Non ci sono molte parole per parlare di questo fumetto poderoso che mette i lettori di fronte allo sbandamento di un trio di soldati nella Russia del 1943. Non ci sono parole probabilmente perché è proprio sulla questione della parola, e della lingua, che ruota il senso di stordimento finale del lettore da un lato avvolto dalle riflessioni del protagonista, dal flusso dei suoi pensieri, dall’altro immerso nell’incomprensione del trio da barzelletta (un italiano, un russo, un tedesco) il cui parlare è riportato per ciascuno nella lingua madre, senza traduzione. Gli autori scelgono quindi di lasciare le lingue come sono, provando a restituire anche negli incontri, la babele linguistica, la comprensione a gesti, i suoni che si somigliano e che lasciano intuire. A tratti però vien da pensare che certe tavole non avrebbero avuto manco bisogno di parole, sarebbe andata bene la voce del silenzio, delle espressioni, dei volti, delle posture.
Il soldato Limonta Attilio, classe 1919, partito da un paesino sul lago di Como, fugge nel marzo ’43 appunto da una base militare sul Mar Bianco dove è stato portato come prigioniero di guerra. Insieme a lui un giovane russo e un caporalmaggiore tedesco dai modi rudi. Non si conoscono, non si piacciono, ognuno ha un obiettivo diverso, ma la fuga è comune, come la condivisione dell’aiuto che ricevono, i pericoli lungo la strada, le decisioni da prendere.
Un fumetto denso di cui probabilmente ogni lettore coglierà meglio qualcosa, tra rimandi alle testimonianze di Mario Rigoni Stern e Nuto Revelli e lunghe citazioni di Tolstoj, a testimonianza grafica di un momento della Seconda Guerra mondiale che credo, almeno nell’immaginario dei ragazzi, possa aver bisogno di una lettura simile che raconta in filigrana molto degli anni precedenti, dell’Italia sotto il fascismo. Che poi riflette sulla vita, andando e venendo tra il momento storico raccontato e l’infanzia e la gioventù di Attilio, e sulle scelte, sulle seconde possibilità, sulla necessità di dover morire a una vita per poter rinascere a un’altra.
Teresa Radice – Stefano Turconi, La terra, il cielo, i corvi, Bao 2020, 208 p., euro 20
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