I 10 mesi che mi hanno cambiato la vita

7 Ago

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Per chi cerca filoni e temi ricorrenti tra i romanzi per ragazzi, eccone un altro da inserire tra la sick-lit, sempre presente e  in crescita negli ultimi tempi. Questa volta il racconto in dieci mesi viene fatto dal tredicenne Steven, non proprio un campione d popolarità a scuola (basti pensare che viene apostrofato come “Bif” , abbreviazione di Bifolco), la passione per la batteria e una certa tendenza a non farsi notare. Nel primo tema dell’anno scolastico, quando il titolo assegnato è “La cosa più noiosa del mondo”, sceglie di parlare del fratellino Jeffrey di cinque anni, raccontando di come la sua nascita gli abbia cambiato la vita. In peggio, ovviamente. Ma l’effettivo peggio deve ancora arrivare: si scopre che Jeffrey ha la leucemia e il romanzo prosegue con il racconto di come la malattia stravolga la vita della famiglia e quella di Steven. Che fa di tutto per tenere la cosa nascosta, che scopre di essere invisibile ai più (ma non a tutti!), che misura la potenza della rabbia e la velocità dei cambi di programma all’ultimo minuto.

Sonnenblick racconta, come al solito, con grandissima ironia anche passaggi dolorosi o faticosi, facendo innamorare il lettore del personaggio di Jeffrey prima ancora che del protagonista. Con qualche perplessità tecnica (tanto per fare i rompini-precisini, ma così è: non possono inserire un port-a-cath a Jeffrey, quello è un catetere, il port-a-cath già ce l’ha. Insomma, lo so che non ve ne accorgevate, ma quando noti le cose, poi le hai notate… 😉

Il sito dell’autore: in Italia lo abbiamo già apprezzato per “Una chitarra per due” (Mondadori) e per “L’arte di sparare balle” (Giunti extra); questo è stato il suo primo romanzo pubblicato.

Jordan Sonnenblick, I 10 mesi che mi hanno cambiato la vita (trad. di Sara Reggiani) Giunti Extra 2013, 186 p., euro 8,90

3 Risposte a “I 10 mesi che mi hanno cambiato la vita”

  1. robi lunedì, 19 agosto 2013 a 18:28 #

    bella recensione, mi ha invogliato a leggere il libro! ma il porth a cat di cui si parla è un termine generico per indicare un catetere, che nel caso di Jeffrey è stato impiantato sotto pelle vicino al capezzolo… in che senso già ce l’ha??

  2. robi lunedì, 19 agosto 2013 a 18:30 #

    *port a cath…eh eh!

  3. Caterina Ramonda martedì, 20 agosto 2013 a 07:22 #

    Nel senso che appunto glielo hanno già impiantato. La scena del libro descrive solo un prelievo dal catetere. Sottigliezze, ma è un po’ come quando trovi la mamma del protagonista di un’altra storia che infila la spina del ferro da stiro nella presa di corrente e cominci a pensare: “ma questo libro è ambientato nei primi anni Quaranta del Novecento, in un villaggio italiano minuscolo e…” E ti metti a fare i conti col ferro da stiro moderno e impari un sacco di cose.E qualche dubbio ti rimane 😉

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