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Ali nere

6 Set

Tommaso Serra ha dodici anni e da quando ne ha cinque segue i genitori, fuggiti dall’Italia e riparati prima a Parigi poi in Spagna: antifascisti convinti, il padre e la madre sono stati il primo confinato per un anno a Ventotene per un articolo contro Mussolini, la seconda licenziata dalla scuola dove insegnava. Ora è il 1937 e la guerra civile spagnola li vede confinati a Durango: il padre è stato gravemente ferito durante la battaglia di Monte Plato e la moglie è partita per cercare il modo di trasportarlo in Francia. Tommaso vive con un’anziana coppia che si prende cura di lui e del padre, comincia a frequentare la scuola nella cittadina basca e conosce Susa, una ragazzina su cui girano molte voci. La grande casa in cui lei vive con Etor Pla, il nonno apicoltore, è piena di libri e anche di misteri affascinanti: chi è davvero Pla, arrivato anni prima in città, capace di decifrare i messaggi segreti nemici, cultore della libertà, che si è preso cura della neonata abbandonata davanti alla sua porta tanto da considerarla nipote? Susa è affascinante a sua volte: sa parlare alle api, conosce i segreti della natura, sostiene che nell’abbracciare gli alberi si possa trarre una gran forza. La casa sull’albero che condivide con Tomi, le pagine lette ad alta voce, le camminate sui sentieri diventano rifugio e modo di resistenza nelle lunghe giornate di attesa di notizie, nella tragedia della guerra dove gli aerei dell’aviazione fascista italiana in appoggio a Franco portano distruzione e morte, nell’inseguire la speranza che il capitano Serra apra gli occhi.

Il libro fa parte della collana Rimbalzi della casa editrice Notes curata da Marco Tomatis: non certo un caso, visto che si propone di presentare storie che hanno a che fare con la Storia e che Tomatis è, anche da scrittore, un buon narratore di ambientazione storica; qui trova in Melis un’alta scrittura che si accompagna alla capacità di rendere sulla pagina una storia assolutamente godibile e interessante per il lettore, ritraendo figure importanti a cui il lettore si affeziona (Susa, il nonno, ma anche Antton) e concedendosi un finale onesto, aperto sì ma che di certo nulla tace della durezza del momento storico e della guerra, riuscendo a mettere poesia sotto la devastazione delle bombe.

Alberto Melis, Ali nere, Notes 2018, 153 p., euro 12

SuperSorda!

28 Mar

So ancora prima di averlo letto che un fumetto che parla di sordità e che si intitola “Supersorda!” è imperdibile . Solo una persona davvero ironica può averlo scritto, qualcuno che non si fa problemi a raccontare della propria esperienza senza peli sulla lingua e che, nonostante conosca le sofferenze e le difficoltà che ci sono state e ci sono, si conosce bene, per cui può descrivere la fatica e ascoltare con stupore le uscite degli altri e i loro modi di guardare e considerare che paiono bizzarri quando non offensivi e allora senza tanti patemi farlo presente.

La storia è autobiografica: a quattro anni Cece Bell perde l’udito a causa della meningite ed è costretta a portare apparecchi vari. Siamo negli anni Settanta e Cece si trasforma in una bambina con i fili nelle orecchie che frequenta una classe speciale dove una maestra insegna  – insieme alle basi di lettura, scrittura e matematica – a interpretare in maniera corretta i movimenti delle labbra; poi diventa la bambina che si porta al collo l’orecchio fonico, pesante e ingombrate apparecchio che permette di comunicare e di sentire al meglio l’insegnante che indossa il microfono apposito. Intanto intorno a lei capita la vita: la famiglia trasloca, bisogna reinserirsi a scuola e nel quartiere, ci sono amiche prepotenti e altre che si rivelano subito le migliori, la prima cotta. Il racconto è estremamente realistico: la misurazione delle frequenze che puoi sentire è proprio così (tu chiusa in una cabina a sentire bip diversi) e si dice di come funzionano gli apparecchi di ausilio oppure la difficoltà nel seguire i diversi programmi televisivi o di trovarsi in una stanza dove tutti vogliono ascoltare musica dalla radio.

Cece sta in mezzo a persone che pensano che basti urlare per farla partecipare alla conversazione oppure che sillabano in modo lento ed esagerato; Cece si sente brutta qualche volta e altre invece forte, si arrabbia, cerca soluzioni, si sente un supereroe: grazie al suo orecchio fonico può sentire ogni cosa dica o indovinare dai rumori cosa stia facendo l’insegnante che porta al collo il microfono e che sorpresa quando Mike scopre che funziona anche ad ampie distanze!

Il risultato è un fumetto esilarante e pieno di grazia che non perde mai di vista il soggetto principale, ma che non lo mette mai al centro come un problema. Cece è così ed è il suo modo di vedere la vita che la rende super; potrebbe anche non essere sorda, non è questo a fare la differenza, ma è il modo di porsi, cosa che risalta bene assai in confronto ai comportamenti di altri personaggi che compaiono nella storia, tutti rigorosamente zoomorfi a dare alla narrazione una veste fantastica che aiuta ancora di più il lettore a tenerne presente il realismo.

Il sito dell’autrice.

Cece Bell, SuperSorda! (trad. Elena Orlandi), Piemme 2017, 256 p., euro 14, ebook euro 6,99

Da che parte stare

23 Mag

Il 23 maggio 1992 ero al Salone del Libro di Torino, ad ascoltare la presentazione de Il giudice ragazzino, il libro che Nando Dalla Chiesa aveva dedicato a Rosario Livatino, ucciso due anni prima. Alla fine dell’incontro cominciò a circolare la notizia di una strage che aveva coinvolto “un’alta personalità dello Stato”. Dissero esattamente così, ma il ricordo più vivo è una voce (forse quella di Giuseppe Ayala, o forse dello stesso Dalla Chiesa) che grida “hanno ucciso Giovanni, hanno ucciso Giovanni”. Dove l’alta personalità diventa semplicemente un nome di battesimo, il nome di un amico; dove una carica si fa persona, e quindi passioni, carattere, storia, quotidianità, condivisione, risate.

Questo libro cerca di fare la stessa cosa. A distanza di vent’anni, Alberto Melis si rivolge ai ragazzi che non erano nati ai tempi delle stragi di Capaci e di via D’Amelio e accoglie l’invito che Maria Falcone e Rita Borsellino, sorelle dei giudici uccisi che ne portano avanti il ricordo e la memoria in tanti incontri coi ragazzi, fanno sempre: ricordare Giovanni e Paolo non come degli eroi, ma come delle persone nella vita di tutti i giorni. Quando Paolo Borsellino interrogava per la prima volta un mafioso incarcerato, gli domandava che giochi faceva da bambino, chi erano i suoi compagni, certo che ciò che scegliamo nella vita, la parte da cui scegliamo di stare, abbia radici profonde nelle esperienze fatte da piccoli e da ragazzini. Questo libro ci racconta i due giudici così, bambini e ragazzi: scherzi, abitudini, passioni, letture, particolarità. Un modo (forse non riuscitissimo, specie nella prima parte introduttiva, forse non così immediata per ragazzi per la prima volta di fronte a certi argomenti) particolare di sentirli vicini.

Il sito della Fondazione Falcone, dove si può lasciare un messaggio da appendere all’albero Falcone di via Notarbartolo. Il sito del Premio Borsellino. Il sito di Alberto Melis.

Alberto Melis, Da che parte stare. I bambini che diventarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Piemme 2012, 126 p., euro 10.

Il ricordo che non avevo

25 Gen

More about Il ricordo che non avevoEra il 21 marzo, il primo giorno di primavera.

La primavera porta a Mattia, il protagonista di questo romanzo di Alberto Melis, una serie di novità, di scoperte, di avvenimenti non cercati, non voluti, ma necessari ad aprire uno spiraglio di luce nel passato della sua famiglia. Quel giorno infatti il nonno di Mattia, un anziano restauratore di mobili di origini polacche da tantissimi anni in Italia, viene ricoverato in grave condizioni in ospedale insieme al bambino di origine rom che ha cercato di salvare dall’incendio della casa in cui il bambino viveva con la sua famiglia. Mattia e sua madre scoprono così che il nonno frequentava abitualmente il vicino campo rom, che era conosciuto e apprezzato da molti e che parlava la loro lingua. Insieme all’amica Angela e a Nazifa Bebé, sorella del bambino ferito, Mattia comincia una lenta scoperta del passato del nonno, di cui lui non ha mai fatto parola. Un romanzo che mescola il presente e il passato: la condizione del popolo rom, la diffidenza nei suoi confronti, le vicende del Ghetto di Lodz dove nel 1941 vennero deportati circa cinquemila rom Lovara. Una storia che racconta del Porrajmos, lo sterminio del popolo rom per mano nazista, che spesso passa in secondo piano nel racconto dell’Olocausto.

Alberto Melis, Il ricordo che non avevo, Mondadori 2010, 53 p., euro 12,50.