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Vorrei due ali (per) Prendere il volo

8 Lug

 

vorrei due aliUna ragazzina su un albero ed è subito la Mina di David Almond. Quante similitudini e quanta bellezza in questo romanzo lieve e delicato come la peluria dei pulcini e forte come i rami dei grandi alberi e le loro radici. In un parallelismo continuo – grazie al diario che ha scritto e tutte le nozioni che conosce sul mondo dei volatili e che dissemina qua e là – December riesce a parlare di sé, dei suoi sentimenti e della sua storia paragonandosi agli uccelli, alle loro abitudini e alle loro capacità. La cicatrice che porta sulla schiena, proprio all’altezza delle scapole, diventa il punto immaginario in cui spunteranno le ali per volare via; nell’attesa viaggia leggera ed è con poco bagaglio che si sposta da una famiglia affidataria all’altra, è con rapida leggerezza che sale veloce tra un ramo e l’altro per accoccolarsi sopra di notte. La metafora diventa possibilità di dire e il romanzo parla al lettore proprio della necessità di poter dire, a proprio modo, con i propri tempi, e di riuscire ad accettare quello che è successo. Quando December incontra Eleanor, la sua casa in campagna ed Henrietta ritta sul trespolo e bisognosa di imparare di nuovo a volare e di nuovo di imparare a fidarsi, si specchia: forse è il momento di fare un nido, di capire che la libertà non si ha solo spiegando le ali, ma anche tenendo i piedi ancorati per terra.

Un romanzo dove ci sono due belle figure di adulti, oneste e sincere: Eleanor, che accoglie la protagonista senza mai forzarla ma rispettando i suoi tempi, e Adrian, l’assistente sociale. E ci sono anche Amelia Earhart e Eleanor Rigby.

Sandy Strak-McGinnis, Vorrei due ali (trad. di Giuseppe Iacobaci), Mondadori 2020, 222 p., euro 16, ebook euro 8,99

Sicuramente a December sarebbe piaciuto molto uno dei nuovi libri della collana Prendere il voloPino/Piccoli Naturalisti Osservatori di Topipittori: ne avrebbe apprezzato il formato morbido per poterselo portare nello zaino o nella tasca grande del cappotto, avrebbe trovato perfette le illustrazioni e, come a noi, le sarebbe piaciuto il tono, che mescola una narrazione intima, di sette diverse esperienze accadute a Marina Marinelli, a informazioni specifiche che servono a chi vuole prendersi cura di uccellini caduti dal nido, feriti, che ti capita di trovare in giardino o mentre passeggi. Il testo è costruito come un vero e proprio invito a mettersi in gioco: non nasconde quelle che possono essere le difficoltà, e soprepse, gli inattesi, i sentimenti che si provano quando si assiste al nuovo volo che porterà l’ospite a tornare padrone del cielo. Ci sono indicazioni pratiche, suggerimenti, domande da farsi, cose da osservare e di cui tener conto, spiegazioni scientifiche e notizie sulle singole specie, ma soprattutto una passione contagiosa che traspare tra le righe; c’è molto del rapporto che anche Stark-McGinnis descrive nel suo romanzo, specie quando parla di December e di Henrietta, il rapace che aiuta a tornare sano e fiero. Ci sembrava proprio che non potessero finire in due post separati, questi libri, ma dovessero starsene insieme a celebrare la bellezza della natura e del prendersi cura.

Marina Marinelli – Silvia Molinari, Prendere il volo. Storie di uccellini caduti dal nido e finiti in buone mani, Topipittori 2020, 72 p., euro 16

Cerfoglio

10 Feb

Se siete degli appassionati di piante, di erbe o anche solo di erbari, le carte di guardia di questo albo non potranno che farvi felici. Un albo che viene da un grande illustratore della prima metà del Novecento e che sicuramente finirà tra le proposte di chi, di questi tempi, costruisce bibliografie intorno all’ambiente e alla sua difesa. Racconta infatti – in un formato dal bel respiro di illustrazioni e testo – di un pino che ha nella sua lunga vita ne ha viste di ogni e che, storto e sbilenco, protegge la famiglia di un cervo e con lui invecchia. L’amicizia tra albero e cervo è la chiave con cui si leggono i cambiamenti intorno, la vita nel bosco e anche quel che accade quando un cacciatore pensa di spezzare l’equilibrio creato.

E poi, perché non pensare di sfogliare solamente le pagine di destra, dove compaiono le illustrazioni, che paiono suggerire la storia, permettere al lettore di arricchirla di particolari, provare a farne un senza parole in aggiunta al testo che l’autore ha scritto?

Ludwig Bemelmans, Cerfoglio (trad. di Gabriella Tonoli), Lupo Guido 2020, 44 p., euro 17

L’albero al centro del mondo

26 Set

Essere il fratello di mezzo non è semplice, specie se come Marnus non brilli come il tuo fratello maggiore, asso del rugby circondato da ragazzine adoranti, e il minore, piccolo genio fuori dal comune. Marnus viene costantemente preso in giro e costretto a sobbarcarsi i lavoretti in casa che gli altri due schivano; i suoi tredici anni non gli sembrano nulla di che. Fino al giorno in cui una ragazzina si presenta alla porta chiedendogli di firmare una petizione e lo trascina a vedere l’oggetto della sua battaglia: un grande albero nel parco che gli addetti del comune hanno ordine di abbattere. Così, improvvisamente, Marnus si trova a passare le giornate sull’albero e a dormici ai piedi, finisce sulle pagine del giornale locale e abbraccia una causa che pian piano conquista sempre più persona. Ma sull’albero impara a conoscere Leila, o almeno ci prova, e il motivo per cui quell’albero per lei tanto conta. E dall’albero ha una nuova prospettiva, un nuovo punto di vista sui suoi genitori, sui meccanismi che governano il mondo, su certe battaglie che per alcuni sono piene di passioni e per altri occasioni da sfruttare a proprio vantaggio.

Un libro breve, che si legge facilmente e si svolge nell’arco di una manciata di giorni, e che porta in Italia Jacobs, il più prolifico autore afrikaner per ragazzi.

Jaco Jacobs, L’albero al centro del mondo (trad. di Marina Mercuriali), Rizzoli 2019, 192 p., euro 15, ebook euro 7,99

Il terzo figlio del signor John

17 Lug

Non so che albero si usi piantare nella vostra famiglia quando nasce un bambino. Nella mia noci e noccioli e a me è toccato un noce, che nella cultura di questa terra è una pianta preziosa. Anche nella tradizione famigliare del signor John si piantano degli alberi quando nascono i bambini e così fa lui per i suoi tre figli e – siccome siamo in una storia – addirittura pianta i semi che crescono insieme ai suoi ragazzi: un abete per il primo, una quercia per il secondo e poi per il terzo un seme di non si sa cosa che dà un albero senza forma di cui John si vergogna tanto da spostarlo sul retro della casa. Gli alberi crescono  insieme ai loro corrispettivi ragazzi: un abete verde e dritto per un bambino felice che ride e urla e si arrampica; una quercia folta e tonda per un ragazzino intraprendente che fischetta, sega e martella costruendo nidi per uccelli e case tra i rami; quel tronco storto (quasi un salice piangente molto piegato e molto piangente!) il cui bambino canta e recita poesie sottovoce.

Poi il tempo passa, i figli crescono e i primi due prendono le loro strade: il papà è molto orgoglioso di loro, anche se si sente solo senza le risate e il martellare: è allora che sente la voce del terzo e scopre dietro casa un albero bellissimo che non somiglia a nulla che a se stesso; è allora che si sente orgoglioso.

Un albo per dire che non sempre gli alberi (e i bambini) crescono nella direzione che si era immaginata o che si desidererebbe; per dire della bellezza della scoperta e dell’accettare la forma e il destino di ognuno. Nadine Brun-Cosme ci ha abituato alla delicatezza con cui sa dire la vita fin dalla trilogia di Lupo & Lupetto, qui è affiancata da Christine Davenier, altrettanto brava a far delicatezza col suo tratto.

Un albo da non mancare.

Nadine Brun-Cosme – Chstine Davenier, Il terzo figlio del signor John, Clichy 2019, 32 p., euro 17

Pericle e il tesoro

17 Apr

La Fiera di Bologna da poco conclusa, on il suo focuso sui toddler, ha mezzo in luce, con una menzione speciale, il lavoro di Attilio Cassinelli che, nella sua lunga carriera, non ha mai smesso di essere attento all’infanzia piccola. Lo dimostra il progetto delle fiabe pubblicate da Lapis dal 2017  la ripresa successiva, in nuove storie e sempre nel medesimo formato, di personaggi che facevano parte del mondo di Attilio da anni. Sono così tornati in libreria Pericle, Orsetto, Rosso, i topini…

Tra le novità scegliamo questo “Pericle e il tesoro” che, come si diceva, mantiene le caratteristiche di cartonato quadrato, scritto in stampatello, dove la linea nera traccia figure con somme di forme geometriche primarie, in una nitidezza che piace ai piccoli lettori, accompagnata spesso tra l’altro da una palette di colori non consueta e ancora più apprezzabile per i destinatari di quest’età. Lo scegliamo perché racconta di Pericle e Samuele che riempiono il giardino di buche, affascinati dall’idea di poter trovare un tesoro, e del cane Bob, novello Elzéard Bouffier, che ha la brillante idea di mettere in ogni buca una piantina. Si coprono bene di terra le radici, si innaffiano e “fra un po’ di tempo potremo dire: Ecco il tesoro”. Un tesoro per tutti, una foresta di alberi che fa felici gli animali, e sicuramente anche gli umani. Sarebbe piaciuto molto a Jean Giono, e a noi piace altrettanto.

L’altra nuova uscita di queste prime storie di Attilio è “Orsetto e le api”, dove si dice di un altro tesoro: il miele, le api e la necessità di prati fioriti.

Attilio Cassinelli, Pericle e il tesoro, Lapis 2019, 32 p., euro 9,90

Ali nere

6 Set

Tommaso Serra ha dodici anni e da quando ne ha cinque segue i genitori, fuggiti dall’Italia e riparati prima a Parigi poi in Spagna: antifascisti convinti, il padre e la madre sono stati il primo confinato per un anno a Ventotene per un articolo contro Mussolini, la seconda licenziata dalla scuola dove insegnava. Ora è il 1937 e la guerra civile spagnola li vede confinati a Durango: il padre è stato gravemente ferito durante la battaglia di Monte Plato e la moglie è partita per cercare il modo di trasportarlo in Francia. Tommaso vive con un’anziana coppia che si prende cura di lui e del padre, comincia a frequentare la scuola nella cittadina basca e conosce Susa, una ragazzina su cui girano molte voci. La grande casa in cui lei vive con Etor Pla, il nonno apicoltore, è piena di libri e anche di misteri affascinanti: chi è davvero Pla, arrivato anni prima in città, capace di decifrare i messaggi segreti nemici, cultore della libertà, che si è preso cura della neonata abbandonata davanti alla sua porta tanto da considerarla nipote? Susa è affascinante a sua volte: sa parlare alle api, conosce i segreti della natura, sostiene che nell’abbracciare gli alberi si possa trarre una gran forza. La casa sull’albero che condivide con Tomi, le pagine lette ad alta voce, le camminate sui sentieri diventano rifugio e modo di resistenza nelle lunghe giornate di attesa di notizie, nella tragedia della guerra dove gli aerei dell’aviazione fascista italiana in appoggio a Franco portano distruzione e morte, nell’inseguire la speranza che il capitano Serra apra gli occhi.

Il libro fa parte della collana Rimbalzi della casa editrice Notes curata da Marco Tomatis: non certo un caso, visto che si propone di presentare storie che hanno a che fare con la Storia e che Tomatis è, anche da scrittore, un buon narratore di ambientazione storica; qui trova in Melis un’alta scrittura che si accompagna alla capacità di rendere sulla pagina una storia assolutamente godibile e interessante per il lettore, ritraendo figure importanti a cui il lettore si affeziona (Susa, il nonno, ma anche Antton) e concedendosi un finale onesto, aperto sì ma che di certo nulla tace della durezza del momento storico e della guerra, riuscendo a mettere poesia sotto la devastazione delle bombe.

Alberto Melis, Ali nere, Notes 2018, 153 p., euro 12

La foresta

18 Apr

Le tavole originali in mostra da Zoo a Bologna durante la scorsa Fiera erano davvero belle, ma il piacere di poter sfogliare, toccare e notare anche i particolari con la copia tra le mani è sicuramente qualcosa in più. Le parti fustellate, goffrate e in rilievo, sia nelle pagine singole sia quando sono integrate nelle illustrazioni, rendono prezioso e particolare questo racconto del ciclo della vita fatto attraverso il crescere della foresta che diventa metafora – anche – della vita umana. Coproduzione di quattro case editrici – Enchanted Lion Books (USA), Terre di Mezzo (Italia), Gallimard Jeunesse (Francia) e Editorial Milrazones (Spagna) – si fregia di un breve testo di Bozzi vicino alla poesia che accompagna nel viaggio il lettore: si viaggia infatti guardando la foresta che cresce, ma anche addentrandosi dentro la foresta stessa, attraverso i tagli e i rilievi e i colori scelti da Valerio Vidali e Violeta Lópiz. E si percorre così la vita di un uomo, attraverso il volto bambino che si fa adulto e poi vecchio, chiudendo gli occhi e diventando evanescente. Un’evanescenza su cui trova posto un nuovo accenno di giovane pino, e poi via altri alberi nel ciclo della vita. Si dice allora della bellezza di vivere, degli incontri che si fanno, delle fatiche della salite, della possibilità di scegliere o meno se condividere, così come del mistero di quel che c’è al di là di questa foresta che si chiama vita.

Un libro prezioso che è (anche) per i grandi. Un libro che si presta ad essere assaporato, ammirato, a dare tanti spunti diversi, non solo di riflessione sulla vita, ma anche ad esempio a giocare col punto di vista: aprite quella bellissima pagina in cui si parla di radura e perdetevi con gli occhi in alto!

Riccardo Bozzi – Violeta Lópiz e Valerio Vidali, La foresta, Terre di Mezzo 2018, 66 p., euro 24

Moabi

21 Ott

Il lussureggiante moabi, il più grande d’Africa visto che raggiunge fino a 70 metri d’altezza, si fa protagonista di questa storia, con splendide tavole evocative e un testo essenziale in cui l’albero più vecchio del mondo narra, in prima persona, la propria storia. Dal seme che germoglia nella terra feconda al primo ramo e poi via via, mentre tutto intorno vengon su altre piante, altri fiori e poi tutti gli animali nella foresta fino all’uomo, che però ha mire diverse sulla preziosa legna del moabi.

Il testo segue l’andamento delle illustrazioni, si curva lungo la linea delle colline, segue i rami, si fa tondo nelle tane sottoterra: è breve e poetica la voce della pianta che lascia poi il posto ad alcune informazioni botaniche scritte da Francis Hallé, esperto di foreste tropicali primarie e inserite in forma di calligramma a comporre le chiome degli alberi che popolano le pagine finali. Il canto del moabi e la sua speranza finale, l’inno a un giorno in cui l’uomo tornerà per fare pace e non per ferire e approfittare della foresta, è come un sussurro di sottofondo alla forza delle illustrazioni, alla potenza dei colori.

Sfogliate qualche pagina sul sito dell’editore.

Mickaël El Fathi, Moabi (trad. di Giulia Genovesi), Terre di Mezzo 2017, 48 p., euro 15

Storia di un piccolo albero

23 Nov

storia-di-un-piccolo-alberoUn viaggio attraverso le stagioni in sei tavole cartonate da incanto, accompagnate ciascuna dalla possibilità di sollevare alette varie per scoprire animali, semi, frutti. Un piccolo seme, dice il testo, sta dormendo sotto la neve dell’inverno e aspetta il momento di mettere alla luce tutte le sue potenzialità; poi avanza la primavera con la sua esplosione di corolle e colori, i fiori bianchi del pero, l’estate che porta i frutti e l’autunno che fa calare le foglie. In tondo si chiude nuovamente con l’inverno che bussa: non c’è ancora la neve, come all’inizio della narrazione, ma la notte è fredda e limpida: si intuiscono la brillantezza delle stelle, la nitidezza delle ombre e – se state attenti – secondo me potete anche sentire i rumori della notte, i versi del gufo.

Il ciclo delle stagioni è un tema sempre affascinante per i più piccoli (vi rimandiamo anche a “L’albero magico” – Gribaudo 2015 – che abbiamo citato in chiusa di un post che parlava di libri che invitano ad interagire), in questo caso però la magia è data dalle illustrazioni delicate che, in sovrapposizione di colori e elementi, regalano bellezza. Aprite il libro e osservate prima e quarta di copertina accanto; potete giocare coi bambini alle differenze: medesimo albero, giorno e no, un corvo, tanti corvi eccetera.

Jenny Bowers, Storia di un piccolo albero (trad. di Giorgio Ferrero), White Star kids 2015, 14 p., euro 12,90

Ci vuole un albero…

3 Set

Più riguardo a Ci vuole un albero...

Tiziano Fratus è un cercatore di alberi. In occasione  dell’anno internazionale delle foreste è stato coinvolto da LiberLab nel progetto Les MontagnArts che lo ha portato a condurre una serie di laboratori sugli alberi rivolti ai bambini nel Parco del Po cuneese e in Valle Varaita, con una puntata marina (qui alcune immagini dai laboratori all’ombra del castagno monumentale di Melle). Questo libro nasce proprio da quei laboratori; attraverso l’invenzione della famiglia Radice, presenta una serie di alberi con le loro caratteristiche (dal corbezzolo al cedro, dall’ippocastano alla betulla) e risponde alle domande più curiose che possono venire in mente: si parla della vita di un albero, della sua età, di quante formiche ci possono vivere sopra, ma anche del dio dei castagni. Insomma, tutto quel che si deve sapere per diventare un cercatore di alberi dall’occhio attento.

Nel libro trovate i disegni dei bambini che hanno partecipato ai laboratori, le fotografie degli alberi fatte da Fratus e le illustrazioni di Ilaria Pigaglio. A Mantova per Festivaletteratura venerdì prossimo 6 settembre, alle 16,15 un Corso in una lezione per diventare Bambini Radice.

Tiziano Fratus – illustrazioni di Ilaria Pigaglio, Ci vuole un albero…, Arabafenice 2013, 127 p., euro 14,50