Ecco il romanzo vincitore della Canergie Medal 2018 in cui Geraldine McCaughrean prende ispirazione da un fatto storico che ricostruisce in parte arricchendolo: a Saint Kilda, un arcipelago sperduto delle Isole Britanniche, nel 1727 come da tradizione un gruppo di ragazzi accompagnati da alcuni adulti si recò per tre settimane su un faraglione per l’uccellagione e vi rimase invece nove mesi. Ispirandosi a questa storia, l’autrice immagina le vicende del gruppo di nove ragazzi e tre adulti che si vedono abbandonati dalle loro famiglie e da tutti gli abitanti della loro isola la cui barca non torna a prenderli; non possono sapere che un’epidemia di vaiolo sta sterminando i loro genitori e la gente del villaggio e che chi rimane non ha le forze per salpare; non possono sapere che da quella tragedia loro si stanno salvando proprio perché lontani.
Quilliam è il ragazzo su cui si concentra il romanzo, in rapporto a cui descrive gli altri, chi piccolo alla prima partenza da casa, chi spavaldo e racconta cosa succede: la normale vita degli uccellatori e poi i cambiamenti innescati dal dover sopravvivere su un impervio faraglione: le paure, i deliri degli adulti, le rivalità, gli incidenti, le strategie. Quando capisce che per salvarsi ciascuno ha bisogno di occuparsi di qualcosa, Quilliam nomina i compagni custodi: della musica, degli aghi, dei ricordi, delle facce (per ricordarsi di quelli di casa) e lui delle storie perché raccontare e ascoltare storie aiuta a rimanere vivi e in piedi. Piano piano i ragazzi prendono le movenze e le sembianze di uccelli, si perdono, lasciano vincere le paure, affrontano tragedie, raggiungono il limite del doversi autoregolamentare e anche del doversi difendere dagli adulti. Hanno a che fare con l’imprevisto, che compare anche quando scoprono che uno di loro è in realtà una femmina, cresciuta dalla famiglia come John, il maschio tanto desiderato: e avere una femmina in gruppo cambia tutto, mette in gioco ancora di più il rispetto, la dignità, il concetto di limite. Alla durezza della loro vita fa sfondo la durezza della natura e anche l’immensa meraviglia che il libro descrive in un crescendo tragico che poi improvvisamente placa: tornati a terra, i ragazzi scoprono la tragedia e la pretesa degli abitanti sopravvissuti di vederli restare sull’isola come unica possibilità di ripopolarla, di avere un futuro. Ma Quilliam non ha più nulla, i genitori sono morti, gli rimane solo il pensiero della ragazza venuta dal continente che lo ha tenuto in vita durante nove lunghissimi mesi.
Il testo è accompagnato dalle mappe di Ian McNee e dagli uccelli illustrati da Jane Milloy in un’appendice che ripropone la faune di Saint Kilda, accanto al glossario. Un romanzo molto duro e molto bello, con iummagini descrittive e pensieri di una lucida limpidezza anche in mezzo alla tragedia di cui si compone. Quilliam poi cerca ad un certo punto di assumere il punto di vista degli uccelli che lo circondano, nel tentativo di fondersi con la natura, di capirla, di esserne davvero aprte.
Geraldine McCaughrean, Alla fine del mondo (trad. di Anna Rusconi), Mondadori 2019, 304 p., euro 17, ebook euro 8,99
Non conoscevo quest’isola, che è davvero la fine del mondo.