Il titolo originale di questo libro è Slammed, participio del verbo slam che tra i suoi tanti significati può corrispondere a: sbattersene; picchiare; battere; stroncare; sconfiggere; duellare; sbaragliare; scalcagnare; colpire. La “slammed” del titolo – vi dite quando cominciate a leggere il romanzo – è sicuramente Lake, la protagonista, che si trasferisce dal Texas al Michigan dopo la morte del padre. Ops, no, vi dite subito dopo: “slammed” è Will, il nuovo vicino di casa che a soli ventun anni si sta occupando del fratellino visto che sono rimasti orfani. O forse lo sono entrambi perché si innamorano follemente al primo istante per poi scoprire che Will è un professore e Lake è nella sua classe e quindi è necessario frenare tutto e mettere tra di loro la maggior distanza possibile pur abitando di fronte, pur vedendosi in classe, pur avendo due fratelli inseparabili. O forse “slammed” potrebbe essere Eddie, l’amica che Lake guadagna nella nuova scuola, una che ha diciassette sorelle, dodici fratelli, sei mamme e sette papà: sì, insomma sette famiglie affidatarie in nove anni.
Ma lo slam, in questo libro, è anche il torneo che si svolge ogni giovedì sera in un locale della città, dove ci si sfida a colpi di poesia, dove si sale sul palco e si racconta quel che si sente in forma di versi; la stessa poesia che Will insegna ai suoi alunni; la stessa che lui e Lake usano per comunicare: per gridare la rabbia, il dolore fisico dello stare lontani, la bellezza della vita; la stessa che esce dalla musica degli Avett Brothers che sta a sottofondo di tutto il testo.
Questo libro – per chi mette etichette e cerca temi – è pieno di morti, di malati e di sfighe. Ma è un bellissimo libro sulla vita, su quel che succede, sull’altezza di certi sentimenti, sulla bellezza di certe fatiche. Dice di zucche di Halloween e salti di scuola perché si ha bisogno di silenzio e di un’amica. Dice di come è facile travisare le cose, ma anche mantenere al sicuro quella che si sente essere la cosa più giusta la mondo, quando tutti intorno gridano che è sbagliato. E di come non è detto che le cose che davvero contano debbano escludersi l’un l’altra; di come il primo posto sia abbastanza ampio da mettercele tutte.
Il blog dell’autrice. E il sito degli Avett Brothers 😉
Colleen Hoover, Tutto ciò che sappiamo dell’amore (trad. di Giulia De Biase), Rizzoli 2013, 337 p., euro 16, e-book euro 9,99
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