova: tre amici adolescenti alle prese con diverse dinamiche familiari, amori e tempi della scuola superiore, una bravata, un barbone sotto un ponte e le fiamme che divampano. Richiamano altre letture, come Bella e Gustavo di Zita Dazzi o Io come te di Paola Capriolo. A interessarci, nel romanzo di Annalisa Strada, è la linearità del dipanarsi degli eventi e il poter vedere – in una scrittura essenziale e asciutta, quindi ancor più visibile – il processo che innesca la valanga di eventi: è chiaro sulla pagina come quello che i protagonisti considerano un semplice lancio di petardi in una sera di noia sia in realtà ben altro e abbia conseguenze ancora peggiori nel momento in cui fanno di tutto per nascondere la verità, lasciando che la colpa venga caricata su spalle altrui.
Luna, voce narrante, ha due amici maschi e un nuovo fidanzato che agli altri due piace poco. Li conosce da sempre perché condividono gli stessi spazi del quartiere periferico dove sono nati e continuano a vivere e pure i corridoi della stessa scuola. Con Brando e Fausto ha preso l’abitudine di starsene la sera sotto un portico vicino a casa e di scendere talvolta al lungofiume; lì c’è il Ponte del Diavolo, che segna un confine tra il lato a misura di turista e quello dove nell’ombra si muovono tossici e spacciatori. Una sera Luna sfida i due amici a proporre qualcosa di interessante e Brando non perde tempo: in tasca ha dei petardi fatti in casa e li lancia sotto il ponte appiccando un incendio. I tre tornano a casa senza intervenire e solo la sera dopo Luna scopre che proprio lì dormiva un barbone, ora in ospedale con gravi ustioni. Ecco il silenzio, che pian piano corrode la ragazza dall’interno: il senso di colpa, il peso di tutto quello che sa e che non può dire. Finché la diga si rompe, le parole escono e le pagine finali rivelano anche un’altra scomoda verità.
Il romanzo riflette sul coraggio, su cosa significa darsene e mantenerlo, ma anche sugli adulti, osservati dalla protagonista che ne valuta le scelte, i modi di essere e di fare, chiedendosi cosa penserebbero “i grandi” se immaginassero cosa imparando i ragazzi vedendoli fare le scelte che loro reputano migliori e su cui invece qualche dubbio viene.
Unica nota: se la madre di Luna le ricorda che il padre è via per due giorni, perché pochi minuti dopo le dice di passare in ufficio da papà in caso di bisogno? Mi son persa qualcosa.
Annalisa Strada, Una scintilla di noia, San Paolo 2017, 139 p., euro 14,50
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