Non è certo una scelta scontata quella di proporre in traduzione un romanzo ambientato nel Limburgo, la regione più meridionale dei Paesi Bassi, per di più negli anni Trenta e che riprende in realtà anche vicende a cavallo tra Ottocento e Novecento: si parla di quotidiano, non si fa riferimento a momenti o accadimenti storici quotidiani e quindi è ancora più coraggiosa questa uscita. Il lettore impiegherà forse qualche pagina ad entrare nella storia, ad adattarsi al tempo del racconto (un tempo decisamente “alieno” per i ragazzini a cui ci si rivolge, che non è così lontano in rapporto agli anni, ma che è davvero “un’altra epoca”) e a districarsi tra la folla dei personaggi: ben venga allora la mappa iniziale che permette di mettere in fila i quattro fratelli e le tre sorelle Boon, il loro papà, la loro nonna e i personaggi che – in vita o nel ricordo – si rincorrono tra le pagine. E anche il glossario finale che permette di mantenere nel testo alcune parole in dialetto limburghese per dare maggior senso ai dialoghi tra i personaggi.
La voce narrante è quella di Fing, una delle ragazze, che comincia a raccontare del nuovo trasloco intrapreso dalla famiglia, in un giorno di fine agosto del 1937. I ragazzi, orfani di madre e cresciuti dalla nonna, sono soliti a spostarsi, a cambiar quartiere e abitazione: capita ogni volta che il padre trova un nuovo lavoro o si imbarca in una nuova impresa a suo dire di sicuro successo. E capita decisamente sovente, tanto che si scommette su quanto durerà questa volta. Ma a questo giro tutto sembra diverso: la nuova casa è distante, ai margini della città, attaccata al cimitero; costringe a cambiare scuola e abitudini; sembra nascondere un segreto: forse è stregata, forse è maledetta, di sicuro un letto-lapide scoperto in cantina amplifica la curiosità delle ragazze, specie di Mmulke, che da sempre ama le tragiche tragedie. Se ci aggiungete che la porta d’ingresso è sul retro e la soglia è ad altezza ginocchio, sicuramente qualcosa ve lo chiederete anche voi, e tanto più se la nonna sembra sapere più di quel che dice.
Nella vita di Fing c’è una sorella a cui badare per via di una “spostola”, una vertebra che può spostarsi e causare danni e dolori; ci sono pomeriggi interi a giocare a “tesoro in pericolo”, elenchi di faccende da sbrigare, questioni di soldi e di adulti che cercano di sbarcare il lunario. Ci sono nuove ragazze non proprio amichevoli a scuola e vecchie conoscenze che sbucano fuori a dire che anche se si trasloca e si ricomincia da un’altra parte, alcune questioni viaggiano con la famiglia e ne sono parte. C’è anche il Coccodrillo, ovvero la valigia in cui la nonna tiene le fotografie da cui parte per le sua incredibili narrazioni: proprio lei, con la sua abilità narrativa, svelerà il mistero della casa, raccontando una storia, che si fa romanzo nel romanzo e ripercorre l’incredibile amore e la strana avventura di una ragazza zingara.
Questo libro è un crescendo: grazie al ritmo che pian piano il lettore acquisisce con lo scorrere delle pagine si arriva a immagini finali ricche di poesia, dove Fing condensa il suo sguardo sul mondo, ragazzina che cresce e che apprende a piccoli passi come si fa la vita, cosa possono regalare le curve del destino e i fili che legano le vite più di quanto si possa immaginare. Esiste un seguito alle vicende della famiglia Boon, di cui auspichiamo la traduzione; ci piace pensare che siano romanzi da leggere insieme, ad alta voce, da condividere come fossero appunto storie di famiglia che qualcuno racconta nelle occasioni in cui ci si ritrova insieme (un periodo di vacanza, un incontro speciale, un po’ di tempo passato in una casa di vacanze comune).
Il sito dell’autore. Il blog di Isabella Labate (in attesa di post!).
Benny Lindelauf – ill. Isabella Labate, Nove braccia spalancate (trad. di Anna Patrucco Becchi), San Paolo 2015, 297 p., euro 17
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