La meraviglia. Se già i precedenti libri di Rumer Godden tradotti in italiano avevano colpito i lettori, in particolare penso a La bambina selvaggia, questa nuova proposta offre una sensazione di bellezza di scrittura e di capacità di raccontare ancora più alta. La prefazione di Jacqueline Wilson comincia con “Non so se Rumer Godden ha scritto Nella città una rosa per bambini o per adulti”: parla di bambini e di adulti, ma parla – vorrei dirvi io – ai bambini e agli adulti e, in modo sottile mi pare, ai bambini degli adulti e agli adulti di loro stessi.
Racconta della Londra del dopoguerra, del suo grigiore, di un parco pubblico protetto da una possente cancellata e dell’enorme, bruciante desiderio di una bambina di undici anni di avere un giardino, di piantare dei semi, di prendersi cura di una rosa. La madre di Lovejoy è nel mondo dello spettacolo e cambia spesso sede di lavoro, per cui l’ha lasciata in custodia 8o forse davvero solo lasciata) alla proprietaria della stanza che affittano, che vive con una scorbutica sorella e un marito chef che sogna un ristorante raffinato in un qua
rtiere dove nessuno lo nota. Lovejoy ha occhio per i particolari, pone molta attenzione agli abiti che indossa che sorreggono la dignità con cui si muove per il quartiere ed è tenace e ostinata. C’è qualcosa in lei che fa sì che il tredicenne Tim non riesca a dirle di no e cominci ad aiutarla nel ripulire una piccola area, faticosamente accessibile, dalle macerie della chiesa bombardata per creare un giardino. Poi c’è Sparkey, 5 anni, che sogna di entrare nella banda di Tim e si nutre dei macabri particolari della cronaca nera sui giornali che vende la madre; l’arcigna Miss Angela e sua sorella Olivia, così diversa da lei; padre Lambert che vede e cova il progetto dei ragazzi di nascosto. Ci sono le intenzioni, che nobilitano la causa anche quando sembra semplicemente un furto; c’è la terra, così potente da far crescere il desiderio di Lovejoy di veder fiorire i suoi semi, quella terra che dovrebbe essere di tutti, non proprietà privata e neanche in vendita. Ci sono appunto gli adulti, i loro comportamenti, il loro battersi o meno per i figli, ma anche i sentimenti, le rabbie e i pensieri profondi dei ragazzini protagonisti. C’è la capacità di saper vedere quel che i bambini hanno creato: bisogna abbassarsi al loro punto di vista per godere dell’impegno profuso e del sogno realizzato almeno per poco.
In più è un vero gioiello dal punto di vista della costruzione (considerate i primi capitoli dove entrano in scena i personaggi in una concatenazione narrativa assolutamente fluida) e di descrizioni, a cui le scelte lessicali della traduttrice Marta Barone non hanno che giovato. Insomma, da non perdere.
Rumer Godden, Nella città una rosa (trad. di Marta Barone), Bompiani 2020, 407 p., euro 16
Una Risposta a “Nella città una rosa”