Alex è un nome neutro: può funzionare sia per un ragazzo che per una ragazza o per chi, come nel caso di questo romanzo, è un po’ maschio e un po’ femmina e la scelta del nome evidenzia l’incapacità di raccapezzarsi per i suoi genitori. Alla nascita Alex presenta infatti caratteri sessuali sia maschili che femminili; è la scelta dei genitori e dei medici di privilegiare la parte maschile e di imbottirlo di ormoni perché anche il corpo – come i poi i giocattoli, gli abiti, le scuole – segua questa scelta. Ma dentro Alex continuano a esserci le due parti, in un costante dialogo che si fa scontro quando decide di essere quel che davvero sa di essere: una femmina.
Alex cambia scuola, impara a truccarsi, prova e riprova abiti nei camerini, viene scelta per una sfilata di moda, si confronta con le dinamiche delle amicizie femminili e con modi di fare che deve imparare, senza tradire nulla di sé. Per prima cosa suo padre sparisce per un po’ di casa e sua madre dà di matto un’altra volta, tentando di rifilargli le medicine nel cibo e cercando di capire cosa abbia sbagliato nella vita di genitore e perché suo figlio abbia deciso di proclamarsi femmina e vegetariana nello stesso istante.
Alex cerca un nuovo certificato di nascita e l’avvocato a cui si rivolge è l’unico davanti al quale riesce a mettere a nudo se stessa, raccontando se stessa, il suo dolore e spiegando il suo desiderio di essere amata anche se diversa. Insieme affronta la nuova scuola, i problemi dell’amicizia, gli innamoramenti, i tentativi di dialogo col padre, il corpo che cambia non più costretto dagli ormoni, nella faticosa consapevolezza di volersi solo dover preoccupare di cose normali, di brufoli e cose simili e di non sentirsi una via di mezzo disprezzata o guardata come un fenomeno raro.
Le chiavi del libro sono la certezza di Alex, il sapere chi è e il volerlo affermare con forza oltre ogni ostacolo, e l’ironia, che permette all’autrice di affrontare un tema certamente non facile con le pieghe e i risvolti che potrebbero sembrare a qualcuno imbarazzanti. Un libro non semplice da proporre ai ragazzi – cosa in cui però aiuta l’ironia, la rabbia e anche la sincerità bruta che la protagonista a tratti mette in campo – ma necessario, per cui va l’apprezzamento, oltre a chi lo ha scritto (gli autori non scrivono forse storie di cui sentono la necessità di scrivere e che quindi dovrebbero in qualche modo venir naturalmente fuori dalle loro penne?), a chi ha scelto di pubblicarlo e di dare spazio a voci e temi che non è così scontato lo trovino.
Questo libro risulta molto interessante anche da un altro punto di vista, specie se vi incuriosiscono le modalità di comunicazione in rete: i capitoli sono intervallati dai post che la madre di Alex pubblica sul blog esseremamma.com, seguiti dai commenti. Sono un ottimo spaccato di come la gente si “attacchi” ad un argomento facendolo suo e rispondendo non sempre a tono: c’è infatti chi risponde cercando di dare un sostegno o commentando quanto la signora ha scritto; chi porta sempre il discorso sulla propria situazione personale (che sia la madre di tre gemelli o l’ambientalista bulldozer); chi è pro o contro di principio; chi scrive di getto e manco si preoccupa di aver capito l’argomento; chi mette i puntini sulle i e ricorda l’esatta grafia di “qual è”.
Il blog dell’autrice. Trovate l‘incipit sul sito di EDT.
Alyssa Brugman, Alex&Alex (trad. di Aurelia Martelli), EDT, 2013, 234 p., euro 13,50
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